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Giovedì Santo – perdono – letture – preghiere


6 aprile

GIOVEDÌ SANTO

La cena del Signore Gesù

Fare questo in memoria di me

La Cena del Signore Gesù apre il solenne Triduo pasquale. Gli ultimi drammatici giorni di Gesù ritrovano tutta la loro forza nei riti che si celebrano in ogni comunità cristiana. Ė grande e sentita la partecipazione e persino i cuori più induriti restano turbati. Oggi Gesù si ritrova con gli apostoli a celebrare la Pasqua. Conosce bene il tradimento di Giuda e lo smaschera, così pure la fede debole di Pietro e degli altri apostoli, eppure decide di lasciare in dono se stesso nell’Eucaristia, dopo averli purificati con la lavanda dei piedi.

RICHIESTA DI PERDONO

  • Signore Gesù, che hai purificato i tuoi apostoli con la lavanda dei piedi, lava anche noi dai nostri peccati, abbi pietà di noi.
  • Cristo, tradito e abbandonato dai tuoi apostoli, perdona anche noi per la debolezza della nostra fede, abbi pietà di noi.
  • Signore Gesù, che ci chiami ad amarci e a servirci reciprocamente, abbi pietà di noi.

PRIMA LETTURA

Prescrizioni per la cena pasquale.           

È il racconto della prima Pasqua, il sacrificio e la consumazione dell’agnello che con il suo sangue salva le case degli ebrei. È la notte della liberazione dalla schiavitù del popolo che Dio si è scelto.

Dal libro dell’Esodo.                                                                                              Es 12,1-8.11-14 

In quei giorni, il Signore disse a Mosè e ad Aronne in terra d’Egitto: «Questo mese sarà per voi l’inizio dei mesi, sarà per voi il primo mese dell’anno. Parlate a tutta la comunità d’Israele e dite: “Il dieci di questo mese ciascuno si procuri un agnello per famiglia, un agnello per casa. Se la famiglia fosse troppo piccola per un agnello, si unirà al vicino, il più prossimo alla sua casa, secondo il numero delle persone; calcolerete come dovrà essere l’agnello secondo quanto ciascuno può mangiarne.
Il vostro agnello sia senza difetto, maschio, nato nell’anno; potrete sceglierlo tra le pecore o tra le capre e lo conserverete fino al quattordici di questo mese: allora tutta l’assemblea della comunità d’Israele lo immolerà al tramonto. Preso un po’ del suo sangue, lo porranno sui due stipiti e sull’architrave delle case nelle quali lo mangeranno. In quella notte ne mangeranno la carne arrostita al fuoco; la mangeranno con azzimi e con erbe amare. Ecco in qual modo lo mangerete: con i fianchi cinti, i sandali ai piedi, il bastone in mano; lo mangerete in fretta. È la Pasqua del Signore!
In quella notte io passerò per la terra d’Egitto e colpirò ogni primogenito nella terra d’Egitto, uomo o animale; così farò giustizia di tutti gli dèi dell’Egitto. Io sono il Signore! Il sangue sulle case dove vi troverete servirà da segno in vostro favore: io vedrò il sangue e passerò oltre; non vi sarà tra voi flagello di sterminio quando io colpirò la terra d’Egitto. Questo giorno sarà per voi un memoriale; lo celebrerete come festa del Signore: di generazione in generazione lo celebrerete come un rito perenne”».

Parola di Dio.

 SALMO RESPONSORIALE                                                                Dal Salmo 115 (116)

È uno dei salmi che gli ebrei cantavano dopo aver celebrato il memoriale della Pasqua.

Rit. Il tuo calice, Signore, è dono di salvezza.

Che cosa renderò al Signore,
per tutti i benefici che mi ha fatto?
Alzerò il calice della salvezza
e invocherò il nome del Signore.

Agli occhi del Signore è preziosa la morte dei suoi fedeli.
Io sono tuo servo, figlio della tua schiava:
tu hai spezzato le mie catene.

A te offrirò un sacrificio di ringraziamento
e invocherò il nome del Signore.
Adempirò i miei voti al Signore
davanti a tutto il suo popolo.

 SECONDA LETTURA

Ogni volta che mangiate questo pane e bevete al calice, voi annunciate la morte del Signore.

È questo il più antico racconto dell’Ultima Cena di Gesù e dell’istituzione dell’Eucaristia. Paolo non era presente, ma trasmette quello che a sua volta gli è stato annunciato. Anche noi ogni domenica e questa sera in particolare, ripresentiamo nell’Eucaristia i gesti di Gesù, per continuare a «fare memoria» di lui.

 Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi.                                       1Cor 11,23-26

Fratelli, io ho ricevuto dal Signore quello che a mia volta vi ho trasmesso: il Signore Gesù, nella notte in cui veniva tradito, prese del pane e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse: «Questo è il mio corpo, che è per voi; fate questo in memoria di me».
Allo stesso modo, dopo aver cenato, prese anche il calice, dicendo: «Questo calice è la Nuova Alleanza nel mio sangue; fate questo, ogni volta che ne bevete, in memoria di me».
Ogni volta infatti che mangiate questo pane e bevete al calice, voi annunciate la morte del Signore, finché egli venga.

Parola di Dio.

Canto al Vangelo    Cf Gv 13,34

Gloria e lode e onore a te, Cristo Signore!

Vi do un comandamento nuovo, dice il Signore:
come io ho amato voi,
così amatevi anche voi gli uni gli altri.

Gloria e lode e onore a te, Cristo Signore!

VANGELO

Li amò sino alla fine.                                                                                          

Giovanni non presenta l’istituzione dell’Eucaristia, ma la lavanda dei piedi degli apostoli, gesto di umiliazione di Gesù e di purificazione per gli apostoli. È un gesto di profonda comunione e di estremo amore da parte di Gesù, che compie perché «come ha fatto lui, facciamo anche noi». È un atteggiamento che dovrebbe rinascere a ogni Eucaristia celebrata.

Dal vangelo secondo Giovanni.                                                                      Gv 13,1-15

Prima della festa di Pasqua, Gesù, sapendo che era venuta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò fino alla fine.
Durante la cena, quando il diavolo aveva già messo in cuore a Giuda, figlio di Simone Iscariota, di tradirlo, Gesù, sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani e che era venuto da Dio e a Dio ritornava, si alzò da tavola, depose le vesti, prese un asciugamano e se lo cinse attorno alla vita. Poi versò dell’acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l’asciugamano di cui si era cinto.
Venne dunque da Simon Pietro e questi gli disse: «Signore, tu lavi i piedi a me?». Rispose Gesù: «Quello che io faccio, tu ora non lo capisci; lo capirai dopo». Gli disse Pietro: «Tu non mi laverai i piedi in eterno!». Gli rispose Gesù: «Se non ti laverò, non avrai parte con me». Gli disse Simon Pietro: «Signore, non solo i miei piedi, ma anche le mani e il capo!». Soggiunse Gesù: «Chi ha fatto il bagno, non ha bisogno di lavarsi se non i piedi ed è tutto puro; e voi siete puri, ma non tutti». Sapeva infatti chi lo tradiva; per questo disse: «Non tutti siete puri». Quando ebbe lavato loro i piedi, riprese le sue vesti, sedette di nuovo e disse loro: «Capite quello che ho fatto per voi? Voi mi chiamate il Maestro e il Signore, e dite bene, perché lo sono. Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri. Vi ho dato un esempio, infatti, perché anche voi facciate come io ho fatto a voi».

Parola del Signore.

PER RIFLETTERE E MEDITARE

Iniziano con il Giovedì Santo i riti centrali della nostra fede, i giorni delle grandi commozioni e del coinvolgimento più pieno. In passato – e in alcune zone del nostro paese ancora oggi – i riti della Settimana Santa facevano parte di una religiosità popolare sentita e suggestiva, accompagnata tante volte da folclore ed esteriorità.

La celebrazione della Pasqua

Gesù celebra la Pasqua (la Pesach degli ebrei) con gli apostoli, che sono diventati la sua famiglia. Nel momento della preghiera sul pane azzimo e sul vino cambia però le parole che il capo di famiglia doveva pronunciare: «Questo è il pane che i nostri padri hanno mangiato in terra di schiavitù…» in: «Questo è il mio corpo», «Questo è il mio sangue che sarà sparso per voi…».
In tutte e tre le letture si parla di «memoriale»: della prima Pasqua ebraica e della Pasqua di Gesù. «Memoriale» dice realtà sacramentale, riproposta di quanto è stato realizzato e che noi riviviamo nel tempo.
Nasce in questo giorno il sacerdozio ministeriale. Gesù ha chiamato gli apostoli alla missione, ora li fa ministri dell’Eucaristia. «Fatevi servi, amatevi», dice Gesù agli apostoli. È un programma di vita della futura comunità che è la Chiesa.

Uno sguardo ai protagonisti

Guardiamo anzitutto Gesù che decide di fare Pasqua insieme ai suoi discepoli. Fa un lungo discorso: quello del capo-famiglia che ricorda i prodigi della prima Pasqua, quando Mosè liberò dalla schiavitù il popolo ebraico. In realtà le parole di Gesù sono tutte programmatiche e fanno riferimento al futuro, alla vita della comunità che sta per costituirsi dopo la Pentecoste.
Gli apostoli non percepiscono il dramma che sta per abbattersi su Gesù e anche su di loro. Solo in seguito comprenderanno il significato pieno di quei gesti e le intenzioni di Gesù. Qui addirittura si mettono a discutere per stabilire chi tra di loro è il più importante (Lc 22,24). Ma la discussione è troncata da Gesù, che si umilia davanti a loro: «Io sto in mezzo a voi come colui che serve» (Lc 24,27). Lava loro i piedi, inginocchiandosi davanti a Pietro e agli altri. Probabilmente davanti allo stesso Giuda. Promette lo Spirito Santo, che li «consolerà» e garantirà la continuità dell’opera iniziata da Gesù.
Giuda è un personaggio tragico e misterioso. Era forse rimasto deluso da Gesù nelle sua aspettative politiche? Tradisce per avidità, per denaro, perché è ladro, come dice Giovanni? Il suo tradimento è pieno: vende Gesù ai nemici, li conduce al Getsemani, lo bacia con un gesto falsamente amico. Ma il suo suicidio è quello di un uomo disperato e – forse – pentito.
È incredibile, ma è proprio «nella notte in cui fu tradito» che Gesù dona l’Eucaristia alla futura Chiesa. Decide di rimanere tra noi nella notte in cui l’uomo appare più confuso, debole, inaffidabile.

L’Eucaristia fa la Chiesa

L’Eucaristia è il sacramento che esprime e costruisce la comunità. Che ci chiama a renderci fratelli.
Gesù rimane tra noi. Si è fatto pane e vino per essere «mangiato e bevuto». Il pane e il vino sono elementi che servono solo a questo. Non ha scelto di rimanere tra noi per essere semplicemente adorato e venerato. Si è messo nelle mani degli uomini («Fate questo in memoria di me»): dipende da noi attingere dall’Eucaristia per renderlo presente al mondo.
Ė dall’Eucaristia che alimentiamo la nostra fede, ma spesso le nostre messe sono inespressive, abitudinarie, stanche e annoianti.
Oltre all’Eucaristia, oggi Gesù ci fa dono del sacerdozio, rende cioè i suoi apostoli ministri di questo sacramento che lo rende presente ogni giorno vivo tra noi. Due grandi doni che perpetuano attraverso persone fragili lungo tutta la storia i gesti pasquali compiuti da Gesù.
Il sacerdozio in alcune zone del mondo e dell’Italia sta diventando raro. L’Europa è diventata terra di missione e si trovano tra noi preti indiani, africani, asiatici. Preghiamo dunque per i preti, perché la Chiesa possa contare sempre su questo servizio nella comunità.
Questa mattina i parroci, ma anche una parte della Chiesa diocesana, si sono stretti attorno al vescovo per la consacrazione degli oli sacramentali e per ricordare in forma comunitaria il giorno in cui Gesù li ha chiamati a celebrare l’Eucaristia.

UN FATTO – UNA TESTIMONIANZA.

Ecco come è vissuta la lavanda dei piedi tra i disabili dell’Arca: «Ogni Giovedì Santo è celebrato in ognuno dei foyer, tra tutti i membri. E lo viviamo così. Uno di noi comincia a lavare i piedi a chi gli sta accanto, poi questi gli impone le mani sul capo e prega un attimo in silenzio. A sua volta poi costui lava i piedi a un altro e si riprende di seguito il gesto silenzioso delle mani di chi si è lasciato lavare, sul capo di colui che gli ha lavato i piedi e così via, finché ciascuno si è lasciato lavare i piedi e ha lavato i piedi a un fratello, a una sorella».

PREGHIERA UNIVERSALE

Celebrante. Nella notte in cui fu tradito, il nostro Salvatore volle celebrare la Pasqua e affidò alla Chiesa il suo Corpo e il suo Sangue. Pieni di riconoscenza e di fiducia, ci rivolgiamo al Padre, dicendo insieme:

Ascoltaci, o Padre, nel nome del tuo Figlio.

  • La Chiesa, o Padre, nei suoi vescovi e sacerdoti, viva la grazia del ministero sacerdotale con senso di responsabilità e di fiducia, preghiamo.
  • L’unità delle Chiese, per le quali Cristo ha pregato, sia ricercata con umiltà e con coraggio, affinché diventiamo insieme un segno di speranza per il mondo intero, preghiamo.
  • I giovani e gli adulti, i sani e i malati, i fanciulli e gli anziani trovino nell’Eucaristia la gioia di appartenere a Cristo e la forza per vivere da cristiani, preghiamo.
  • Ogni comunità cristiana, nutrita e vivificata dall’Eucaristia, possa imparare da Cristo a donarsi nell’amore e nel servizio, preghiamo.

Celebrante. Padre Santo, che in Cristo, sacerdote eterno, hai posto la sorgente della vita cristiana, concedi alla tua Chiesa di vivere la nuova alleanza donandosi generosamente a quanti attendono la tua salvezza. Per Cristo nostro Signore.