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7. Aforismi – 19 gennaio 2020

Raccolta di aforismi o testi utili per la riflessione o l’approfondimento

L’AGNELLO DI DIO

L’agnello – il piccolo di una pecora o una capra – nella cultura contadina, e in particolare semita, è il simbolo della mansuetudine, della mitezza, e della docilità? al pastore.

Nell’Antico Testamento era uno degli animali preferiti per il sacrificio cruento offerto a Dio, specie per il rito pasquale. Secondo le prescrizioni di Mosè per la Pasqua in ricordo dell’esodo, si svolgeva con norme molto precise:
– «Si procuri un agnello per famiglia, un agnello per casa… Il vostro agnello sia senza difetto… Tutta l’assemblea della comunità d’Israele lo immolerà al tramonto. Preso un po’ del suo sangue, lo porranno sui due stipiti e sull’architrave delle case nelle quali lo mangeranno. In quella notte ne mangeranno la carne arrostita al fuoco, con azzimi e con erbe amare… Ecco in qual modo lo mangerete: con i fianchi cinti, i sandali ai piedi, il bastone in mano. Lo mangerete in fretta: è la pasqua del Signore. In quella notte io passerò… Questo giorno sarà per voi un memoriale; lo celebrerete come festa del Signore, di generazione in generazione…» (Is 12,1-14).

Per Israele l’agnello divenne così un’offerta gradita a Dio, uno strumento di comunione con lui (le carni venivano in parte bruciate e in parte mangiate), e il ricordo vivo – memoriale – della salvezza operata da Dio.
Il Nuovo Testamento ha applicato il titolo di agnello a Gesù, visto come il vero sacrificio pasquale, o come immagine del servo di Dio sofferente e risorto, e ormai vittorioso: «…sei stato immolato, e hai riscattato per Dio con il tuo sangue uomini di ogni tribù, lingua, popolo e nazione» (Ap 5,9).


(tratto da: E. Bianco, All’altare di Dio – Anno A – Elledici 2009)

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8. Canto Liturgico – 19 gennaio 2020

Ecco a voi questa settimana un canto di INIZIO

IL CIELO NARRA LA TUA GLORIA
(Nella Casa del Padre, n. 657 – Elledici)

1. Il cielo narra la Tua gloria,
le stelle parlano di Te,
la notte e il giorno senza fine
ritmano il loro canto a Te.

Rit. Rendiamo grazie a Te (nostro) Padre
perchè riveli la Tua gloria,
a chi Ti cerca in umiltà.

2. Tu hai parlato a noi Signore,
la Tua parola è verità,
come una lampada
rischiara i passi dell’umanità.

Rit. Rendiamo grazie a Te (nostro) Padre
perchè riveli la Tua gloria,
a chi Ti cerca in umiltà.

3. La Tua parola scese in terra,
il verbo carne diventò,
pose la tenda in mezzo a noi,
e la Tua gloria ci svelò.

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9. Narrazione – 19 gennaio 2020

IL GIURAMENTO

Un antico imperatore cinese fece, un giorno, un solenne giuramento:
«Conquisterò e cancellerò dal mio regno tutti i miei nemici».
Un po’ di tempo dopo, i sudditi sorpresi videro l’imperatore che passeggiava per i giardini imperiali
a braccetto con i suoi peggiori nemici, ridendo e scherzando.
«Ma… – gli disse sorpreso un cortigiano – non avevi giurato di cancellare dal tuo regno tutti i tuoi nemici?».
«Li ho cancellati, infatti – rispose l’imperatore –. Li ho fatti diventare tutti miei amici!».

Tratta gli uomini come Dio tratta noi.


(tratto da: B. Ferrero, 365 Piccole Storie per l’anima, Vol. 1, pag. 182 – Elledici 2016)

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10. Anche Noi Vogliamo Capire – 19 gennaio 2020

Per aiutare i nostri piccoli a vivere meglio la Liturgia della Parola 

 

 

PRIMA LETTURA (Is 49,3.5-6)
La missione del Servo di Dio gli è stata affidata fin dal seno materno, ed è destinato a portare la salvezza e la luce a tutte le nazioni. Sono immagini profetiche che solo con la venuta del Cristo cessano di essere oscure. Si ritrovano infatti, pur con accenti diversificati, nel messia Gesù, «luce del mondo».

Capire le parole
* Mio servo tu sei, Israele. Il «Servo di Jahvè» descritto da Isaia è visto come un condottiero che riunisce i superstiti di Israele e restaura le tribù di Giacobbe.


SECONDA LETTURA (1 Cor 1,1-3)
Inizia con questa domenica la lettura continua della prima lettera ai Corinzi, che ci accompagnerà per otto domeniche. Scrivendo probabilmente nel 57, Paolo associa alla sua lettera un certo Sostene, che non sappiamo chi sia. «La lettera è una vera e propria radiografia della “parrocchia” più amata da Paolo» (G. Ravasi). Sin dalle prime righe di saluto chiama quelli di Corinto «Chiesa di Dio». Ma Paolo non ha avuto vita facile in quella città. Solo con il tempo e la collaborazione di altri predicatori, nella città si svilupperà poi una fiorente comunità cristiana.

Capire le parole
* Chiamato a essere apostolo di Cristo Gesù. Paolo, pur non avendo fatto parte del gruppo dei dodici apostoli, si sente intimamente e fortemente ad essi associato. La prima fondamentale apparizione di Gesù che ne determinò la conversione e le altre successive a cui l’Apostolo fa cenno nelle sue lettere, lo collocano autorevolmente tra gli apostoli stessi.


VANGELO (Gv 1,29-34)
Il Vangelo ci presenta un episodio avvenuto qualche tempo dopo il battesimo di Gesù, a cui Giovanni fa riferimento. Il Battista lo proclama messia e lo fa servendosi dell’immagine dell’agnello, molto familiare agli ebrei. Dice che su di lui si è posato lo Spirito e può testimoniare che è il Figlio di Dio.

Capire le parole
* Mi disse. Senza essere più esplicito e lasciando piuttosto l’accaduto in penombra, Giovanni Battista fa cenno ad un messaggio divino che lo confermò nella certezza della provenienza divina di Gesù.


IN SINTESI… Inizia il tempo ordinario. È l’anno del Vangelo di Matteo, l’evangelista che dà molto spazio alla vita pubblica di Gesù e ai suoi discorsi, ma naturalmente anche alle parabole, alle beatitudini, ai miracoli. Oggi però, come avviene sempre nella seconda domenica del tempo ordinario, ci viene proposto un brano del Vangelo di Giovanni, che presenta Gesù all’inizio della vita pubblica attraverso la straordinaria testimonianza di Giovanni Battista.


Le parole da capire sono curate dall’autore del sito liturgico; le parti in corsivo sono un libero adattamento da “Messale delle Domeniche e feste 2020 – LDC”

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1. Letture – 12 gennaio 2020

PRIMA LETTURA
Ecco il mio servo in cui mi compiaccio.

Dal libro del profeta Isaia Is 42,1-4.6-7

Così dice il Signore: «Ecco il mio servo che io sostengo, il mio eletto di cui mi compiaccio.
Ho posto il mio spirito su di lui; egli porterà il diritto alle nazioni.
Non griderà né alzerà il tono, non farà udire in piazza la sua voce, non spezzerà una canna incrinata, non spegnerà uno stoppino dalla fiamma smorta; proclamerà il diritto con verità.
Non verrà meno e non si abbatterà, finché non avrà stabilito il diritto sulla terra, e le isole attendono il suo insegnamento.
Io, il Signore, ti ho chiamato per la giustizia e ti ho preso per mano; ti ho formato e ti ho stabilito come alleanza del popolo e luce delle nazioni, perché tu apra gli occhi ai ciechi e faccia uscire dal carcere i prigionieri, dalla reclusione coloro che abitano nelle tenebre».
Parola di Dio.


SALMO RESPONSORIALE Dal Salmo 28 (29)

Rit. Il Signore benedirà il suo popolo con la pace.

Date al Signore, figli di Dio,
date al Signore gloria e potenza.
Date al Signore la gloria del suo nome,
prostratevi al Signore nel suo atrio santo.

La voce del Signore è sopra le acque,
il Signore sulle grandi acque.
La voce del Signore è forza,
la voce del Signore è potenza.

Tuona il Dio della gloria,
nel suo tempio tutti dicono: «Gloria!».
Il Signore è seduto sull’oceano del cielo,
il Signore siede re per sempre.


SECONDA LETTURA
Dio consacrò in Spirito Santo Gesù di Nazaret.

Dagli Atti degli Apostoli At 10,34-38

In quei giorni, Pietro prese la parola e disse: «In verità sto rendendomi conto che Dio non fa preferenze di persone, ma accoglie chi lo teme e pratica la giustizia, a qualunque nazione appartenga. Questa è la Parola che egli ha inviato ai figli d’Israele, annunciando la pace per mezzo di Gesù Cristo: questi è il Signore di tutti.
Voi sapete ciò che è accaduto in tutta la Giudea, cominciando dalla Galilea, dopo il battesimo predicato da Giovanni; cioè come Dio consacrò in Spirito Santo e potenza Gesù di Nàzaret, il quale passò beneficando e risanando tutti coloro che stavano sotto il potere del diavolo, perché Dio era con lui».
Parola di Dio.


CANTO AL VANGELO Mc 9,6

Alleluia, alleluia.
Si aprirono i cieli e la voce del Padre disse:
«Questi è il Figlio mio, l’amato: ascoltatelo!».
Alleluia.


VANGELO
Appena battezzato, Gesù vide lo Spirito di Dio venire su di lui.

Dal vangelo secondo Matteo Mt 3,13-17

In quel tempo, Gesù dalla Galilea venne al Giordano da Giovanni, per farsi battezzare da lui.
Giovanni però voleva impedirglielo, dicendo: «Sono io che ho bisogno di essere battezzato da te, e tu vieni da me?». Ma Gesù gli rispose: «Lascia fare per ora, perché conviene che adempiamo ogni giustizia». Allora egli lo lasciò fare.
Appena battezzato, Gesù uscì dall’acqua: ed ecco, si aprirono per lui i cieli ed egli vide lo Spirito di Dio discendere come una colomba e venire sopra di lui. Ed ecco una voce dal cielo che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento».
Parola del Signore

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2. Esegesi – 12 gennaio 2020

TU SEI IL FIGLIO

Is 42,1-4.6-7 – Ecco il mio servo che io sostengo
At 10.34-38 – Dio consacrò Gesù di Nazaret
Mt 3,13-17 – Si aprirono per lui i cieli

Attenzione ed elezione dei piccoli
Il brano di Isaia dice dell’«elezione della piccolezza» da parte del servo di JHWH. Le caratteristiche di questo servo sono espresse con una serie di negazioni ripetute: non griderà, non spezzerà, non spegnerà. È uno che in questo mondo non fa fortuna né carriera, perché sta ai margini, non ce la fa con la vita, non ha forza né potere. È una presentazione che a noi sembra contrastare con il compito a lui affidato: stabilire il diritto sulla terra intera. Per realizzare tutto questo non può starsene fermo, ma deve sporcarsi mani e piedi con la storia. Questo servo diventa alleanza e luce… e per lui il Signore usa le stesse parole dello Spirito per Gesù: «in te mi sono compiaciuto», in te che sei piccolo, insignificante, che ti prendi cura delle cose umili, delle canne incrinate. Ti prendo per mano perché nella tua piccolezza e con la tua piccolezza creo il mio regno di giustizia, e chi è nelle tenebre vedrà la luce.

Dio elegge la povertà
I «piccoli» che il mondo non sceglie vengono «eletti» dall’amore di Dio. Ciechi e prigionieri, devono essere liberati; e la via scelta da Dio è quella del suo farsi piccolo per poterli raggiungere. Queste creature sono come figli, perché nel cammino quotidiano, quando li si prende a cuore, la preoccupazione per ognuno diventa forte. Si passano ore insonni quando le decisioni da prendere sono grandi, e ciascuno viene «generato» dall’intelligenza e dal cuore. L’intensità della relazione è tale che si fa l’esperienza di portarli in grembo per generarli di nuovo con Te e in Te.Quella che Tu ci insegni non è l’elezione di un popolo, di una cultura, di una tradizione religiosa, di una interpretazione etica, ma di una condizione: la povertà. E il primo atto fondamentale, che il tempo natalizio ha celebrato, è questo scendere di Dio nella nostra piccolezza, che non è solo quella assunta da Gesù Bambino, ma è la piccolezza dei peccatori, degli increduli, dei miseri, che Gesù Cristo raccoglie immergendosi nell’obbedienza al Padre che lo porterà fino alla suprema piccolezza della Croce: la piccolezza del Natale verso la piccolezza della Pasqua.

Dio si fa bisognoso di salvezza
Inabissandosi nelle acque, Gesù le santifica e le rinnova e lava dalla colpa l’umanità, sposandola a sé, e prefigura la sua Pasqua, mistero di morte feconda di vita nuova per tutte le creature. L’uscire dalle acque indica che Gesù porta con sé in alto tutto intero il cosmo e vede aprirsi per lui i cieli che Adamo aveva chiuso per sé e per la sua discendenza. La memoria evangelica di Matteo è la più incisiva nel ricordarci la «reazione» del Battista: Giovanni coglie tutta l’enormità del gesto di Dio che, essendo Salvatore, si fa bisognoso di salvezza e che, essendo il Santo, si mette in fila per un Battesimo disposto per i peccatori. L’evangelista sottolinea la storicità dell’evento che porta il Salvatore e Sposo dell’umanità al Battesimo di acqua. Come nel mistero della Visitazione, è il più grande che va dal più piccolo (cf Lc 1,43).

La scelta dei piccoli apre all’universale
Quest’anno vivere la festa di Natale è stato vivere l’esperienza di essere generati dai piccoli, generati a una vita nuova nell’oltre, dove le piccole chiusure di ogni giorno cedono il passo a uno sguardo che, rimanendo radicato in questa terra, vola nell’oltre dove tutto è più vero e duraturo. Generati dai piccoli perché la Buona Notizia diventi quotidiano pane spezzato, vino nuovo con cui brindare. La risposta di Gesù svela quale sia la sua concezione della giustizia: spende re la vita per portare giustizia, per portare alla giustizia, la giustizia che parte dal perdono e si compie nella pienezza dell’amore. Altro elemento che in questa festa emerge potente è quello dell’universalità: una sapienza e una cultura della grandezza non possono creare che delle élite di iniziati, di devoti e di eroi. Eleggendo una sapienza e una cultura della piccolezza, Gesù apre una prospettiva di reale universalità, perché la piccolezza è veramente di tutti.

Mandati a promuovere azioni che salvano e liberano
È quello di cui si accorge Pietro nel brano degli Atti; e se ne accorge appunto attraverso il «timore di Dio», che è la percezione di una storia ormai visitata dal mistero nuovo, e attraverso «la pratica della giustizia», che è l’accoglienza di questa «opera« di Dio che, nella varietà straordinaria dei modi e delle vie, è tutta raccolta nella suprema operosità dell’amore per i piccoli che sono in fila come Cristo Gesù ad aspettare e ricevere l’azione che salva e libera. Amore che ci fa stare con tutti, amore che ci fa mettere in fila e aspettare il nostro turno, amore che ci fa chinare il capo per accogliere la benedizione della vita, l’acqua nuova che ci rigenera.


PER IL CONFRONTO NEL GRUPPO
– Sentirsi piccoli e insignificanti è una forza, o solo un motivo per sentirsi deboli?
– Il fatto di riconoscere il Figlio ti apre a un impegno di vita maggiore?


IN FAMIGLIA
Ripensiamo al nostro essere figli ed elenchiamo i momenti belli in cui in questa giornata abbiamo donato gioia ai genitori.
I genitori indicano le cose positive che donano ai figli:

• …………………………….
• …………………………….
• …………………………….


(tratto da R. Paganelli – Entrare nella domenica dalla porta della Parola, anno A, Elledici 2015)

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3. Annunciare la Parola – 12 gennaio 2020

• Is 42,1-4.6-7 – Ecco il mio servo nel quale mi sono compiaciuto.
• Dal Salmo 28 – Rit.: Gloria e lode al tuo nome, o Signore.
• At 10,34-38 – Dio consacrò in Spirito Santo Gesù di Nazaret.
• Canto al Vangelo – Alleluia, alleluia. Si aprirono i cieli e la voce del Padre disse: “Questi è il mio Figlio prediletto: ascoltatelo”. Alleluia.
• Mt 3,13-17 – Appena battezzato, Gesù vide lo Spirito di Dio venire su di lui.


PER COMPRENDERE LA PAROLA

Le prime due letture sono scelte in riferimento al Vangelo. Nel suo battesimo, Gesù realizza la profezia di Isaia (1a lettura). Pietro proclama che Gesù vi è stato consacrato dallo Spirito per la sua missione (2a lettura). Nel battesimo, quando Gesù incomincia il suo ministero pubblico (Vangelo), il Padre lo riconosce come suo Figlio prediletto e lo conferma nello Spirito Santo.

PRIMA LETTURA
È il primo dei quattro poemi che descrivono il «Servo» nel Secondo Isaia. Scelto da Dio, il Servo appare come un re pacifico stabilito «come alleanza del popolo». Egli si rivolge dapprima a quelli della sua nazione, per ricordare loro che Dio si è avvicinato a loro e mantenerli nella fedeltà.
Egli deve essere «luce delle nazioni»: far conoscere che il Dio unico, creatore di tutto l’universo, non è un Dio nazionale rinchiuso nei confini del suo paese. Se il suo potere si estende su tutto, egli è il Dio di tutti e anche i pagani devono riconoscerlo e adorarlo.
Egli deve «proclamare il diritto», cioè mettere fine al contrasto che da tanto tempo oppone il Dio di Israele agli dèi pagani, e proclamare la nullità degli idoli: «Prima di me non fu formato alcun Dio, né dopo ce ne sarà. Io, io sono il Signore, fuori di me non v’è salvatore» (Is 43,11).
Poiché «lo Spirito è su di lui», il Servo sarà forte e trionferà, ma senza clamore né violenza. Egli insegnerà a vivere «per la giustizia», cioè a vivere una religione interiore e vera che non si limita all’osservanza rituale, ma è una ricerca della volontà di Dio. Così sarà «luce»: distruggerà ogni tenebra e schiavitù, la cecità del cuore e la prigione del formalismo.
Gesù è il vero servo, investito dallo Spirito (Vangelo); egli si manifesta come colui che serve (Lc 22,27), che rinnova l’alleanza («Emmanuele», Mt 1,23) prima accettando il battesimo di Giovanni (Mt 3,15) e poi nel calice del suo sangue (Lc 20,22).
Egli sarà la luce delle nazioni (Lc 2,32). La sua dolcezza e bontà (Mt 11,29) conquistano i cuori (Lc 10,21) e le nazioni (Mc 16,15).
Il centurione romano Cornelio sarà uno dei primi pagani a beneficiare della salvezza recata da Gesù, il Servo.

SALMO
Inno di lode al «Signore della tempesta», dal momento che la tempesta evoca la potenza e la gloria divine. La tempesta viene dal cielo. La voce di Dio domina le acque. Egli scatena il tuono. La liturgia ha scelto questi versetti per la loro consonanza con il testo delle altre letture.

SECONDA LETTURA
La chiamata del centurione romano Cornelio illumina Pietro sulla visione che aveva avuto a Giaffa. Fino allora la maggior parte degli apostoli e dei discepoli avevano limitato la loro predicazione agli ambienti ebraici. Poiché lo Spirito Santo spinge i pagani a entrare in relazione con gli apostoli, questi devono andare verso gli stranieri, frequentarli e anche mangiare con loro. La legge giudaica è superata: «Nessun uomo è impuro» (At 10,28); non vi sono più impurità contagiose.
Il brano liturgico è l’inizio dell’istruzione di Pietro davanti agli amici e agli invitati di Cornelio. È un «sermone» tipico. Mentre per condurre alla fede gli Ebrei citava le Scritture portate a compimento da Cristo, qui parla della persona e dei ministeri di Gesù. In ogni modo egli parla di avvenimenti noti: «Voi conoscete» (v. 37).
Si insiste sull’universalismo della salvezza recata da Gesù Cristo. «Dio non fa preferenze di persone», quali che siano la loro razza, la loro appartenenza nazionale, il loro livello sociale. «Egli è il Signore di tutti». Anche Israele deve convincersene, perché è stato soltanto un anello privilegiato di questa rivelazione. Ciò che conta agli occhi di Dio è la rettitudine di cuore degli uomini, quando «praticano la giustizia». Questo termine è ripreso dalle tre letture del giorno (il Servo è «chiamato per la giustizia»; Gesù convince Giovanni Battista «ad adempiere ogni giustizia»). Questa giustizia rifiuta ogni legalismo e formalismo rituale dietro a cui rifugiarsi in pace (religione esteriore) senza cambiare il proprio cuore. Essa ricupera una precisa qualità della vita religiosa, quella che parte dal timore di Dio (principio della fedeltà dei «giusti») per sfociare nell’«adorazione in spirito e verità» (Gv 4,24).
Pietro sottolinea anche l’azione dello Spirito che consacra il Servo (1a lettura) e che rivela la persona di Gesù (Vangelo). È lo Spirito Santo che «dà forza». Egli «scenderà» (v. 44) sugli incirconcisi che ascoltano Pietro, con grande stupore dei Giudei convertiti che l’accompagnavano (v. 45). Quest’avvenimento ha la stessa risonanza di quello di Pentecoste.

VANGELO
Gesù vuole ricevere il battesimo da Giovanni, che si stupisce, anzi si oppone, ma alla fine si arrende perché «conviene che così adempiamo ogni giustizia»: è questa la volontà di Dio (cf 2a lettura).
Il battesimo di Giovanni Battista era un lavacro di conversione (v. 11) e di purificazione. Rispondeva alla fede di coloro che avevano sentito l’austera predicazione («Egli ha in mano il ventilabro, pulirà la sua aia», v. 12) e che si preparavano ad accogliere colui che li avrebbe battezzati «in Spirito Santo e fuoco» (v. 11). Nel battesimo d’acqua, all’inizio del suo ministero, Gesù si identifica con i peccatori e contrasta le aspirazioni giudaiche a un messia trionfante. In quel momento egli è consacrato «servo», «alleanza del popolo», «luce delle nazioni» (1a lettura) e principio della fede (2a lettura).
«Si aprirono i cieli», simbolo della rivelazione divina e dell’avvicinamento di Dio agli uomini; scende, sotto forma di colomba, «lo Spirito» della nuova creazione, ritorno dello Spirito che alle origini «aleggiava sulle acque» (Gn 1,2).
Attraverso questa nuova creazione, Gesù appare come «il Figlio prediletto», di cui il Padre si «compiace» per una missione ben precisa. Natan profetizzava di lui dicendo a Davide: «Io renderò stabile per sempre il trono del tuo regno», «io gli sarò padre ed egli mi sarà figlio» (2 Sam 7,13-14). Egli è colui che il battesimo glorifica: «Tu sei mio figlio, io oggi ti ho generato» (Sal 2,7).
Il battesimo di Gesù («Io ho bisogno di essere battezzato da te») è superiore al battesimo di Giovanni. Alla purificazione dell’«acqua» egli aggiunge quella del «fuoco», dello Spirito che «scende» sui credenti (2a lettura) e che ci fa gridare: «Abbà, Padre!» (Rm 8,15). Il battesimo nello Spirito può essere ricevuto prima di quello d’acqua (2a lettura): la fede in Cristo precede l’ingresso nella Chiesa.


PER ANNUNCIARE LA PAROLA (piste di omelia)

Voce del Signore sulle acque
Questa voce del Signore, riconosciuta e celebrata dal salmo 28, sembra risuonare attraverso tutta la liturgia di questo giorno, da Isaia al Vangelo. La voce è la persona che parla, non una parola astratta e arida, ma la parola di uno che si sente e si riconosce… (cf Gv 10,3-5).
La tecnica moderna ha moltiplicato all’infinito la ripercussione della voce. Nonostante alcuni aspetti di massificazione e di anonimato, la nostra civiltà accentua l’influenza delle personalità che parlano: leaders politici o «stelle» dello spettacolo.
Dio ha parlato, Dio parla. Ma solo il credente attribuisce alla sua voce la potenza del tuono. In realtà, egli è discreto come il servo di cui parla Isaia: «Non griderà né alzerà il tono, non farà udire in piazza la sua voce». Questa voce non vuole entrare in competizione con il frastuono assordante delle voci mondane. Non sappiamo come interpretare l’intervento della voce del Padre al battesimo di Gesù; ma sappiamo che i testimoni vi hanno creduto, che la Chiesa l’ha fatta riecheggiare, che i mistici di ogni tempo ne sono stati sconvolti.
L’intervento del Padre è essenziale per autenticare la missione di Gesù. Parlando delle opere che compie, egli dirà: «Anche il Padre ha reso testimonianza di me» (Gv 5,37). La risurrezione stessa è presentata in questo modo dagli apostoli (At 2,24–4,10, ecc.): il Padre risuscita il Figlio per accreditarlo presso tutti. Questa voce del Padre permette di riconoscere che Gesù stesso è la Parola di Dio, inviata per annunciare la pace a tutti gli uomini (2a lettura, At 10,36). Nella Chiesa, la voce del Signore continua a risuonare e ad essere ascoltata. In particolare, essa dà significato ed efficacia ai sacramenti.
Come la Parola del Padre fa del battesimo di Gesù una manifestazione della sua condizione di Figlio, così la parola pronunciata dalla Chiesa al battesimo dei cristiani fa di questo gesto un atto di adozione che conferisce loro la vita di figli di Dio.

Gesù è il Signore, il Figlio di Dio
«Tu sei mio figlio, io oggi ti ho generato». La Parola di Dio, ascoltata nel giorno in cui Gesù si sottopone al battesimo d’acqua di Giovanni Battista, è, nella fede della Chiesa, l’affermazione della divinità di Gesù, della signoria che egli condivide con il Padre.
Giovanni il battezzatore sente e annuncia che il Signore è presente, sulla nostra terra: «Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco» (Mt 3,11). L’apparizione simbolica dello Spirito di Dio su colui che ha appena «battezzato nell’acqua», viene a confermare il suo annuncio. E la voce dal cielo, la voce di Dio, conferma solennemente: «Tu sei mio figlio, io oggi ti ho generato».
Anche s. Pietro proclama questa signoria di Gesù e dice che è essenziale alla fede della Chiesa: «Gesù, che è il Signore di tutti» (2a lettura).
Cristo esercita i suoi poteri di Signore fra il popolo di Dio e fra tutti i popoli. A tutti egli fa conoscere «il diritto» e la sua «dottrina» (1a lettura). E la sua azione è liberatrice: «risanando tutti coloro che stavano sotto il potere del diavolo». «Perché tu apra gli occhi ai ciechi e faccia uscire dal carcere i prigionieri» (1a lettura). Passando attraverso le acque del Giordano, Gesù diventa la guida che conduce tutti i popoli verso la Terra promessa, come una volta il popolo di Dio aveva attraversato lo stesso Giordano per entrare nel paese promesso agli antenati.
E noi? Che cosa significa il nostro battesimo «nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo»?
Noi entriamo in una Chiesa che riconosce che Gesù è Signore, che accetta di collaborare con lui per realizzare la sua opera di guida e di liberatore. Festeggiamo oggi il nostro battesimo, riviviamolo rinnovando la nostra fede in Gesù e il nostro impegno a seguirlo.

L’azione dello Spirito in Gesù
La signoria di Gesù è legata alla sua consacrazione per mezzo dello Spirito Santo; il «battesimo» nel Giordano è come la sua pentecoste personale.
Gesù prega mentre discende su di lui lo Spirito; è il momento in cui si assume il destino degli uomini peccatori, ricevendo, per ultimo, lo stesso «battesimo di conversione». È così inaugurato il tempo del Vangelo, il tempo di rapporti nuovi fra Dio e l’umanità.
Come la colomba dopo il diluvio significa il ristabilirsi della pace fra Dio e gli uomini, lo Spirito Santo, riposando su Gesù sotto l’apparenza di una colomba, manifesta che in lui ci è donata la pace.
L’azione dello Spirito in Gesù fa di lui il servo pieno di dolcezza: «Non griderà… non spezzerà una canna incrinata» (1a lettura); «passò beneficando» (2a lettura); e nello stesso tempo pieno di forza: «Non verrà meno…» (1a lettura); «Dio lo consacrò in potenza» (2a lettura).
Quest’azione dello Spirito non riveste in Gesù il carattere rumoroso delle manifestazioni di Dio nell’Antico Testamento (cf il salmo), ma presenta un Messia che si è volontariamente umiliato. Egli si mette al livello dei peccatori, chiedendo il battesimo di penitenza. Prefigura così la sua morte, quando «fatto per noi peccato», accetterà di affondare nella morte come in un nuovo battesimo.
Nella Chiesa, nei cristiani di oggi, l’azione dello Spirito rimane la stessa: dolcezza e forza; umiliazione e riconciliazione; morte e vita. Ci è facile riconoscerlo nell’esperienza quotidiana.

Battezzati anche noi nello Spirito Santo
Giovanni Battista lo annuncia: «Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco». È l’esperienza che farà la prima comunità cristiana. I pagani di Cesarea, dopo le parole rivolte loro da Pietro, saranno improvvisamente ricolmi di Spirito Santo (è la continuazione della 2a lettura). Lo Spirito fa sempre cadere le frontiere e si manifesta là dove non si pensava.
È l’esperienza che la Chiesa del nostro tempo deve fare, nella fede. Essa è scelta da Dio, come il Servo di Isaia, per lasciarsi formare da lui e, senza nessuna durezza o debolezza, proclamare «il diritto con fermezza» (1a lettura). Questo compito della Chiesa non è mai finito. L’umanità di oggi deve essere battezzata nello Spirito Santo. È una missione a cui devono prender parte tutti i credenti.


(tratto da: M. Gobbin, Omelie per un anno – vol. 1, anno A, tempi forti – Elledici 2003)

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4. Parola da Vivere – 12 gennaio 2020

TU SEI IL FIGLIO

«Voler bene» è la grande azione di Dio che induce il Padre a segnalarne la presenza e la potenza nella persona e nell’opera del suo Figlio. È un’opera di illuminazione, di liberazione. È il nuovo esodo ed è per tutti gli uomini. Dio voleva vedere Gesù così, in mezzo ai peccatori, e proprio in quell’atto di abbassamento voleva riempirlo di Spirito santo. È in questa inattesa manifestazione che ci è dato di cogliere l’unità dell’azione di salvezza di Dio: il Padre opera attraverso il Figlio Gesù, conferendogli tutta la potenza dello Spirito. La festa del Battesimo di Gesù è per noi anche memoria del nostro Battesimo e della voce di Dio rivolta a ciascuno di noi: «Tu sei mio figlio!». Il cammino intrapreso da Gesù fin dall’inizio del suo ministero è segnato dall’abbassamento, dalla misericordia per gli uomini, ed è così che egli narra Dio.


(tratto da R. Paganelli – Entrare nella domenica dalla porta della Parola, anno A, Elledici 2015)

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5. Preghiere dei Fedeli – 12 gennaio 2020

Gesù vide lo Spirito di Dio venire su di lui
• A: Mt 3,13-17

Celebrante. Rigenerati dalle acque del Battesimo, siamo diventati figli di Dio. Consapevoli di questa dignità e responsabilità, nella Preghiera dei fedeli presentiamo al Padre i problemi e le necessità del mondo.

Lettore. Preghiamo insieme e diciamo: Rinnovaci, Signore, con la forza del tuo Spirito.

1. Preghiamo per la santa Chiesa di Dio. Il battesimo è come un germe di santità seminato nel cuore dei credenti, destinato a crescere e portare frutto.
Perché ogni cristiano senta la fierezza della sua condizione di battezzato, di figlio di Dio, fratello in Cristo e membro della Chiesa, preghiamo.

2. Per i bambini e gli adulti che in questi giorni entrano col Battesimo a far parte della Chiesa. Il rito a volte si riduce solo a un pretesto per fare festa.
Perché sia invece considerato dai genitori e dai padrini come l’inizio di un importante cammino di fede, da sostenere tutti insieme con generosità e con un limpido esempio, preghiamo.

3. Per i laici cristiani impegnati nel sociale e nel politico. Loro compito è rinnovare la società in fedele attuazione dei princìpi del Vangelo.
Perché dirigenti, amministratori, medici, ricercatori, educatori, catechisti, giovani del volontariato, trovino nel loro battesimo le motivazioni per una coraggiosa coerenza cristiana, preghiamo.

4. Per i battezzati che hanno abbandonato la Chiesa. Nel gioco delle libertà umane tante volte il cuore compie scelte sbagliate, lontano da Dio.
Perché il germe della fede seminato in loro nel battesimo possa riaffiorare e ricondurli all’amore incondizionato di Cristo, preghiamo.

5. Per la nostra comunità (parrocchiale). Siamo chiesa, gruppo di battezzati nel Signore, impegnati a prenderci cura gli uni degli altri con generosità.
Perché il sentirci tutti accomunati dal rito che ci ha resi figli di Dio ci suggerisca sempre comportamenti fondati sulla fede, la speranza e l’amore, preghiamo.

Celebrante. Padre misericordioso, il Cristo tuo Figlio nel battesimo del Giordano ha preso su di sé i nostri peccati. Donaci la forza della tua grazia, perché sappiamo vivere nella tua amicizia, impegnati nella ricerca solidale di ciò che è bene. Te lo chiediamo per lo stesso Cristo nostro Signore.


(tratto da: E. Bianco, Preghiera dei fedeli, proposte per le domeniche e feste degli anni A-B-C – Elledici 2002)