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3. Commento alle Letture – SANTISSIMA TRINITÀ

26 MAGGIO

SANTISSIMA TRINITÀ

NOI, CASA DELLA TRINITÀ

COMMENTO

Matteo non racconta l’Ascensione e la Pentecoste e affida la conclusione del suo Vangelo all’ultimo incontro di Gesù con gli undici apostoli.
È una piccola sintesi del Vangelo. Gesù ha realizzato la sua missione, si è rivolto al popolo di Israele e ha promulgato la nuova legge sul monte delle beatitudini, è stato rifiutato e ucciso, ma è risorto, ha vinto la morte e, per la sua obbedienza, ha ricevuto dal Padre il potere di salvare tutti gli uomini. Ora deve tornare al Padre e affida agli apostoli il compito di continuare la sua missione.
Anche per questo il saluto avviene in Galilea, che è la regione in cui sono mescolati ebrei e pagani. È il posto più indicato per allargare l’annuncio del Vangelo e la salvezza a coloro che non appartengono a Israele.
Il compito è quello di rendere discepoli tutti i popoli attraverso due azioni costitutive della Chiesa: insegnare il Vangelo, perché sia vissuto, e battezzare, cioè “immergere” le persone nella Trinità, Padre, Figlio e Spirito Santo.
A chi viene affidata questa missione? Agli apostoli… che dubitano!
L’evangelista non dice di cosa dubitano. L’ipotesi che mi convince di più è quella che lega l’atto di prostrarsi all’adorazione che si può dare solo a Dio; probabilmente gli undici, mentre si inginocchiavano, non avevano ancora chiaro nella mente (nel cuore invece sì), se dovevano trattare Gesù in tutto e per tutto alla pari di Dio.
In ogni caso, ciò che conta è che Matteo non ha remore nell’attribuire agli apostoli dei dubbi nello stesso momento in cui vengono investiti della missione che li rende inizio della Chiesa e continuatori visibili della missione di Gesù stesso. Sono uomini che portano sempre con sé i loro limiti umani, ma che non esitano a offrire la loro vita per Cristo, rischiando la persecuzione e il martirio. Il dubbio quindi non contraddice la fede, ma la spinge a diventare sempre più forte, più profonda e consapevole.
Gesù parla anche di potere. È quello che gli serve per salvare l’umanità. È questo il senso ultimo e il valore intrinseco di ogni potere che gli uomini ricevono da Dio o dalla comunità umana, anche nella democrazia. Trasformare il potere in strumento di affermazione di sé e di oppressione degli altri è opera demoniaca. Il padre della menzogna si sforza di deformare tutto ciò che di bello e buono ha realizzato il Creatore nell’umanità, e purtroppo trova chi lo asseconda.
Il volto del potere che Gesù presenta cambierebbe la vita di tutti i popoli.
In conclusione, quel potere gli consente di fare e mantenere una promessa sublime: «Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo».
Quando scrive, Matteo ha già sperimentato la realizzazione di questa promessa e l’ha sperimentata anche la sua comunità. Se conclude il suo vangelo con questa promessa, è per dare coraggio e fiducia a ogni comunità e a ogni credente in Cristo.

SPUNTI PER L’ATTUALIZZAZIONE E LA PREGHIERA

  1. «Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo». Fosse anche solo per questa frase il vangelo di Matteo ci sarebbe molto caro. Possiamo sentirla rivolta proprio a ciascuno di noi, in ogni momento, specialmente quando le cose non ci vanno bene. Potremmo rispondere a Gesù: «Anch’io sono con te tutti i giorni, fino all’ultimo respiro e per l’eternità».
  2. «Andate…». Ma noi siamo qui e non possiamo andare… E poi ci accorgiamo che basta fare anche solo un passo per “andare” verso i familiari, i vicini, le persone che ci passano accanto. Non conta quanti passi dobbiamo fare per andare, ma quanto i passi che facciamo siano pieni di carità, di misericordia, di premura, di comunicazione di vita e di fede.
  3. Forse non abbiamo dubbi di fronte al Signore, ma, quando ci mettiamo di fronte alla morte e al “dopo”, ce ne vengono tanti…, e domande anche senza risposta. Possiamo solo tuffarci nell’oceano della passione, morte e risurrezione di Gesù. E ci basta.
  4. «…insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato». Per insegnare non dobbiamo vivere noi per primi il Vangelo? Andiamo avanti con umiltà e impegno, fidandoci della misericordia del Signore.

PROPOSTA DI IMPEGNO 

Nella preghiera personale ripetiamoci spesso la promessa finale di Gesù.

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4. Letture – 26 MAGGIO SANTISSIMA TRINITÀ

26 MAGGIO

SANTISSIMA TRINITÀ

NOI, CASA DELLA TRINITÀ

PRIMA LETTURA

Il Signore è Dio lassù nei cieli e quaggiù sulla terra; e non ve n’è altro.
Questo brano è scritto per incoraggiare gli Israeliti che sono in esilio a Babilonia e per ricordare loro che il Dio d’Israele non è come gli altri dèi. Egli condivide la storia dei suoi fedeli e interviene per salvarli, come ha fatto in Egitto. Il desiderio di Dio di abitare in mezzo al suo popolo è una piccola e bella anticipazione di quello che Gesù rivelerà riguardo al Padre suo e Padre nostro.

Dal libro del Deuteronomio       Dt 4,32-34.39-40

Mosè parlò al popolo dicendo: «Interroga pure i tempi antichi, che furono prima di te: dal giorno in cui Dio creò l’uomo sulla terra e da un’estremità all’altra dei cieli, vi fu mai cosa grande come questa e si udì mai cosa simile a questa? Che cioè un popolo abbia udito la voce di Dio parlare dal fuoco, come l’hai udita tu, e che rimanesse vivo? O ha mai tentato un dio di andare a scegliersi una nazione in mezzo a un’altra con prove, segni, prodigi e battaglie, con mano potente e braccio teso e grandi terrori, come fece per voi il Signore, vostro Dio, in Egitto, sotto i tuoi occhi? Sappi dunque oggi e medita bene nel tuo cuore che il Signore è Dio lassù nei cieli e quaggiù sulla terra: non ve n’è altro. Osserva dunque le sue leggi e i suoi comandi che oggi ti do, perché sia felice tu e i tuoi figli dopo di te e perché tu resti a lungo nel paese che il Signore, tuo Dio, ti dà per sempre».

Parola di Dio.

SALMO RESPONSORIALE       

Dal Salmo 32 (33)
Il Dio d’Israele è fedele. Le esperienze dei secoli passati alimentano nel salmista una fede profonda e una riconoscenza filiale.

Beato il popolo scelto dal Signore.

Retta è la parola del Signore
e fedele ogni sua opera.
Egli ama la giustizia e il diritto;
dell’amore del Signore è piena la terra.

Dalla parola del Signore furono fatti i cieli,
dal soffio della sua bocca ogni loro schiera.
Perché egli parlò e tutto fu creato,
comandò e tutto fu compiuto.

Ecco, l’occhio del Signore è su chi lo teme,
su chi spera nel suo amore,
per liberarlo dalla morte
e nutrirlo in tempo di fame.

L’anima nostra attende il Signore:
egli è nostro aiuto e nostro scudo.
Su di noi sia il tuo amore, Signore,
come da te noi speriamo.

SECONDA LETTURA

Avete ricevuto lo Spirito che rende figli adottivi, per mezzo del quale gridiamo: «Abbà! Padre!».
Paolo, dopo aver descritto la condizione dell’uomo senza Cristo, schiavo della Legge, del peccato e della morte, invita a contemplare la condizione del cristiano: grazie a Cristo, ricevuto lo Spirito Santo, egli è figlio di Dio, ammesso all’eredità divina, e può rivolgersi a Dio, chiamandolo «Padre».

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani Rm 8,14-17

Fratelli, tutti quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio, questi sono figli di Dio. E voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma avete ricevuto lo Spirito che rende figli adottivi, per mezzo del quale gridiamo: «Abbà! Padre!».
Lo Spirito stesso, insieme al nostro spirito, attesta che siamo figli di Dio. E se siamo figli, siamo anche eredi: eredi di Dio, coeredi di Cristo, se davvero prendiamo parte alle sue sofferenze per partecipare anche alla sua gloria.

Parola di Dio.

CANTO AL VANGELO       

Mt 28,19a.20b

Alleluia, alleluia.

Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo,
a Dio, che è, che era e che viene.

Alleluia.

VANGELO

Battezzate tutti i popoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.
Per Matteo l’ultimo incontro di Gesù con gli apostoli avviene in Galilea. Essi riconoscono in lui il Figlio di Dio, ma non tutti i dubbi sono scomparsi. In questa situazione concreta avviene il passaggio del testimone: la missione di Gesù passa ai discepoli, i quali, grazie al potere del Signore risorto, sono resi capaci di annunciare la salvezza e di battezzare.

Dal vangelo secondo Matteo     Mt 28,16-20

In quel tempo, gli undici discepoli andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro indicato. Quando lo videro, si prostrarono. Essi però dubitarono. Gesù si avvicinò e disse loro: «A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra. Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo».

Parola del Signore.

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5. Preghiere di perdono e dei fedeli – 26 MAGGIO SANTISSIMA TRINITÀ

26 MAGGIO

SANTISSIMA TRINITÀ

NOI, CASA DELLA TRINITÀ

RICHIESTA DI PERDONO

  • Padre, non sempre abbiamo creduto che tu ci vuoi bene da sempre e per sempre. Abbi . Kyrie eleison.
  • Cristo, ci hai rivelato l’amore che regge l’universo, ma noi non abbiamo ancora imparato da te ad amare. Christe eleison.
  • Spirito Santo, spesso abbiamo dimenticato che tu ci mostri la verità e ci dai la forza per seguirla. Kyrie eleison.

PREGHIERA UNIVERSALE

In Gesù si sono manifestare la potenza e la misericordia del Padre, del Figlio e dello Spirito. A loro rivolgiamo la nostra preghiera e diciamo: Santa Trinità, ascoltaci.

  • Affinché ogni uomo sia colmato dei doni della salvezza. Preghiamo.
  • Affinché tutti i cristiani sappiano diffondere nel mondo la luce del Vangelo e l’amore fraterno. Preghiamo.
  • Affinché i governanti delle nazioni trovino le strade che portano a una pace vera e duratura. Preghiamo.
  • Affinché i poveri, i malati e gli emarginati sperimentino l’aiuto delle istituzioni e dei fratelli. Preghiamo.

O Padre, nella tua infinita bontà ci hai inviato tuo Figlio Gesù Cristo e ci hai donato il tuo Santo Spirito. Fa’ che ciascuno di noi sperimenti ogni giorno il tuo amore paterno e misericordioso. Per Cristo nostro Signore.

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6. Vignetta di RobinHood – 26 MAGGIO SANTISSIMA TRINITÀ

26 MAGGIO

SANTISSIMA
TRINITÀ

NOI, CASA DELLA TRINITÀ

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Pubblicazioni di Roberto Benotti (RobyHood) presso Elledici:

Laudato sii

Ancilla Domini

Un anno straordinario

Sorrisi divini

I Love Francesco

Testi e i commenti proposti per domenica 18 FEBBRAIO2024 – I DOMENICA DI QUARESIMA anno B (COLORE VIOLA) 

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3. Commento alle Letture – VI DOMENICA DI PASQUA

5 MAGGIO

VI DOMENICA DI PASQUA

(Giornata mondiale di sensibilizzazione per il sostegno
economico alla Chiesa Cattolica)

«VI HO CHIAMATI AMICI»

COMMENTO

Mettiamoci di fronte a queste parole del vangelo con il cuore aperto, per accogliere la rivelazione del desiderio più profondo di Gesù nella relazione con i suoi discepoli e con noi.
Il Figlio eterno è venuto per fare di noi i figli di Dio come lui, la sua famiglia, ma non è un’opera che rimane fuori di lui, è una missione che introduce nella sua vita una novità: l’amicizia con noi.
Il centro di tutto il brano sono l’amore e l’amicizia nominati dodici volte.
Guardiamoli un po’ più da vicino.
Anzitutto Gesù dice che il suo amore per noi è modellato sull’amore del Padre per lui; quel “come” è di una ricchezza infinita e inesauribile; significa che se il Padre ama il Figlio, comunicando tutto se stesso a lui, così Gesù comunica tutto se stesso a noi. C’è un comandamento da osservare ed è interno all’amore: bisogna amare davvero, senza riserve e senza limiti. Questo rende le persone davvero simili: il Padre si specchia nel Figlio e nel Figlio riconosce se stesso come Padre; il Figlio si specchia nel Padre e guardando lui si riconosce come Figlio. Tutto questo avviene nello Spirito Santo. La stessa cosa succede tra Gesù e noi, se viviamo fino in fondo l’amore filiale, fraterno e di amicizia. La casa dell’amore è la Trinità e noi siamo invitati ad abitarla.
Quindi Gesù passa a mostrare l’amore reciproco più alto, quello che dura per tutta l’eternità, insieme all’amore paterno/materno e filiale/fraterno: l’amicizia. La misura di questo amore è dare la vita, ogni giorno, fino all’ultimo respiro, magari sulla croce.
L’amicizia con Gesù nasce per iniziativa sua e non può essere diversamente; difatti è lui che per primo ci comunica la sua vita e cioè tutto se stesso e tutto ciò che ha di più suo: l’amore e la conoscenza di suo Padre. Di fronte a questo “dono da Dio” la nostra risposta è libera: dipende da noi accettare e vivere questa amicizia divina.
Anche qui c’è un comando che non diminuisce la libertà e la reciprocità: per essere amici di Gesù bisogna somigliargli e quindi amare i fratelli, come lui li ama. Il suo, quindi, è un comandamento che non viene da fuori di noi, non ci schiaccia come un’imposizione dall’esterno, ma tende e vuole liberare tutta la ricchezza del nostro essere e le potenzialità di amore che il Padre ha depositato in noi, dandoci la vita di figli suoi.
Siamo stati creati a immagine del Figlio, quindi tutti siamo stati “costituiti”, cioè strutturati nel corpo e nello spirito, per portare il frutto dei figli: l’amore filiale e fraterno. Questo frutto non è passeggero, ma attraversa la morte e rimane in eterno. Chi vive questo amore, chiede al Padre tutto ciò che è amore e lo riceve nella misura in cui è capace di accoglierlo.

SPUNTI PER L’ATTUALIZZAZIONE E LA PREGHIERA

  1. La gioia vera, quella che niente e nessuno ci possono togliere, è frutto della conoscenza intima di Gesù e di ciò che ci ha rivelato su Dio e sull’uomo. Chi ha sete di Gesù, già nella ricerca appassionata, è pieno di gioia.
  2. L’amore vero, quello che abbiamo visto in Gesù, riempie la vita, ma rimane misterioso nell’origine, nelle motivazioni, nelle sue espressioni concrete e nei frutti che porta. Ma l’abbiamo ricevuto in dono ed è nelle nostre mani. Quando ci lasciamo guidare dall’amore, ci meravigliamo di noi stessi e tocchiamo il cielo con un dito, anche se siamo sulla croce.
  3. Arriva l’estate e sogniamo il mare. C’è un altro mare in cui possiamo immergerci ogni momento per vivere in pienezza: l’amore della Trinità che Gesù ci ha comunicato.
  4. C’è chi non crede all’amore del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, perché non lo vede. Ci sono battezzati che non ne fanno esperienza. Solo l’amore fraterno lo rende visibile e palpabile. Se l’altro non vede e non tocca il nostro amore fraterno, ha diritto di dubitare del nostro amore per Dio.

PROPOSTA DI IMPEGNO 

Rivediamo il nostro modo di trattare i fratelli alla luce del comandamento di Gesù.

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2. introduzioni – V DOMENICA DI QUARESIMA

17 MARZO

V DOMENICA DI QUARESIMA

«…ATTIRERÒ TUTTI A ME»

Chi ha fede sa che Gesù è stato mandato dal Padre nel mondo per salvare tutti gli uomini e fare di loro la famiglia di Dio. Resta strano e suscita sgomento il fatto che Gesù sia rifiutato, proprio da coloro che vuole salvare, eppure è così. Giovanni evangelista offre una spiegazione: chi rifiuta Cristo, preferisce le tenebre alla luce, perché non vuole abbandonare le opere cattive. Il dono di Dio è universale e gratuito, ma non si impone, richiede di essere accolto liberamente.

PRIMA LETTURA

Concluderò un’alleanza nuova e non ricorderò più il peccato.
Israele non è stato capace di essere fedele all’alleanza stipulata al monte Sinai. I suoi numerosi tradimenti l’hanno condotto alla separazione da Dio, alla divisione, alla sconfitta e al primo esilio. La Legge scritta sulla pietra non è bastata. Il Signore promette una nuova alleanza, con una legge scritta nel cuore, che alimenti dall’interno il desiderio della fedeltà.

SALMO RESPONSORIALE   

Dal Salmo 50 (51)

Davide, presa coscienza del proprio peccato, invoca da Dio il perdono e il rinnovamento del cuore e della vita.

SECONDA LETTURA

Imparò l’obbedienza e divenne causa di salvezza eterna.

L’autore invita i cristiani a guardare a Gesù, non come un maestro che insegna teorie, ma come un fratello che ha attraversato la vita, affrontando le tentazioni e le difficoltà di tutti noi. Ha avuto paura e angoscia di fronte alla sofferenza e alla morte, si è affidato con totale abbandono all’amore del Padre, è rimasto fedele sulla croce e con la sua obbedienza ha ottenuto la salvezza di tutti i suoi fratelli.

VANGELO

Se il chicco di grano caduto in terra muore, produce molto frutto.
I Greci che desiderano vedere Gesù, passando per i discepoli, sono l’anticipo di tutti i pagani che conosceranno Gesù attraverso la Chiesa. Per Giovanni questo episodio, molto semplice, introduce la presentazione del volto autentico di Gesù: è il Messia che arriverà alla gloria, non con la potenza, ma con l’offerta della sua vita, che, come seme piantato, porterà il frutto della salvezza dell’umanità.

 

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2. introduzioni – VI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

11 FEBBRAIO

VI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

(Giornata mondiale del malato)

CERCARE CRISTO, PER ESSERE PURIFICATI

PRIMA LETTURA

Il lebbroso se ne starà solo, abiterà fuori dell’accampamento.
In tutte le culture la lebbra era (ed è) ritenuta una malattia ripugnante e i lebbrosi erano esclusi dalla vita pubblica e sociale. Anche in Israele è così, anzi ancora di più perché la lebbra è considerata una punizione di Dio particolarmente severa per i peccati commessi. L’emarginazione sociale e religiosa rende la vita dei lebbrosi senza speranza.

SALMO RESPONSORIALE

Dal Salmo 31 (32)

Per il salmista la beatitudine consiste non nell’innocenza, ma nel riconoscere il proprio peccato e ottenere il perdono da Dio misericordioso.

SECONDA LETTURA

Diventate miei imitatori come io lo sono di Cristo.
Alcuni cristiani di Corinto giustamente ritenevano che, dato che gli idoli non esistono, era lecito mangiare la carne sacrificata nei loro templi e venduta al mercato. L’Apostolo condivide questa posizione, ma invita tutti a curare anzitutto la carità verso coloro che, per la fragilità della loro fede, rimarrebbero scandalizzati da chi mangia queste carni. E si offre come esempio.

VANGELO

La lebbra scomparve da lui ed egli fu purificato.
Solo Dio poteva guarire un lebbroso. Marco colloca all’inizio del vangelo un segno che indica la presenza di Dio in Gesù: è lui il Messia. La proibizione di divulgare il prodigio mira a evitare il sorgere di false attese, perché Gesù sarà un Messia diverso da quello che tutti si attendono. La disobbedienza del lebbroso purificato indica il compito dei discepoli che hanno sperimentato la salvezza: annunciare a tutti che Gesù è il salvatore.

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4. Letture – VI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

11 FEBBRAIO

VI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

(Giornata mondiale del malato)

CERCARE CRISTO, PER ESSERE PURIFICATI

PRIMA LETTURA

Il lebbroso se ne starà solo, abiterà fuori dell’accampamento.
In tutte le culture la lebbra era (ed è) ritenuta una malattia ripugnante e i lebbrosi erano esclusi dalla vita pubblica e sociale. Anche in Israele è così, anzi ancora di più perché la lebbra è considerata una punizione di Dio particolarmente severa per i peccati commessi. L’emarginazione sociale e religiosa rende la vita dei lebbrosi senza speranza.

Dal libro del Levitico         Lv 13,1-2.45-46

Il Signore parlò a Mosè e ad Aronne e disse:
«Se qualcuno ha sulla pelle del corpo un tumore o una pustola o macchia bianca che faccia sospettare una piaga di lebbra, quel tale sarà condotto dal sacerdote Aronne o da qualcuno dei sacerdoti, suoi figli.
Il lebbroso colpito da piaghe porterà vesti strappate e il capo scoperto; velato fino al labbro superiore, andrà gridando: «Impuro! Impuro!».
Sarà impuro finché durerà in lui il male; è impuro, se ne starà solo, abiterà fuori dell’accampamento».

Parola di Dio.

SALMO RESPONSORIALE

Dal Salmo 31 (32)

Per il salmista la beatitudine consiste non nell’innocenza, ma nel riconoscere il proprio peccato e ottenere il perdono da Dio misericordioso.

Tu sei il mio rifugio, mi liberi dall’angoscia.

Beato l’uomo a cui è tolta la colpa
e coperto il peccato.
Beato l’uomo a cui Dio non imputa il delitto
e nel cui spirito non è inganno.

Ti ho fatto conoscere il mio peccato,
non ho coperto la mia colpa.
Ho detto: «Confesserò al Signore le mie iniquità»
e tu hai tolto la mia colpa e il mio peccato.

Rallegratevi nel Signore ed esultate, o giusti!
Voi tutti, retti di cuore, gridate di gioia!

SECONDA LETTURA

Diventate miei imitatori come io lo sono di Cristo.
Alcuni cristiani di Corinto giustamente ritenevano che, dato che gli idoli non esistono, era lecito mangiare la carne sacrificata nei loro templi e venduta al mercato. L’Apostolo condivide questa posizione, ma invita tutti a curare anzitutto la carità verso coloro che, per la fragilità della loro fede, rimarrebbero scandalizzati da chi mangia queste carni. E si offre come esempio.

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi     1 Cor 10,31–1 ,1

Fratelli, sia che mangiate sia che beviate sia che facciate qualsiasi altra cosa, fate tutto per la gloria di Dio.
Non siate motivo di scandalo né ai Giudei, né ai Greci, né alla Chiesa di Dio; così come io mi sforzo di piacere a tutti in tutto, senza cercare il mio interesse ma quello di molti, perché giungano alla salvezza. Diventate miei imitatori, come io lo sono di Cristo.

Parola di Dio.

CANTO AL VANGELO       

Lc 7,16

Alleluia, alleluia.

Un grande profeta è sorto tra noi,
e Dio ha visitato il suo popolo.

Alleluia.

VANGELO

La lebbra scomparve da lui ed egli fu purificato.
Solo Dio poteva guarire un lebbroso. Marco colloca all’inizio del vangelo un segno che indica la presenza di Dio in Gesù: è lui il Messia. La proibizione di divulgare il prodigio mira a evitare il sorgere di false attese, perché Gesù sarà un Messia diverso da quello che tutti si attendono. La disobbedienza del lebbroso purificato indica il compito dei discepoli che hanno sperimentato la salvezza: annunciare a tutti che Gesù è il salvatore.

Dal vangelo secondo Marco       Mc 1,40-45

In quel tempo, venne da Gesù un lebbroso, che lo supplicava in ginocchio e gli diceva: «Se vuoi, puoi purificarmi!». Ne ebbe compassione, tese la mano, lo toccò e gli disse: «Lo voglio, sii purificato!». E subito la lebbra scomparve da lui ed egli fu purificato.
E, ammonendolo severamente, lo cacciò via subito e gli disse: «Guarda di non dire niente a nessuno; va’, invece, a mostrarti al sacerdote e offri per la tua purificazione quello che Mosè ha prescritto, come testimonianza per loro».
Ma quello si allontanò e si mise a proclamare e a divulgare il fatto, tanto che Gesù non poteva più entrare pubblicamente in una città, ma rimaneva fuori, in luoghi deserti; e venivano a lui da ogni parte.

Parola del Signore.

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5. Preghiere di perdono e dei fedeli – VI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

11 FEBBRAIO

VI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

(Giornata mondiale del malato)

CERCARE CRISTO, PER ESSERE PURIFICATI

RICHIESTE DI PERDONO

  • Padre misericordioso, con il nostro peccato ci siamo allontanati da te e dai fratelli. Kyrie, eleison.
  • Cristo, anche quando sappiamo di aver sbagliato, facciamo fatica a presentarci a te. Christe, eleison.
  • Spirito Santo, spesso ci dimentichiamo che abiti in noi e inquiniamo il nostro spirito. Kyrie, eleison.

PREGHIERA UNIVERSALE

Solo Dio può guarire alcune malattie dello spirito che affliggono gli uomini e i gruppi di questo nostro mondo.
Rivolgiamo a lui la nostra preghiera e diciamo insieme: Ascoltaci, o Padre.

  • Perché tutta la Chiesa imiti il suo Signore nell’avere compassione degli emarginati del nostro mondo. Preghiamo.
  • Perché ogni piccola o grande comunità cristiana si impegni a cercare e ad aiutare i bisognosi. Preghiamo.
  • Perché coloro che hanno perduto la speranza riescano a riconoscere persone e gruppi a cui possono rivolgersi per essere aiutati. Preghiamo.
  • Perché ciascuno di noi alleni occhi e cuore a una compassione semplice, spontanea e operosa. Preghiamo.

 

O Padre, quando gli uomini non possono nulla, tu puoi salvare. Donaci il tuo Spirito, perché ci aiuti ad andare al di là delle apparenze e a ricercare il bene dei nostri fratelli. Per Cristo nostro Signore.