28 LUGLIO
XVII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO
PANE CONDIVISO
COMMENTO
Giovanni non racconta l’istituzione dell’Eucaristia, ma ha il capitolo VI che parla abbondantemente del corpo e del sangue di Gesù e della necessità di cibarsene, per ricevere la vita stessa di Dio, quella eterna. Il legame con la Pasqua è espresso chiaramente. La situazione creata è favorevole: una grande folla che cerca il Signore, il luogo solitario, la fame.
Gesù alza gli occhi, legge il bisogno delle persone e decide di prendersene carico. Egli sa già quello che vuole fare, ma prima mette alla prova Filippo, cioè gli dà l’opportunità di mettere a frutto la sua conoscenza e la sua fede in Gesù. Ma sia lui che Andrea non si mostrano all’altezza della situazione. Così i due apostoli faranno un passo avanti nella conoscenza di Gesù, solo sperimentando la distanza tra quello che loro pensano di lui e quello che egli effettivamente è ed è capace di fare. È il tema della fede che in questo capitolo si intreccia strettamente con quello eucaristico. Infatti, quando la folla vorrà farlo re, Gesù si sottrarrà perché non solo non lo conoscono e non hanno fede, ma vogliono fare di lui un personaggio totalmente diverso dal messia obbediente al Padre, che salva il mondo, dando la propria vita.
Alcuni commentatori non vedono nulla di particolare nella menzione di un ragazzo, se non un collegamento con il servo di Eliseo, cui il profeta ordina di portare il pane moltiplicato davanti alla gente. Intanto noi possiamo notare che questo segno, così importante nel vangelo di Giovanni, ha inizio dalla volontà di Gesù e dalla disponibilità di un ragazzo, persona senza importanza per gli adulti, che mette a disposizione quello che ha: egli diventa così una primizia della nuova umanità. Per questo risulta interessante la nota di alcuni autori, che vedono in questo ragazzo ogni discepolo, chiamato a mettere a disposizione del Signore tutto quello che ha, perché sia condiviso e colmi la fame di chi ha bisogno.
Il miracolo avviene sotto gli occhi di tutti e tutti mangiano il pane; Giovanni però sottolinea l’aspetto eucaristico, usando i verbi dell’Eucaristia e facendo ordinare a Gesù di raccogliere gli avanzi: nulla del dono di Dio deve andare sprecato. L’Eucaristia è il sacramento dell’amore e della vita di Dio, comunicati attraverso il corpo e il sangue di Cristo: tutto questo amore va vissuto nella comunità e distribuito secondo i tempi e i bisogni di ciascuno. Quello che avanza dal banchetto deve essere riservato anche per chi non ha potuto essere presente o entrerà più tardi nella comunità?
Ogni parrocchia che si specchia in questo brano è invitata ad attirare la folla, a guardarla con amore, a scoprire i suoi bisogni, visibili e invisibili, a decidere di andarvi incontro, a coinvolgere tutti quelli che possono aiutarla, a valorizzare anche persone e risorse ritenute insufficienti o insignificanti, a sollevare gli occhi al cielo e benedire il poco che ha, a fidarsi della potenza di Dio e a distribuire tutto ciò che ha. I miracoli Dio è capace di farli anche oggi.
Ciascuno di noi può riconoscersi nella folla quando, sperimentata la potenza di Gesù, gli chiede di diventare re, per risolvere i propri problemi quotidiani. Mettendoci di fronte a lui, siamo invitati a domandarci se desideriamo lui e il suo amore o la sua potenza a nostro servizio. La differenza è tra la fede e il tentativo di impossessarsi di Gesù.
SPUNTI PER L’ATTUALIZZAZIONE E LA PREGHIERA
- Filippo risponde sul piano “economico” e ritiene che, non avendo denaro sufficiente, non si possa provvedere: resta paralizzato. È lontano dalla mentalità di Gesù. Circa il prendersi cura dei bisogni dei fratelli, consideriamo anche noi determinante la copertura finanziaria preventiva? Con questo criterio, Don Bosco non avrebbe fatto nulla per i suoi ragazzi.
- Andrea ha trovato una risorsa “materiale”, ma la giudica irrisoria e rimane scoraggiato e inerte. Non ha fiducia nella potenza dell’amore di Gesù. Quante volte abbiamo ritenuto insufficienti le risorse umane e spirituali in nostro possesso? Contando solo su di noi abbiamo perso di vista di essere semplicemente dei collaboratori di Gesù.
- Il ragazzo mette il suo poco e il suo tutto nelle mani di Gesù. Avviene il miracolo. Guardiamo la nostra vita e lodiamo il Signore per i miracoli che ha compiuto, quando, senza fare calcoli, abbiamo messo nelle sue mani noi stessi e le nostre capacità.
- La folla, invece di credere, vuole servirsi di Gesù per i propri scopi. Il Signore si sottrae. Pretendiamo anche noi che Gesù faccia ciò che vogliamo noi? Come reagiamo quando non ci risponde?
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PROPOSTA DI IMPEGNO DELLA SETTIMANA
Con il poco che abbiamo, proviamo ad aiutare una persona bisognosa, fidandoci che il Signore interverrà.