IV di Avvento “A”:
NON TEMERE
L’uomo ha paura di affidarsi all’opera sorprendente e sconvolgente di Dio, non la ripudia del tutto apertamente, ma nemmeno l’accetta totalmente. La paura più ordinaria della vita cristiana è l’inizio, il cominciare sempre di nuovo. Si è chiamati a confrontarsi con la quotidiana proposta di una fecondazione imprevista di fronte alla quale si vive tra l’interrogativo che incalza e la proposta che urge: è un tentare, un lottare, un cercare bussando, un anelare invocando qualcosa che si apre senza mai essere del tutto aperto. Gioia e sofferenza sono contenute insieme nel movimento del continuo aprirsi, l’una non è possibile senza l’altra. Nei prossimi giorni rimane sempre un po’ di paura da superare.
Notte di Natale:
DIO CON NOI
«Dio con noi» mi fa dire, dopo tanti Natali, che il vero presepe siamo noi: quello vivente, l’unico possibile, di luce vera, di sangue e di pulsazioni, di emozioni e di pensieri, l’unico a possedere lo spazio sacro del cuore, che è angolo discreto, ma anche Regno dell’Altissimo. L’intimo più intimo dell’essere: la sua profondità è impossibile riprodurla nel presepe di cartone. Nel presepe che sono io ci sono molti che conosco bene: la cosa che voglio è che essi continuino a camminare verso il Bambino, lucidandosi gli occhi, riscaldandosi il cuore. In questo è importante lasciarsi rigenerare dai piccoli, perché la vita cambi, si trasformi in rendimento di lode, in canto di gratitudine, in danza di fedeltà. È bello lasciarsi rigenerare dai piccoli, per riconoscere in loro il Verbo che si è fatto carne e contemplare la Sua gloria. Nel mio presepe ci sono la capanna, Maria, Giuseppe e il Bambino che nasce ogni volta che riesco a dare spazio ai piccoli. E se Lui c’è, posso andare ad amare.
(tratto da R. Paganelli – Entrare nella domenica dalla porta della Parola, anno A, Elledici 2015)