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1. Letture – IV Avv A e Natale, 22 e 25 dic ’19

LETTURE della IV DOMENICA di AVVENTO “A”

PRIMA LETTURA
Ecco, la vergine concepirà e partorirà un figlio.

Dal libro del profeta Isaìa 7,10-14

In quei giorni, il Signore parlò ad Àcaz: «Chiedi per te un segno dal Signore, tuo Dio, dal profondo degli inferi oppure dall’alto».
Ma Àcaz rispose: «Non lo chiederò, non voglio tentare il Signore».
Allora Isaìa disse: «Ascoltate, casa di Davide! Non vi basta stancare gli uomini, perché ora vogliate stancare anche il mio Dio? Pertanto il Signore stesso vi darà un segno. Ecco: la vergine concepirà e partorirà un figlio, che chiamerà Emmanuele».
Parola di Dio.


SALMO RESPONSORIALE
Dal Salmo 23 (24)

R. Ecco, viene il Signore, re della gloria.

Del Signore è la terra e quanto contiene:
il mondo, con i suoi abitanti.
È lui che l’ha fondato sui mari
e sui fiumi l’ha stabilito.

Chi potrà salire il monte del Signore?
Chi potrà stare nel suo luogo santo?
Chi ha mani innocenti e cuore puro,
chi non si rivolge agli idoli.

Egli otterrà benedizione dal Signore,
giustizia da Dio sua salvezza.
Ecco la generazione che lo cerca,
che cerca il tuo volto, Dio di Giacobbe.


SECONDA LETTURA
Gesù Cristo, dal seme di Davide, Figlio di Dio.

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani 1,1-7

Paolo, servo di Cristo Gesù, apostolo per chiamata, scelto per annunciare il vangelo di Dio – che egli aveva promesso per mezzo dei suoi profeti nelle sacre Scritture e che riguarda il Figlio suo, nato dal seme di Davide secondo la carne, costituito Figlio di Dio con potenza, secondo lo Spirito di santità, in virtù della risurrezione dei morti, Gesù Cristo nostro Signore; per mezzo di lui abbiamo ricevuto la grazia di essere apostoli, per suscitare l’obbedienza della fede in tutte le genti, a gloria del suo nome, e tra queste siete anche voi, chiamati da Gesù Cristo –, a tutti quelli che sono a Roma, amati da Dio e santi per chiamata, grazia a voi e pace da Dio, Padre nostro, e dal Signore Gesù Cristo!
Parola di Dio.


CANTO AL VANGELO Mt 1,23

Alleluia, alleluia.
Ecco la vergine concepirà e darà alla luce un figlio:
a lui sarà dato il nome di Emmanuele: “Dio con noi”.
Alleluia.


VANGELO
Gesù nascerà da Maria, sposa di Giuseppe,
della stirpe di Davide.

Dal Vangelo secondo Matteo 1,18-24

Così fu generato Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto.
Però, mentre stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati».
Tutto questo è avvenuto perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: «Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce un figlio: a lui sarà dato il nome di Emmanuele», che significa “Dio con noi”.
Quando si destò dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore e prese con sé la sua sposa.
Parola del Signore.

(tratto da: Nuovo Messale della comunità, Domeniche e feste – Elledici 2008)

LETTURE DELLA SOLENNITÀ DI NATALE

1. Alla Messa vespertina nella vigilia

[Queste letture vengono proclamate nella Messa che si celebra la sera del 24 dicembre, sia prima che dopo i Primi Vespri del Natale.]

PRIMA LETTURA
Il Signore troverà in te la sua delizia.

Dal libro del profeta Isaìa 62, 1-5

Per amore di Sion non tacerò,
per amore di Gerusalemme non mi concederò riposo,
finché non sorga come aurora la sua giustizia
e la sua salvezza non risplenda come lampada.
Allora le genti vedranno la tua giustizia,
tutti i re la tua gloria;
sarai chiamata con un nome nuovo,
che la bocca del Signore indicherà.
Sarai una magnifica corona nella mano del Signore,
un diadema regale nella palma del tuo Dio.
Nessuno ti chiamerà più Abbandonata,
né la tua terra sarà più detta Devastata,
ma sarai chiamata Mia Gioia
e la tua terra Sposata,
perché il Signore troverà in te la sua delizia
e la tua terra avrà uno sposo.
Sì, come un giovane sposa una vergine,
così ti sposeranno i tuoi figli;
come gioisce lo sposo per la sposa,
così il tuo Dio gioirà per te.
Parola di Dio.


SALMO RESPONSORIALE
Dal Salmo 88 (89)

R. Canterò per sempre l’amore del Signore.

«Ho stretto un’alleanza con il mio eletto,
ho giurato a Davide, mio servo.
Stabilirò per sempre la tua discendenza,
di generazione in generazione edificherò il tuo trono».

Beato il popolo che ti sa acclamare:
camminerà, Signore, alla luce del tuo volto;
esulta tutto il giorno nel tuo nome,
si esalta nella tua giustizia.

«Egli mi invocherà: “Tu sei mio padre,
mio Dio e roccia della mia salvezza”.
Gli conserverò sempre il mio amore,
la mia alleanza gli sarà fedele».


SECONDA LETTURA
Testimonianza di Paolo a Cristo, figlio di Davide.

Dagli Atti degli Apostoli 13,16-17.22-25

Paolo, [giunto ad Antiòchia di Pisìdia, nella sinagoga,] si alzò e, fatto cenno con la mano, disse:
«Uomini d’Israele e voi timorati di Dio, ascoltate. Il Dio di questo popolo d’Israele scelse i nostri padri e rialzò il popolo durante il suo esilio in terra d’Egitto, e con braccio potente li condusse via di là.
Poi suscitò per loro Davide come re, al quale rese questa testimonianza: “Ho trovato Davide, figlio di Iesse, uomo secondo il mio cuore; egli adempirà tutti i miei voleri”.
Dalla discendenza di lui, secondo la promessa, Dio inviò, come salvatore per Israele, Gesù. Giovanni aveva preparato la sua venuta predicando un battesimo di conversione a tutto il popolo d’Israele.
Diceva Giovanni sul finire della sua missione: “Io non sono quello che voi pensate! Ma ecco, viene dopo di me uno, al quale io non sono degno di slacciare i sandali”».
Parola di Dio.


CANTO AL VANGELO

Alleluia, alleluia.
Domani sarà distrutto il peccato della terra
e regnerà su di noi il Salvatore del mondo.
Alleluia.


VANGELO
Genealogia di Gesù Cristo, figlio di Davide.

Dal Vangelo secondo Matteo 1,1-25

Genealogia di Gesù Cristo figlio di Davide, figlio di Abramo.
Abramo generò Isacco, Isacco generò Giacobbe, Giacobbe generò Giuda e i suoi fratelli, Giuda generò Fares e Zara da Tamar, Fares generò Esrom, Esrom generò Aram, Aram generò Aminadàb, Aminadàb generò Naassòn, Naassòn generò Salmon, Salmon generò Booz da Racab, Booz generò Obed da Rut, Obed generò Iesse, Iesse generò il re Davide.
Davide generò Salomone da quella che era stata la moglie di Urìa, Salomone generò Roboamo, Roboamo generò Abìa, Abìa generò Asaf, Asaf generò Giòsafat, Giòsafat generò Ioram, Ioram generò Ozìa, Ozìa generò Ioatàm, Ioatàm generò Àcaz, Àcaz generò Ezechìa, Ezechìa generò Manasse, Manasse generò Amos, Amos generò Giosìa, Giosìa generò Ieconìa e i suoi fratelli, al tempo della deportazione in Babilonia.
Dopo la deportazione in Babilonia, Ieconìa generò Salatièl, Salatièl generò Zorobabele, Zorobabele generò Abiùd, Abiùd generò Eliachìm, Eliachìm generò Azor, Azor generò Sadoc, Sadoc generò Achim, Achim generò Eliùd, Eliùd generò Eleàzar, Eleàzar generò Mattan, Mattan generò Giacobbe, Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù, chiamato Cristo.
In tal modo, tutte le generazioni da Abramo a Davide sono quattordici, da Davide fino alla deportazione in Babilonia quattordici, dalla deportazione in Babilonia a Cristo quattordici.
Così fu generato Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto.
Mentre però stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati».
Tutto questo è avvenuto perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: «Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce un figlio: a lui sarà dato il nome di Emmanuele», che significa «Dio con noi».
Quando si destò dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore e prese con sé la sua sposa; senza che egli la conoscesse, ella diede alla luce un figlio ed egli lo chiamò Gesù.
Parola del Signore.

2. Alla Messa della notte

PRIMA LETTURA
Ci è stato dato un figlio.

Dal libro del profeta Isaìa 9,1-6

Il popolo che camminava nelle tenebre
ha visto una grande luce;
su coloro che abitavano in terra tenebrosa
una luce rifulse.
Hai moltiplicato la gioia,
hai aumentato la letizia.
Gioiscono davanti a te
come si gioisce quando si miete
e come si esulta quando si divide la preda.
Perché tu hai spezzato il giogo che l’opprimeva,
la sbarra sulle sue spalle,
e il bastone del suo aguzzino,
come nel giorno di Màdian.
Perché ogni calzatura di soldato che marciava rimbombando
e ogni mantello intriso di sangue
saranno bruciati, dati in pasto al fuoco.
Perché un bambino è nato per noi,
ci è stato dato un figlio.
Sulle sue spalle è il potere
e il suo nome sarà:
Consigliere mirabile, Dio potente,
Padre per sempre, Principe della pace.
Grande sarà il suo potere
e la pace non avrà fine
sul trono di Davide e sul suo regno,
che egli viene a consolidare e rafforzare
con il diritto e la giustizia, ora e per sempre.
Questo farà lo zelo del Signore degli eserciti.
Parola di Dio.


SALMO RESPONSORIALE
Dal Salmo 95 (96)

R. Oggi è nato per noi il Salvatore.

Cantate al Signore un canto nuovo,
cantate al Signore, uomini di tutta la terra.
Cantate al Signore, benedite il suo nome.

Annunciate di giorno in giorno la sua salvezza.
In mezzo alle genti narrate la sua gloria,
a tutti i popoli dite le sue meraviglie.

Gioiscano i cieli, esulti la terra,
risuoni il mare e quanto racchiude;
sia in festa la campagna e quanto contiene,
acclamino tutti gli alberi della foresta.

Davanti al Signore che viene:
sì, egli viene a giudicare la terra;
giudicherà il mondo con giustizia
e nella sua fedeltà i popoli.


SECONDA LETTURA
È apparsa la grazia di Dio per tutti gli uomini.

Dalla lettera di san Paolo apostolo a Tito 2,11-14

Figlio mio, è apparsa la grazia di Dio, che porta salvezza a tutti gli uomini e ci insegna a rinnegare l’empietà e i desideri mondani e a vivere in questo mondo con sobrietà, con giustizia e con pietà, nell’attesa della beata speranza e della manifestazione della gloria del nostro grande Dio e salvatore Gesù Cristo.
Egli ha dato se stesso per noi, per riscattarci da ogni iniquità e formare per sé un popolo puro che gli appartenga, pieno di zelo per le opere buone.
Parola di Dio.


CANTO AL VANGELO Lc 2,10-11

Alleluia, alleluia.
Vi annuncio una grande gioia:
oggi è nato per voi un Salvatore, Cristo Signore.
Alleluia.


VANGELO
Oggi è nato per voi il Salvatore.

Dal Vangelo secondo Luca 2,1-14

In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra. Questo primo censimento fu fatto quando Quirinio era governatore della Siria. Tutti andavano a farsi censire, ciascuno nella propria città.
Anche Giuseppe, dalla Galilea, dalla città di Nàzaret, salì in Giudea alla città di Davide chiamata Betlemme: egli apparteneva infatti alla casa e alla famiglia di Davide. Doveva farsi censire insieme a Maria, sua sposa, che era incinta.
Mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia, perché per loro non c’era posto nell’alloggio.
C’erano in quella regione alcuni pastori che, pernottando all’aperto, vegliavano tutta la notte facendo la guardia al loro gregge. Un angelo del Signore si presentò a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande timore, ma l’angelo disse loro: «Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore.
Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia».
E subito apparve con l’angelo una moltitudine dell’esercito celeste, che lodava Dio e diceva: «Gloria a Dio nel più alto dei cieli e sulla terra pace agli uomini, che egli ama».
Parola del Signore.

3. Alla Messa del giorno

PRIMA LETTURA
Tutti i confini della terra
vedranno la salvezza del nostro Dio.

Dal libro del profeta Isaìa 52,7-10

Come sono belli sui monti
i piedi del messaggero che annuncia la pace,
del messaggero di buone notizie che annuncia la salvezza,
che dice a Sion: «Regna il tuo Dio».
Una voce! Le tue sentinelle alzano la voce,
insieme esultano,
poiché vedono con gli occhi
il ritorno del Signore a Sion.
Prorompete insieme in canti di gioia,
rovine di Gerusalemme,
perché il Signore ha consolato il suo popolo,
ha riscattato Gerusalemme.
Il Signore ha snudato il suo santo braccio
davanti a tutte le nazioni;
tutti i confini della terra vedranno
la salvezza del nostro Dio.
Parola di Dio.


SALMO RESPONSORIALE
Dal Salmo 97 (98)

R. Tutta la terra ha veduto la salvezza del nostro Dio.

Cantate al Signore un canto nuovo,
perché ha compiuto meraviglie.
Gli ha dato vittoria la sua destra
e il suo braccio santo.

Il Signore ha fatto conoscere la sua salvezza,
agli occhi delle genti ha rivelato la sua giustizia.
Egli si è ricordato del suo amore,
della sua fedeltà alla casa d’Israele.

Tutti i confini della terra hanno veduto
la vittoria del nostro Dio.
Acclami il Signore tutta la terra,
gridate, esultate, cantate inni!

Cantate inni al Signore con la cetra,
con la cetra e al suono di strumenti a corde;
con le trombe e al suono del corno
acclamate davanti al re, il Signore.


SECONDA LETTURA
Dio ha parlato a noi per mezzo del Figlio.

Dalla lettera agli Ebrei 1,1-6

io, che molte volte e in diversi modi nei tempi antichi aveva parlato ai padri per mezzo dei profeti, ultimamente, in questi giorni, ha parlato a noi per mezzo del Figlio, che ha stabilito erede di tutte le cose e mediante il quale ha fatto anche il mondo.
Egli è irradiazione della sua gloria e impronta della sua sostanza, e tutto sostiene con la sua parola potente. Dopo aver compiuto la purificazione dei peccati, sedette alla destra della maestà nell’alto dei cieli, divenuto tanto superiore agli angeli quanto più eccellente del loro è il nome che ha ereditato.
Infatti, a quale degli angeli Dio ha mai detto: «Tu sei mio figlio, oggi ti ho generato»? E ancora: «Io sarò per lui padre ed egli sarà per me figlio»? Quando invece introduce il primogenito nel mondo, dice: «Lo adorino tutti gli angeli di Dio».
Parola di Dio.


CANTO AL VANGELO

Alleluia, alleluia.
Un giorno santo è spuntato per noi:
venite tutti ad adorare il Signore;
oggi una splendida luce è discesa sulla terra.
Alleluia.


VANGELO
Il Verbo si fece carne
e venne ad abitare in mezzo a noi.

Dal Vangelo secondo Giovanni 1,1-18

In principio era il Verbo,
e il Verbo era presso Dio
e il Verbo era Dio.
Egli era, in principio, presso Dio:
tutto è stato fatto per mezzo di lui
e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste.
In lui era la vita
e la vita era la luce degli uomini;
la luce splende nelle tenebre
e le tenebre non l’hanno vinta.
Venne un uomo mandato da Dio:
il suo nome era Giovanni.
Egli venne come testimone
per dare testimonianza alla luce,
perché tutti credessero per mezzo di lui.
Non era lui la luce,
ma doveva dare testimonianza alla luce.
Veniva nel mondo la luce vera,
quella che illumina ogni uomo.
Era nel mondo
e il mondo è stato fatto per mezzo di lui;
eppure il mondo non lo ha riconosciuto.
Venne fra i suoi,
e i suoi non lo hanno accolto.
A quanti però lo hanno accolto
ha dato potere di diventare figli di Dio:
a quelli che credono nel suo nome,
i quali, non da sangue
né da volere di carne
né da volere di uomo,
ma da Dio sono stati generati.
E il Verbo si fece carne
e venne ad abitare in mezzo a noi;
e noi abbiamo contemplato la sua gloria,
gloria come del Figlio unigenito
che viene dal Padre,
pieno di grazia e di verità.
Giovanni gli dà testimonianza e proclama:
«Era di lui che io dissi:
Colui che viene dopo di me
è avanti a me,
perché era prima di me».
Dalla sua pienezza
noi tutti abbiamo ricevuto:
grazia su grazia.
Perché la Legge fu data per mezzo di Mosè,
la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo.
Dio, nessuno lo ha mai visto:
il Figlio unigenito, che è Dio
ed è nel seno del Padre,
è lui che lo ha rivelato.
Parola del Signore.


(tratto da: Nuovo Messale della comunità, Domeniche e feste – Elledici 2008)

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2. Esegesi – IV Avv A e Natale, 22 e 25 dic ’19

IV di Avvento “A”:

NON TEMERE

Is 7,10-14 – Chiedi un segno dal Signore
Rm 1,1-7 – Grazia a voi e pace da Dio
Mt 1,18-24 – Giuseppe prese con sé la sua sposa

Il Signore si rivolge a tutti
Il Signore con la sua Parola ci consegna un orizzonte che esalta in modo straordinario la realtà e la fecondità di tutte le relazioni. Amplia il valore di ogni persona e l’insostituibile importanza della parte compiuta da ognuno. Dà valore a ogni assunzione di responsabilità e a ogni azione virtuosa. Pur di realizzare il suo progetto il Signore non si stanca di parlare, di rivolgere la sua parola, anche ad Acaz, un re che non fece ciò che è retto agli occhi del Signore suo Dio (2 Re 16,1-4). Il Signore anzi si serve di lui per fare un annuncio che è una grande profezia. Il re Acaz interpreta il chiedere come un tentare il Signore, ma in verità mostra di non conoscere Dio, il quale per primo rivolge la parola alla sua creatura e non disdegna di risponderle. Per di più proprio Dio aveva sollecitato il re attraverso il suo profeta a chiedere un segno. In questa prospettiva, il rifiuto narrato dal brano di Isaia è indice di un atteggiamento individualista e irresponsabile. Rivela tutta la pochezza della persona, come è sempre di chi, rifiutando di «mettersi in gioco», preferisce identificare il suo impegno con gli obiettivi più diretti del proprio tornaconto.

Incontriamo un Dio che è relazione
Il Vangelo annuncia l’adempimento delle antiche promesse e invita a lodare il Signore come «Dio della relazione». È significativo che in questo brano tutte le persone siano definite e presentate attraverso una relazione (sua madre Maria, sposa di Giuseppe, Giuseppe suo sposo). Il Signore, «Dio con noi», invita a celebrare la preziosità di tutte le relazioni e ad accogliere la sua volontà di salvarle. Dio è con noi, nella vita debole e indifesa che nasce in noi, attorno a noi e attraverso di noi. Dio sarà così sempre con noi. Lo Spirito Santo entra nella relazione tra Maria e Giuseppe e, attraverso l’annuncio della nascita del bambino, dona l’aiuto e il sostegno della grazia di Dio. I versetti successivi, vv. 18-20, mostrano che le prove che subito si presentano nel rapporto tra i due sposi sarebbero molto dure da superare da soli, se tutto non fosse salvato dalla grazia preveniente dello Spirito.

Ognuno è importante per gli altri
Paolo, nella sintetica presentazione che fa di sé, e Giuseppe nella memoria del suo mite sogno, rappresentano la nuova, meravigliosa umanità dove ciascuno è importantissimo per tutti gli altri, proprio a partire dalla disponibilità a farsi aiutare e dall’obbedienza al proprio «compito». Tale compito infatti non è né un’infatuazione né un progetto individuale, ma un’obbedienza, dove ciascuno trova se stesso e la sua parte all’interno di una storia complessa e insieme armonica.

Cristo Gesù ama tutto di noi
Proprio per la complessità degli eventi, Giuseppe medita nel suo cuore su quanto gli sta accadendo. Mentre dimora in quella condizione di silenzio che è spazio per il lavoro interiore e la preghiera, spazio per il dominio di sé e il discernimento nella fede, un angelo, un messaggero del Signore, attualizza per lui in sogno la parola di Dio: «Giuseppe, figlio di David, non temere di prendere con te Maria tua sposa, perché quel che è generato in lei viene dallo Spirito santo». Il Dio con noi ha bisogno dei miei dubbi, come quelli di Giuseppe, ha bisogno del suo silenzio e del mio, della sua fiducia e della nostra. Ha anche bisogno del nostro chiedere, del nostro voler capire, perché da quando è come noi ama tutto di noi.

I nostri sforzi sono da riporre in Lui
L’angelo aiuta Giuseppe a leggere l’intervento e la volontà del Signore e a riconoscere nell’altra persona che gli sta di fronte la Sua presenza. L’atteggiamento di Giuseppe descritto in questo Vangelo ci mostra la difficoltà di interpretare le vicende della storia con le sole forze e i ragionamenti umani. La figura di Giuseppe mostra che ogni sforzo umano non porta a nulla e invita a riconoscere il bisogno di essere illuminati dalla Parola di Dio. Come Maria egli ha fatto totalmente spazio in sé alla volontà di Dio, accettando di compiere anche ciò che forse non comprendeva pienamente. Non dice nulla, ma vive la buona notizia con il suo comportamento. Davanti al mistero della storia l’unica possibilità è la fede umile che sa ascoltare, quella che Giuseppe testimonia.


PER IL CONFRONTO NEL GRUPPO
– L’essere in relazione quali attenzioni apre alla tua vita?
– Quando il dubbio è forte che strade percorriamo?


IN FAMIGLIA
In famiglia ci sono sempre cose nuove da affrontare e non sempre si ha la luce giusta per leggere ciò che succede.
Insieme ai figli dopo aver proclamato il brano evangelico possiamo accendere una candela per rischiarare il cammino.
Insieme si possono mettere in comune tutte le realtà che suscitano preoccupazione o paura e in un momento di preghiera affidarle al Signore.
Non temere il futuro.
Non temere per la crescita dei figli.
Non temere la fragilità.
Non temere ciò che non conosco.
Non temere…


NATALE – MESSA DELLA NOTTE:

DIO CON NOI
Is 9,1-6 Il popolo… ha visto una grande luce
Tt 2,11-14 È apparsa la grazia di Dio
Lc 2,1-14 Gloria a Dio nel più alto dei cieli

Il Signore diventa l’Emmanuele
Il Natale e la sua celebrazione suscitano nei cuori una gioia contenuta e mite; ci restituiscono un’atmosfera di familiare tenerezza. Oggi ricordiamo il fatto certo e situato nel tempo del Signore altissimo ed eterno che diventa l’Emmanuele, cioè il «Dio con noi». Dio è talmente grande nell’amore che è capace di farsi piccolo. È dunque la festa della riconciliazione tra l’umanità e il suo Creatore, che rimane fedele al suo disegno per le cose piccole, perché sa che ciò che è piccolo ci rende nuovi. Per questo oggi gli animi, i riti, le stesse consuetudini della gente sono pervasi da una grande gioia: «Vi annuncio una grande gioia – ha detto l’angelo ai pastori sbigottiti, e lo ripete anche a noi – che sarà di tutto il popolo: vi è nato un salvatore» (cf Lc 2,10-11). L’umanizzazione di Dio in Gesù ha reso possibile la visione del suo volto già qui sulla terra. Sì, il nostro Dio, può essere solo e unicamente il Dio da Lui narrato, perché l’uomo Gesù è l’ultimo e definitivo racconto di Dio e chi vede Lui, chi contempla la sua vita conosce il Padre.

La Buona Notizia è annunciata dalle cose semplici
Dio è con noi: questa è la Buona Notizia. Oggi, con il Figlio di Dio, nasce e si accende un’immensa speranza, più forte di ogni paura. E un’invincibile allegrezza torna a rifiorire sulle nostre tristezze. Ci viene restituito il gusto delle persone e delle cose semplici, come le persone che vanno a cercare il Signore nella notte di Betlemme, come tutte le cose della creazione e come la mangiatoia, il solo indizio che la nascita di Gesù è avvenuta in una stalla. In poche righe viene ricordata tre volte: «Lo depose in una mangiatoia» (Lc 2,7). «Troverete un bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia» (Lc 2,12). «Trovarono il bambino che giaceva in una mangiatoia» (Lc 2,16). La mangiatoia è il segno e l’avvertimento che i più grandi prodigi divini prediligono i mezzi più miseri, quasi rivestendosi di povertà e di squallore.

Il regalo del Padre è stato rifiutato dagli uomini
Così siamo avvertiti che il Dio salvatore ama rivolgersi a coloro che sono «piccoli» – economicamente, socialmente, culturalmente – o almeno a coloro che non esitano a farsi piccoli e deboli nello spirito e nella vita, perché la grandezza e la potenza di Dio possa lavorare in loro e portarli alle ricchezze autentiche. Soprattutto la mangiatoia (e quindi la stalla) ci ricorda che per il Figlio di Dio venuto per la nostra salvezza «non c’era stato posto nell’albergo » (cf Lc 2,7) e in nessun’altra casa di Betlemme. E dunque ci dice che, prima del grande regalo natalizio del Padre celeste, c’era stato il rifiuto da parte degli uomini. Quel Dio che si offre a tutti, accetta il rischio di essere rifiutato: «Venne fra la sua gente, ma i suoi non l’hanno accolto» (Gv 1,11), osserva malinconicamente l’evangelista Giovanni; un rifiuto che proseguirà e condurrà colui che è nato a Betlemme fino alla condanna, da parte dei capi e dei dotti del suo popolo, e alla morte di croce.

L’oggi di Dio è carico di perennità
Già nel Natale c’è tutto il mistero della Pasqua: nascita e morte, inizio e compimento, chicco di grano e pane croccante, Cristo Gesù in una mangiatoia tra la paglia battuta. È sbocciato l’oggi di Dio, quell’oggi a cui hanno guardato tutte le promesse, quell’oggi unico a non essere più soggetto al tempo perché carico della perennità di Dio. Quest’oggi non finirà mai, perché la nascita di Gesù non è un fatto che si perde nel tempo, ma resta perenne come perenne nascita di Dio nel mondo.Dopo Gesù Cristo chi cerca Dio passa necessariamente per la ricerca del vero uomo, e la vita cristiana coincide con un cammino di umanizzazione nella potenza della grazia. Non è possibile cercare Dio senza cercare la vera umanità, né fare un cammino di salvezza senza aprire strade
di autentica umanizzazione per i piccoli.


PER IL CONFRONTO NEL GRUPPO
– Quali sono gli elementi di gioia di questo Natale?
– Che cosa porta di nuovo nella tua vita la nascita di Cristo Gesù?


IN FAMIGLIA
Crea un po’ di posto per il Signore.
Tra le tante cose che arrivano in casa in questi giorni, regali, cibo, auguri…
metti da parte qualcosa per offrirlo a chi non ha nulla.
In famiglia scambiatevi la pace dopo l’apertura dei regali o all’inizio del pranzo natalizio,
riconoscendo così che Gesù è in mezzo a noi.


(tratto da R. Paganelli – Entrare nella domenica dalla porta della Parola, anno A, Elledici 2015)

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3. Annunciare la Parola – IV Avv A e Natale, 22 e 25 dic ’19

IV di Avvento “A”:

• Is 7,10-14 – Ecco, la vergine concepirà e partorirà un figlio.
• Dal salmo 23 – Rit.: Ecco, viene il Signore, re della gloria.
• Rm 1,1-7 – Gesù Cristo, della stirpe di Davide, figlio di Dio.
• Canto al Vangelo – Alleluia, alleluia. Ecco, la vergine concepirà e partorirà un figlio che sarà chiamato Emmanuele: “Dio-con-noi”. Alleluia.
• Mt 1,18-24 – Gesù nascerà da Maria, sposa di Giuseppe, della stirpe di Davide.

PER COMPRENDERE LA PAROLA

Il Vangelo di Matteo cita il passo di Isaia che annuncia la nascita dell’Emmanuele. I due testi, oggi riuniti nella liturgia, si illuminano reciprocamente.

PRIMA LETTURA
Il testo di Isaia richiede prima una lettura «storica». Verso il 734, Tiglat-Pilezer III, re d’Assiria, minaccia pericolosamente tutti i regni del Vicino Oriente. Il re di Damasco, Rezin, propone di realizzare una coalizione per fargli fronte. Ma Acaz, il re di Gerusalemme, non aderisce. Allora Rezin si allea col re di Samaria per marciare contro Gerusalemme.
Il terrore si impadronisce di Acaz, un esitante, un opportunista, senza coerenza. Dal libro dei Re (2 Re 16,3) veniamo a sapere che «fece passare per il fuoco suo figlio», cioè che lo offrì in sacrificio come i pagani. L’intervento di Isaia appare in tutto il suo significato. Egli vuole che il re ponga la sua fiducia nell’unico vero Dio e gli promette un segno, il segno più eloquente che ci possa essere: la nascita di un figlio ricolmo della presenza di Dio; sarà il pio re Ezechia che saprà «rigettare il male e scegliere il bene».
Egli meriterà di essere protetto al momento dell’assedio di Gerusalemme nel 701 (2 Re 19,35-36). La protezione di Dio si esprime con il nome che gli è attribuito qui: Emmanuele = Dio con noi. In questo contesto la parola alma significa «giovane donna» e designa sia Abi, moglie di Acaz e madre di Ezechia, sia la «Figlia di Sion» di cui il profeta parla altrove, cioè il popolo di Dio nel suo insieme, da cui nascerà il nuovo re. I traduttori greci, tuttavia, scegliendo la parola «parthénos», che significa «vergine» in senso stretto, già tre secoli prima di Cristo hanno orientato verso un’altra interpretazione e preparato quella che ne dà il Vangelo. Noi vi riconosciamo l’annuncio della concezione verginale del Messia.
Oltre a questo annuncio profetico, la lettura spirituale del testo in tempo di Avvento scorgerà un messaggio di speranza che mette in rilievo l’iniziativa divina.
Acaz è l’umanità inconsapevole del suo destino spirituale: egli non chiede nulla, ostenta scrupoli religiosi, non vuol mettere alla prova il Signore; ma, in realtà, egli non sa che cosa desidera né in chi porre la sua fiducia.
Sarà allora il Signore a parlare e a dare un segno, per manifestare la sua volontà di salvare il suo popolo. La nascita di Gesù è questo segno di un’iniziativa di Dio, libera e gratuita, per salvare l’umanità.

SALMO
È di uso liturgico, per celebrare l’ingresso di una processione nel tempio di Dio. La prima parte dice che coloro che si avvicinano a Dio debbono avere mani innocenti e cuore puro; Acaz, diviso fra il vero Dio e gli idoli, si vedrà, così rigettato.
Ma la seconda parte è più immediatamente adatta a questo tempo di Avvento, poiché, insieme al popolo che entra nel tempio, è il re della gloria, l’Emmanuele, a fare il suo ingresso nel mondo.

SECONDA LETTURA
È il prologo della lettera ai Romani, con il saluto che si usa all’inizio della nostra liturgia: «La grazia e la pace di Dio nostro Padre», ecc.
Esso comporta:
1) Una professione di fede, un «credo» riguardante la persona di Gesù. Più tardi, i «credo» riprenderanno il movimento discendente espresso da s. Giovanni: il Verbo, nato da Dio, si è fatto carne. Qui il movimento è quello dello svolgimento storico, dell’esperienza che ne hanno potuto fare i testimoni:
– «secondo la carne», agli occhi degli uomini, nato dalla stirpe di Davide;
– «secondo lo Spirito», costituito Figlio di Dio con potenza. Si va dalla carne allo spirito, dalla nascita alla risurrezione, dall’umanità alla potenza, dall’umanità alla divinità.
Si noti che l’umanità è affermata per mezzo della stirpe di Davide, e questo sottolinea che Gesù è la realizzazione delle promesse dell’antica alleanza.
2) Una presentazione dell’Apostolo e della sua missione.
Paolo è stato prescelto, chiamato da Dio, per annunziare il Vangelo. Questo «Vangelo» è quello promesso dai profeti, ma destinato a tutte le genti, ai pagani e non soltanto ai Giudei. In questo tempo di Avvento, tale annunzio della salvezza universale ha una risonanza attualissima.

VANGELO
I Vangeli dell’infanzia (Matteo e Luca) mostrano che Gesù è il Messia annunciato, la speranza d’Israele. Matteo mette Giuseppe al centro di tutto; la sua è «l’annunciazione a Giuseppe». In Luca, Giuseppe non ha volto: è lo sposo di Maria. Qui invece egli raccoglie tutta l’eredità delle promesse di Dio da Abramo in poi: la genealogia di Matteo, che precede questo brano, va da Abramo a Giuseppe. Giuseppe eredita tutte le missioni frammentarie dei patriarchi e dei re. Per lui, la speranza raggiunge il compimento.
In particolare, Giuseppe è il «figlio di Davide» (Luca dice la stessa cosa: Giuseppe è «della casa di Davide», perché Gesù possa ricevere «il trono di Davide suo padre»); per il popolo giudaico, sottomesso a un potere straniero, infatti, la speranza trasmessa dagli scritti dei profeti si esprime nel linguaggio di una restaurazione del regno davidico. Ciò comporta un’ambiguità da cui il Vangelo si libererà soltanto progressivamente.
Soprattutto Giuseppe è, spiritualmente, l’erede dei patriarchi e di tutta la storia biblica. È il «giusto» che confida nella parola di Dio, anche quando gli avvenimenti lo mettono alla prova. Così, secondo Matteo, Giuseppe non è una figura marginale. Era forse già necessario rispondere ad allusioni ironiche sul marito superato dagli avvenimenti?
Questo racconto testimonia la fede della Chiesa primitiva nella nascita verginale di Gesù. L’interpretazione in questo senso della profezia dell’Emmanuele è manifesta.
Giuseppe assume pienamente la funzione di padre delegatagli da Dio: sarà lui a dover dare il nome al bambino.
Infine, il nome del bambino significa: «il Signore salva», ed è in linea con tutta la tradizione; Dio, nell’Antico Testamento, è soprattutto «colui che salva». Questo nome manifesta che è giunta la salvezza.
«Dio con noi» è dunque il primo messaggio di Matteo e anche l’ultimo: «Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo» (Mt 28,20).


PER ANNUNCIARE LA PAROLA (piste di omelia)

La Buona Novella
Uno dei principali temi di s. Paolo.
– Una notizia è buona soltanto se viene a colmare un bisogno, una certa attesa: la pace per coloro che sono in guerra, il pane per coloro che hanno fame… Può succedere che non si attenda più nulla: il desiderio stesso è attenuato, la speranza estinta. Acaz non attende nulla da Dio; ma Giuseppe, l’uomo giusto, cerca la volontà di Dio. Nel nostro mondo materialistico, che cosa ci aspettiamo da Dio?
– La Buona Novella supera infinitamente l’attesa: Dio interviene spontaneamente, anche quando non gli si chiedono più segni o, forse, segni irrisori. Nessuno avrebbe osato chiedere ciò che egli dona; egli dà a coloro che non si aspettano nulla: questo è vero per Paolo come anche per le nazioni pagane.
– La Buona Novella riguarda il Figlio suo, Gesù, Dio con noi! Meraviglia dell’incarnazione. Gesù è uno di noi, «nato dalla stirpe di Davide». E tuttavia, egli viene da un altro luogo: «Viene dallo Spirito Santo». Il suo nome esprime la sua missione: «il Signore salva».

Ecco, la Vergine concepirà
Un segno di Dio che non ci si aspettava, che si stenta a capire.
Oggi come ieri, la concezione verginale di Gesù sorprende molti credenti. Si vorrebbe respingere questo punto della fede cattolica come un tratto leggendario, un bisogno del meraviglioso negli antichi, traccia di un pregiudizio a riguardo delle realtà sessuali, ecc.
Essa è tuttavia una verità accettata nelle comunità primitive: duplice testimonianza di Luca e di Matteo, a cui forse fa eco Giovanni: «I quali non da sangue, né da volere di carne, né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati», dice dei credenti, dimostrando di avere l’idea di una nascita di un ordine diverso, segno dell’intervento divino. Scorgiamo un legame con la profezia dell’Emmanuele e anche una testimonianza dei «credo» e di tutta la tradizione: la «Vergine» Maria.
Il contesto della liturgia di oggi ci aiuta a coglierne il significato profondo. Non si tratta di un miracolo nel senso comune del termine: nulla di visibile. E nulla che tradisca un pregiudizio contro il matrimonio, pregiudizio del resto estraneo alla mentalità giudaica; è soltanto la volontà di affermare l’intervento divino nella storia degli uomini, come nella profezia di Isaia; di mettere in piena luce il «Vangelo» riguardante il Figlio di Dio, e fino a che punto, per la sua origine e la sua natura, il Figlio di Dio superi coloro di cui è venuto a condividere la condizione. Una solidarietà senza trascendenza non è il Vangelo.

L’obbedienza alla fede
Noi parliamo volentieri della ricerca della fede, della scoperta della fede. La Scrittura parla dell’obbedienza alla fede (2a lettura).
– La fede è un’obbedienza, perché risponde a una chiamata di Dio. È lui a prendere l’iniziativa, come dimostra tutta la storia biblica: chiamata di Abramo, di Mosè, di Davide. A Davide: «Forse tu mi costruirai una casa?… Il Signore ti farà una casa…» (2 Sam 7,5.11).
Dio dà un segno ad Acaz (1a lettura) come ad ognuno: un segno che colma l’attesa e spesso la supera; che talvolta anzi sconcerta.
– La fede conduce all’obbedienza. Credere non è mai una semplice adesione dello spirito o anche del cuore; devono seguire le opere; gli esempi biblici sono gli stessi: Abramo, Mosè, Davide. Giuseppe, l’uomo giusto, è un modello perfetto di quest’obbedienza. La fede nella Parola di Dio allontana i dubbi e le esitazioni: «Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore».
– L’obbedienza porta con sé la pace del cuore. Il motto di Giovanni XXIII era: Oboedientia et pax. Il messaggio rivolto a Giuseppe, come quello a Maria, incominciava con un «Non temere». La convinzione che Dio è con noi toglie ogni timore: «Se Dio è con noi, chi sarà contro di noi?» (Rm 8,31).


Messa della notte di NATALE:

• Is 9,1-3.5-6 – Ci è stato dato un figlio.
• Dal Salmo 95 – Rit.: Oggi è nato per noi il Salvatore.
• Tt 2,11-14 – È apparsa la grazia di Dio, apportatrice di salvezza per tutti gli uomini.
• Canto al Vangelo – Alleluia, alleluia. Vi annunzio una grande gioia: oggi vi è nato un Salvatore: Cristo Signore. Alleluia.
• Lc 2,1-14 – Oggi vi è nato il Salvatore.

PER COMPRENDERE LA PAROLA

PRIMA LETTURA
La profezia di Isaia si situa in un momento di prova per Israele: campagna assira nel Nord e deportazione dei Galilei. Il cammino nelle tenebre è quello che conduce all’esilio; la terra tenebrosa, quella della schiavitù. La gioia annunciata è moltiplicata: gioia dei mietitori, perché gli esiliati sono lontani dalla loro terra, gioia dei vincitori, perché Israele è vinto.
All’origine della gioia: il Signore ha spezzato tutti gli strumenti usati contro i deportati (il giogo, la sbarra e il bastone). Azione meravigliosa come nel giorno della vittoria su Madian (cf il racconto colorito della rotta di innumerevoli Madianiti davanti ai 300 soldati di Gedeone, Gdc 7). Non si sente più il passo dei soldati nemici, non si vede più la loro uniforme macchiata dal sangue delle vittime.
Per questa azione, il Signore si è servito di un nuovo re: (Ezechia?) e questo re è ancora un bambino: è l’Emmanuele annunziato in Is 7. Egli riunisce già nella sua persona tutti i titoli la cui origine Is 11 vedrà nei doni dello Spirito del Signore che riposa su di lui: Consigliere ammirabile, Dio potente, Padre per sempre, Principe della pace. Vi è qui più di Mosè, più di Davide, più di Salomone.
Tutta la tradizione cristiana ha visto in questo re bambino l’immagine di Gesù, il vero Emmanuele, re e salvatore fin dalla sua nascita.
Il profeta descrive le caratteristiche della sua regalità: pacifica, stabilita in Gerusalemme, la città della stirpe di Davide, ma progressivamente estesa, eterna.

SALMO
Esprime la gioia profetizzata da Isaia: canti; danze, esultanza, festa: la stessa natura vi prende parte. È la gioia di un rinnovamento, perché il Signore, questa volta, viene, viene come re, «a giudicare la terra». Gioia ancora più universale di quella di Isaia: le «nazioni», cioè tutti i popoli rimasti finora esclusi dalla salvezza, sono invitati a prendervi parte.

SECONDA LETTURA
Questo passo della lettera a Tito si situa fra consigli morali diretti a diverse categorie di cristiani. È una riflessione sintetica sulla vita cristiana.
Alla sua origine: la manifestazione della grazia di Dio salvatore, attraverso l’incarnazione e la redenzione: Dio si è donato in Gesù Cristo per fare di noi il suo popolo.
Alla fine di essa: la manifestazione della gloria (in opposizione alla grazia) del nostro grande Dio e salvatore Gesù Cristo. «Esultino davanti al Signore… perché viene» (Salmo).
Nel suo svolgimento: fra queste due manifestazioni celebrate dal Natale vi è il tempo presente, provvisorio. La vita cristiana vi si esprime col rifiuto del peccato e con una profonda saggezza: «Sobrietà, giustizia e pietà». Non una sapienza di tipo «piccolo borghese».
Sobrietà, è il cuore povero liberato dalle passioni di quaggiù; Giustizia, è la santità; Pietà, è vivere per Dio…
I cristiani sono un «popolo zelante nelle opere buone» nell’attesa della beata speranza…

VANGELO
È l’annuncio della buona novella: la nascita di Gesù. Il racconto è redatto in modo storico e allo stesso tempo pieno di segni misteriosi.
Racconto storico, situato nel tempo: il censimento di Quirinio; nello spazio: a Betlemme; nelle precise circostanze del momento: è notte (i pastori vegliano) e di luogo: è in una grotta o in una stalla (non c’è posto all’albergo e una mangiatoia serve da culla).
Presenta i personaggi: una giovane coppia della stirpe di Davide, proveniente da Nazaret; alcuni pastori, marginali e più o meno disprezzati nella società giudaica dell’epoca.
Tutto ciò costituisce uno sfondo piuttosto oscuro. Il paese è occupato. I suoi abitanti sottoposti agli ordini dell’occupante. La nascita giunge al termine di una lunga fatica. Avviene a Betlemme, ritenuta «la più piccola fra i capoluoghi di Giuda» (cf Mic 5,1) e non a Gerusalemme (che per l’Antico Testamento è l’unica vera città di Davide).
I segni misteriosi sono in contrasto con questa situazione (come in Isaia).
La scelta dei pastori, alla luce dell’Antico Testamento, è già significativa: ricorda l’elezione di Davide: il più piccolo della famiglia addetto alla custodia del gregge. I re d’Israele, dopo di lui, si considereranno come i pastori del loro popolo, pastori spesso infedeli che il Buon Pastore viene a sostituire.
La luce della gloria del Signore avvolge i pastori e suscita il loro spavento. Segni consueti delle manifestazioni di Dio nell’Antico Testamento, si ritroveranno a proposito della Trasfigurazione di Gesù e nell’annuncio del suo ritorno alla fine dei tempi.
Il messaggio degli angeli: «la Buona Novella», «la grande gioia di tutto il popolo», linguaggio frequente nei profeti (1a lettura e salmo). Il neonato in fasce è proprio il Salvatore, il Messia, il Signore. Salvatore è un titolo divino in tutto l’Antico Testamento: chiamare Gesù il Salvatore significa annunciare che egli è Dio. La stessa cosa significa unire il titolo di Signore a quello di Messia.
Il canto degli angeli conferisce all’avvenimento della nascita dimensioni cosmiche: il cielo e la terra, tutto l’universo, il mondo invisibile di Dio e quello creato. Significato: Dio è glorificato, la terra riceve la pace (1a lettura). Giustificazione più radicale: Dio ama gli uomini.


PER ANNUNCIARE LA PAROLA (piste di omelia)

Una luce nel cuore della nostra notte
Celebrazione nel cuore della notte. A motivo dell’ora in cui è accaduto il fatto (Vangelo)? Perché la notte aggiunge alla festa una nota di mistero? «Dolce notte, santa notte…»? Perché l’ora insolita sottolinea l’originalità dell’avvenimento? Tutto ciò non è sbagliato, ma c’è molto di più.
La notte, le tenebre, l’ora buia sono l’immagine dell’infelicità umana, delle sconfitte (1a lettura), dello sprofondare nel peccato, nelle passioni, della profonda angoscia dell’uomo (domandatelo a coloro che non dormono), della miseria spirituale di un mondo senza Dio.
E il Figlio di Dio è venuto a prendere su di sé tutto quel buio (cf presentazione del Vangelo).
Celebrare il Natale nel cuore della notte significa riconoscere che l’amore di Dio è più forte delle nostre tenebre più fitte, che l’aurora sta per sorgere. Già la «gloria del Signore ci avvolge di luce» (Vangelo) e se al presente non lo vediamo, viviamo nella speranza. Il Signore ritornerà nel cuore della notte.
Non riduciamo il Natale a una festa sentimentale, a una tregua illusoria in una notte di falsa pace; viviamo per rinnovarci nella gioia e nella speranza.

Tempo di gravidanza
Come per Maria di Nazaret, anche per i discepoli del Signore risorto il tempo va gestito – secondo un’efficace immagine di Origene – come «tempo di gravidanza» e dunque di attesa, vissuta con gioia, pazienza e speranza. Non bisogna, però, confondere i dolori del parto con i lamenti di chi è impotente a generare vita, o, come dice Isaia, confondere il parto con un soffio-sbuffo di vento. Dio non arriva al cuore degli uomini, in modo indolore, senza il pieno coinvolgimento della realtà umana, che ha scelto come suo grembo. Tale processo, infatti, è compiuto certamente dallo Spirito ma è legato anche alla carne, al sangue, alla materia, che, al loro interno, l’hanno accolto e quotidianamente lo gestiscono. Come segno del nostro «tempo di gravidanza» va innanzitutto identificata la gioia, quella vera, profonda, coinvolgente tutte le fibre dell’essere. Sprizzante di vita. Poi c’è lo stupore che ha come suoi maestri e rappresentanti i pastori descritti da Luca.

Maranathà!
Questa festa è a rischio. Tutti la celebrano. Ma cosa celebrano? Una fiaba comoda e stimolante nei sentimenti, oppure un mistero difficile da interpretare, impegnativo da accogliere e realizzare nel cuore?
Se Natale è una fiaba è solo la festa dei consumi, di inutili regali: è solo una doppia vacanza con un pranzo più ricco, un viaggio, una gita. Se Natale è una fiaba non ci vuole molto: basta un presepe o un albero illuminato, una elemosina, una messa a mezzanotte. Nella fiaba Gesù non nasce, nasce l’egoismo e l’impostura, l’ingiustizia che uccide. Una stella, un angelo, una grotta e dei pastori, una donna e un bambino: ingredienti per una stupida favola, per una tragica impostura. Se Natale è una fiaba è finito il suo tempo, cancelliamo il Natale.
Se Natale è un mistero Gesù nasce anche oggi: nei tuguri, nelle baracche, nei dormitori pubblici. Gesù nasce nel povero, nel piccolo ignorante, nel detenuto, nell’esule, nel torturato, nell’oppresso. Gesù nasce nel disoccupato, nel malato, nel minorato, nello sconosciuto trascurato da tutti, nell’umile onesto che ancora fa il suo dovere. Gesù nasce là dove c’è bisogno di pace, di amore, dove si cerca giustizia e amore, dove si soffre e si aspetta, dove si costruisce un mondo più giusto.
Se qui nasce Gesù questo è il presepio: qui bisogna venire per incontrare Gesù per fare Natale con lui.

La nostra vita deve essere un dono d’amore
L’Amore si è incarnato, perché noi diventassimo come lui.
Per questo è necessario aprire il nostro cuore come un dono del Signore. Aprire le nostre labbra come un augurio del Signore. Aprire le nostre mani come un dono a tutti da parte del Signore. Non tutti hanno accolto Gesù. Almeno noi facciamogli un regalo d’amore: accogliamolo come Salvatore. Ma questo è, in fin dei conti, il più gran regalo che facciamo a noi stessi.
Nella grande piazza davanti alla cattedrale quella domenica vi era molta povera gente: mendicanti, ciechi, storpi, ecc. chiedevano ai passanti la carità. Ma ad un tratto la piazza si svuotò improvvisamente: tutti fuggivano. Perché? Stava arrivando il santo vescovo di Tours, Martino, capace di fare miracoli. «Se ci vede – dicevano – ci guarisce: allora più nessuno ci farà la carità; saremo costretti ad andare a lavorare».
Che vale il Natale, se non permettiamo al Salvatore di guarire il nostro cuore? Di entrare nella nostra vita? Di trasformarla con il suo amore? Se questa trasformazione, questo entrare di Dio nella nostra vita avviene, allora questa notte ha senso, è una notte di luce. Luce che illumina, cancella le ombre, riscalda i cuori. Luce che genera vita e salvezza.


(tratto da: M. Gobbin, Omelie per un anno – vol. 1, anno A, tempi forti – Elledici 2003)

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4. Parola da Vivere – IV Avv A e Natale, 22 e 25 dic ’19

IV di Avvento “A”:
NON TEMERE
L’uomo ha paura di affidarsi all’opera sorprendente e sconvolgente di Dio, non la ripudia del tutto apertamente, ma nemmeno l’accetta totalmente. La paura più ordinaria della vita cristiana è l’inizio, il cominciare sempre di nuovo. Si è chiamati a confrontarsi con la quotidiana proposta di una fecondazione imprevista di fronte alla quale si vive tra l’interrogativo che incalza e la proposta che urge: è un tentare, un lottare, un cercare bussando, un anelare invocando qualcosa che si apre senza mai essere del tutto aperto. Gioia e sofferenza sono contenute insieme nel movimento del continuo aprirsi, l’una non è possibile senza l’altra. Nei prossimi giorni rimane sempre un po’ di paura da superare.

Notte di Natale:
DIO CON NOI
«Dio con noi» mi fa dire, dopo tanti Natali, che il vero presepe siamo noi: quello vivente, l’unico possibile, di luce vera, di sangue e di pulsazioni, di emozioni e di pensieri, l’unico a possedere lo spazio sacro del cuore, che è angolo discreto, ma anche Regno dell’Altissimo. L’intimo più intimo dell’essere: la sua profondità è impossibile riprodurla nel presepe di cartone. Nel presepe che sono io ci sono molti che conosco bene: la cosa che voglio è che essi continuino a camminare verso il Bambino, lucidandosi gli occhi, riscaldandosi il cuore. In questo è importante lasciarsi rigenerare dai piccoli, perché la vita cambi, si trasformi in rendimento di lode, in canto di gratitudine, in danza di fedeltà. È bello lasciarsi rigenerare dai piccoli, per riconoscere in loro il Verbo che si è fatto carne e contemplare la Sua gloria. Nel mio presepe ci sono la capanna, Maria, Giuseppe e il Bambino che nasce ogni volta che riesco a dare spazio ai piccoli. E se Lui c’è, posso andare ad amare.


(tratto da R. Paganelli – Entrare nella domenica dalla porta della Parola, anno A, Elledici 2015)

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5. Preghiere dei Fedeli – IV Avv A e Natale, 22 e 25 dic ’19

IV di Avvento “A”:

Invito all’accoglienza

Celebrante. In questa domenica che precede e annuncia il Natale chiediamo al Padre che ci renda capaci di accogliere in modo degno il dono incomparabile che ci ha fatto, il suo Figlio Gesù, nostro salvatore.

Lettore. Preghiamo insieme e diciamo: Compi in noi, o Padre, il tuo progetto di salvezza.

1. Preghiamo per i pastori della Chiesa. Da duemila anni essi si prodigano nel preparare per gli uomini la strada al Salvatore che viene.
Perché aiutino tutti noi ad accoglierlo con la più viva fede, e a scorgere la luce della speranza cristiana oltre il buio delle vicende umane, preghiamo.

2. Per le nostre famiglie, in cui germoglia e si schiude la vita col suo mistero.
Perché sull’esempio di Maria prescelta dal Verbo come madre, il Signore faccia fiorire in esse il rispetto per la vita nascente, accresca la stima per la maternità, e renda saldo il vincolo del matrimonio, preghiamo.

3. Per le famiglie che preparano la festa del Natale. A volte i genitori nel loro grande affetto verso i figli li ricolmano di tanti doni, alimentando così un loro naturale senso di egoismo.
Perché partendo da un serio impegno educativo sappiano invece alimentare nei figli, insieme con la gratitudine per i doni che ricevono, anche la gioia di condividerli con i loro amici e con chi è nel bisogno, preghiamo.

4. Per gli uomini che con facilità si lasciano affascinare dai beni materiali. Le cose belle della terra, creature uscite dalle mani del Signore, sovente fanno velo ai valori dello spirito.
Perché impariamo tutti a cercare la pace e la felicità in Dio Padre, aderendo al suo progetto di salvezza che è cominciato a Betlemme, preghiamo.

5. Per la nostra comunità (parrocchiale). Non sempre sappiamo essere uomini di fede, che leggono la volontà del Signore nelle vicende dell’esistenza.
Perché rispondiamo come Maria con un «sì» generoso, libero e responsabile, a Dio che ci chiama a collaborare con i nostri fratelli, preghiamo.

Celebrante. O Dio nostro Padre, tu ami tutte le tue creature, e doni agli uomini il Verbo incarnato, come fratello e salvatore. Colma la nostra attesa della sua venuta con il desiderio del bene, perché sappiamo incontrarlo nell’Eucaristia e nella vita di ogni giorno. Lui che vive e regna nei secoli dei secoli.


Messa della notte di NATALE

Celebrante. Il Verbo di Dio si è fatto uomo come noi, fragile bambino, destinato alla morte, ma venuto per aprirci la via del cielo. Nella Preghiera dei fedeli chiediamo al Padre che tutti gli uomini accolgano con gratitudine questo dono del suo amore.

Lettore. Preghiamo insieme e diciamo: Padre, che ci doni il tuo Figlio Gesù, ascoltaci.

1. Preghiamo per la santa Chiesa. La festa del Natale è festa di tutti i credenti nel Signore.
Perché i cristiani sappiano, come Maria, annunciare e donare al mondo Gesù Cristo, nel segno della povertà, della tenerezza e dell’amicizia, preghiamo.

2. Per i popoli travagliati da guerre e forti tensioni sociali.
Perché nella luce del Natale vogliano abbandonare la via della violenza e della guerra, e intraprendere insieme il cammino faticoso ma costruttivo della concordia, preghiamo.

3. Per i bambini che nascono in questi giorni. In ognuno di essi noi leggiamo il segno che «Dio – come ha detto un poeta – non è ancora stanco degli uomini». Ma non pochi nascono in situazioni di penuria e disagio.
Perché almeno nel Natale tutti i piccoli trovino tenerezza e affetto, e possano crescere nella gioia, preghiamo.

4. Per la terra di Palestina, patria di Gesù. Ci spiegano gli studiosi che il nome Gerusalemme significa città della pace, e Betlemme casa del pane.
Perché tutti i popoli che riconoscono in queste terre, cariche di storia, la loro patria spirituale, vi trovino motivo non di guerre e contese, ma di concordia e di pace, preghiamo.

5. Per la nostra comunità (parrocchiale), qui riunita in questa notte santa. La luce del Natale renda i nostri occhi capaci di vedere la tristezza che c’è nel volto di alcuni che ci stanno accanto.
Perché essi possano trovare una parola buona sulle nostre labbra, l’amicizia nel nostro cuore, e le nostre mani pronte al dono, preghiamo.

Celebrante. O Dio nostro Padre, in questa notte santa tu offri al mondo il tuo figlio Gesù, nato da Maria. Noi avvertiamo la sublimità di questo mistero. E ti preghiamo: fa’ che Gesù possa nascere nei cuori di tutti gli uomini della terra. Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli.


(tratto da: E. Bianco, Preghiera dei fedeli, proposte per le domeniche e feste degli anni A-B-C – Elledici 2002)

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7. Aforismi – IV Avv A e Natale, 22 e 25 dic ’19

Raccolta di aforismi o testi utili per la riflessione o l’approfondimento

IV di Avvento “A”:

«LA VERGINE PARTORIRÀ UN FIGLIO»
È il più celebre degli oracoli riguardanti il Messia, pronunciato dal profeta Isaia (capo 7, versetto 14) nell’anno 734 a.C. Contiene la promessa di un segno, offerto in nome di Dio ad Acaz re della Giudea, come sollecitazione a metter da parte alleanze militari e intrighi politici, e ad affidarsi al Signore. Re Acaz era diplomatico e scettico quanto basta, nel condurre la cosa pubblica, per fare a meno di Dio. In quel momento particolarmente difficile, il suo stato era preso tra due fuochi, vaso di coccio tra gli Assiri e Damasco. Egli ignorò l’invito di Isaia, perciò il profeta pronunciò – contro di lui – quell’oracolo sorprendente.
L’evento annunciato si sarebbe realizzato? Come? E quando? Al re Acaz sarà dato un segno: la nascita di quel bambino. Nascerà da chi?
– Il termine ebraico (in greco parthénos) indica: da una vergine. Ma allora significava di solito ragazza in genere, non ancora matura per il matrimonio.
– Tra i contemporanei si pensava anche alla «giovane donna per eccellenza», la sposa del re. Un modo di dire diffuso tra i popoli del Medio Oriente. È questa l’interpretazione oggi preferita dai biblisti, anche perché l’oracolo riguardava il casato di Davide. E di fatto presto ad Acaz nascerà Ezechia, che sarà l’esatto contrario del padre. Re giusto e pio, capace di suscitare le speranze del popolo. Ma poi di fatto deluderà in larga parte le attese poste in lui.
– Un’altra ipotesi si far? strada nel secondo secolo prima di Cristo: una parte della tradizione ebraica propenderà per la nascita eccezionale, ancora da venire, del Messia, da una vergine. Si sarebbe compiuto così in modo luminoso e convincente l’oracolo dell’Emanuele, Dio compagno di viaggio del popolo eletto. Con Matteo si compie così la trasposizione dell’oracolo a sette secoli più tardi. Del resto a Gesù si applica a meraviglia l’espressione «a lui sarà dato il nome Emmanuele, che significa Dio con noi». Quanto alla madre, per i cristiani – Matteo in testa – il riferimento va senza dubbio a Maria vergine, madre di Dio. E con Matteo viene ad aggiungersi ad Acaz, come destinatario dell’oracolo, anche Giuseppe. È come Acaz discendente di Davide, è futuro sposo di Maria, padre putativo di Gesù. All’opposto dello scettico Acaz crede nello sconvolgente intervento di Dio, dà la sua piena adesione, collabora senza riserve. Offre la copertura legale, quanto al casato, a quel figlio. Di più, consacrerà l’esistenza a quelle due persone a lui affidate, offrendo protezione e affetto senza confini. Così i due episodi lontani sette secoli – il rifiuto di Acaz, e il sì incondizionato di Giuseppe – in Matteo si saldano in una nuova prospettiva, e indicano la svolta dell’umanità in Cristo.


Natale:

25 DICEMBRE, TANTI ANNI FA
Di quell’avvenimento decisivo, che ha ridatato tutti gli avvenimenti della storia umana, non siamo in grado di indicare il giorno e l’anno in cui avvenne.
– Nel quarto secolo un monaco chiamato Dionigi il Piccolo credette di aver trovato quale fosse l’anno uno, ma poi altri studiosi scoprirono vari errori nei suoi calcoli, e ora ci spiegano che Gesù è nato quattro o cinque anni prima, o forse nove. Insomma, che oggi – anno… 2019 – saremmo in realtà nell’anno 2019, o 2024.
– Tanto meno sappiamo con precisione il giorno e mese di quella nascita: altri studiosi ci dicono che la data del 25 dicembre è stata solo una scelta saggia, ben calcolata, operata dalla Chiesa dei primi secoli, per sostituire – con una festa cristiana di alto contenuto spirituale – un’antichissima festa pagana. E decisamente pagana. Una festa che si celebrava nell’antica Roma in onore del «Sole invitto». In questo periodo dell’anno astronomico infatti le notti, che sono lunghissime, cominciano ad accorciarsi, e i giorni ad allungarsi. È la luce che la vince sulle tenebre, la vita che prevale sulla morte.
– Da parte dei cristiani, come non vedere in questa luce lo stesso Signore? Di fatto san Giovanni ha scritto di Gesù nel prologo al suo Vangelo: «In lui era la vita, e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre…». Per i cristiani il Sole invitto era Gesù, e presero a festeggiarlo il 25 dicembre.

DIO FATTO UOMO: QUELL’AZZERAMENTO
L’Incarnazione può sembrare un fallimento, un annientamento; con la morte in croce sembra addirittura capovolto il progetto di Dio. Ma l’esito finale risulterà opposto: la risurrezione e ascensione di Cristo. E noi con lui. Lo ha spiegato Paolo, con non nascosto entusiasmo (Fil 2,1-14). Un teologo ha detto che Dio con le sue creature si è comportato come fa la mamma, ogni mamma, col suo bambino. Quante volte avremo visto quel gesto. Lei alta, grande, lui piccolino – due soldi di cacio – a terra. Ma ecco lei si china, si abbassa, si porta al livello del suo bambino. Si fa piccola con lui, come lui. Poi lo afferra con le mani, si alza, e lo porta in alto con sé. Lo solleva fino alla propria altezza, e gli dona un bacio. È ci? che nell’incarnazione del Verbo ha fatto Dio con l’uomo. Il significato del Natale è qui: Dio scende e si fa come uno di noi perché l’uomo possa risalire all’altezza di Dio. «Il Verbo di Dio si è fatto uomo, per fare di noi una creatura divina» (sant’Atanasio).


(tratto da: E. Bianco, All’altare di Dio – Anno A – Elledici 2009)

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8. Canto Liturgico – IV Avv A e Natale, 22 e 25 dic ’19

Ecco a voi questa settimana un canto di INIZIO

O REDENTORE DELL’UOMO – Turoldo-Marcianò
(Nella Casa del Padre, n. 454 – Elledici)

1. O Redentore dell’uomo discendi,
vieni e rivela il mistero di Dio:
cosa si celi in un cuore di carne,
quanto egli ami la nostra natura.

2. Il Padre, il Verbo, lo Spirito , dicano:
Facciamo l’uomo ancora e per sempre!.
È Lui l’immagine vera, perfetta,
l’ultimo frutto, il nato da Vergine.

3. Ormai la terra, il mare, le stelle
e quanto vive quaggiù sotto il cielo,
il canto innalzino a Lui che viene,
al benedetto nel nome di Dio.

4. A te, Gesù, che il Padre riveli
e sveli insieme il nostro destino,
a te, che nuove le cose rifai,
il nostro canto di grazie e di lode.

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9. Narrazione – IV Avv A e Natale, 22 e 25 dic ’19

DUE ASINELLI

Alla grotta di Betlemme arrivarono anche due asinelli.
Erano stanchi e macilenti.
Le loro groppe erano spelacchiate e piagate dai pesanti sacchi che il mugnaio loro padrone caricava quotidianamente e dai colpi di bastone che non risparmiava.
Avevano sentito i pastori parlare del Re dei Re venuto dal cielo ed erano accorsi anche loro.
Rimasero un attimo a contemplare il Bambino.
Lo adorarono e pregarono come tutti.
All’uscita li attendeva lo spietato mugnaio.
I due asinelli ripartirono a testa bassa, con il pesante basto sulla groppa.
«Non serve a niente» disse uno. «Ho pregato il Messia che mi togliesse il peso e non l’ha fatto».
«Io invece», ribatté l’altro che trotterellava con un certo vigore, «io gli ho chiesto di darmi la forza di portarlo».

«Ti basta la mia grazia. La mia potenza si manifesta in tutta la forza proprio quando uno è debole» (2 Corinzi 12,9).


(tratto da: B. Ferrero, 365 Piccole Storie per l’anima, Vol. 1, pag. 346 – Elledici 2016)