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3. Commento alle Letture – XXV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

24 SETTEMBRE
XXV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO
«… TU SEI INVIDIOSO PERCHÉ IO SONO BUONO?»

COMMENTO

Questa parabola si muove in un campo molto caldo oggi, quello del lavoro. Il tema però non è l’equità del salario, piuttosto ci invita a capire come funziona il regno di Dio.
La comunità di Matteo era composta in gran parte di cristiani provenienti dall’ebraismo. In essa si era creata qualche tensione dottrinale e pratica con quelli provenienti dal paganesimo. Per questo Matteo sente il bisogno di sottolineare l’uguaglianza realizzata dalla misericordia di Dio tra tutti i credenti.
Il padrone che esce a chiamare operai a tutte le ore è Dio stesso che in ogni tempo chiama popoli e singole persone a lavorare nel mondo per portare frutti di salvezza. Assicura un salario a tutti. La fine della giornata rappresenta la fine dei tempi, quando tutti quelli che hanno lavorato, poco o molto, saranno ricompensati. I lavoratori della prima ora sono gli Ebrei, appartenenti al popolo eletto del Primo Testamento, ma convertiti a Gesù, che ritengono di aver diritto a una considerazione e a una ricompensa maggiore nella comunità e nel regno e si lamentano che gli ex pagani siano considerati e valorizzati sullo stesso piano loro, arrivando a considerare Dio ingiusto.
La reazione del padrone è durissima: «prendi il tuo e vattene!». Siccome siamo nel regno e il denaro rappresenta il dono della vita eterna (per questo è uguale per tutti, non se ne può dare solo un pezzo), la parabola assicura il giusto compenso a chi ha lavorato, ma dice con forza che chi ritiene di essere davanti agli altri nel regno si ritroverà ultimo. Il «vattene» è uno schiaffo del vangelo a chi si ritiene superiore o migliore e quindi più «meritevole», affinché rientri in se stesso e si converta con più verità e umiltà, imparando a condividere la gioia del Padre che vuole tutti salvi ed è giusto con tutti e misericordioso con i più deboli e con chi lo ha conosciuto più tardi degli altri. Nel regno e nella comunità non hanno posto invidia e pretese orgogliose, ma comunione e condivisione fraterna dei doni dell’amore del Signore. Chi è entrato prima, deve essere contento per aver goduto dell’amore del Signore, fin dalla giovinezza, e, avendo imparato a somigliare al Padre, sarà felice, se l’amore gratuito del Padre raggiunge e salva anche i più lontani e distratti.

SPUNTI PER L’ATTUALIZZAZIONE E LA PREGHIERA

  1. Questa parabola contesta la religione del merito, tipica dei farisei, e promuove quella dell’amore gratuito di Dio. È una bella notizia per tutti, non solo per i peccatori. Chi di noi può presentare a Dio il conto dei propri meriti?
  2. Il Padre non si arrende, scende sulla piazza del mondo a qualunque ora per invitarci a lavorare nella sua vigna, che è la Chiesa. Il lavoro consiste nel vivere da fratelli e portare la bella notizia della salvezza a tutti. Beato chi accetta da subito.
  3. Dio Padre corre il rischio di essere contestato, ma privilegia i più deboli, i più poveri, gli emarginati, i peccatori. Come mai quelli che hanno scelto di servirlo non condividono questo suo modo di pensare e di agire? Anzi sono invidiosi? Si sentono defraudati, perché non si sono «divertiti» abbastanza in questa vita?
  4. Il salario consiste nel condividere la stessa vita di Dio in Paradiso. Il Signore non dà di più e neanche di meno. Non c’è ingiustizia, c’è solo amore, incomprensibile per chi non ama.

PROPOSTA DI IMPEGNO DELLA SETTIMANA

Fare un atto gratuito di carità, meglio se di nascosto.

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2. introduzioni – XXV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

24 SETTEMBRE
XXV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO
«… TU SEI INVIDIOSO PERCHÉ IO SONO BUONO?»

PRIMA LETTURA

I miei pensieri non sono i vostri pensieri.
Il profeta Isaia parla al popolo di Dio in esilio a Babilonia e lo invita a convertirsi. Deve cambiare l’immagine di Dio che Israele si raffigura secondo il proprio modo di vedere e di pensare. Dio è diverso dagli uomini e non ragiona come loro, i suoi sono pensieri di misericordia e di pace, non di rivalsa e di vendetta contro gli altri popoli.

SALMO RESPONSORIALE

Dal Salmo 144 (145)

Il salmista loda e benedice il Signore per la sua bontà e tenerezza verso tutte le creature. Egli non guarda le apparenze, ma apprezza la sincerità del cuore in chiunque si rivolge a lui per chiedere aiuto.

 

SECONDA LETTURA

Per me il vivere è Cristo.
I Filippesi si erano prodigati per aiutare Paolo, che si trovava in prigione a Efeso. La sua lettera è espressione del profondo affetto che lo lega alla comunità di Filippi. Comincia a sentire la stanchezza e vorrebbe raggiungere Cristo, ma è disposto a restare in questo mondo per continuare la sua missione a vantaggio delle chiese da lui fondate.

VANGELO

Sei invidioso perché io sono buono?
Questa parabola e quella del Padre misericordioso si illuminano a vicenda: da una parte l’amore misericordioso di Dio che si dona gratuitamente a tutti, privilegiando gli ultimi e i peccatori, dall’altra l’invidia di coloro che, considerando Dio un padrone, pretendono che vengano riconosciuti i loro meriti, sentendosi migliori degli altri.

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4. Letture – XXV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

24 SETTEMBRE
XXV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO
«… TU SEI INVIDIOSO PERCHÉ IO SONO BUONO?»

PRIMA LETTURA

I miei pensieri non sono i vostri pensieri.
Il profeta Isaia parla al popolo di Dio in esilio a Babilonia e lo invita a convertirsi. Deve cambiare l’immagine di Dio che Israele si raffigura secondo il proprio modo di vedere e di pensare. Dio è diverso dagli uomini e non ragiona come loro, i suoi sono pensieri di misericordia e di pace, non di rivalsa e di vendetta contro gli altri popoli.

Dal libro del profeta Isaia             Is 55,6-9

Cercate il Signore, mentre si fa trovare, invocatelo, mentre è vicino.
L’empio abbandoni la sua via
e l’uomo iniquo i suoi pensieri;
ritorni al Signore che avrà misericordia di lui e al nostro Dio che largamente perdona.
Perché i miei pensieri non sono i vostri pensieri, le vostre vie non sono le mie vie.
Oracolo del Signore.
Quanto il cielo sovrasta la terra,
tanto le mie vie sovrastano le vostre vie,
i miei pensieri sovrastano i vostri pensieri.

Parola di Dio.

SALMO RESPONSORIALE

Dal Salmo 144 (145)

Il salmista loda e benedice il Signore per la sua bontà e tenerezza verso tutte le creature. Egli non guarda le apparenze, ma apprezza la sincerità del cuore in chiunque si rivolge a lui per chiedere aiuto.

Il Signore è vicino a chi lo invoca.

Ti voglio benedire ogni giorno,
lodare il tuo nome in eterno e per sempre.
Grande è il Signore e degno di ogni lode;
senza fine è la sua grandezza.

Misericordioso e pietoso è il Signore,
lento all’ira e grande nell’amore.
Buono è il Signore verso tutti,
la sua tenerezza si espande su tutte le creature.

Giusto è il Signore in tutte le sue vie
e buono in tutte le sue opere.
Il Signore è vicino a chiunque lo invoca,
a quanti lo invocano con sincerità.

SECONDA LETTURA

Per me il vivere è Cristo.
I Filippesi si erano prodigati per aiutare Paolo, che si trovava in prigione a Efeso. La sua lettera è espressione del profondo affetto che lo lega alla comunità di Filippi. Comincia a sentire la stanchezza e vorrebbe raggiungere Cristo, ma è disposto a restare in questo mondo per continuare la sua missione a vantaggio delle chiese da lui fondate.

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Filippesi            Fil 1,20c-24.27a

Fratelli, Cristo sarà glorificato nel mio corpo, sia che io viva sia che io muoia.
Per me infatti il vivere è Cristo e il morire un guadagno.
Ma se il vivere nel corpo significa lavorare con frutto, non so davvero che cosa scegliere.
Sono stretto infatti fra queste due cose: ho il desiderio di lasciare questa vita per essere con Cristo, il che sarebbe assai meglio; ma per voi è più necessario che io rimanga nel corpo.
Comportatevi dunque in modo degno del vangelo di Cristo.

Parola di Dio.

CANTO AL VANGELO             

At 16,14b

Alleluia, alleluia.

Apri, Signore, il nostro cuore
e accoglieremo le parole del Figlio tuo.

Alleluia.

VANGELO

Sei invidioso perché io sono buono?
Questa parabola e quella del Padre misericordioso si illuminano a vicenda: da una parte l’amore misericordioso di Dio che si dona gratuitamente a tutti, privilegiando gli ultimi e i peccatori, dall’altra l’invidia di coloro che, considerando Dio un padrone, pretendono che vengano riconosciuti i loro meriti, sentendosi migliori degli altri.

Dal vangelo secondo Matteo      Mt 20,1-16

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: «Il regno dei cieli è simile a un padrone di casa che uscì all’alba per prendere a giornata lavoratori per la sua vigna. Si accordò con loro per un denaro al giorno e li mandò nella sua vigna. Uscito poi verso le nove del mattino, ne vide altri che stavano in piazza, disoccupati, e disse loro: “Andate anche voi nella vigna; quello che è giusto ve lo darò”. Ed essi andarono. Uscì di nuovo verso mezzogiorno e verso le tre, e fece altrettanto. Uscito ancora verso le cinque, ne vide altri che se ne stavano lì e disse loro: “Perché ve ne state qui tutto il giorno senza far niente?”. Gli risposero: “Perché nessuno ci ha presi a giornata”. Ed egli disse loro: “Andate anche voi nella vigna”. Quando fu sera, il padrone della vigna disse al suo fattore: “Chiama i lavoratori e dai loro la paga, incominciando dagli ultimi fino ai primi”. Venuti quelli delle cinque del pomeriggio, ricevettero ciascuno un denaro. Quando arrivarono i primi, pensarono che avrebbero ricevuto di più. Ma anch’essi ricevettero ciascuno un denaro. Nel ritirarlo, però, mormoravano contro il padrone dicendo: “Questi ultimi hanno lavorato un’ora soltanto e li hai trattati come noi, che abbiamo sopportato il peso della giornata e il caldo”.
Ma il padrone, rispondendo a uno di loro, disse: “Amico, io non ti faccio torto. Non hai forse concordato con me per un denaro? Prendi il tuo e vattene. Ma io voglio dare anche a quest’ultimo quanto a te: non posso fare delle mie cose quello che voglio? Oppure tu sei invidioso perché io sono buono?”. Così gli ultimi saranno primi e i primi, ultimi».

Parola del Signore.

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5. Preghiere di perdono e dei fedeli – XXV DOMENICA TEMPO ORDINARIO

24 SETTEMBRE
XXV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO
«… TU SEI INVIDIOSO PERCHÉ IO SONO BUONO?»

PERDONO

  • Signore, sovente ti abbiamo attribuito il nostro modo di pensare e di agire. Kyrie eleison
  • Cristo, molte volte ti abbiamo criticato perché non punisci i peccatori. Christe eleison.
  • Signore, non siamo stati capaci di amare i fratelli in modo gratuito. Kyrie eleison.

PREGHIERA UNIVERSALE

Il Signore ci propone di rinunciare a misurare i suoi pensieri con il nostro metro e a metterci umilmente alla ricerca del suo vero volto.
Diciamo insieme: Ascoltaci, o Signore.

  • Affinché i vescovi, i presbiteri, i diaconi e i laici accolgano ogni giorno con gioia l’invito a lavorare nella tua vigna. Preghiamo.
  • Affinché nessuno si senta incapace o indegno di lavorare nella Chiesa per servire i fratelli. Preghiamo.
  • Affinché impariamo a condividere con te l’ansia e il desiderio di coinvolgere tutti gli uomini nell’opera di salvezza del mondo. Preghiamo.
  • Affinché il tuo amore misericordioso e gratuito ci educhi a vincere ogni invidia. Preghiamo.

O Padre, tu ci hai proposto di cooperare liberamente con te all’edificazione del tuo Regno. Donaci il tuo Spirito, che ci aiuti a diffondere il tuo amore tra coloro che ancora non ti conoscono. Per Cristo nostro Signore.

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6. Vignetta di RobiHood – XXV domenica tempo ordinario

24 SETTEMBRE

XXV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO 

«…TU SEI INVIDIOSO PERCHÉ IO SONO BUONO?»

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Pubblicazioni di Roberto Benotti (RobyHood) presso Elledici:

Laudato sii

Ancilla Domini

Un anno straordinario

Sorrisi divini

I Love Francesco

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3. Commento alle Letture – XXIV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

17 SETTEMBRE
XXIV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO
«… SE NON PERDONERETE DI CUORE»

COMMENTO

Come sempre Pietro si fa portavoce degli altri apostoli, Matteo lo considera anche portavoce della sua comunità che si interrogava sul perdono. Anche noi facciamo nostra la domanda, perché il comando del perdono dei fratelli ci tocca nel profondo e ci crea non poche difficoltà.
Pietro nella sua domanda-proposta, dicendo «sette volte», ritiene di esagerare, dal momento che nella teologia ebraica Dio perdona lo stesso peccato tre volte e il giudeo osservante è tenuto a imitarlo, alla quarta offesa poteva rivolgersi alla legge. Gesù corregge questa immagine di Dio, e rivela che egli perdona sempre. Per questo impegna i suoi discepoli a sintonizzarsi sulla stessa lunghezza d’onda.
Nella legge ebraica, al tempo di Gesù, non era consentito vendere i familiari del debitore né torturare. Perciò il re di cui parla il Signore è un pagano, che qui assume il ruolo di immagine del Padre di Gesù e nostro: è eccessivamente misericordioso, ma lo fa perché lui è buono e perché spera così di offrire un esempio e una motivazione forte, affinché i suoi figli imparino da lui a perdonare tutto e sempre.
L’attenzione poi si sposta proprio sul servo: dopo aver sperimentato l’infinita misericordia del re, solo per averlo supplicato, e uscito libero dalla sua condizione di debitore insolvente, non sente il bisogno della riconoscenza né verso il re né verso Dio, anzi non perde tempo a togliere il respiro e a far gettare in prigione chi gli doveva una somma irrisoria rispetto al condono ricevuto. La sproporzione tra diecimila talenti e cento denari è un pallido esempio della diversità che c’è tra il dono che riceviamo da Dio e quello che possiamo e dobbiamo fare ai fratelli.
Il suo comportamento scandaloso indigna gli altri e lo trascina di nuovo di fronte al re e alle sue responsabilità. Questa volta non ha neanche il coraggio di ripetere la preghiera, dimostrando così che il dono ricevuto non gli ha cambiato il cuore verso il Signore e verso i fratelli.
E qui conviene fare una distinzione tra il re pagano della parabola e Dio Padre. Non è Dio che non perdona più, è il cuore dell’uomo che è incapace di accogliere il dono della salvezza. Così le parole «… finché non avesse restituito tutto il dovuto», possono indicare che il Signore aspetta e spera sempre che il «servo malvagio» converta il proprio cuore e la propria vita.
La conclusione di Gesù è un capolavoro di arte pedagogica: dopo averci portato a condividere l’indignazione dei «compagni», repentinamente ci costringe a guardarci dentro e a chiederci se anche noi siamo stati «servi malvagi». Non ci sono sconti, c’è solo una strada per la salvezza di ciascuno di noi e delle comunità: imitare la misericordia di Dio.

SPUNTI PER L’ATTUALIZZAZIONE E LA PREGHIERA

  1. Se è vero che nella nostra cultura si è perso il senso del peccato, è anche vero che è cresciuto il senso dei torti che riceviamo dagli altri; esso produce chiusura del cuore, desiderio di rivalsa e di vendetta. L’esperienza e la consapevolezza della misericordia di Dio verso di noi ci rende capaci di perdonare il fratello.
  2. Il perdono è ritenuto difficile da tutti. Ma perdonare non significa fare violenza ai sentimenti feriti, che pure hanno bisogno di tempo per guarire; invece è, in verità, un atto di fede, una scelta spirituale che nasce dalla misericordia del Padre ricevuta. Il perdono del fratello, offerto a Dio, progressivamente guarisce il cuore e rende possibile la riconciliazione.
  3. È bene stare molto attenti quando preghiamo il Padre nostro. Per essere veri, possiamo dirlo solo se abbiamo perdonato tutti i nostri fratelli, anche quelli che ancora non ci hanno chiesto perdono.
  4. Per qualcuno può essere più difficile chiedere perdono che perdonare. Chi ha l’umiltà di chiedere sinceramente perdono a Dio e ai fratelli, certamente è capace di perdonare le offese ricevute.

PROPOSTA DI IMPEGNO DELLA SETTIMANA

Chiedere perdono a un fratello che abbiamo offeso, oppure offrire a Dio il perdono dato a chi ci ha fatto un torto.

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2. introduzioni – XXIV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

17 SETTEMBRE
XXIV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO
«… SE NON PERDONERETE DI CUORE»

PRIMA LETTURA

Perdona l’offesa al tuo prossimo e per la tua preghiera ti saranno rimessi i peccati.
La reazione a un’offesa o a una violenza è un fatto istintivo, ma non risolve i contrasti, anzi li acuisce. La Bibbia, già nel Primo Testamento, educa il popolo di Israele prima a misurare le reazioni, poi a non vendicarsi, infine a essere misericordiosi, per ottenere la misericordia di Dio.

SALMO RESPONSORIALE    

Dal Salmo 102 (103)

Il salmista eleva questo inno di lode alla misericordia del Signore. Egli si fa voce di tutto il popolo per lodare Dio che perdona e lui per primo lo ringrazia perché ha sperimentato l’amore misericordioso di Dio.

SECONDA LETTURA

Sia che viviamo, sia che moriamo, siamo del Signore.
Nelle comunità ci possono essere diversi modi di intendere la vita alla sequela di Gesù. Così era a Roma, così è in molti luoghi anche oggi. San Paolo offre un principio a cui tutti debbono attenersi: fare tutto per il Signore e non per se stessi. Se si vive così, le diversità non porteranno a divisioni, ma arricchiranno la comunità.

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani                Rm 14,7-9

VANGELO

Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette.
Il capitolo sulla vita comunitaria si chiude con l’insegnamento sul perdono. C’è un abisso tra i debiti che l’uomo ha con Dio e i debiti tra i fratelli. Dio condona tutto, così insegna (e dà l’esempio) che anche noi dobbiamo perdonare sempre, senza calcoli.

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4. Letture – XXI:V DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

17 SETTEMBRE
XXIV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO
«… SE NON PERDONERETE DI CUORE»

PRIMA LETTURA

Perdona l’offesa al tuo prossimo e per la tua preghiera ti saranno rimessi i peccati.
La reazione a un’offesa o a una violenza è un fatto istintivo, ma non risolve i contrasti, anzi li acuisce. La Bibbia, già nel Primo Testamento, educa il popolo di Israele prima a misurare le reazioni, poi a non vendicarsi, infine a essere misericordiosi, per ottenere la misericordia di Dio.

Dal libro del Siracide                     Sir 27,33−28,9 (NV) [gr. 27,30−28,7]

Rancore e ira sono cose orribili, e il peccatore le porta dentro.
Chi si vendica subirà la vendetta del Signore, il quale tiene sempre presenti i suoi peccati. Perdona l’offesa al tuo prossimo
e per la tua preghiera ti saranno rimessi i peccati. Un uomo che resta in collera verso un altro uomo, come può chiedere la guarigione al Signore?
Lui che non ha misericordia per l’uomo suo simile, come può supplicare per i propri peccati?
Se lui, che è soltanto carne, conserva rancore, come può ottenere il perdono di Dio?
Chi espierà per i suoi peccati? Ricòrdati della fine e smetti di odiare, della dissoluzione e della morte e resta fedele ai comandamenti.
Ricorda i precetti e non odiare il prossimo, l’alleanza dell’Altissimo e dimentica gli errori altrui.

Parola di Dio.

SALMO RESPONSORIALE    

Dal Salmo 102 (103)

Il salmista eleva questo inno di lode alla misericordia del Signore. Egli si fa voce di tutto il popolo per lodare Dio che perdona e lui per primo lo ringrazia perché ha sperimentato l’amore misericordioso di Dio.

Il Signore è buono e grande nell’amore.

Benedici il Signore, anima mia,
quanto è in me benedica il suo santo nome.
Benedici il Signore, anima mia,
non dimenticare tutti i suoi benefici.

Egli perdona tutte le tue colpe,
guarisce tutte le tue infermità,
salva dalla fossa la tua vita,
ti circonda di bontà e misericordia.

Non è in lite per sempre,
non rimane adirato in eterno.
Non ci tratta secondo i nostri peccati
e non ci ripaga secondo le nostre colpe.

Perché quanto il cielo è alto sulla terra,
così la sua misericordia
è potente su quelli che lo temono;
quanto dista l’oriente dall’occidente,
così egli allontana da noi le nostre colpe.

SECONDA LETTURA

Sia che viviamo, sia che moriamo, siamo del Signore.
Nelle comunità ci possono essere diversi modi di intendere la vita alla sequela di Gesù. Così era a Roma, così è in molti luoghi anche oggi. San Paolo offre un principio a cui tutti debbono attenersi: fare tutto per il Signore e non per se stessi. Se si vive così, le diversità non porteranno a divisioni, ma arricchiranno la comunità.

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani                Rm 14,7-9

Fratelli, nessuno di noi vive per se stesso e nessuno muore per se stesso, perché se noi viviamo, viviamo per il Signore, se noi moriamo, moriamo per il Signore. Sia che viviamo, sia che moriamo, siamo del Signore. Per questo infatti Cristo è morto ed è ritornato alla vita: per essere il Signore dei morti e dei vivi.

Parola di Dio.

CANTO AL VANGELO     

Gv 13,34

Alleluia, alleluia.

Vi do un comandamento nuovo, dice il Signore:
come io ho amato voi,
così amatevi anche voi gli uni gli altri.

Alleluia.

VANGELO

Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette.
Il capitolo sulla vita comunitaria si chiude con l’insegnamento sul perdono. C’è un abisso tra i debiti che l’uomo ha con Dio e i debiti tra i fratelli. Dio condona tutto, così insegna (e dà l’esempio) che anche noi dobbiamo perdonare sempre, senza calcoli.

Dal vangelo secondo Matteo            Mt 18,21-35

In quel tempo, Pietro si avvicinò a Gesù e gli disse:
«Signore, se il mio fratello commette colpe contro di me, quante volte dovrò perdonargli? Fino a sette volte?». E Gesù gli rispose: «Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette. Per questo, il regno dei cieli è simile a un re che volle regolare i conti con i suoi servi. Aveva cominciato a regolare i conti, quando gli fu presentato un tale che gli doveva diecimila talenti. Poiché costui non era in grado di restituire, il padrone ordinò che fosse venduto lui con la moglie, i figli e quanto possedeva, e così saldasse il debito. Allora il servo, prostrato a terra, lo supplicava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti restituirò ogni cosa”. Il padrone ebbe compassione di quel servo, lo lasciò andare e gli condonò il debito.
Appena uscito, quel servo trovò uno dei suoi compagni, che gli doveva cento denari. Lo prese per il collo e lo soffocava, dicendo: “Restituisci quello che devi!”. Il suo compagno, prostrato a terra, lo pregava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti restituirò”. Ma egli non volle, andò e lo fece gettare in prigione, fino a che non avesse pagato il debito.
Visto quello che accadeva, i suoi compagni furono molto dispiaciuti e andarono a riferire al loro padrone tutto l’accaduto. Allora il padrone fece chiamare quell’uomo e gli disse: “Servo malvagio, io ti ho condonato tutto quel debito perché tu mi hai pregato. Non dovevi anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te?”. Sdegnato, il padrone lo diede in mano agli aguzzini, finché non avesse restituito tutto il dovuto. Così anche il Padre mio celeste farà con voi se non perdonerete di cuore, ciascuno al proprio fratello».

Parola del Signore.