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7. INGRESSO – DOMENICA DELLE PALME

24 MARZO

DOMENICA DELLE PALME

(Giornata mondiale della gioventù)

«DAVVERO… FIGLIO DI DIO!»

COMMEMORAZIONE DELL’INGRESSO DI GESÙ IN GERUSALEMME 

BENEDIZIONE DEI RAMI

 

ANTIFONA D’INGRESSO

Osanna al Figlio di Davide.
Benedetto colui che viene nel nome del Signore:
è il Re d’Israele.
Osanna nell’alto dei cieli.            Mt 21,9

 

Il sacerdote saluta il popolo con queste parole:

La grazia del Signore nostro Gesù Cristo, l’amore di Dio Padre
e la comunione dello Spirito Santo sia con tutti voi.

T. E con il tuo spirito.

Quindi rivolge al popolo una breve esortazione, per illustrare il significato del rito e per invitarlo a una partecipazione attiva e consapevole:

Fratelli carissimi,
questa assemblea liturgica è preludio alla Pasqua del Signore, alla quale ci stiamo preparando con la penitenza e con le opere di carità fin dall’inizio della Quaresima.
Gesù entra in Gerusalemme per dare compimento al mistero della sua morte e risurrezione.
Accompagniamo con fede e devozione il nostro Salvatore nel suo ingresso nella città santa, e chiediamo la grazia di seguirlo fino alla croce, per essere partecipi della sua risurrezione

Dopo questa esortazione, il sacerdote dice a mani giunte una delle orazioni seguenti:

Preghiamo.
Dio onnipotente ed eterno, benedici † questi rami [di ulivo], e concedi a noi tuoi fedeli,
che accompagniamo esultanti il Cristo, nostro Re e Signore,
di giungere con lui alla Gerusalemme del cielo. Egli vive e regna nei secoli dei secoli.

Oppure:

Preghiamo.
Accresci, o Dio, la fede di chi spera in te, e concedi a noi tuoi fedeli,
che rechiamo questi rami
in onore di Cristo trionfante, di rimanere uniti a lui,
per portare frutti di opere buone. Per Cristo nostro Signore.

E senza nulla dire, asperge i rami con l’acqua benedetta. Segue la proclamazione del vangelo dell’ingresso del Signore.

VANGELO
Benedetto colui che viene nel nome del Signore.
Gesù è stato molto attento a non creare attese messianiche trionfalistiche. Perciò, per lui l’ingresso solenne a Gerusalemme, nonostante l’aria di trionfo, costituisce l’annuncio del Messia, figlio di Davide, che rivendica il trono, non con un cavallo, ma con un puledro. Questo particolare, che richiama il profeta Zaccaria (9,9-10), dice che egli porta non la guerra contro i nemici, ma la pace e la salvezza.

Dal vangelo secondo Marco       Mc 11,1-10

Quando furono vicini a Gerusalemme, verso Bètfage e Betània, presso il monte degli Ulivi, Gesù mandò due dei suoi discepoli e disse loro: «Andate nel villaggio di fronte a voi e subito, entrando in esso, troverete un puledro legato, sul quale nessuno è ancora salito. Slegatelo e portatelo qui. E se qualcuno vi dirà: “Perché fate questo?”, rispondete: “Il Signore ne ha bisogno, ma lo rimanderà qui subito”».
Andarono e trovarono un puledro legato vicino a una porta, fuori sulla strada, e lo slegarono. Alcuni dei presenti dissero loro: «Perché slegate questo puledro?». Ed essi risposero loro come aveva detto Gesù. E li lasciarono fare.
Portarono il puledro da Gesù, vi gettarono sopra i loro mantelli ed egli vi salì sopra. Molti stendevano i propri mantelli sulla strada, altri invece delle fronde, tagliate nei campi. Quelli che precedevano e quelli che seguivano, gridavano:
«Osanna!
Benedetto colui che viene nel nome del Signore! Benedetto il Regno che viene,
del nostro padre Davide! Osanna nel più alto dei cieli!».

Parola del Signore.

 

PROCESSIONE IN ONORE DI CRISTO RE

Dopo il vangelo si può fare, secondo le circostanze, una breve omelia. Per dare l’avvio alla processione, il celebrante, o un altro ministro, può fare un’esortazione con queste parole:

Imitiamo, fratelli carissimi,
le folle di Gerusalemme, che acclamavano Gesù, Re e Signore, e avviamoci in pace.
Durante la processione, il coro e il popolo eseguono i canti adatti alla celebrazione.

SALMO 23, alternato con la seguente antifona:

Le folle degli Ebrei, portando rami d’ulivo, andavano incontro al Signore e acclamavano a gran voce: Osanna nell’alto dei cieli.

SALMO 46, alternato con la seguente antifona:

Le folle degli Ebrei lungo la strada
stendevano i mantelli, e acclamavano a gran voce: Osanna al Figlio di Davide.
Benedetto colui che viene nel nome del Signore.

INNO A CRISTO RE

Gloria a te, lode in eterno, Cristo re, salvatore, come i fanciulli un tempo dissero in coro: Osanna.
Gloria a te, lode in eterno, Cristo re, salvatore, come i fanciulli un tempo dissero in coro: Osanna.

Tu sei il re di Israele, di Davide l’inclita prole, che, in nome del Signore, re benedetto vieni.
Tutti gli angeli in coro ti lodan nell’alto dei cieli, lodan te sulla terra uomini e cose insieme.
Tutto il popolo ebreo recava a te incontro le palme, or con preghiere e voti, canti eleviamo a te.

A te che andavi a morte levavano il canto di lode, ora te nostro re, tutti cantiamo in coro.
Ti furono accetti, tu accetta le nostre preghiere, re buono, re clemente, cui ogni bene piace.

Mentre la processione entra in chiesa si canta il seguente responsorio:

RESPONSORIO

Mentre il Cristo entrava nella città santa,
la folla degli Ebrei, preannunziando
la resurrezione del Signore della vita,
agitava rami di palma e acclamava: Osanna nell’alto dei cieli.

Quando fu annunziato
che Gesù veniva a Gerusalemme,
il popolo uscì per andargli incontro;
agitava rami di palma e acclamava: Osanna nell’alto dei cieli.

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4. Letture – DOMENICA DELLE PALME

24 MARZO

DOMENICA DELLE PALME

(Giornata mondiale della gioventù)

«DAVVERO… FIGLIO DI DIO!»

PRIMA LETTURA
Non ho sottratto la faccia agli insulti e agli sputi, sapendo di non restare confuso (Terzo canto del Servo del Signore).
Isaia parla di un Servo del Signore, i cristiani lo hanno visto in Gesù. In questo carme sono sottolineate due caratteristiche: la capacità di ascoltare il Signore, per poter incoraggiare chi si trova in difficoltà; la fedeltà assoluta nella persecuzione, che nasce dalla fiducia incrollabile nell’intervento salvifico di Dio.

Dal libro del profeta Isaia                 Is 50,4-7

Il Signore Dio
mi ha dato una lingua da discepolo, perché io sappia indirizzare una parola allo sfiduciato.
Ogni mattina fa attento il mio orecchio perché io ascolti come i discepoli.
Il Signore Dio mi ha aperto l’orecchio e io non ho opposto resistenza,
non mi sono tirato indietro.
Ho presentato il mio dorso ai flagellatori, le mie guance a coloro che mi strappavano la barba;
non ho sottratto la faccia agli insulti e agli sputi. Il Signore Dio mi assiste,
per questo non resto svergognato, per questo rendo la mia faccia dura come pietra,
sapendo di non restare confuso.
Parola di Dio.

SALMO RESPONSORIALE              Dal Salmo 21 (22)
Il salmista sta sperimentando una persecuzione mortale e innalza il suo grido di dolore, che arriva fino a Dio: ha fiducia.

Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?

Si fanno beffe di me quelli che mi vedono,
storcono le labbra, scuotono il capo:
«Si rivolga al Signore; lui lo liberi,
lo porti in salvo, se davvero lo ama!».

Un branco di cani mi circonda,
mi accerchia una banda di malfattori;
hanno scavato le mie mani e i miei piedi.
Posso contare tutte le mie ossa.

Si dividono le mie vesti,
sulla mia tunica gettano la sorte.
Ma tu, Signore, non stare lontano,
mia forza, vieni presto in mio aiuto.

Annuncerò il tuo nome ai miei fratelli,
ti loderò in mezzo all’assemblea.
Lodate il Signore, voi suoi fedeli,
gli dia gloria tutta la discendenza di Giacobbe,
lo tema tutta la discendenza d’Israele.

SECONDA LETTURA
Cristo umiliò se stesso, per questo Dio l’esaltò.
Paolo è legatissimo alla comunità di Filippi e ne tesse un grande elogio, ma non ignora le debolezze che la condizionano nel seguire il Signore. Per questo invita tutti a somigliare a Gesù, che, essendo Dio, si è spogliato di tutto, per farsi simile a noi e per offrire se stesso al Padre per salvarci. Così è passato dall’umiliazione della croce alla gloria di re dell’universo.

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Filippesi          Fil 2,6-1

Cristo Gesù, pur essendo nella condizione di Dio, non ritenne un privilegio l’essere come Dio, ma svuotò se stesso assumendo una condizione di servo, diventando simile agli uomini. Dall’aspetto riconosciuto come uomo, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e a una morte di croce. Per questo Dio lo esaltò e gli donò il nome che è al di sopra di ogni nome, perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra, e ogni lingua proclami: «Gesù Cristo è Signore!», a gloria di Dio Padre.

Parola di Dio.

CANTO AL VANGELO      Fil 2,8-9

Lode e onore a te, Signore Gesù!

Per noi Cristo si è fatto obbediente fino alla morte e a una morte di croce.
Per questo Dio lo esaltò
e gli donò il nome che è al di sopra di ogni nome.

Lode e onore a te, Signore Gesù!

VANGELO*

* TRA PARENTESI 3  . LA FORMA BREVE.

Passione del Signore.                      Mt 26,14–27,66

Il vangelo di Marco inizia con l’affermazione che Gesù è il figlio di Dio, a metà registra la professione di fede di Pietro, che lo riconosce Messia, ma raggiunge il vertice della rivelazione nella morte di Gesù, quando un centurione pagano lo proclama figlio di Dio, per il modo con cui ha affrontato la morte.

Passione di nostro Signore Gesù Cristo secondo Matteo

Quanto volete darmi perché io ve lo consegni?

In quel tempo, uno dei Dodici, chiamato Giuda Iscariota, andò dai capi dei sacerdoti e disse: «Quanto volete darmi perché io ve lo consegni?». E quelli gli fissarono trenta monete d’argento. Da quel momento cercava l’occasione propizia per consegnare Gesù.
Dove vuoi che prepariamo per te, perché tu possa mangiare la Pasqua?
Il primo giorno degli Ázzimi, i discepoli si avvicinarono a Gesù e gli dissero: «Dove vuoi che prepariamo per te, perché tu possa mangiare la Pasqua?». Ed egli rispose: «Andate in città da un tale e ditegli: “Il Maestro dice: Il mio tempo è vicino; farò la Pasqua da te con i miei discepoli”». I discepoli fecero come aveva loro ordinato Gesù, e prepararono la Pasqua.

Uno di voi mi tradirà.
Venuta la sera, si mise a tavola con i Dodici. Mentre mangiavano, disse: «In verità io vi dico: uno di voi mi tradirà». Ed essi, profondamente rattristati, cominciarono ciascuno a domandargli: «Sono forse io, Signore?». Ed egli rispose: «Colui che ha messo con me la mano nel piatto, è quello che mi tradirà. Il Figlio dell’uomo se ne va, come sta scritto di lui; ma guai a quell’uomo dal quale il Figlio dell’uomo viene tradito! Meglio per quell’uomo se non fosse mai nato!». Giuda, il traditore, disse: «Rabbì, sono forse io?». Gli rispose: «Tu l’hai detto».

Questo è il mio corpo; questo è il mio sangue
Ora, mentre mangiavano, Gesù prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e, mentre lo dava ai discepoli, disse: «Prendete, mangiate: questo è il mio corpo». Poi prese il calice, rese grazie e lo diede loro, dicendo: «Bevetene tutti, perché questo è il mio sangue dell’alleanza, che è versato per molti per il perdono dei peccati. Io vi dico che d’ora in poi non berrò di questo frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo con voi, nel regno del Padre mio». Dopo aver cantato l’inno, uscirono verso il monte degli Ulivi.

Percuoterò il pastore e saranno disperse le pecore del gregge
Allora Gesù disse loro: «Questa notte per tutti voi sarò motivo di scandalo. Sta scritto infatti: “Percuoterò il pastore e saranno disperse le pecore del gregge”. Ma, dopo che sarò risorto, vi precederò in Galilea».
Pietro gli disse: «Se tutti si scandalizzeranno di te, io non mi scandalizzerò mai». Gli disse Gesù: «In verità io ti dico: questa notte, prima che il gallo canti, tu mi rinnegherai tre volte». Pietro gli rispose: «Anche se dovessi morire con te, io non ti rinnegherò». Lo stesso dissero tutti i discepoli.

Cominciò a provare tristezza e angoscia
Allora Gesù andò con loro in un podere, chiamato Getsèmani, e disse ai discepoli: «Sedetevi qui, mentre io vado là a pregare». E, presi con sé Pietro e i due figli di Zebedeo, cominciò a provare tristezza e angoscia. E disse loro: «La mia anima è triste fino alla morte; restate qui e vegliate con me». Andò un poco più avanti, cadde faccia a terra e pregava, dicendo: «Padre mio, se è possibile, passi via da me questo calice! Però non come voglio io, ma come vuoi tu!».
Poi venne dai discepoli e li trovò addormentati. E disse a Pietro: «Così, non siete stati capaci di vegliare con me una sola ora? Vegliate e pregate, per non entrare in tentazione. Lo sprito è pronto, ma la carne è debole». Si allontanò una seconda volta e pregò dicendo: «Padre mio, se questo calice non può passare via senza che io lo beva, si compia la tua volontà». Poi venne e li trovò di nuovo addormentati, perché i loro occhi si erano fatti pesanti. Li lasciò, si allontanò di nuovo e pregò per la terza volta, ripetendo le stesse parole. Poi si avvicinò ai discepoli e disse loro: «Dormite pure e riposatevi! Ecco, l’ora è vicina e il Figlio dell’uomo viene consegnato in mano ai peccatori. Alzatevi, andiamo! Ecco, colui che mi tradisce è vicino».

Misero le mani addosso a Gesù e lo arrestarono
Mentre ancora egli parlava, ecco arrivare Giuda, uno dei Dodici, e con lui una grande folla con spade e bastoni, mandata dai capi dei sacerdoti e dagli anziani del popolo. Il traditore aveva dato loro un segno, dicendo: «Quello che bacerò, è lui; arrestatelo!». Subito si avvicinò a Gesù e disse: «Salve, Rabbì!». E lo baciò. E Gesù gli disse: «Amico, per questo sei qui!». Allora si fecero avanti, misero le mani addosso a Gesù e lo arrestarono. Ed ecco, uno di quelli che erano con Gesù impugnò la spada, la estrasse e colpì il servo del sommo sacerdote, staccandogli un orecchio. Allora Gesù gli disse: «Rimetti la tua spada al suo posto, perché tutti quelli che prendono la spada, di spada moriranno. O credi che io non possa pregare il Padre mio, che metterebbe subito a mia disposizione più di dodici legioni di angeli? Ma allora come si compirebbero le Scritture, secondo le quali così deve avvenire?». In quello stesso momento Gesù disse alla folla: «Come se fossi un ladro siete venuti a prendermi con spade e bastoni. Ogni giorno sedevo nel tempio a insegnare, e non mi avete arrestato. Ma tutto questo è avvenuto perché si compissero le Scritture dei profeti». Allora tutti i discepoli lo abbandonarono e fuggirono.

Vedrete il Figlio dell’uomo seduto alla destra della Potenza
Quelli che avevano arrestato Gesù lo condussero dal sommo sacerdote Caifa, presso il quale si erano riuniti gli scribi e gli anziani. Pietro intanto lo aveva seguito, da lontano, fino al palazzo del sommo sacerdote; entrò e stava seduto fra i servi, per vedere come sarebbe andata a finire.
I capi dei sacerdoti e tutto il sinedrio cercavano una falsa testimonianza contro Gesù, per metterlo a morte; ma non la trovarono, sebbene si fossero presentati molti falsi testimoni. Finalmente se ne presentarono due, che affermarono: «Costui ha dichiarato: “Posso distruggere il tempio di Dio e ricostruirlo in tre giorni”». Il sommo sacerdote si alzò e gli disse: «Non rispondi nulla? Che cosa testimoniano costoro contro di te?». Ma Gesù taceva. Allora il sommo sacerdote gli disse: «Ti scongiuro, per il Dio vivente, di dirci se sei tu il Cristo, il Figlio di Dio». «Tu l’hai detto – gli rispose Gesù –; anzi io vi dico: d’ora innanzi vedrete il Figlio dell’uomo seduto alla destra della Potenza e venire sulle nubi del cielo».
Allora il sommo sacerdote si stracciò le vesti dicendo: «Ha bestemmiato! Che bisogno abbiamo ancora di testimoni? Ecco, ora avete udito la bestemmia; che ve ne pare?». E quelli risposero: «È reo di morte!». Allora gli sputarono in faccia e lo percossero; altri lo schiaffeggiarono, dicendo: «Fa’ il profeta per noi, Cristo! Chi è che ti ha colpito?».

Prima che il gallo canti, tu mi rinnegherai tre volte
Pietro intanto se ne stava seduto fuori, nel cortile. Una giovane serva gli si avvicinò e disse: «Anche tu eri con Gesù, il Galileo!». Ma egli negò davanti a tutti dicendo: «Non capisco che cosa dici». Mentre usciva verso l’atrio, lo vide un’altra serva e disse ai presenti: «Costui era con Gesù, il Nazareno». Ma egli negò di nuovo, giurando: «Non conosco quell’uomo!». Dopo un poco, i presenti si avvicinarono e dissero a Pietro: «È vero, anche tu sei uno di loro: infatti il tuo accento ti tradisce!». Allora egli cominciò a imprecare e a giurare: «Non conosco quell’uomo!». E subito un gallo cantò. E Pietro si ricordò della parola di Gesù, che aveva detto: «Prima che il gallo canti, tu mi rinnegherai tre volte». E, uscito fuori, pianse amaramente.

Consegnarono Gesù al governatore Pilato
Venuto il mattino, tutti i capi dei sacerdoti e gli anziani del popolo tennero consiglio contro Gesù per farlo morire. Poi lo misero in catene, lo condussero via e lo consegnarono al governatore Pilato. Allora Giuda – colui che lo tradì –, vedendo che Gesù era stato condannato, preso dal rimorso, riportò le trenta monete d’argento ai capi dei sacerdoti e agli anziani, dicendo: «Ho peccato, perché ho tradito sangue innocente». Ma quelli dissero: «A noi che importa? Pensaci tu!». Egli allora, gettate le monete d’argento nel tempio, si allontanò e andò a impiccarsi. I capi dei sacerdoti, raccolte le monete, dissero: «Non è lecito metterle nel tesoro, perché sono prezzo di sangue». Tenuto consiglio, comprarono con esse il «Campo del vasaio» per la sepoltura degli stranieri. Perciò quel campo fu chiamato «Campo di sangue» fino al giorno d’oggi. Allora si compì quanto era stato detto per mezzo del profeta Geremia: «E presero trenta monete d’argento, il prezzo di colui che a tal prezzo fu valutato dai figli d’Israele, e le diedero per il campo del vasaio, come mi aveva ordinato il Signore».

Sei tu il re dei Giudei?
[
Gesù intanto comparve davanti al governatore, e il governatore lo interrogò dicendo: «Sei tu il re dei Giudei?». Gesù rispose: «Tu lo dici». E mentre i capi dei sacerdoti e gli anziani lo accusavano, non rispose nulla.
Allora Pilato gli disse: «Non senti quante testimonianze portano contro di te?». Ma non gli rispose neanche una parola, tanto che il governatore rimase assai stupito. A ogni festa, il governatore era solito rimettere in libertà per la folla un carcerato, a loro scelta. In quel momento avevano un carcerato famoso, di nome Barabba. Perciò, alla gente che si era radunata, Pilato disse: «Chi volete che io rimetta in libertà per voi: Barabba o Gesù, chiamato Cristo?». Sapeva bene infatti che glielo avevano consegnato per invidia.
Mentre egli sedeva in tribunale, sua moglie gli mandò a dire: «Non avere a che fare con quel giusto, perché oggi, in sogno, sono stata molto turbata per causa sua». Ma i capi dei sacerdoti e gli anziani persuasero la folla a chiedere Barabba e a far morire Gesù. Allora il governatore domandò loro: «Di questi due, chi volete che io rimetta in libertà per voi?». Quelli risposero: «Barabba!». Chiese loro Pilato: «Ma allora, che farò di Gesù, chiamato Cristo?». Tutti risposero: «Sia crocifisso!». Ed egli disse: «Ma che male ha fatto?». Essi allora gridavano più forte: «Sia crocifisso!».
Pilato, visto che non otteneva nulla, anzi che il tumulto aumentava, prese dell’acqua e si lavò le mani davanti alla folla, dicendo: «Non sono responsabile di questo sangue. Pensateci voi!». E tutto il popolo rispose: «Il suo sangue ricada su di noi e sui nostri figli». Allora rimise in libertà per loro Barabba e, dopo aver fatto flagellare Gesù, lo consegnò perché fosse crocifisso.

Salve, re dei Giudei!
Allora i soldati del governatore condussero Gesù nel pretorio e gli radunarono attorno tutta la truppa. Lo spogliarono, gli fecero indossare un mantello scarlatto, intrecciarono una corona di spine, gliela posero sul capo e gli misero una canna nella mano destra. Poi, inginocchiandosi davanti a lui, lo deridevano: «Salve, re dei Giudei!». Sputandogli addosso, gli tolsero di mano la canna e lo percuotevano sul capo. Dopo averlo deriso, lo spogliarono del mantello e gli rimisero le sue vesti, poi lo condussero via per crocifiggerlo.

Insieme a lui vennero crocifissi due ladroni

Mentre uscivano, incontrarono un uomo di Cirene, chiamato Simone, e lo costrinsero a portare la sua croce. Giunti al luogo detto Gòlgota, che significa «Luogo del cranio», gli diedero da bere vino mescolato con fiele. Egli lo assaggiò, ma non ne volle bere. Dopo averlo crocifisso, si divisero le sue vesti, tirandole a sorte. Poi, seduti, gli facevano la guardia. Al di sopra del suo capo posero il motivo scritto della sua condanna: «Costui è Gesù, il re dei Giudei». Insieme a lui vennero crocifissi due ladroni, uno a destra e uno a sinistra.

Se tu sei Figlio di Dio, scendi dalla croce!
Quelli che passavano di lì lo insultavano, scuotendo il capo e dicendo: «Tu, che distruggi il tempio e in tre giorni lo ricostruisci, salva te stesso, se tu sei Figlio di Dio, e scendi dalla croce!». Così anche i capi dei sacerdoti, con gli scribi e gli anziani, facendosi beffe di lui dicevano: «Ha salvato altri e non può salvare se stesso! È il re d’Israele; scenda ora dalla croce e crederemo in lui. Ha confidato in Dio; lo liberi lui, ora, se gli vuol bene. Ha detto infatti: “Sono Figlio di Dio”!». Anche i ladroni crocifissi con lui lo insultavano allo stesso modo.

Elì, Elì, lemà sabactàni
A mezzogiorno si fece buio su tutta la terra, fino alle tre del pomeriggio. Verso le tre, Gesù gridò a gran voce: «Elì, Elì, lemà sabactàni?», che significa: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?». Udendo questo, alcuni dei presenti dicevano: «Costui chiama Elia». E subito uno di loro corse a prendere una spugna, la inzuppò di aceto, la fissò su una canna e gli dava da bere. Gli altri dicevano: «Lascia! Vediamo se viene Elia a salvarlo!». Ma Gesù di nuovo gridò a gran voce ed emise lo spirito

(Qui si genuflette e si fa una breve pausa)

Ed ecco, il velo del tempio si squarciò in due, da cima a fondo, la terra tremò, le rocce si spezzarono, i sepolcri si aprirono e molti corpi di santi, che erano morti, risuscitarono. Uscendo dai sepolcri, dopo la sua risurrezione, entrarono nella città santa e apparvero a molti. Il centurione, e quelli che con lui facevano la guardia a Gesù, alla vista del terremoto e di quello che succedeva, furono presi da grande timore e dicevano: «Davvero costui era Figlio di Dio!».]

Vi erano là anche molte donne, che osservavano da lontano
Venuta la sera, giunse un uomo ricco, di Arimatèa, chiamato Giuseppe; anche lui era diventato discepolo di Gesù. Questi si presentò a Pilato e chiese il corpo di Gesù. Pilato allora ordinò che gli fosse consegnato. Giuseppe prese il corpo, lo avvolse in un lenzuolo pulito e lo depose nel suo sepolcro nuovo, che si era fatto scavare nella roccia; rotolata poi una grande pietra all’entrata del sepolcro, se ne andò. Lì, sedute di fronte alla tomba, c’erano Maria di Màgdala e l’altra Maria.

Avete le guardie: andate e assicurate la sorveglianza come meglio credete
Il giorno seguente, quello dopo la Parascève, si riunirono presso Pilato i capi dei sacerdoti e i farisei, dicendo: «Signore, ci siamo ricordati che quell’impostore, mentre era vivo, disse: “Dopo tre giorni risorgerò”. Ordina dunque che la tomba venga vigilata fino al terzo giorno, perché non arrivino i suoi discepoli, lo rubino e poi dicano al popolo: “È risorto dai morti”. Così quest’ultima impostura sarebbe peggiore della prima!». Pilato disse loro: «Avete le guardie: andate e assicurate la sorveglianza come meglio credete». Essi andarono e, per rendere sicura la tomba, sigillarono la pietra e vi lasciarono le guardie.

Parola del Signore.

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3. Commento alle Letture – DOMENICA DELLE PALME

24 MARZO

DOMENICA DELLE PALME

(Giornata mondiale della gioventù)

«DAVVERO… FIGLIO DI DIO!»

COMMENTO

Il contrasto stridente tra l’ingresso trionfale a Gerusalemme e il racconto della Passione di Marco segna in questa celebrazione l’apice della rivelazione del Figlio di Dio.
A Gerusalemme entra il discendente di Davide e la folla lo acclama come il Messia, che ristabilirà il regno di Israele. È l’equivoco che Gesù ha cercato di non alimentare per tutto il tempo della sua azione e predicazione. Qui sembra avallarlo. Perché?
Inizia per Gesù la settimana decisiva e sceglie di iniziarla con un’azione simbolica che lo presenta inequivocabilmente come il Messia, discendente di Davide, con la pretesa di diventare re. È quello che la gente capisce e acclama. È anche quello che Gesù provoca.
Nei giorni successivi, però, egli darà gli elementi perché tutti comprendano che tipo di Messia egli sia: non restaurerà il regno di Davide, ma instaurerà il Regno di Dio. Sarà re, ma del regno dei cieli. Mostrerà di essere il Figlio di Dio non per come abbatte gli avversari, bensì per come affronta la passione e offre la sua vita.
La passione di Marco sottolinea la debolezza dell’uomo Gesù, la sua umiliazione, gli insulti della gente e dei capi, il grido della solitudine. Ma lui è il Figlio di Dio, innocente, che prende dentro di sé il peccato del mondo e le sue conseguenze terribili, fino all’esperienza della lontananza da Dio. Tuttavia, sa bene che il Padre lo ama e per amore suo perdonerà a tutti gli uomini. Questa certezza lo sostiene nel sopportare tutto ciò che l’avversario di Dio e dell’uomo mette in campo per farlo crollare. Il grido che lancia nel momento della morte è segno nello stesso tempo di accettazione della sconfitta momentanea e di annuncio della vittoria eterna dell’uomo Gesù, che finalmente ha rivelato fino in fondo di essere il Figlio di Dio, l’amato, che ha realizzato il progetto salvifico del Padre: è sulla croce che tutti possono vedere quanto è grande l’amore di Gesù e quello del Padre.
È ciò che Marco fa riconoscere a un pagano, centurione di cui non conosciamo il nome, colui che ha il privilegio di esprimere ciò che ogni uomo e ogni donna dovrebbe dire di fronte al crocifisso: «Davvero quest’uomo è il Figlio di Dio!».

SPUNTI PER L’ATTUALIZZAZIONE E LA PREGHIERA

  1. La religiosità popolare in alcuni luoghi unisce la domenica delle Palme alla pace. Non si può celebrare l’Eucaristia senza la pace con i fratelli. La vicinanza della Pasqua esige la pace in maniera più pressante. Abbiamo da offrire la pace a qualcuno o anche da accettarla da un fratello?
  2. Gesù ha subìto insulti atroci e ha risposto dando la vita anche per chi lo insultava. Abbiamo subìto qualche insulto ultimamente? Come abbiamo reagito? Possiamo controllare se su questo aspetto abbiamo ancora bisogno di imparare qualcosa da Gesù.
  3. Gesù ha portato dentro di sé sulla croce le conseguenze dei nostri peccati e anche la lontananza da Dio. I mistici ci dicono che abbiamo il modo per alleviare la sofferenza di Gesù: riconoscere il nostro peccato, chiedere perdono, lottare contro i nostri peccati, vivere come lui ci ha insegnato.
  4. Un pagano ha riconosciuto il Figlio di Dio. Noi siamo cristiani dalla “nascita”. Immaginiamo di trovarci anche noi sotto la croce e proviamo a dirci cosa significa per noi riconoscere che Gesù è il Figlio di Dio. E poi preghiamo.

PROPOSTA DI IMPEGNO

Se abbiamo subito un’offesa, proviamo a fare noi per primi un passo verso chi ci ha offeso.

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2. introduzioni – DOMENICA DELLE PALME

24 MARZO

DOMENICA DELLE PALME

(Giornata mondiale della gioventù)

«DAVVERO… FIGLIO DI DIO!»

Il passaggio dai due «Osanna» al duplice «Crocifiggilo» nella stessa celebrazione è sconvolgente, ma fotografa una realtà non solo della passione del Signore, ma anche della vita di ogni cristiano. Se seguiamo Gesù, possiamo fare esperienza di essere osannati da alcuni e crocifissi da altri. Quando pecchiamo, dopo aver detto a parole che vogliamo seguirlo, in effetti rinneghiamo e crocifiggiamo il Signore. La domenica delle Palme ci invita a rinnovare la nostra fede e a partecipare intimamente alla passione, morte e risurrezione del Signore Gesù.

PRIMA LETTURA
Non ho sottratto la faccia agli insulti e agli sputi, sapendo di non restare deluso (Terzo canto del Servo del Signore).
Isaia parla di un Servo del Signore, i cristiani lo hanno visto in Gesù. In questo carme sono sottolineate due caratteristiche: la capacità di ascoltare il Signore, per poter incoraggiare chi si trova in difficoltà; la fedeltà assoluta nella persecuzione, che nasce dalla fiducia incrollabile nell’intervento salvifico di Dio.

SALMO RESPONSORIALE        Dal Salmo 21 (22)
 Il salmista sta sperimentando una persecuzione mortale e innalza il suo grido di dolore, che arriva fino a Dio: ha fiducia che interverrà per salvarlo.

 SECONDA LETTURA
Cristo umiliò se stesso, per questo Dio l’ha esaltato.
Paolo è legatissimo alla comunità di Filippi e ne tesse un grande elogio, ma non ignora le debolezze che la condizionano nel seguire il Signore. Per questo invita tutti a somigliare a Gesù, che, essendo Dio, si è spogliato di tutto, per farsi simile a noi e per offrire se stesso al Padre per salvarci. Così è passato dall’umiliazione della croce alla gloria di re dell’universo.

 VANGELO
La passione del Signore.
Il vangelo di Marco inizia con l’affermazione che Gesù è il figlio di Dio, a metà registra la professione di fede di Pietro, che lo riconosce Messia, ma raggiunge il vertice della rivelazione nella morte di Gesù, quando un centurione pagano lo proclama figlio di Dio, per il modo con cui ha affrontato la morte.

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5. Preghiere di perdono e dei fedeli – DOMENICA DELLEPALME

24 MARZO

DOMENICA DELLE PALME

(Giornata mondiale della gioventù)

«DAVVERO… FIGLIO DI DIO!»


RICHIESTE DI PERDONO

  • Padre, abbiamo cercato il successo e la vittoria e non la pace e la concordia.  Kyrie eleison.
  • Cristo, a parole ti riconosciamo nostro re, nei fatti spesso ti abbandoniamo. Christe eleison.
  • Spirito Santo, ci mostri l’amore di Gesù sulla croce, ma abbiamo difficoltà ad accettare i sacrifici richiesti dall’amore dei fratelli. Kyrie eleison.

PREGHIERA UNIVERSALE

Il Padre ha sostenuto Gesù nella sua passione e sostiene anche ciascuno di noi nelle difficoltà e nelle sofferenze della vita. Rinnoviamo la nostra fiducia in lui e presentiamogli la nostra preghiera. Diciamo insieme: Ascoltaci, o Signore.

  • Affinché nelle difficoltà non dimentichiamo mai i numerosi segni del tuo amore. Preghiamo.
  • Affinché sappiamo riconoscere nei fratelli che soffrono il volto del tuo figlio crocifisso. Preghiamo.
  • Affinché la gioia che proviamo nella celebrazione dell’Eucaristia ci accompagni nella vita quotidiana. Preghiamo.
  • Affinché l’amore mostrato da Gesù sulla croce ci aiuti ad accettare e offrire a te le nostre sofferenze per la salvezza del mondo. Preghiamo.

O Padre, hai accolto il sacrificio del tuo figlio Gesù per la nostra salvezza. Donaci il tuo Spirito, perché ci dia la forza per realizzare la nostra missione su questa terra. Per Cristo nostro Signore.

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6. Vignetta di RobinHood –DOMENICA DELLE PALME

24 MARZO

DOMENICA DELLE PALME

(Giornata mondiale della gioventù)

«DAVVERO… FIGLIO DI DIO!»

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Pubblicazioni di Roberto Benotti (RobyHood) presso Elledici:

Laudato sii

Ancilla Domini

Un anno straordinario

Sorrisi divini

I Love Francesco

Testi e i commenti proposti per domenica 18 FEBBRAIO2024 – I DOMENICA DI QUARESIMA anno B (COLORE VIOLA) 

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3. Commento alle Letture – V DOMENICA DI QUARESIMA

17 MARZO

V DOMENICA DI QUARESIMA

«…ATTIRERÒ TUTTI A ME»

COMMENTO

La ricchezza di questo brano giovanneo richiede un po’ di attenzione.
Qui all’improvviso compaiono «alcuni Greci» (probabilmente proseliti non Ebrei), che chiedono di «vedere» Gesù a un apostolo che porta un nome evidentemente greco, Filippo, il quale si rivolge ad un altro che pure ha un nome greco, Andrea. Che vuol dire? Al momento in cui scrive, il Vangelo è già diffuso tra i “Greci”. Il verbo “vedere” in Giovanni ha un significato pregnante, vale anche per “conoscere” e “credere”. Qui si dice che dalla risurrezione in poi non ci si può più rivolgere direttamente a Gesù, ma, per “vederlo”, bisogna passare necessariamente attraverso la testimonianza degli apostoli, attraverso la Chiesa.
L’evangelista poi si “dimentica” di dirci cosa ha risposto Gesù ai Greci e anche se li ha incontrati, ma registra abbondantemente la sua risposta agli apostoli. Dice loro chiaramente che, essendo arrivata la tanto attesa “ora”, quella della passione, il luogo in cui bisogna vederlo, per conoscerlo e credere in lui, è la croce.
Così, le parole di Gesù annunciano e danno il senso della croce, in una prospettiva molto diversa dai sinottici. In pratica Giovanni dice ai suoi lettori: «quello che hanno scritto i sinottici è vero, ma io voglio mostrarvi il senso profondo di ciò che è successo e lo spirito con il quale il Verbo incarnato ha affrontato la passione; la croce è il trono regale, verso il quale Gesù si reca volontariamente, per dare liberamente la sua vita in obbedienza al Padre e per rendere suoi figli tutti gli uomini».
Giovanni, dunque, vede la crocifissione come la glorificazione di Gesù e l’immagine del chicco, che porta «molto frutto», passando attraverso la «morte», dice la vittoria della vita che il Padre vuole comunicare all’umanità.
Quindi passa a noi: coloro che credono in Gesù devono stare con lui per gustare la vita piena, anche passando attraverso la croce. Chi sceglie di fare della propria vita un dono per gli altri, e non la consuma per se stesso, condividerà il modo di vivere e di donare la vita di Cristo e sarà onorato dal Padre, cioè condividerà la vita stessa di Gesù, per sempre.
Segue un’altra integrazione dei sinottici. Giovanni non ha la drammatica preghiera di Gesù nel Getsemani, la sostituisce con la consapevolezza di Gesù di essere giunto alla sua “ora”, per arrivare alla quale si è incarnato e ha rivelato con molti “segni” il progetto di amore del Padre. È turbato, ma deciso, per questo la sua preghiera diventa una richiesta al Padre di glorificare il suo nome. La traduzione è: «Padre, mostra agli uomini attraverso di me fino a che punto arriva il tuo amore per loro», e la risposta del Padre si può esprimere in questi termini: «L’ho mostrato, inviando te nel mondo e lo mostrerò fino al punto estremo, quando tu salirai sulla croce e donerai lo Spirito. Allora tutti potranno vedere che il mio e il tuo amore per loro è senza limiti».
Così si realizza la salvezza dell’umanità, così saranno sconfitti il regno delle tenebre e il padre della menzogna. Così Gesù, innalzato sul trono della croce, donando il suo Spirito, sprigionerà l’energia divina che attirerà a lui tutti gli uomini che vorranno guardare a lui e credere in lui.

SPUNTI PER L’ATTUALIZZAZIONE E LA PREGHIERA

  1.  Anche noi abbiamo lo stesso desiderio di “vedere” Gesù? Lo possiamo incontrare e conoscere dentro di noi, se lo contempliamo mentre fa della sua vita il dono all’umanità, e nei fratelli, se riconosciamo in loro il dono della vita divina che li rende nuovi.
  2.  Anche noi vogliamo “seguire” e “servire” Gesù? È la strada che egli ci offre per essere con lui e sperimentare l’amore del Padre (è questa la nostra “onorificenza”). Per essere sicuri di essere con Gesù, verifichiamo quanto e come facciamo della nostra vita un dono per i fratelli, come ha fatto lui.
  3.  Chi si concentra sulla “morte” del chicco si spaventa. Ma il Signore da noi non vuole la “morte”, ma l’accoglienza della vita piena, che lui ci dona, e la capacità di portare vita agli altri, anche passando attraverso la croce. Così Gesù ha «prodotto molto frutto», così anche noi rendiamo feconda la nostra vita, e non la conserviamo egoisticamente per noi stessi, donandola a nostra volta.
  4.  Il profumo dell’amore vero e totale che dalla croce si spande nel mondo ci attira verso Gesù. Noi, Chiesa e cristiani di oggi, non possiamo “convincere” nessuno a credere. Solo se diffondiamo lo stesso profumo di Cristo, è possibile che uomini e donne del nostro mondo si lascino attirare verso Gesù.

PROPOSTA DI IMPEGNO 

Accettiamo qualche sofferenza, offrendola al Signore, per un nostro fratello in difficoltà.

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2. introduzioni – V DOMENICA DI QUARESIMA

17 MARZO

V DOMENICA DI QUARESIMA

«…ATTIRERÒ TUTTI A ME»

La nuova alleanza non si realizza con il sangue degli animali, ma con il sacrificio del Figlio di Dio sulla croce. Per il mondo la sua morte è segno di ignominia, per chi crede la croce è il trono della gloria del re dell’universo e salvatore dell’umanità. L’obbedienza filiale di Gesù porta a compimento la missione messianica, anticipa la risurrezione e apre le porte del Paradiso a tutti i credenti.

PRIMA LETTURA

Concluderò un’alleanza nuova e non ricorderò più il peccato.
Israele non è stato capace di essere fedele all’alleanza stipulata al monte Sinai. I suoi numerosi tradimenti l’hanno condotto alla separazione da Dio, alla divisione, alla sconfitta e al primo esilio. La Legge scritta sulla pietra non è bastata. Il Signore promette una nuova alleanza, con una legge scritta nel cuore, che alimenti dall’interno il desiderio della fedeltà.

SALMO RESPONSORIALE   

Dal Salmo 50 (51)

Davide, presa coscienza del proprio peccato, invoca da Dio il perdono e il rinnovamento del cuore e della vita.

SECONDA LETTURA

Imparò l’obbedienza e divenne causa di salvezza eterna.

L’autore invita i cristiani a guardare a Gesù, non come un maestro che insegna teorie, ma come un fratello che ha attraversato la vita, affrontando le tentazioni e le difficoltà di tutti noi. Ha avuto paura e angoscia di fronte alla sofferenza e alla morte, si è affidato con totale abbandono all’amore del Padre, è rimasto fedele sulla croce e con la sua obbedienza ha ottenuto la salvezza di tutti i suoi fratelli.

VANGELO

Se il chicco di grano caduto in terra muore, produce molto frutto.
I Greci che desiderano vedere Gesù, passando per i discepoli, sono l’anticipo di tutti i pagani che conosceranno Gesù attraverso la Chiesa. Per Giovanni questo episodio, molto semplice, introduce la presentazione del volto autentico di Gesù: è il Messia che arriverà alla gloria, non con la potenza, ma con l’offerta della sua vita, che, come seme piantato, porterà il frutto della salvezza dell’umanità.

 

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4. Letture – V DOMENICA DI QUARESIMA

17 MARZO

V DOMENICA DI QUARESIMA

«…ATTIRERÒ TUTTI A ME»

PRIMA LETTURA

Concluderò un’alleanza nuova e non ricorderò più il peccato.
Israele non è stato capace di essere fedele all’alleanza stipulata al monte Sinai. I suoi numerosi tradimenti l’hanno condotto alla separazione da Dio, alla divisione, alla sconfitta e al primo esilio. La Legge scritta sulla pietra non è bastata. Il Signore promette una nuova alleanza, con una legge scritta nel cuore, che alimenti dall’interno il desiderio della fedeltà.

Dal libro del profeta Geremia Ger 31,31-34
Ecco, verranno giorni – oracolo del Signore –, nei quali con la casa d’Israele e con la casa di Giuda concluderò un’alleanza nuova. Non sarà come l’alleanza che ho concluso con i loro padri, quando li presi per mano per farli uscire dalla terra d’Egitto, alleanza che essi hanno infranto, benché io fossi loro Signore. Oracolo del Signore.
Questa sarà l’alleanza che concluderò con la casa d’Israele dopo quei giorni – oracolo del Signore – : porrò la mia legge dentro di loro, la scriverò sul loro cuore. Allora io sarò il loro Dio ed essi saranno il mio popolo. Non dovranno più istruirsi l’un l’altro, dicendo: «Conoscete il Signore», perché tutti mi conosceranno, dal più piccolo al più grande – oracolo del Signore –, poiché io perdonerò la loro iniquità e non ricorderò più il loro peccato.

Parola di Dio.

SALMO RESPONSORIALE   

Dal Salmo 50 (51)

Davide, presa coscienza del proprio peccato, invoca da Dio il perdono e il rinnovamento del cuore e della vita.

Crea in me, o Dio, un cuore puro.

Pietà di me, o Dio, nel tuo amore;
nella tua grande misericordia cancella la mia iniquità.
Lavami tutto dalla mia colpa,
dal mio peccato rendimi puro.

Crea in me, o Dio, un cuore puro,
rinnova in me uno spirito saldo.
Non scacciarmi dalla tua presenza
e non privarmi del tuo santo spirito.

Rendimi la gioia della tua salvezza,
sostienimi con uno spirito generoso.
Insegnerò ai ribelli le tue vie
e i peccatori a te ritorneranno.

SECONDA LETTURA

Imparò l’obbedienza e divenne causa di salvezza eterna.

L’autore invita i cristiani a guardare a Gesù, non come un maestro che insegna teorie, ma come un fratello che ha attraversato la vita, affrontando le tentazioni e le difficoltà di tutti noi. Ha avuto paura e angoscia di fronte alla sofferenza e alla morte, si è affidato con totale abbandono all’amore del Padre, è rimasto fedele sulla croce e con la sua obbedienza ha ottenuto la salvezza di tutti i suoi fratelli.

Dalla lettera agli Ebrei Eb 5,7-9

Cristo, nei giorni della sua vita terrena, offrì preghiere e suppliche, con forti grida e lacrime, a Dio che poteva salvarlo da morte e, per il suo pieno abbandono a lui, venne esaudito.
Pur essendo Figlio, imparò l’obbedienza da ciò che patì e, reso perfetto, divenne causa di salvezza eterna per tutti coloro che gli obbediscono.

Parola di Dio.

CANTO AL VANGELO       

Gv 12,26

Lode e onore a te, Signore Gesù!

Se uno mi vuole servire, mi segua, dice il Signore,
e dove sono io, là sarà anche il mio servitore.

Lode e onore a te, Signore Gesù!

VANGELO

Se il chicco di grano caduto in terra muore, produce molto frutto.
I Greci che desiderano vedere Gesù, passando per i discepoli, sono l’anticipo di tutti i pagani che conosceranno Gesù attraverso la Chiesa. Per Giovanni questo episodio, molto semplice, introduce la presentazione del volto autentico di Gesù: è il Messia che arriverà alla gloria, non con la potenza, ma con l’offerta della sua vita, che, come seme piantato, porterà il frutto della salvezza dell’umanità.

Dal vangelo secondo Giovanni Gv 12,20-33

In quel tempo, tra quelli che erano saliti per il culto durante la festa c’erano anche alcuni Greci. Questi si avvicinarono a Filippo, che era di Betsàida di Galilea, e gli domandarono: «Signore, vogliamo vedere Gesù».
Filippo andò a dirlo ad Andrea, e poi Andrea e Filippo andarono a dirlo a Gesù. Gesù rispose loro: «È venuta l’ora che il Figlio dell’uomo sia glorificato. In verità, in verità io vi dico: se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto. Chi ama la propria vita, la perde e chi odia la propria vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna. Se uno mi vuole servire, mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servitore. Se uno serve me, il Padre lo onorerà. Adesso l’anima mia è turbata; che cosa dirò? Padre, salvami da quest’ora? Ma proprio per questo sono giunto a quest’ora! Padre, glorifica il tuo nome».
Venne allora una voce dal cielo: «L’ho glorificato e lo glorificherò ancora!».
La folla, che era presente e aveva udito, diceva che era stato un tuono. Altri dicevano: «Un angelo gli ha parlato». Disse Gesù: «Questa voce non è venuta per me, ma per voi. Ora è il giudizio di questo mondo; ora il principe di questo mondo sarà gettato fuori. E io, quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me». Diceva questo per indicare di quale morte doveva morire.

Parola del Signore.