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7. Aforismi – IV Avv A e Natale, 22 e 25 dic ’19

Raccolta di aforismi o testi utili per la riflessione o l’approfondimento

IV di Avvento “A”:

«LA VERGINE PARTORIRÀ UN FIGLIO»
È il più celebre degli oracoli riguardanti il Messia, pronunciato dal profeta Isaia (capo 7, versetto 14) nell’anno 734 a.C. Contiene la promessa di un segno, offerto in nome di Dio ad Acaz re della Giudea, come sollecitazione a metter da parte alleanze militari e intrighi politici, e ad affidarsi al Signore. Re Acaz era diplomatico e scettico quanto basta, nel condurre la cosa pubblica, per fare a meno di Dio. In quel momento particolarmente difficile, il suo stato era preso tra due fuochi, vaso di coccio tra gli Assiri e Damasco. Egli ignorò l’invito di Isaia, perciò il profeta pronunciò – contro di lui – quell’oracolo sorprendente.
L’evento annunciato si sarebbe realizzato? Come? E quando? Al re Acaz sarà dato un segno: la nascita di quel bambino. Nascerà da chi?
– Il termine ebraico (in greco parthénos) indica: da una vergine. Ma allora significava di solito ragazza in genere, non ancora matura per il matrimonio.
– Tra i contemporanei si pensava anche alla «giovane donna per eccellenza», la sposa del re. Un modo di dire diffuso tra i popoli del Medio Oriente. È questa l’interpretazione oggi preferita dai biblisti, anche perché l’oracolo riguardava il casato di Davide. E di fatto presto ad Acaz nascerà Ezechia, che sarà l’esatto contrario del padre. Re giusto e pio, capace di suscitare le speranze del popolo. Ma poi di fatto deluderà in larga parte le attese poste in lui.
– Un’altra ipotesi si far? strada nel secondo secolo prima di Cristo: una parte della tradizione ebraica propenderà per la nascita eccezionale, ancora da venire, del Messia, da una vergine. Si sarebbe compiuto così in modo luminoso e convincente l’oracolo dell’Emanuele, Dio compagno di viaggio del popolo eletto. Con Matteo si compie così la trasposizione dell’oracolo a sette secoli più tardi. Del resto a Gesù si applica a meraviglia l’espressione «a lui sarà dato il nome Emmanuele, che significa Dio con noi». Quanto alla madre, per i cristiani – Matteo in testa – il riferimento va senza dubbio a Maria vergine, madre di Dio. E con Matteo viene ad aggiungersi ad Acaz, come destinatario dell’oracolo, anche Giuseppe. È come Acaz discendente di Davide, è futuro sposo di Maria, padre putativo di Gesù. All’opposto dello scettico Acaz crede nello sconvolgente intervento di Dio, dà la sua piena adesione, collabora senza riserve. Offre la copertura legale, quanto al casato, a quel figlio. Di più, consacrerà l’esistenza a quelle due persone a lui affidate, offrendo protezione e affetto senza confini. Così i due episodi lontani sette secoli – il rifiuto di Acaz, e il sì incondizionato di Giuseppe – in Matteo si saldano in una nuova prospettiva, e indicano la svolta dell’umanità in Cristo.


Natale:

25 DICEMBRE, TANTI ANNI FA
Di quell’avvenimento decisivo, che ha ridatato tutti gli avvenimenti della storia umana, non siamo in grado di indicare il giorno e l’anno in cui avvenne.
– Nel quarto secolo un monaco chiamato Dionigi il Piccolo credette di aver trovato quale fosse l’anno uno, ma poi altri studiosi scoprirono vari errori nei suoi calcoli, e ora ci spiegano che Gesù è nato quattro o cinque anni prima, o forse nove. Insomma, che oggi – anno… 2019 – saremmo in realtà nell’anno 2019, o 2024.
– Tanto meno sappiamo con precisione il giorno e mese di quella nascita: altri studiosi ci dicono che la data del 25 dicembre è stata solo una scelta saggia, ben calcolata, operata dalla Chiesa dei primi secoli, per sostituire – con una festa cristiana di alto contenuto spirituale – un’antichissima festa pagana. E decisamente pagana. Una festa che si celebrava nell’antica Roma in onore del «Sole invitto». In questo periodo dell’anno astronomico infatti le notti, che sono lunghissime, cominciano ad accorciarsi, e i giorni ad allungarsi. È la luce che la vince sulle tenebre, la vita che prevale sulla morte.
– Da parte dei cristiani, come non vedere in questa luce lo stesso Signore? Di fatto san Giovanni ha scritto di Gesù nel prologo al suo Vangelo: «In lui era la vita, e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre…». Per i cristiani il Sole invitto era Gesù, e presero a festeggiarlo il 25 dicembre.

DIO FATTO UOMO: QUELL’AZZERAMENTO
L’Incarnazione può sembrare un fallimento, un annientamento; con la morte in croce sembra addirittura capovolto il progetto di Dio. Ma l’esito finale risulterà opposto: la risurrezione e ascensione di Cristo. E noi con lui. Lo ha spiegato Paolo, con non nascosto entusiasmo (Fil 2,1-14). Un teologo ha detto che Dio con le sue creature si è comportato come fa la mamma, ogni mamma, col suo bambino. Quante volte avremo visto quel gesto. Lei alta, grande, lui piccolino – due soldi di cacio – a terra. Ma ecco lei si china, si abbassa, si porta al livello del suo bambino. Si fa piccola con lui, come lui. Poi lo afferra con le mani, si alza, e lo porta in alto con sé. Lo solleva fino alla propria altezza, e gli dona un bacio. È ci? che nell’incarnazione del Verbo ha fatto Dio con l’uomo. Il significato del Natale è qui: Dio scende e si fa come uno di noi perché l’uomo possa risalire all’altezza di Dio. «Il Verbo di Dio si è fatto uomo, per fare di noi una creatura divina» (sant’Atanasio).


(tratto da: E. Bianco, All’altare di Dio – Anno A – Elledici 2009)