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10. Anche Noi Vogliamo Capire – Pentecoste C, 9/6/19

Per aiutare i nostri piccoli a vivere meglio la Liturgia della Parola

PRIMA LETTURA (At 2,1-11)
Dopo la morte di Gesù i discepoli avevano paura di essere arrestati; ma improvvisamente la loro vita fu sconvolta: avevano paura di essere arrestati come lui. Ma un vento potente li sorprende.

* Capire le parole
Spirito Santo, Spirito di Dio, Spirito di verità. Lo Spirito è il soffio di vita, la forza incredibile di Dio. I discepoli lo hanno ricevuto il giorno di Pentecoste e Gesù lo dona a tutti i credenti in lui.
Giudei. Qui ci si riferisce ad alcuni capi religiosi nemici di Gesù.
Osservanti. Sono coloro che credono profondamente in Dio e praticano scrupolosamente le norme religiose.

Di più
* Se avrai la fortuna di andare ai mondiali calcio, incontrerai persone che parlano tedesco, inglese, arabo, polacco, portoghese, giapponese, svedese, francese… Non è facile comunicare diversamente fuori dal campo di gioco! A Gerusalemme, il giorno di Pentecoste, gli apostoli furono abitati dallo Spirito Santo e la barriera delle lingue non esistette più. Lo Spirito di Dio permette anche a noi di parlare una lingua che tutti possono comprendere: quella dell’amore.


SECONDA LETTURA (Rm 8,8-17)
A volte abbiamo voglia di comportarci male. Per resistere occorre lasciarsi guidare dallo Spirito di Dio.

* Capire le parole
Carne. Per Paolo, “carne” sta a significare la nostra fragilità. A causa di essa, noi compiamo azioni cattive.
Spirito. San Paolo chiama “Spirito” la forza di vita che anima ogni uomo, e lo spinge a fare tutto il contrario della carne.


VANGELO (Gv 14,15-16.23-26)
Prima della sua morte Gesù promise ai suoi discepoli di inviare loro lo Spirito che avrebbe fatto scoprir loro la verità. Questa promessa è ancora valida per noi!

* Capire le parole
Paràclito. Parola greca che significa avvocato, difensore. È uno dei nomi dati allo Spirito Santo, che ci aiuta a lottare contro il male.


PER RIASSUMERE… Cinquanta giorni dopo Pasqua festeggiamo la Pentecoste. Gesù ha dato ai suoi discepoli lo Spirito Santo. Oggi ci spinge ancora a scoprire Dio.

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1. Letture – Ascensione C, 2 giu ’19

PRIMA LETTURA
Fu elevato in alto sotto i loro occhi.

Dagli Atti degli Apostoli 1,1-11

Nel primo racconto, o Teòfilo, ho trattato di tutto quello che Gesù fece e insegnò dagli inizi fino al giorno in cui fu assunto in cielo, dopo aver dato disposizioni agli apostoli che si era scelti per mezzo dello Spirito Santo. Egli si mostrò a essi vivo, dopo la sua passione, con molte prove, durante quaranta giorni, apparendo loro e parlando delle cose riguardanti il regno di Dio. Mentre si trovava a tavola con essi, ordinò loro di non allontanarsi da Gerusalemme, ma di attendere l’adempimento della promessa del Padre, «quella – disse – che voi avete udito da me: Giovanni battezzò con acqua, voi invece, tra non molti giorni, sarete battezzati in Spirito Santo».
Quelli dunque che erano con lui gli domandavano: «Signore, è questo il tempo nel quale ricostituirai il regno per Israele?». Ma egli rispose: «Non spetta a voi conoscere tempi o momenti che il Padre ha riservato al suo potere, ma riceverete la forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi, e di me sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samarìa e fino ai confini della terra».
Detto questo, mentre lo guardavano, fu elevato in alto e una nube lo sottrasse ai loro occhi. Essi stavano fissando il cielo mentre egli se ne andava, quand’ecco due uomini in bianche vesti si presentarono a loro e dissero: «Uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo? Questo Gesù, che di mezzo a voi è stato assunto in cielo, verrà allo stesso modo in cui l’avete visto andare in cielo».
Parola di Dio.


SALMO RESPONSORIALE
Dal Salmo 46 (47)

R. Ascende il Signore tra canti di gioia.

Oppure: R. Alleluia, alleluia, alleluia.

Popoli tutti, battete le mani!
Acclamate Dio con grida di gioia,
perché terribile è il Signore, l’Altissimo,
grande re su tutta la terra.

Ascende Dio tra le acclamazioni,
il Signore al suono di tromba.
Cantate inni a Dio, cantate inni,
cantate inni al nostro re, cantate inni.

Perché Dio è re di tutta la terra,
cantate inni con arte.
Dio regna sulle genti,
Dio siede sul suo trono santo.


SECONDA LETTURA
Cristo è entrato nel cielo stesso.

Dalla lettera agli Ebrei 9,24-28; 10,19-23

Cristo non è entrato in un santuario fatto da mani d’uomo, figura di quello vero, ma nel cielo stesso, per comparire ora al cospetto di Dio in nostro favore. E non deve offrire se stesso più volte, come il sommo sacerdote che entra nel santuario ogni anno con sangue altrui: in questo caso egli, fin dalla fondazione del mondo, avrebbe dovuto soffrire molte volte.
Invece ora, una volta sola, nella pienezza dei tempi, egli è apparso per annullare il peccato mediante il sacrificio di se stesso. E come per gli uomini è stabilito che muoiano una sola volta, dopo di che viene il giudizio, così Cristo, dopo essersi offerto una sola volta per togliere il peccato di molti, apparirà una seconda volta, senza alcuna relazione con il peccato, a coloro che l’aspettano per la loro salvezza.
Fratelli, poiché abbiamo piena libertà di entrare nel santuario per mezzo del sangue di Gesù, via nuova e vivente che egli ha inaugurato per noi attraverso il velo, cioè la sua carne, e poiché abbiamo un sacerdote grande nella casa di Dio, accostiamoci con cuore sincero, nella pienezza della fede, con i cuori purificati da ogni cattiva coscienza e il corpo lavato con acqua pura. Manteniamo senza vacillare la professione della nostra speranza, perché è degno di fede colui che ha promesso.
Parola di Dio.


CANTO AL VANGELO Mt 28,19a.20b

Alleluia, alleluia.
Andate e fate discepoli tutti i popoli, dice il Signore.
Ecco, io sono con voi tutti i giorni,
fino alla fine del mondo.
Alleluia.


VANGELO
Mentre li benediceva veniva portato verso il cielo.

Dal Vangelo secondo Luca 24,46-53

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni. Ed ecco, io mando su di voi colui che il Padre mio ha promesso; ma voi restate in città, finché non siate rivestiti di potenza dall’alto».
Poi li condusse fuori verso Betània e, alzate le mani, li benedisse. Mentre li benediceva, si staccò da loro e veniva portato su, in cielo. Ed essi si prostrarono davanti a lui; poi tornarono a Gerusalemme con grande gioia e stavano sempre nel tempio lodando Dio.
Parola del Signore


(tratto da: Nuovo Messale della comunità, Domeniche e feste – Elledici 2008)

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2. Esegesi – Ascensione C, 2 giu ’19

SI STACCÒ DA LORO

Atti 1,1-11 – Mi sarete testimoni fino agli estremi confini della terra
Ebrei 9,24-28; 10,19-23 – Cristo è entrato nel cielo
Luca 24,46-53 – Stavano sempre nel tempio lodando Dio

Una nube che non oscura
La festa dell’Ascensione ci dà la misura della grandezza umana, che è la grandezza di un Uomo piccolo fino alla morte, e grande perché innalzato dal suo stesso amore all’intimità piena con Dio. Sia il testo degli Atti che il brano evangelico ci dicono chiaramente che le dinamiche più profonde e feconde della nostra vita scaturiscono dalla nostra capacità di «stare» e «aspettare». Lo «stare» indica una fedeltà e una stabilità nella vicenda e nella situazione in cui ognuno, e ogni comunità, si trova. Alla luce della parola di Dio la festa dell’Ascensione diviene la celebrazione dell’insediamento di Cristo nella regalità. Tale riconoscimento viene a Cristo direttamente da Dio. Tutto viene anche descritto con un’altra immagine classica del linguaggio biblico: «Una nube lo sottrasse al loro sguardo» (At 1,9). L’immagine della nube è sempre sotto il segno della manifestazione di Dio, e quindi sta ad indicare non tanto la partenza di Gesù, quanto piuttosto la vicinanza di Dio. L’immagine rimanda alla nube teofanica del Sinai, fino alla nube della trasfigurazione.

Tempi di preparazione
Risurrezione e ascensione coincidono, i quaranta giorni stanno a indicare il periodo dell’iniziazione della Chiesa alla vita dello spirito. JHWH aveva fatto i suoi quarant’anni con il popolo nel deserto, Cristo passa i suoi quaranta giorni prima di iniziare la vita pubblica, e ora anche lo Spirito deve fare i suoi quaranta giorni d’iniziazione prima di incamminarsi nella storia. Cristo dà alcune consegne, trasmette una missione concreta, invita a superare la tentazione di chiudere entro i confini del tempo e dello spazio ciò che invece è nato per oltrepassare e annullare questi confini. L’uomo entra in modo nuovo e inaudito nell’intimità di Dio. La prospettiva positiva del futuro dell’umanità sembra meno affidata alla realtà di un «regno», quanto alla forza di una azione personale e collettiva delle persone. La missione comincia e si compie in Gerusalemme, considerata ormai non più come un luogo geografico, ma come una realtà presente dovunque si attua il progetto di salvezza. È la città della stirpe di Davide, la città del figlio di Davide, e di tutti i figli di Davide, cioè del popolo che nasce, cresce, cammina dentro di essa. Tutta la vita di Gesù è descritta come un andare verso Gerusalemme, ora la Chiesa sull’invito di Gesù comincia anch’essa da Gerusalemme. La visione profetica dell’Apocalisse presenta questa città come dono di Dio. Essa infatti non sale verso Dio, ma scende da Dio verso l’uomo. Altre caratteristiche della comunità missionaria sono la lode e la gioia (Lc, v. 53).

Per vivere la responsabilità
Di fronte all’insostenibile peso della libertà c’è la consegna della responsabilità, per superare la tentazione di cedere alla seducente leggerezza della delega. Ci piace dire come gli apostoli: quando «ristabilirai» il Regno? Ma la sapienza cristiana non cede e risponde: ricevete lo Spirito e sarete testimoni (At, v. 8). Per noi cristiani la fede è assunzione di responsabilità; è combattere, con l’aiuto di Dio la buona battaglia. Non c’è niente di fatalistico: Dio stringe con l’umanità un patto nuziale; Lui e la Chiesa, quella che vive in ogni cuore, si assumono insieme, in affettuoso patto, la fatica della vicenda dei popoli. Malgrado tutto, non saranno le nazioni e gli stati a portare la pace, ma l’umanità stessa, sia attraverso i singoli, sia attraverso gruppi di forte pensiero e azione. Altro elemento di rilievo è la prospettiva universalistica di questo disegno, cioè la capacità, nella pazienza della storia, di affermare condizioni, prospettive, relazioni e attenzioni nelle quali le persone e i popoli potranno convergere anche provenendo da punti di partenza lontanissimi tra loro. Per noi anche la persona più piccola, o anche la più «sbagliata», merita attenzione e considerazione, perché ogni persona è portatrice di un valore immenso che in ogni modo bisogna rispettare e onorare.

Verso la glorificazione
Conseguentemente a tutto questo, la nostra fede implica quello che i nostri padri hanno fatto: non sono stati a «guardare in alto», ma sono tornati a Gerusalemme nel vecchio Tempio, ad aspettare il nuovo Spirito, convinti che proprio il suo ascendere al cielo riempisse di cielo la loro umile vicenda sulla terra. L’ascensione è la festa in cui viene glorificata la realtà corporea. Tutto l’uomo entra nella gloria di Dio, tutto l’uomo è salvato. Colui che è disceso dal cielo fino ad assumere la condizione di servo, Colui che si è fatto obbediente fino alla morte e alla morte di croce, Colui che ha assunto su di sé ogni dolore, viene glorificato con tutta l’umanità povera, fragile, bisognosa.

PER IL CONFRONTO NEL GRUPPO
– Come vivi la responsabilità della missione?
– Hai tempi di preparazione per affrontare eventi importanti?

IN FAMIGLIA
Cristo Gesù lascia i suoi e li riempie di responsabilità.
In famiglia ci sono distacchi che vanno attuati e non sempre si trovano le modalità giuste per viverli e realizzarli.
Che cosa è importante fare per rendere determinate decisioni meno traumatiche?
Su cosa occorre puntare per liberarsi dalla paura di affrontare un distacco?
C’è un distacco all’orizzonte che ci toglie la serenità, e perché?


(tratto da: R. Paganelli – Vivere la domenica aprendoci alla Parola, anno C – Elledici 2015)

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3. Annunciare la Parola – Ascensione C, 2 giu ’19

• At 1,1-11 – Gesù fu elevato in alto sotto i loro occhi.
• Dal Salmo 46 – Rit.: Ascende il Signore tra canti di gioia.
• Eb 9,24-28; 10,19-23 – Cristo è entrato nel cielo.
• Canto al Vangelo – Alleluia, alleluia. Andate e ammaestrate tutte le nazioni, dice il Signore. Ecco: io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo. Alleluia.
• Lc 24,46-53 – Mentre li benediceva, Gesù fu portato verso il cielo.

PER COMPRENDERE LA PAROLA

PRIMA LETTURA
È l’inizio degli Atti degli Apostoli. Gli undici versetti della nostra lettura costituiscono la cerniera fra il Vangelo di Luca e gli Atti, e riportano di nuovo l’esperienza fatta dagli apostoli della vita del Risorto e della sua dipartita da loro.
Mentre il Vangelo di Luca sembrava presentare in un unico giorno Pasqua e Ascensione, gli Atti parlano di quaranta giorni fra i due avvenimenti, cifra probabilmente simbolica. Come Mosè sul Sinai ricevette per quaranta giorni le confidenze di Dio per guidare il popolo, così gli apostoli ricevono l’insegnamento del Risorto per dar vita alla Chiesa, Regno di Dio.
– Questo Regno prenderà slancio con la venuta dello Spirito, annunciato da Giovanni Battista in linea coi profeti (Gl 3,1) e promesso da Gesù (cf Gv 14-15). È come un “battesimo”, anche se la parola servirà in seguito per indicare il battesimo nell’acqua che consacra il nome di Gesù, preludio alla recezione dello Spirito.
– Il Regno non è una specie di restaurazione di Israele nell’immediato, come sembrano credere gli apostoli. Gesù non affronta direttamente la speranza espressa dalla domanda degli apostoli, ma apre prospettive diverse: quella d’una dilazione dalla durata ignota, quella di un’apertura al mondo, tenendo presente che il ruolo dello Spirito sta appunto nel dare agli apostoli la capacità di testimoniare Gesù in tutto il mondo. Tale “testimonianza” riguarda soprattutto la Risurrezione di Gesù (cf 1,22 a proposito della scelta di Mattia; 2,32: discorso di Pietro…); avverrà secondo tappe che corrispondono al racconto degli Atti.
– Il racconto dell’Ascensione è molto sobrio: Gesù entra nella “nube”, cioè nel mondo divino (la nube fa parte delle teofanie bibliche) inaccessibile agli sguardi degli uomini; nel “cielo”, immagine tradizionale della dimora di Dio. Il messaggio attribuito agli angeli esprime la fede del Vangelo: se “da questo momento il Figlio dell’uomo sta seduto alla destra della potenza di Dio” (Lc 22,69: parole di Gesù davanti al sinedrio), lo vedranno “venire su una nube con potenza e gloria grande” (Lc 21,27: discorso apocalittico). Non quindi guardando il cielo gli apostoli vedranno Gesù. Egli deve manifestarsi nella vita della Chiesa e nei loro cuori dopo l’invio dello Spirito. In questo senso egli “è con noi tutti i giorni, fino alla fine del mondo” (Mt 28,20).

SALMO
È il primo salmo del “Regno” di Iahvè-Re che sale al Tempio fra le acclamazioni di tutti i popoli. In forza della testimonianza della Chiesa “fino agli estremi confini della terra”, tutti i popoli parteciperanno all’esaltazione di Gesù mentre sale al cielo.

SECONDA LETTURA
La prima parte del brano (9,24-28) presenta l’Ascensione di Gesù come un atto sacerdotale. L’autore instaura un confronto tra il sommo sacerdote che entra una volta all’anno nel “santo dei santi” del tempio di Gerusalemme e Gesù che fa il suo ingresso nel cielo. Entrambi compiono un’azione sacerdotale, ma quella di Gesù è infinitamente superiore, per i seguenti motivi. Anzitutto, Gesù penetrò “nel cielo stesso” (v. 24), e in virtù del proprio sangue (vv. 25-28); il sommo sacerdote invece soltanto nel santuario terreno e con il sangue altrui (vv. 24-25). Diversa, inoltre, è l’efficacia dei due sacrifici: quella del sacrificio di Cristo è assoluta (vv. 26b-28a), quella dei sacrifici fatti dagli uomini è nulla (vv. 9.13). Solo Cristo ha tolto il peccato di molti (v. 28). Questo fatto diventa per noi certezza di poterci avvicinare a Dio realmente, perché Cristo ci ha aperto la via (10,19-20). Tutto ciò esige da noi un atteggiamento di fondo, costituito dalla sincerità di un cuore libero da ogni cattiva coscienza (10,22), base necessaria allo sviluppo delle virtù cardini della vita cristiana: pienezza di fede (v. 22), speranza indefettibile (v. 23), carità operosa (v. 24). La seconda parte del brano (10,19-23) ha dunque chiarito il significato del mistero per noi.

VANGELO
Come l’inizio degli Atti ci ha fornito la 1ª lettura, così la finale di Luca ci fornisce il Vangelo. I due racconti, dovuti al medesimo autore, raccontano in sostanza il medesimo avvenimento.
Sofferenza e risurrezione. La principale differenza riguarda il richiamo della morte e risurrezione di Gesù che troviamo nel Vangelo. In Luca c’erano stati tre annunci della passione-risurrezione, e così ci sono tre apparizioni del Risorto. E ogni volta con la stessa affermazione: “Era necessario che il Messia patisse e poi risuscitasse”.
Annunciato dalla Scrittura. Perciò Luca sottolinea con forza che la vera immagine del Messia in fin dei conti è il Servo.
Era necessario. L’espressione ritorna ad ogni apparizione. Luca la usa spesso a proposito di Gesù, e fin dal primo pellegrinaggio al Tempio (2,49). La vita di Gesù è da un capo all’altro il compimento del disegno del Padre.
Conversione-perdono. Per la prima volta abbiamo qui un ampliamento di tale disegno: Luca annuncia la missione degli apostoli, mettendola in continuità con quella di Gesù.
Gerusalemme. Per Luca è il luogo dove, secondo questo disegno, si radica tutto il mistero della salvezza, Pentecoste compresa. Il suo Vangelo comincia nella città – e nel Tempio – e in essa termina. Dal momento che si rivolge a cristiani venuti dal paganesimo, ha dei motivi speciali per far capire chi è Cristo, collegandolo in modo strettissimo a tutta la storia del popolo eletto.
Li condusse. Luca non si preoccupa della cronologia, raccontando le apparizioni. Si potrebbe credere che tutto, compresa l’Ascensione, avvenga la sera di Pasqua. Negli Atti (1,3), però, parla di quaranta giorni.
Dopo averlo adorato. Gesù entra nella gloria del Padre. Essi si prostrano in adorazione. Primo atto di culto resogli dalla Chiesa. Questo gesto è compiuto appena è scomparso dai loro occhi.
Lodando Dio. Luca ha sottolineato accuratamente la preghiera di Gesù e l’importanza del Tempio. Lo fa anche parlando degli apostoli. La storia di Gesù non è finita.


PER ANNUNCIARE LA PAROLA (piste di omelia)

La gloria di Cristo
Non è quella che si immaginavano gli apostoli, e cioè il ristabilimento terreno del regno di Israele (1ª lettura). L’Ascensione dimostra chiaramente che la Risurrezione non è una semplice sopravvivenza di Cristo, bensì la sua entrata nella vita gloriosa di Dio, col suo corpo d’uomo.
D’ora in avanti Gesù è posto al di sopra di tutte le potenze che ci dominano; tutto è a lui sottomesso. Dio l’ha veramente colmato d’ogni cosa, come dice la definizione del “cielo”: perfetto e inalterabile possesso della pienezza della vita (2ª lettura). In cielo e sulla terra: nel mondo presente come nel mondo futuro (2ª lettura).
Gesù ha compiuto tutto ciò che annunciava la Scrittura (sofferenze, risurrezione, perdono dei peccati offerto a tutti); adesso, seduto alla destra di Dio, vive la gloria stessa del Padre.

La promessa dello Spirito e la missione della Chiesa
Questa promessa viene rinnovata il mattino stesso dell’Ascensione: “Io manderò su di voi quello che il Padre mio ha promesso”. Sarà come un nuovo battesimo (1ª lettura). Una forza che dispiega per noi il potere infinito del Padre (2ª lettura). Lo Spirito verrà per lanciare i discepoli sugli itinerari apostolici della Giudea, della Samaria e del mondo intero (Vangelo). Li aiuterà a comprendere le voci misteriose della salvezza, che passano per la sofferenza prima di manifestarsi in risurrezione. Sebbene Gesù sia scomparso dai loro occhi carnali, gli apostoli sono presi da grande gioia e benedicono Dio (Vangelo): si sentono infatti forti per la fiducia manifestata da Gesù nel chiedere loro di diventare suoi testimoni, di camminare sotto la sua guida per far crescere il corpo di cui egli è il capo, la Chiesa (2ª lettura).
La separazione non è rottura; adesso riconoscono Gesù come il Figlio di Dio Salvatore e lo adorano (Vangelo). Si rendono conto che l’opera cominciata sulle strade della Palestina e realizzata sul Golgota, per mezzo loro si allargherà fino ai confini della terra (2ª lettura e Vangelo).

L’attesa della gloria
Il Signore ritornerà (1ª lettura). Intanto lascia a noi la speranza misteriosa del “tesoro di gloria racchiuso nella sua eredità” (2ª lettura). Soltanto per un dono del Padre possiamo misurare la ricchezza di tale attesa (2ª lettura).
Noi non conosciamo la durata dell’attesa, la data e l’ora del ritorno; nel frattempo, la speranza non deve distrarci dai compiti da svolgere sulla terra (1ª lettura).
Questa attesa fiduciosa è già un possedere l’eredità offerta ai credenti (2ª lettura); è speranza d’una presenza continua di Colui che Dio ha fatto trionfare sul male e sulla morte.


(tratto da: M. Gobbin, Omelie per un anno – vol. 1, anno C, tempi forti – Elledici 2003)

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4. Parola da Vivere – Ascensione C, 2 giu ’19

SI STACCÒ DA LORO
Se il corpo con l’Incarnazione diventa dimora di Dio e tutta l’umanità è tempio di Dio, l’ultimo di tutti gli uomini in Cristo Gesù per il mistero e miracolo dell’ascensione entra nella gloria del Padre. Cristo nella gloria è un anticipo, un segno, di ciò a cui è chiamata tutta la famiglia umana e ogni piccolo della terra. Cristo attraverso il velo della sua carne ha inaugurato la nuova via verso la casa del Padre e pone l’umanità in stato di perenne adorazione.


(tratto da R. Paganelli – Vivere la domenica aprendoci alla Parola, anno C, Elledici 2015)

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5. Preghiere dei Fedeli – Ascensione C, 2 giu ’19

«Asceso al cielo, siede alla destra del Padre»

Celebrante. Il Signore Gesù, vincitore della morte, siede alla destra del Padre, ed è vivo nella sua Chiesa accanto a noi. Nella Preghiera dei fedeli gli chiediamo che tenga desta in noi la speranza dei beni futuri promessi.

Lettore. Preghiamo insieme e diciamo: Signore, vita e risurrezione nostra, ascoltaci.

1. Preghiamo per la santa Chiesa di Dio. Essa è sulla terra il corpo visibile del Cristo, segno di quelle realtà future che egli ci ha promesso.
Perché non tema le potenze del male, ma annunci fiduciosa e con franchezza a tutti gli uomini il Vangelo della carità e della salvezza, preghiamo.

2. Per gli sposi cristiani. Sono nella società il simbolo dell’amore del Signore per la sua Chiesa, e come genitori sono chiamati a imitare Gesù Maestro all’interno del loro focolare.
Perché cresciuti alla scuola del Vangelo, preparino i figli a vivere la solidarietà fraterna, nella speranza delle realtà future, preghiamo.

3. Per i responsabili dei popoli e delle nazioni. Dalle loro decisioni dipende l’aiuto ai paesi in via di sviluppo, il rispetto delle risorse naturali e dell’ambiente, l’uso corretto della comunicazione sociale.
Perché con le loro scelte suscitino la coscienza di una fraternità universale, e un nuovo tipo di umanità orientata secondo il progetto di Dio, preghiamo.

4. Per gli uomini che vivono lontani dalla fede. Il Signore ci ha fatti tutti per sé, e ogni cuore umano è inquieto finché non risposa in lui.
Perché i dubbiosi, gli incerti, i distratti non si lascino assorbire solo dalle cose materiali, ma si aprano ai valori dello spirito, preghiamo.

5. Per la nostra comunità (parrocchiale), realtà visibile chiamata – anche nel suo piccolo – a suggerire e ricordare i beni invisibili e i valori dello spirito.
Perché la speranza di un mondo nuovo susciti in noi un più forte impegno a prepararlo giorno dopo giorno, con le nostre incombenze quotidiane, e con l’amore fattivo che portiamo verso quanti ci sono accanto, preghiamo.

Celebrante. O Dio nostro Padre, rendici capaci di dare testimonianza al Vangelo, perché possiamo meritarci in cielo quel posto accanto a te, che il tuo Figlio ci ha preparato. Te lo chiediamo per lo stesso Cristo nostro Signore.


(tratto da: E. Bianco, Preghiera dei fedeli, proposte per le domeniche e feste degli anni A-B-C – Elledici 2002)

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7. Aforismi – Ascensione C, 2 giu ’19

Raccolta di aforismi o testi utili per la riflessione o l’approfondimento

ASCENSIONE
Salita al cielo di Gesù risorto, dopo la sua apparizione finale agli apostoli.

* Le fonti. La descrizione più ampia si trova nel brano di apertura degli Atti (1,2-11), che è la Prima Lettura nella Liturgia Eucaristica. L’avvenimento è testimoniato anche in Marco e Luca (testi evangelici della festa negli anni B e C). Si allude all’Ascensione pure in Giovanni (6,62; 20,17), e in Efesini 4,8-10.

* Quando. Secondo Atti: l’Ascensione avvenne quaranta giorni dopo la risurrezione di Gesù. Numero probabilmente simbolico (è di solito utilizzato per indicare periodi indefiniti di tempo).

* Il luogo. Viene genericamente indicato il monte degli Ulivi, che è «vicino a Gerusalemme quanto il cammino permesso in giorno di sabato» (At 1,13). È alto 800 metri, e su di esso oggi svetta il campanile aguzzo del monastero russo detto del «Viri Galilaei». Ai piedi del monte si trovano Betfage, il villaggio da cui Gesù nel «giorno delle palme» partì, in groppa a un somarello, per il suo ingresso trionfale a Gerusalemme, e Betania dove avevano casa Marta, Maria e Lazzaro. Le pendici del monte sono ancora oggi ammantate di oliveti, con anfratti e grotte. Nella parte detta Getsemani (frantoio), viene indicata ai turisti la «grotta dell’orazione», come quella scelta molte volte da Gesù per i suoi momenti di preghiera. Sulla cima del monte nel 376 la matrona romana Pomenia aveva costruito una chiesa detta Imbomon (cioè sulla vetta). Un secolo dopo vi sorse un monastero, quindi i Crociati edificarono una nuova chiesa ottagonale, inglobante «il luogo del mistero». Con l’arrivo dei musulmani tutto fu trasformato in moschea.

* Significato dell’episodio. Ascensione indica anzitutto distacco: la definitiva separazione di Gesù dai suoi discepoli, nel momento in cui li conferma nella missione di testimoni del risorto. Come ascesa al cielo, l’Ascensione simboleggia la signoria di Cristo ora seduto in trono alla destra del Padre, investito del suo stesso potere. Sul piano narrativo conclude la vita di Gesù, e apre la storia della Chiesa.


(tratto da: E. Bianco, All’altare di Dio – Anno C – Elledici 2009)

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8. Canto Liturgico – Ascensione C, 2 giu ’19

Ecco a voi questa settimana un canto di CONCLUSIONE

CRISTO, SPLENDORE DEL PADRE – Berthier-Rainoldi
(Nella Casa del Padre, n. 364 – Elledici)

(è possibile cantarlo come “canone” tra due parti)

1. Cristo, splendore del Padre,
alleluia, alleluia,
Cristo, fratello dell’uomo,
sia gloria a te! sia gloria a te!

2. Cristo, risorto da morte,
alleluia, alleluia,
in te rinasce la vita:
crediamo in te, crediamo in te.

3. Luce e salvezza del mondo,
alleluia, alleluia,
forza, rifugio, conforto,
speriamo in te, speriamo in te.

4. Manda lo Spirito Santo,
alleluia, alleluia,
guida nel nostro cammino
incontro a te, incontro a te.

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9. Narrazione – Ascensione C, 2 giu ’19

SGUARDI

Il santo curato d’Ars incontrava spesso in chiesa un semplice contadino della sua parrocchia.
Inginocchiato davanti al tabernacolo, il brav’uomo rimaneva per ore immobile, senza muovere le labbra.
Un giorno, il parroco gli chiese: «Cosa fai qui così a lungo?».
«Semplicissimo. Egli guarda me ed io guardo Lui».

Puoi andare al tabernacolo così come sei.
Con il tuo carico di paure, incertezze, distrazioni, confusione, speranze e tradimenti.
Avrai una risposta straordinaria: «Io sono qui!».

«Che ne sarà di me, dal momento che tutto è così incerto?».
«Io sono qui!».

«Non so cosa rispondere, come reagire, come decidermi nella situazione difficile che mi attende».
«Io sono qui!».

«La strada è così lunga, io sono così piccolo e stanco e solo…».
«Io sono qui!».


(tratto da “365 Piccole Storie per l’anima”, Vol. 1, pag. 122 – Bruno Ferrero, Elledici)