Pubblicato il

6. Vignetta di RobiHood – 5 dicembre 2021

5 dicembre

2ª DOMENICA DI AVVENTO

La parola di Dio venne su Giovanni

Per scaricare sul tuo pc l’immagine in formato grande e colorabile,
cliccaci sopra col tasto destro del mouse e scegli “Salva immagine con nome“.

 


Pubblicazioni di Roberto Benotti (RobyHood) presso Elledici:

Laudato sii

Ancilla Domini

Un anno straordinario

Sorrisi divini

I Love Francesco

Pubblicato il

2. Letture e introduzioni – 28 novembre 2021

28 novembre 2021

1ª DOMENICA DI AVVENTO C

Alzate il capo, la vostra liberazione è vicina

La grancassa consumistica del Natale si è già messa in movimento da giorni. È il richiamo pieno di poesia della festa più sentita dell’anno. Ma la parola di Dio in questo tempo di Avvento ci invita a non lasciarci abbagliare, a stare attenti e a vigilare: «Essere attenti e vigilanti sono i presupposti per non continuare a “vagare lontano dalle vie del Signore”; sono le condizioni per permettere a Dio di irrompere nella nostra esistenza» (papa Francesco).

PRIMA LETTURA
Farò germogliare per Davide un germoglio giusto.      
Chiamato sin da giovane alla profezia, Geremia dice parole di speranza, nonostante la tragedia della deportazione del popolo e la distruzione di Gerusalemme. Dalla discendenza di Davide il Signore farà sorgere un germoglio giusto, che rinnoverà la fedeltà e garantirà un futuro al popolo dell’alleanza.
Dal libro del profeta Geremia.                                                                                 Ger 33,14-16

Ecco, verranno giorni – oràcolo del Signore – nei quali io realizzerò le promesse di bene che ho fatto alla casa d’Israele e alla casa di Giuda.
In quei giorni e in quel tempo farò germogliare per Davide un germoglio giusto, che eserciterà il giudizio e la giustizia sulla terra. In quei giorni Giuda sarà salvato e Gerusalemme vivrà tranquilla, e sarà chiamata: Signore-nostra-giustizia.
Parola di Dio.

SALMO RESPONSORIALE                                                                    Dal Salmo 24 (25)
In questi versi scelti dal salmo 24, il salmista chiede a Dio che nella sua bontà gli faccia conoscere la via buona da seguire, gli indichi i sentieri che portano alla salvezza.
Rit. A te, Signore, innalzo l’anima mia, in te confido.

Fammi conoscere, Signore, le tue vie,
insegnami i tuoi sentieri.
Guidami nella tua fedeltà e istruiscimi,
perché sei tu il Dio della mia salvezza.

Buono e retto è il Signore,
indica ai peccatori la via giusta;
guida i poveri secondo giustizia,
insegna ai poveri la sua via.

Tutti i sentieri del Signore sono amore e fedeltà
per chi custodisce la sua alleanza e i suoi precetti.
Il Signore si confida con chi lo teme:
gli fa conoscere la sua alleanza.

SECONDA LETTURA
Il Signore renda saldi i vostri cuori al momento della venuta di Cristo.    

Ai cristiani di Tessalonica, che attendono come imminente il ritorno di Cristo, Paolo dice di prepararsi a questa venuta crescendo nell’amore, e seguendo una regola di vita che si ispira alle parole del Signore Gesù.
Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Tessalonicesi.                              1Ts 3,12–4,2 

Fratelli, il Signore vi faccia crescere e sovrabbondare nell’amore fra voi e verso tutti, come sovrabbonda il nostro per voi, per rendere saldi i vostri cuori e irreprensibili nella santità, davanti a Dio e Padre nostro, alla venuta del Signore nostro Gesù con tutti i suoi santi.
Per il resto, fratelli, vi preghiamo e supplichiamo nel Signore Gesù affinché, come avete imparato da noi il modo di comportarvi e di piacere a Dio – e così già vi comportate –, possiate progredire ancora di più. Voi conoscete quali regole di vita vi abbiamo dato da parte del Signore Gesù.
Parola di Dio.

CANTO AL VANGELO         Sal 84,8

Alleluia, alleluia.

Mostraci, Signore, la tua misericordia
e donaci la tua salvezza.

Alleluia.

VANGELO
La vostra liberazione è vicina.       
Le parole del Vangelo hanno un andamento apocalittico. Ma Gesù assicura che proprio in questo contesto avverrà la liberazione. L’importante è vegliare e attendere quei giorni di prova a occhi aperti, evitando lo squallore di una vita dissipata e distratta.
Dal vangelo secondo Luca.                                                                             Lc 21,25-28.34-36

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di popoli in ansia per il fragore del mare e dei flutti, mentre gli uomini moriranno per la paura e per l’attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra. Le potenze dei cieli infatti saranno sconvolte. Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire su una nube con grande potenza e gloria. Quando cominceranno ad accadere queste cose, risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina.
State attenti a voi stessi, che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita e che quel giorno non vi piombi addosso all’improvviso; come un laccio infatti esso si abbatterà sopra tutti coloro che abitano sulla faccia di tutta la terra. Vegliate in ogni momento pregando, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che sta per accadere, e di comparire davanti al Figlio dell’uomo».
Parola del Signore.

Pubblicato il

3. Annunciare la Parola – 28 novembre 2021

28 novembre 2021

1ª DOMENICA DI AVVENTO C

Alzate il capo, la vostra liberazione è vicina

PER RIFLETTERE E MEDITARE

Come i quaranta giorni della Quaresima ci preparano alla Pasqua di Gesù, così le quattro settimane di Avvento ci preparano al Natale. Due periodi forti per vivere i momenti centrali della storia della salvezza. L’Avvento è attesa della venuta tra noi del Figlio di Dio, che assume fino in fondo la nostra umanità facendosi uomo. L’incarnazione è talmente importante per la nostra vita cristiana che ci disponiamo ad accoglierla con questi giorni speciali di preghiera e di attesa vigilante.

Un germoglio spunterà dal tronco di Jesse
A noi, invasi ogni giorno da tanti messaggi di ogni tipo, la liturgia di questa prima domenica di Avvento ci propone due immagini veramente suggestive. La prima è bellissima. Geremia riprende un passo di Isaia: «Un germoglio spunterà dal tronco di Jesse, un virgulto germoglierà dalle sue radici» (Is 11,1). Il germoglio è segno di vita, di vita nuova, simbolo di novità, promessa di frutti e di felicità. Chi ha coltivato piante, gettato semi, chi ha messo un po’ di speranza in qualcosa di bello e di giusto, capisce quanta attesa e quanta gioia vi è dentro questo messaggio.
La seconda immagine è quella della strada. C’è un cammino da compiere. «Fammi conoscere, Signore, le tue vie, insegnami i tuoi sentieri», ci fa cantare il salmo responsoriale. Si tratta di una strada diritta, giusta, da percorrere. Ai cristiani di Tessalonica, che attendono come imminente il ritorno di Gesù (seconda lettura), Paolo indica qual è questa strada: «crescere e sovrabbondare nell’amore», è compiere le opere che piacciono a Dio, perseverare in questo cammino.

Tempo di attesa escatologica
Molti di noi pensano che le quattro settimane di Avvento ci preparino soprattutto al Natale e così ci mettiamo nello stato d’animo dei patriarchi e dei profeti dell’Antico Testamento che attendevano il messia. Ma un cristiano non può aspettare il Cristo Gesù come se non fosse già venuto. La venuta che siamo chiamati a preparare e ad attendere è invece la «seconda» venuta, il suo ritorno glorioso alla fine dei tempi. Dice san Bernardo: «Non meditate solo sulla prima venuta del Signore, quando egli entrò nel mondo per cercare e salvare ciò che era perduto, ma anche sulla seconda, quando ritornerà per unirci a sé per sempre».
In realtà nell’Avvento i cristiani lungo i secoli hanno fuso due tradizioni. Soprattutto gli antichi monaci predicarono l’Avvento invitando i cristiani ad attendere la seconda venuta di Gesù, che tornerà glorioso alla fine dei tempi, e a prepararsi a questo incontro nella conversione e nella penitenza. Mentre a Roma, dove s’introdusse il 25 dicembre per festeggiare la nascita di Gesù in sostituzione della ricorrenza pagana del Natalis Solis Invicti (la nascita del Sole vittorioso), l’Avvento fu visto come preparazione al Natale. In pratica nella liturgia odierna i due significati si sono fusi. Il primo significato, quello escatologico, è prevalente nelle prime tre domeniche; dal 17 dicembre in poi diventa invece prevalente l’attesa del Natale, la celebrazione dell’incarnazione del Figlio di Dio.
Nelle prossime due domeniche saremo accompagnati dalla testimonianza e dalle severe parole di Giovanni Battista, che invita la gente del suo tempo ad attendere il messia che sta per venire impegnandosi a preparagli la strada attraverso un vero cammino di fedeltà e di rinnovamento personale.

Un tempo per prepararci
Il Vangelo ci parla di attesa, di vigilanza. Chi si dispone ad attendere e a vigilare lo fa perché la persona che deve venire gli sta a cuore, gli interessa. Per questo mette a posto la propria persona, mette ordine nella sua casa.
Oggi si parla di attesa del Natale e del ritorno di Gesù alla fine del tempo. Quali sono i nostri atteggiamenti? Nonostante le parole un po’ inquietanti di Gesù, dobbiamo lasciarci prendere da un’attesa piena di speranza, chiamati come siamo a incontrare la figura consolante del Figlio dell’uomo che viene a noi. È la stessa parola di Dio a invitarci a pensare così quando ci dice: alzatevi, vigilate, pregate, comportatevi come chi è alla vigilia della liberazione e l’attende con ansia; come chi attende un amico caro, la persona che amiamo e che ci ama in modo speciale.
Dobbiamo però prima di tutto svegliarci da un Natale sbagliato, difenderci dai tanti messaggi che riceveremo e che non portano a Betlemme. C’è un cammino da compiere, c’è un germoglio pieno di vita che dobbiamo far crescere. C’impegniamo a vivere questo Avvento non distratti e con i cuori appesantiti, ma nella vigilanza e nella operosità. La Chiesa ci offre questo mese per fare una specie di lungo ritiro spirituale. Viviamo in una società che è una sfida alla nostra fede: si vive, si corre, si va, ma verso dove? Inventiamoci ogni giorno qualcosa per vivere a occhi aperti il nostro tempo. Per non dormire, per dare significato ai nostri giorni. Più del solito quotidiano, senza rassegnarci alla nostra abituale mediocrità.

UN FATTO – UNA TESTIMONIANZA

«Il tempo dell’Avvento è come il tempo di primavera nella natura, quando ogni cosa si rinnova ed è così fresca e rigogliosa. L’Avvento dovrebbe compiere questo in noi… Rinnovarci e renderci rigogliosi, capaci di ricevere Cristo in qualunque forma venga a noi. A Natale viene come un bambino piccolo e indifeso, così bisognoso di sua Madre e di tutto quello che l’amore di una madre può dare. Se veramente vogliamo che Dio ci riempia, dobbiamo svuotare noi stessi, attraverso l’umiltà, di tutto l’egoismo che è dentro di noi» (madre Teresa di Calcutta).

Pubblicato il

4. Parola da Vivere – 28 novembre 2021

28 novembre 2021

1ª DOMENICA DI AVVENTO C

Alzate il capo, la vostra liberazione è vicina

COMMENTO

Siamo in pieno discorso apocalittico di Gesù in Luca. In questo brano può esserci utile sottolineare due elementi.
Il primo. Le immagini catastrofiche, prese dal linguaggio apocalittico del Primo Testamento, possono suscitare timore in chi non ha fede. I profeti annunciavano in questo modo la punizione dei persecutori di Israele, ma soprattutto l’intervento potente di Dio, che salva i suoi fedeli. In Luca le catastrofi annunciate sono secondarie e denunciano le cattiverie di ogni tempo, che sconvolgono la creazione e le relazioni tra gli uomini. All’evangelista interessa annunciare che la salvezza definitiva si realizza con la seconda venuta di Gesù, il Figlio dell’uomo annunciato da Daniele, il Figlio di Dio, fatto carne. È lui che ha inaugurato la salvezza con la sua passione, morte e risurrezione e verrà una seconda volta a liberare il nuovo popolo di Dio, per condurlo nella casa del Padre a gustare la gioia del banchetto senza fine.
Il secondo. Non sapendo il momento e l’ora di questi avvenimenti, l’atteggiamento che viene richiesto ai cristiani è quello della vigilanza nella quotidianità. Questo significa: da una parte, lottare contro tutto ciò che addormenta la coscienza, fa perdere il senso delle cose, delle relazioni, delle scelte e progressivamente allontana dal Signore e dai fratelli; dall’altra, curare un rapporto quotidiano di amore con il Signore nella preghiera.
Tutto questo abilita il cristiano ad essere sempre pronto ad accogliere il Signore, che viene in molti modi prima della venuta definitiva e lo rende aperto al dono dello Spirito, che comunica la sua luce e la sua forza per vincere qualsiasi paura, anche di fronte ad avvenimenti terrificanti. Così per il credente comparire davanti al Signore potrà essere il momento del compimento definitivo del desiderio di incontrarlo e restare per sempre con lui, con Maria e con tutti i santi.
Questa pagina è bella notizia per noi oggi e ci invita a essere sobri. C’è nel nostro mondo una certa mentalità catastrofica, come si vede in molte manifestazioni culturali: come esempio basta ricordare qualche film e qualche romanzo di ultima generazione. C’è chi rifiuta di pensarci e trova motivi in più per «godersi la vita», finché dura. I dissipati sono coloro che non vogliono pensare alle cose importanti della vita e preferiscono vivere in superficie. Gli ubriachi sono quelli che volontariamente cercano ciò che li stordisce (le droghe sono di molti generi e toccano non solo il corpo ma anche lo spirito). Gli affannati sono coloro che si lasciano schiavizzare dalle cose di questo mondo, che pure bisogna curare, ma dando loro il posto e il valore giusto, non di più.
Inoltre è all’opera una strategia diabolica: portare le persone e le famiglie sull’orlo del baratro e presentarsi come nuovi messia che promettono ricchezza e benessere in questo mondo; in realtà questi personaggi progettano di dominare gli altri con tipi nuovi di schiavitù. Solo le comunità di fratelli possono denunciare e contrastare efficacemente questo piano che mira a devastare persone, comunità e popoli, calpestando la vita e la dignità dei figli di Dio.

SPUNTI PER L’ATTUALIZZAZIONE E LA PREGHIERA

  1. Il nostro tempo è attraversato da guerre, odio, terrore. Per molti insicurezza e paura sono diventate quotidiane. Anche noi possiamo esserne contagiati in qualche modo. La nostra fede cosa ci dice su quello che succede nel mondo e dentro di noi?
  2. Siamo dissipati, ci ubriachiamo, siamo affannati. A volte non ci accorgiamo di esserci allontanati da noi stessi, dal nostro vero bene, dai fratelli e dal Signore.
  3. Possiamo sentirci comodi nella nostra casa di questo mondo, ma sappiamo bene che non è definitiva. Molto spesso sperimentiamo il rischio di diventare schiavi di qualche cosa, di qualche persona o anche di noi stessi. Solo il Signore ci rende liberi, per vivere nella verità e fino in fondo la bellezza di questa vita e per aprirci al desiderio dell’incontro definitivo con lui.
  4.  

    Vegliare e pregare: sono intrecciati desiderio e attesa, alimentati dalla fede in Gesù, dall’amore per Dio e i fratelli, dalla speranza certa che abbiamo già un posto preparato per noi in Paradiso.

PROPOSTA DI IMPEGNO PER LA SETTIMANA

Riconosciamo qualcosa che ci dissipa, ci ubriaca o ci rende affannati e combattiamolo con decisione.


Tratto da: Messale delle domeniche e delle feste – Elledici – 2018

Pubblicato il

5. Perdono e Preghiere dei Fedeli – 28 novembre 2021

28 novembre 2021

1ª DOMENICA DI AVVENTO C

Alzate il capo, la vostra liberazione è vicina

RICHIESTA DI PERDONO

  • Signore Gesù, Figlio del Padre, tu che sei venuto nel mondo per salvarci, abbi pietà di noi.
  • Cristo, luce che riscalda e illumina, tu che ci rendi fedeli e attenti alla tua parola, abbi pietà di noi.
  • Signore Gesù, che vuoi essere atteso con la cintura ai fianchi e la lucerna accesa, abbi pietà di noi.

PREGHIERA UNIVERSALE

Celebrante. Fratelli e sorelle carissimi, la parola di Dio ci invita a rimanere svegli e a pregare in ogni tempo. In comunione con tutta la Chiesa, affidiamo a Dio nella preghiera questo tempo di grazia.

Vieni, Signore Gesù, e mantienici saldi nell’attesa.

  • Per la Chiesa di Dio, perché sappia ricordare alla gente del nostro tempo che il Signore ci viene incontro ogni giorno e dobbiamo accoglierlo nella fedeltà, preghiamo.
  • Per i politici e gli amministratori della cosa pubblica, perché attenti ai segni della storia e alla parola di Dio, si impegnino a rinnovare la nostra convivenza segnandola di solidarietà e giustizia, preghiamo.
  • Per chi è deluso e non si aspetta più nulla dalla vita, perché trovi nella nostra comunità sostegno, vicinanza, affetto sincero, preghiamo.
  • Per tutti noi, affinché il Signore Gesù ci renda buoni compagni di viaggio in questo tempo di attesa della sua venuta, preghiamo.

Celebrante. O Padre, non manchi mai nei nostri giorni il senso vero e profondo della vita. In questi giorni di Avvento rendici vigilanti e generosi nell’attesa della venuta tra noi del Figlio tuo Gesù, che vive e regna nei secoli dei secoli.

 

 

 

Pubblicato il

6. Vignetta di RobiHood – 28 novembre 2021

28 novembre 2021

1ª DOMENICA DI AVVENTO C

Alzate il capo, la vostra liberazione è vicina

Per scaricare sul tuo pc l’immagine in formato grande e colorabile,
cliccaci sopra col tasto destro del mouse e scegli “Salva immagine con nome“.

 


Pubblicazioni di Roberto Benotti (RobyHood) presso Elledici:

Laudato sii

Ancilla Domini

Un anno straordinario

Sorrisi divini

I Love Francesco

Pubblicato il

2. Letture e introduzioni – 14 novembre 2021

21 novembre

34ª DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

Gesù Cristo re dell’universo

Proclamiamo la regalità di Cristo

Con questa solennità dedicata a Cristo, re dell’universo, si conclude l’anno liturgico. «L’anno trascorso ci ha aiutati a conoscere Gesù per essere suoi discepoli. Tutta la storia è segnata dall’evento Cristo. Tutta la liturgia ruota attorno ai misteri della incarnazione, passione, morte e risurrezione di Gesù. E, a conclusione di tutto ciò che è stato proclamato, la Chiesa dichiara che Gesù il Signore è re dell’universo» (papa Francesco).

PRIMA LETTURA
Il suo potere è un potere eterno.

Il profeta Daniele, in una visione apocalittica, descrive la glorificazione di Gesù, simbolicamente presentato come «figlio d’uomo», a cui Dio dà potere, gloria e regno eterno.

 Dal libro del profeta Daniele.                                                                                      Dn 7,13-14
Guardando nelle visioni notturne, ecco venire con le nubi del cielo uno simile a un figlio d’uomo; giunse fino al vegliardo e fu presentato a lui. Gli furono dati potere, gloria e regno; tutti i popoli, nazioni e lingue lo servivano: il suo potere è un potere eterno, che non finirà mai, e il suo regno non sarà mai distrutto.
Parola di Dio.

 SALMO RESPONSORIALE                      Dal Salmo 92 (93)
Il salmista esprime parole piene di ammirazione per la regalità di Dio e la sua santità. Solo Dio, in tutta la storia di Israele, ha regnato sul suo popolo.   

Rit. Il Signore regna, si riveste di splendore.

Il Signore regna,
si riveste di maestà:
si riveste il Signore,
si cinge di forza.

È stabile il mondo,
non potrà vacillare.
Stabile è il tuo trono da sempre,
dall’eternità tu sei.

Davvero degni di fede
i tuoi insegnamenti!
La santità si addice alla tua casa
per la durata dei giorni, Signore.

 

SECONDA LETTURA
Il sovrano dei re della terra ha fatto di noi un regno, sacerdoti per il suo Dio.ù

In una grandiosa visione, l’Apocalisse descrive la gloria di Gesù, alfa e omega dell’umanità, che ci ha liberati dai nostri peccati con il suo sangue. Egli viene sulle nubi e ogni uomo si batterà il petto, anche quelli che lo hanno crocifisso.

 Dal libro dell’Apocalisse.                                                                                        Ap 1,5-8
Gesù Cristo è il testimone fedele, il primogenito dei morti e il sovrano dei re della terra.
A Colui che ci ama e ci ha liberati dai nostri peccati con il suo sangue, che ha fatto di noi un regno, sacerdoti per il suo Dio e Padre, a lui la gloria e la potenza nei secoli dei secoli. Amen. Ecco, viene con le nubi e ogni occhio lo vedrà, anche quelli che lo trafissero, e per lui tutte le tribù della terra si batteranno il petto.
Sì, Amen!
Dice il Signore Dio: Io sono l’Alfa e l’Omèga, Colui che è, che era e che viene, l’Onnipotente!
Parola di Dio.

CANTO AL VANGELO        Mc 1 ,9.10

Alleluia, alleluia.

Benedetto colui che viene nel nome del Signore!
Benedetto il Regno che viene, del nostro padre Davide!

Alleluia.

 VANGELO
Tu lo dici: io sono re.
Imprigionato e indifeso davanti a Pilato, Gesù dà la più chiara affermazione della propria identità regale. «Io sono re», dice. Ma il suo regno non è di questo mondo.

Dal Vangelo secondo Giovanni.                                                                Gv 18,33b-37
In quel tempo, Pilato disse a Gesù: «Sei tu il re dei Giudei?». Gesù rispose: «Dici questo da te, oppure altri ti hanno parlato di me?». Pilato disse: «Sono forse io Giudeo? La tua gente e i capi dei sacerdoti ti hanno consegnato a me. Che cosa hai fatto?».
Rispose Gesù: «Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù».
Allora Pilato gli disse: «Dunque tu sei re?». Rispose Gesù: «Tu lo dici: io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce».
Parola del Signore.

Pubblicato il

3. Annunciare la Parola – 21novembre 2021

21 novembre

34ª DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

Gesù Cristo re dell’universo

Proclamiamo la regalità di Cristo

PER RIFLETTERE E MEDITARE

La festa di Cristo Re è stata voluta da Pio XI nel 1925, mentre l’Europa si trovava sotto terribili dittature. Con questa decisione forse il Papa intendeva ridimensionare il potere dei sovrani di questo mondo, per renderli consapevoli che avrebbero dovuto rendere conto delle loro scelte al vero Sovrano dell’universo. Certo, il clima oggi è profondamente cambiato rispetto al 1925, ma Gesù continua ancora oggi a proporre il suo modello di vita perché i rapporti tra le nazioni e tra le persone siano segnati da rispetto e fraternità.

Regalità di Gesù
Sin dalle tentazioni nel deserto Gesù rifiuta sistematicamente potere, gloria e onori. C’è un’occasione in cui la folla vuole proclamarlo re, dopo quella moltiplicazione dei pani e dei pesci che ha impressionato migliaia di persone. Ė stato un momento trionfale e Gesù si è rivelato a loro con una chiarezza sorprendente, chiedendo di essere accolto nella sua vera identità. Ma la gente non capisce. Cerca un re terreno, che garantisca a loro il pane.
Gesù si ritira in preghiera. Gli stessi apostoli, che hanno subìto il suo fascino, si stupiscono di questo suo modo di comportarsi e lo verrebbero diverso. Gli dicono: «Tutti ti cercano…» (Mc 1,37). Ma Gesù li invita ad andare altrove, a costruire altrove il suo regno.
Gesù rifiuta di essere chiamato re, ma per ben 35 volte nel Nuovo Testamento viene detto «re» e altre dodici volte figlio di Davide. Già prima che nasca, l’angelo dice a Maria: «Il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine» (Lc 1,28-33).

 Gesù davanti a Pilato
Solo davanti a Pilato Gesù non nega la sua regalità. Al governatore che gli dice: «Dunque tu sei re?», Gesù risponde: «Tu lo dici: io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo». Ma aggiunge: «Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù» (Gv 18,36-37). Gesù afferma la propria regalità nel momento in cui è più indifeso. Dopo che i soldati lo hanno arrestato e legato, dopo che Anna e Caifa lo hanno già fatto fustigare e Erode lo ha deriso come un re da burla e i soldati di Pilato lo hanno umiliato e maltrattato. Eppure Pilato prende sul serio le parole di Gesù e sembra convinto della sua innocenza. Il dialogo tra Gesù e Pilato è costruito con grande abilità narrativa, quasi cinematografica. Pilato rappresenta il potere romano e non ha simpatia per gli ebrei. Capisce che c’è sotto un pretesto per condannare Gesù e farebbe volentieri un dispetto alle autorità che glielo hanno consegnato. E sulla croce farà mettere in tre lingue (ebraico, latino e greco), la motivazione della condanna, che proclama la regalità di Gesù, senza cedere alla richiesta di cambiarla: «Quel che ho scritto, ho scritto».

Discepoli di Cristo re
Negli anni della proclamazione della festa di Cristo Re, i giovani di Azione Cattolica hanno cominciato a salutarsi con l’espressione «Cristo regni!» e a ogni manifestazione di massa si sentiva il canto «Noi vogliam Dio che è nostro Padre, noi vogliam Dio che è nostro Re!». E con questo saluto si sentivano alla difesa della Chiesa e del Papa, testimoniando apertamente la loro fede.  Ma che significa per noi oggi affermare che Cristo è nostro re? Che vuol dire mettersi al seguito di un re così diverso da chi governa questo mondo?
Non certo rifacendoci ai tanti sovrani della storia, dai reali d’Italia a quelli d’Inghilterra, di Spagna e di ogni altra nazione, nel passato e nel presente. Pensando a loro non possiamo che sorridere. Ci hanno mostrata spesso un’umanità debole e ferita, vivendo nella sfacciataggine del lusso, in scelte di vita lontane da quelle del popolo.
ùLa regalità di Gesù invece si è espressa al contrario, abbassandosi fino a lavare i piedi ai suoi apostoli. Si è rivelata nel comandamento dell’amore: «Gesù mi ha amato e ha dato se stesso per me», dirà san Paolo (Gal 2,20).
Ha vissuto la sua regalità nella sovrana libertà di fronte agli uomini e alle cose, non lasciandosi mai comprare o sottomettere da nessun potere. Non ha amato la violenza, non ha fatto dei suoi seguaci dei soldati. A Pietro che pare disposto a tutto quando vengono a prendere Gesù nel Getsemani, dice di riporre la spada. Imitarlo oggi nella libertà vuol dire custodire la nostra persona per le cose che contano, costruire come lui rapporti improntati unicamente sulla verità.
Più che alla sua regalità, Gesù ha pensato alla costruzione del regno di Dio. Un regno che è già presente tra noi come un seme ed è destinato a crescere. Grazie al nostro impegno e allo sforzo di tutti, potrà eliminare le disuguaglianze, la povertà, la fame, le ingiustizie, le malattie. Questo vuol dire concretamente assumere (o riassumere) oggi ruoli di appartenenza, di comunione e di servizio all’interno della nostra comunità, chiamata a essere visibilmente il regno di Dio. Chiesa chiamata continuamente a purificarsi, perché «La Chiesa non nacque principato, ma per essere – contro il principe del mondo – universale rivoluzione» (Gilbert Keith Chesterton).

UN FATTO – UNA TESTIMONIANZA

Scrive Carlo Carretto: «Cercavamo un Dio potente, un Dio che ci risolvesse i problemi, un Dio che eliminasse i cattivi, che vincesse i nemici in modo visibile a tutti. E invece? Apparve come un bambino. Si realizzò come un povero operaio, non si servì del divino per trovare il pane. Non si alleò coi potenti per dominare i popoli. Non si buttò giù dal tempio per fare i miracoli inopportuni che noi attendevamo per aumentare le nostre sicurezze. Quando venne la prova non scappò. E non si fece nemmeno aiutare dai suoi angeli. Come uomo, uomo vero, uomo uomo, accettò il processo, accettò la condanna, prese la croce sulle spalle, marciò piangendo verso il luogo dei cranio dove stava per essere crocifisso».