Pubblicato il

3. Annunciare la Parola – XV C, 14 lug ’19

• Dt 30,10-14 – Questa parola è molto vicina a te, perché tu la metta in pratica.
• Dal Salmo 18 – Rit.: I tuoi giudizi, Signore, danno gioia.
• Col 1,15-20 – Per mezzo di lui e in vista di lui tutte le cose sono state create.
• Canto al Vangelo – Alleluia, alleluia. Vi do un comandamento nuovo, dice il Signore: che vi amiate a vicenda, come io ho amato voi. Alleluia.
• Lc 10,25-37 – Chi è il mio prossimo?

PER COMPRENDERE LA PAROLA

La pratica della legge è alla nostra portata. “È molto vicina a te” (1ª lettura). Basta saper vedere il prossimo: “Va’ e anche tu fa’ lo stesso” (Vangelo).

PRIMA LETTURA
Il Deuteronomio è una lunga raccomandazione di fedeltà alla legge di Dio.
Il testo di questa domenica spazza via alcune obiezioni contro la pratica della legge:
– La legge è praticabile dall’uomo. Essa non supera le sue possibilità, “non è troppo alta per te, né troppo lontana da te”.
– La legge non può essere ignorata: la si ripete (è nella tua bocca) e la si medita (è nel tuo cuore). Gesù rivela che essa ci è vicinissima: nella preoccupazione per il prossimo.

SALMO
Il salmo 18 è una lode alla legge dono di Dio. È continuazione e ulteriore sviluppo della 1ª lettura. La legge diventa preghiera e vita del credente. Risposta di amore.

SECONDA LETTURA
– Questo brano è un inno liturgico della Chiesa primitiva. A Cristo è dato un ruolo esclusivo, in opposizione ai culti di altri esseri superiori che i destinatari della lettera sembrano conoscere.
– Cristo ha il primato nell’opera della creazione e nell’opera della salvezza. Egli è l’Alfa e l’Omega (Ap 1,8). Teilhard de Chardin s’è ispirato a questa prospettiva. L’intera creazione vive in un’atmosfera “cristica”: “Tutte le cose sono state create per lui e in vista di lui… e tutte sussistono in lui” (vv. 16-17). Il mondo è sua personale proprietà (Gv 1,11). Cristo è il primogenito, il capo del corpo, cioè della Chiesa. È il primogenito di coloro che risuscitano dai morti (v. 18). Con la risurrezione tutto è compiuto (= compimento totale). La risurrezione di Cristo è un avvenimento cosmico. Dal momento che egli ha riconciliato tutte le cose, l’intera creazione è chiamata a partecipare alla gloria del Risorto.

VANGELO
È la parabola del buon Samaritano che serve a illustrare il più grande comandamento.
Si comincia con una discussione rabbinica. Colui che interroga è condotto a esporre la sua conoscenza della legge (diversamente da Mt e da Mc dove è Gesù che risponde). Lo scriba enuncia la legge dell’Antico Testamento. Dopo di che, solleva una domanda complementare: fino a che punto si applica la legge? Gesù risponde con una parabola e spiega l’insegnamento del Nuovo Testamento.
Un sacerdote e un levita: perché non si fermano?
Il racconto non indica alcuna ragione psicologica. Presenta il fatto e basta. Ci fosse anche un motivo valido per il loro atteggiamento – servizio o urgenza – esso va superato: esiste la legge dell’amore.
Un sacerdote e un levita: perché loro?
Tenendo presenti gli oppositori abituali, si sarebbe pensato a un fariseo, a un dottore della legge, a un sadduceo. Il sacerdote è un notabile (casta sacerdotale). Egli è – almeno all’origine – il custode e l’interprete autorizzato della legge. È il testimone d’una legge che qui non fa più vivere. Per di più ha obblighi e leggi proprie: non ha il diritto di toccare un morto… E se si trattasse d’un moribondo? In ogni caso, sacerdote e levita sono testimoni d’un culto che vale più dell’amore. Videro, ma passarono oltre.
Un Samaritano
Nel Vangelo, il ruolo dei Samaritani (e dei pagani) consiste nel cercare e nel richiedere prima di tutto la verità spirituale. Essi fanno più del sacerdote e del levita. Inoltre la presenza del Samaritano mette in risalto l’apertura universalistica della legge d’amore del prossimo.
“Va’ e anche tu fa’ lo stesso”
Fin dall’inizio lo scriba s’era messo su un piano di lealtà: desiderava “fare” e non soltanto “sapere” (v. 25). Nessun atteggiamento gnostico.


PER ANNUNCIARE LA PAROLA (piste di omelia)

La legge di Dio è interiore
È inutile cercarla ai confini del mondo, come i cercatori dell’irraggiungibile. Essa è “nel tuo cuore” (1ª lettura), cf Ger 31,33: “Io porrò la mia legge nel loro animo e la scriverò nel loro cuore”. La coscienza è già una rivelazione individuale.
La Bibbia precisa ciò che c’è già nel nostro cuore: l’amore di Dio (cf Dt 4,6) e l’amore del prossimo (cf Dt 6,4). Bisogna superare gli egoismi e i settarismi (cf legge di santità: giustizia nelle sentenze: Lv 19,15-19), anche nei riguardi degli stranieri (Lv 19,34). Lo scriba ¬l’ha capito bene (Vangelo). L’Antico Testamento prepara ad accogliere la Buona Novella.
Dio è intimamente vicino. Dialoga con la nostra coscienza. La sua legge è talmente umana che potrà viverla di persona incarnandosi. Un giorno la Parola si farà carne (prologo di Giovanni) e “in Cristo, immagine del Dio invisibile… tutte le cose raggiungeranno la loro pienezza” (cf 2ª lettura). Nostro compito è renderci disponibili a questo compimento di Gesù Cristo nelle occasioni più concrete della nostra vita. La verità sgorgherà dal dialogo, dalla vita con gli altri.

Chi è il mio prossimo?
Gesù rovescia la domanda dello scriba: “Chi ti sembra sia stato il prossimo di quest’uomo?”. In tal modo respinge ogni segregazione (il Samaritano, un eretico e un nemico, s’è dimostrato aperto e accogliente; il sacerdote e il levita, sprezzanti e indifferenti). La carità supera, senza respingerla, ogni solidarietà limitata a un gruppo – si tratti di persone in guerra, in lotta politica, in lotta di classe – che suppone un’opposizione fra buoni e cattivi.
L’amore del prossimo è una generosità che costringe ad essere vicino, che crea dei motivi per farsi vicino, anche quando non ce ne sono, che spinge a fare il primo passo. Come Gesù per la Samaritana, la vedova di Nain, Zaccheo, il paralitico di Cafarnao, la folla della moltiplicazione dei pani.
L’amore del prossimo è veramente un “comandamento nuovo” (Gv 13,34) che vale più di tutti i sacrifici (Mc 12,44). “Portate gli uni i pesi degli altri” (Gal 6,2) perché “chi ama adempie tutta la legge” (Rm 13,8-10), altrimenti il vostro amore non sarà che menzogna (1 Gv 4,20).

Cristo, buon Samaritano
I Giudei per derisione avevano trattato Gesù da Samaritano (Gv 9,48). I Samaritani erano così perversi? Dei dieci lebbrosi soltanto uno, un Samaritano, torna a ringraziare (Lc 17,16). Già in 2 Cr 28,15, ai tempi del re Acaz, i Samaritani si erano comportati coi Giudei vinti in modo caritatevole, così come descrive la parabola. Nel personaggio del Samaritano, purificato da ogni settarismo grazie al Vangelo, i Padri vedranno Cristo, venuto da lontano a farsi carico dell’umanità ferita, della quale s’è reso solidale per amore.
“Non è un uomo di poco conto questo Samaritano; l’uomo che il sacerdote e il levita non avevano soccorso egli l’ha soccorso… Questo Samaritano era in viaggio. “Nessuno è mai salito in cielo, fuorché il Figlio dell’uomo che è disceso dal cielo” (Gv 3,13). Vedendo mezzo morto quell’uomo che nessuno prima di lui aveva potuto guarire, egli si fa vicino; come a dire che, accettando di soffrire con noi, egli si fa nostro prossimo, e sentendo pietà di noi, si fa nostro vicino. “Gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi lo caricò sopra il suo giumento”. Ascolta come vi ti ha collocato: “Eppure egli si è caricato delle nostre sofferenze, si è addossato i nostri dolori” (Is 53,4)… Se dunque ci ha collocati sul suo giumento, l’ha fatto perché non fossimo come il cavallo e il mulo, ma, assumendo il nostro corpo, scomparissero le infermità della nostra carne… “Lo portò a una locanda e si prese cura di lui”: non voleva che la malattia gli impedisse di osservare i precetti ricevuti” (s. Ambrogio, Trattato sul Vangelo di san Luca)”.


(tratto da: M. Gobbin, Omelie per un anno – vol. 2, anno C, tempo ordinario – Elledici 2003)

Pubblicato il

4. Parola da Vivere – XV C, 14 lug ’19

FA’ QUESTO E VIVRAI

Pur tendendo ad esiti efficaci, occorre credere che l’impegno della carità vale per se stesso, nonostante l’eventuale permanere delle difficoltà. Il cristiano riceve dall’amore pasquale, presente nell’Eucaristia, un messaggio di speranza che lo rende incrollabile anche di fronte ai pericoli e alle sconfitte. Egli entra nelle esperienze di sofferenza e di dolore con l’intento di superarle, ma le supera anzitutto chiedendosi come, entro questi fatti, l’amore può produrre pazienza, fede, coraggio, perdono.


(tratto da R. Paganelli – Vivere la domenica aprendoci alla Parola, anno C, Elledici 2015)

Pubblicato il

5. Preghiere dei Fedeli – XV C, 14 lug ’19

La parabola del buon Samaritano

Celebrante. La parabola del buon Samaritano ci ha ricordato che cosa conta agli occhi di Dio: non le cariche o gli onori, ma la capacità di amare e donare. Nella Preghiera dei fedeli chiediamo al Signore che voglia servirsi anche di noi per far crescere la solidarietà sulla terra.

Lettore. Preghiamo insieme e diciamo: Padre misericordioso, convertici al tuo amore.

1. Preghiamo per la santa Chiesa di Dio. Essa è chiamata a diventare nel mondo il segno dell’amore gratuito e universale che il Padre porta ai suoi figli.
Perché ogni cristiano sappia chinarsi come il buon Samaritano sulle ferite dell’umanità, e curarle con tenerezza fraterna, preghiamo.

2. Per i giovani che trascorrono un periodo di volontariato nel servizio civile. Essi sono nella situazione ideale per impegnarsi a favore del loro prossimo.
Perché secondo l’insegnamento di Gesù sappiano assumere sempre un comportamento generoso, suggerito da genuina carità cristiana, preghiamo.

3. Per quelli che si sentono stanchi, sfiduciati, ignorati, sfruttati. Sono molti gli uomini che vivono in situazioni precarie accanto a noi, e forse noi giriamo lo sguardo da un’altra parte.
Perché essi, incontrando la solidarietà fattiva dei veri cristiani, ritrovino nuova fiducia in se stessi, e la forza di risollevarsi, preghiamo.

4. Per coloro che vivono abitualmente nell’egoismo e nell’odio. Col cuore chiuso. Disposti solo allo sfruttamento e a perseguire il proprio tornaconto.
Perché aprano gli occhi e giungano a scoprire i valori autentici della solidarietà cristiana, e a vivere con gli altri in amicizia e condivisione, preghiamo.

5. Per la nostra comunità (parrocchiale). Essa è viva se nel nostro quartiere, dove c’è una sofferenza, c’è anche comprensione e aiuto reciproco, e nessuno si sente estraneo o escluso.
Perché la nostra presenza qui in chiesa, e la nostra partecipazione all’unico Pane eucaristico, facciano crescere in noi la carità, preghiamo.

Celebrante. O Padre, tu ci hai creati a tua immagine e somiglianza. Rendici buoni Samaritani, cioè capaci – sull’esempio della tua paternità – di vivere in amicizia e misericordia verso tutti. Per Cristo nostro Signore.


(tratto da: E. Bianco, Preghiera dei fedeli, proposte per le domeniche e feste degli anni A-B-C – Elledici 2002)

Pubblicato il

7. Aforismi – XV C, 14 lug ’19

Raccolta di aforismi o testi utili per la riflessione o l’approfondimento

«UN DOTTORE DELLA LEGGE»
Chi era costui? Uomo di cultura, professionalmente qualificato, riconducibile all’ampia categoria degli scribi. Di coloro cioè che stando all’etimologia sapevano scrivere. E sapevano molto di più: di solito erano dotati di competenze in campo giuridico, amministrativo, economico, o dell’insegnamento. Oggi potremmo dire: degli intellettuali. In sostanza una categoria di persone largamente diffusa in tutto il Vicino Oriente, spesso impegnata nell’organizzazione statale, in posizione di spicco nel tessuto sociale. I dottori della legge nel Nuovo Testamento risultano sovente in compagnia con i sommi sacerdoti e gli anziani (senatori del sinedrio), e quasi sempre sono oppositori di Gesù. E poi lo saranno della Chiesa delle origini. Questo dottore del brano evangelico non fa eccezione, infatti interpella Gesù «per metterlo alla prova».

NEMICI: I SAMARITANI?
La regione della Samaria, nella zona centrale della Palestina, in antico era abitata da ebrei uguali agli altri ebrei. Poi gran parte di quella popolazione era stata deportata a Babilonia; e i rimasti, tagliati fuori dal resto d’Israele, si erano mescolati a popolazioni pagane contaminando il vero culto al Signore. I Samaritani dei tempi di Gesù risultavano di fede spuria, quindi erano disprezzati dagli ebrei, e combattuti. Per questo i saggi d’Israele discutevano se dovessero essere compresi nell’ambito del «prossimo», e tendevano a escluderli.

NEMICI: ANCHE GLI AFRICANI?
Ecco una suggestiva riflessione di papa Benedetto XVI:
«L’attualità della parabola [del Buon Samaritano] è ovvia. Se la applichiamo alle dimensioni della società globalizzata, vediamo come le popolazioni dell’Africa – che si trovano derubate e saccheggiate – ci riguardano da vicino. Allora vediamo quanto esse siano prossime a noi; vediamo che anche il nostro stile di vita, la storia in cui siamo coinvolti, li ha spogliati e continua a spogliarli. In questo è compreso soprattutto il fatto che le abbiamo ferite spiritualmente. Invece di dare loro Dio, il Dio vicino a noi in Cristo, e accogliere così dalle loro tradizioni tutto ciò che è prezioso e grande, e portarlo a compimento, noi abbiamo portato loro il cinismo di un mondo senza Dio, in cui contano solo il potere e il profitto; abbiamo distrutto i criteri morali, così che la corruzione e una volontà di potere priva di scrupoli diventano qualcosa di ovvio. E questo non vale solo per l’Africa». (BENEDETTO XVI, Gesù di Nazaret, pag. 235).

I SAMARITANI CON LA CODA
In quel di Brescia è sorta una Scuola per cani. Nella zona i padroni di cani che vogliono, la fanno frequentare dai loro amici a quattro zampe, quelli di indole buona. E lì i cani imparano a soccorrere il prossimo a due zampe. I cani diventano bagnini per le spiagge, imparano a guidare i ciechi, a scavare nella neve per scovare gli alpinisti incauti finiti sotto le valanghe. Per questi cani è stato trovato un nome pieno di fantasia e poesia: li chiamano i Samaritani con la coda. Ma con o senza coda, l’importante è che tutti diventiamo Buoni Samaritani.


(tratto da: E. Bianco, All’altare di Dio – Anno C – Elledici 2009)

Pubblicato il

8. Canto Liturgico – XV C, 14 lug ’19

Ecco a voi questa settimana un canto per la COMUNIONE/RINGRAZIAMENTO

PANE VIVO, SPEZZATO PER NOI – D. Adkins
(Nella Casa del Padre, n. 699, str. 1-2 – Elledici)

Rit. Pane vivo, spezzato per noi,
a te gloria, Gesù!
Pane nuovo, vivente per noi,
tu ci salvi da morte!

1. Ti sei donato a tutti, corpo crocifisso;
hai dato la tua vita, pace per il mondo.

2. Hai condiviso il pane che rinnova l’uomo;
a quelli che hanno fame tu prometti il Regno.

(3. Tu sei fermento vivo per la vita eterna.
Tu semini il Vangelo nelle nostre mani.

4. Venuta la tua ora di passare al Padre,
tu apri le tue braccia per morire in croce.)

Pubblicato il

9. Narrazione – XV C, 14 lug ’19

UNA PICCOLA VITE

Nello scafo di una gigantesca nave c’era una piccola vite, minuscola e insignificante, che insieme con altre viti, piccole e insignificanti come lei, teneva insieme due piastre d’acciaio.
Durante un viaggio in mezzo all’Oceano Indiano la piccola vite decise di averne abbastanza di quella sua esistenza oscura e mal ripagata (in tanti anni mai nessuno le aveva detto «grazie» per quello che faceva) e sbottò: «Me ne vado! Ho deciso!».
«Se te ne vai tu, ce ne andiamo anche noi!», dissero le altre viti.
Infatti, appena la piccola vite cominciò a ballare nel suo alloggiamento, anche le altre presero a traballare.Ad ogni ondata, un po’ di più.
I chiodi che stringevano il fasciame della nave protestarono:
«Così anche noi siamo costretti a lasciare il nostro posto…».
«Per amor del cielo, fermati!», gridarono alla vite le piastre d’acciaio. «Se non c’è più nessuno che ci tiene insieme, per noi è finita!».
L’intenzione della piccola vite di lasciare il suo posto si propagò in un attimo per tutto il gigantesco scafo della nave.
L’intera struttura, che prima sfidava le onde con tanta sicurezza, cominciò a cigolare penosamente e a tremare.
Tutte le piastre, le nervature, le assi, le viti e anche i piccoli chiodi della nave decisero allora di mandare un messaggio alla vite perché rinunciasse al suo proposito:
«Tutta la nave si sfascerà, affonderà e nessuno di noi rivedrà la patria».
La piccola vite si sentì lusingata da queste parole e scoprì improvvisamente di essere molto più importante di quanto pensava.
Allora mandò a dire a tutti che sarebbe rimasta al suo posto.

Mentre il mondo dorme
guardo fuori dalla finestra e osservo.
Osservo il silenzio
che una volta risuonava di vita.
Si insinuano furtivamente le ombre
che si allungano sul terreno.
Il mio volto è premuto contro il vetro
appena visibile – ma presente.
Così, mentre la quiete frantuma la terra,
io conto le orme numerose sulla sabbia, sul selciato, nella vita.
E, sebbene io altro non sia che un granello di sostanza vivente,
Prometto a Dio che prima che la mia esistenza sia trascorsa
Il mondo saprà che ero qui.
(Wendy, 12 anni)


(tratto da “365 Piccole Storie per l’anima”, Vol. 1, pag. 231 – Bruno Ferrero, Elledici)

Pubblicato il

10. Anche Noi Vogliamo Capire – XV C, 14/7/19

Per aiutare i nostri piccoli a vivere meglio la Liturgia della Parola

PRIMA LETTURA (Dt 30,10-14)
Mosè risponde a coloro che pensano sia difficile conoscere cosa il Signore desidera da loro. Dio ha parlato e tutti coloro che lo amano con tutta la mente e con il cuore sono certamente in grado di comprendere la sua volontà e di viverla.

* Capire le parole
Con tutto il cuore e con tutta l’anima. Espressione che indica la totalità della persona, senza condizioni e senza limitazioni. Sempre, dovunque, volentieri.
La metta in pratica. La Parola di Dio è dono di Dio per l’uomo, che lo rende realizzato e pieno di vita a condizione che venga realizzata dopo essere stata ascoltata e accolta.


SECONDA LETTURA (Col 1,15-20)
I Colossesi, pur avendo accolto il Vangelo, si sono lasciati spaventare dalle credenze sul potere degli spiriti e su ciò che bisogna mangiare o no… Paolo inizia la sua lettera con un inno in cui afferma il potere assoluto di Cristo su tutti gli spiriti e la pacificazione, che Egli ha realizzato sulla croce, di tutto ciò che è della terra con il cielo. I cristiani dunque, nell’uso dei beni terreni e del tempo, sono liberi.

* Capire le parole
Capo del corpo. Con una metafora mirabile ed efficace Paolo paragona la Chiesa al corpo, di cui Gesù è il capo e ogni battezzato le membra.
La pienezza. In Gesù è espressa la perfezione fisica, morale e spirituale del mondo creato. Egli è il modello verso cui tende ogni uomo in cammino verso la santità.


VANGELO (Lc 10,25-37)
Gesù è in cammino verso la passione e ha lodato il Padre perché si rivela ai piccoli. La provocazione di un dottore della Legge gli offre la possibilità di tracciare la strada di un vero discepolo: è colui che, dicendo di amare Dio, ha compassione e si prende cura dei fratelli bisognosi di aiuto.

* Capire le parole
Dottore della Legge. Un uomo colto e rispettabile, studioso dei libri sacri e di altre discipline umane. Costoro venivano consultati anche per dirimere questioni pratiche della vita sociale.
Samaritano. I samaritani erano in origine parte della grande famiglia del popolo di Israele. Abitando in una regione al confine con popoli pagani e idolatri, ne avevano col tempo assunto usi e pratiche religiose, contaminando la purezza della propria fede. Per questo erano disprezzati e respinti dal resto del popolo ebraico.


PER RIASSUMERE… Ci sono domande vere e domande false. Quelle false vengono usate come auto giustificazione, per non fare il bene già compreso, da chi non cerca una risposta o ha già deciso di non accogliere nessuna risposta che altri possano suggerire. Chi ha domande vere, invece, desidera la risposta, la cerca ed è subito disposto a seguirla. Il Signore Gesù risponde sempre alle domande vere e ci chiede di convertirci.


Le parole da capire sono curate dall’autore del sito liturgico; le parti in corsivo sono un libero adattamento da “Messale delle Domeniche e feste 2019 – LDC”

Pubblicato il

1. Letture – XIV C, 7 lug ’19

PRIMA LETTURA
Io farò scorrere verso di essa, come un fiume, la pace.

Dal libro del profeta Isaìa 66,10-14c

Rallegratevi con Gerusalemme,
esultate per essa tutti voi che l’amate.
Sfavillate con essa di gioia
tutti voi che per essa eravate in lutto.
Così sarete allattati e vi sazierete
al seno delle sue consolazioni;
succhierete e vi delizierete
al petto della sua gloria.
Perché così dice il Signore:
«Ecco, io farò scorrere verso di essa,
come un fiume, la pace;
come un torrente in piena, la gloria delle genti.
Voi sarete allattati e portati in braccio,
e sulle ginocchia sarete accarezzati.
Come una madre consola un figlio,
così io vi consolerò;
a Gerusalemme sarete consolati.
Voi lo vedrete e gioirà il vostro cuore,
le vostre ossa saranno rigogliose come l’erba.
La mano del Signore si farà conoscere ai suoi servi».
Parola di Dio.


SALMO RESPONSORIALE
Dal Salmo 65(66)

R. Acclamate Dio, voi tutti della terra.

Acclamate Dio, voi tutti della terra,
cantate la gloria del suo nome,
dategli gloria con la lode.
Dite a Dio: «Terribili sono le tue opere!».

«A te si prostri tutta la terra,
a te canti inni, canti al tuo nome».
Venite e vedete le opere di Dio,
terribile nel suo agire sugli uomini.

Egli cambiò il mare in terraferma;
passarono a piedi il fiume:
per questo in lui esultiamo di gioia.
Con la sua forza domina in eterno.

Venite, ascoltate, voi tutti che temete Dio,
e narrerò quanto per me ha fatto.
Sia benedetto Dio,
che non ha respinto la mia preghiera,
non mi ha negato la sua misericordia.


SECONDA LETTURA
Porto le stigmate di Gesù sul mio corpo.

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Gàlati 6,14-18

Fratelli, quanto a me non ci sia altro vanto che nella croce del Signore nostro Gesù Cristo, per mezzo della quale il mondo per me è stato crocifisso, come io per il mondo.
Non è infatti la circoncisione che conta, né la non circoncisione, ma l’essere nuova creatura. E su quanti seguiranno questa norma sia pace e misericordia, come su tutto l’Israele di Dio.
D’ora innanzi nessuno mi procuri fastidi: io porto le stigmate di Gesù sul mio corpo.
La grazia del Signore nostro Gesù Cristo sia con il vostro spirito, fratelli. Amen.
Parola di Dio.


CANTO AL VANGELO (Col 3,15a-16a)

Alleluia, alleluia.
Parla, Signore, perché il tuo servo ti ascolta:
tu hai parole di vita eterna.
Alleluia.


VANGELO
Prese la ferma decisione di mettersi in cammino
verso Gerusalemme. Ti seguirò ovunque tu vada.

Dal Vangelo secondo Luca 9,51-62

In quel tempo, il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi.
Diceva loro: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe! Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada. In qualunque casa entriate, prima dite: “Pace a questa casa!”. Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non passate da una casa all’altra.
Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: “È vicino a voi il regno di Dio”. Ma quando entrerete in una città e non vi accoglieranno, uscite sulle sue piazze e dite: “Anche la polvere della vostra città, che si è attaccata ai nostri piedi, noi la scuotiamo contro di voi; sappiate però che il regno di Dio è vicino”. Io vi dico che, in quel giorno, Sòdoma sarà trattata meno duramente di quella città».
I settantadue tornarono pieni di gioia, dicendo: «Signore, anche i demòni si sottomettono a noi nel tuo nome». Egli disse loro: «Vedevo Satana cadere dal cielo come una folgore. Ecco, io vi ho dato il potere di camminare sopra serpenti e scorpioni e sopra tutta la potenza del nemico: nulla potrà danneggiarvi. Non rallegratevi però perché i demòni si sottomettono a voi; rallegratevi piuttosto perché i vostri nomi sono scritti nei cieli».
Parola del Signore


(tratto da: Nuovo Messale della comunità, Domeniche e feste – Elledici 2008)

Pubblicato il

2. Esegesi – XIV C, 7 lug ’19

NON PASSATE DI CASA IN CASA

Isaia 66,10-14c – Voi sarete allattati e portati in braccio
Galati 6,14-18 – Non ci sia altro vanto che nella croce del Signore
Luca 10,1-12.17-20 – Vi mando come agnelli in mezzo ai lupi

Agnelli tra lupi
Essere cristiani significa testimoniare in un mondo di lupi comportandosi da agnelli. Da parte di Gesù il rifiuto della violenza non è frutto di debolezza personale, Egli sa che solo l’amore è una forza che costruisce e una ricchezza che fa crescere di più e meglio. Dio è amore, per questo è dono inesauribile, dono che ha fatto un mondo di cose per gli uomini, dono che si è fatto uomo sino in fondo per gli uomini. L’uomo vive finché è progetto di vita, e di una vita che arriverà ad essere comunione completa ed attiva con tutti gli uomini, con tutto il cosmo. Il Signore sa che questa comunione si costruisce gradualmente e si raggiunge solo oltre le barriere del tempo. Per questo si sente sempre personalmente e preziosamente chiamato a camminare oltre, a far camminare tutto il mondo oltre.

Completamente implicati
Cristo Gesù ci offre come garanzia il crocifisso (seconda lettura). Solo buttandosi dentro fino al sacrifico completo si può arrivare a quella rigenerazione di se stessi e dell’intero mondo che costituirà la comunione completa con tutti. Essere cristiani è testimoniare offrendo pace e contestazione insieme, come fa Paolo, che parla di pace, di misericordia, di creature nuove, e proprio per questo contesta usanze anche sacre e inveterate. Diventando operai, cioè impegnati con tutta la nostra inventività e iniziativa nella situazione per risolvere i problemi concreti. Operai vivificati da Dio, cioè da un amore che non conosce rallentamenti di fronte al rifiuto, non conosce condanne di fronte alla constatazione dei limiti e dei difetti. Nel Vangelo il Signore ci indica i punti chiave dell’annuncio: non si fa da soli… li mandò a due a due (v. 2). La dilatazione del compito missionario dai Dodici ai Settantadue si spiega con la destinazione universale della Parola di salvezza, del Vangelo di Gesù. Settanta, o settantadue, erano considerate dalla tradizione biblica le nazioni del mondo. La misura sterminata della messe non è più definita dalle folle di Israele, ma dal mondo stesso. Ciò è confermato dalla presenza delle città straniere, Tiro e Sidone (vv. 13-14).

Accompagnati da Lui
La «geografia» della missione dei discepoli corrisponde a quella di Gesù stesso. Questo sta a significare che il vero evangelizzatore è Lui e chi lo annuncia dispone gli elementi di quell’opera di salvezza che solo il Cristo compie. La rilevanza e la relatività dell’opera missionaria dell’annuncio evangelico stanno nella assoluta connessione con l’opera salvifica compiuta dal Signore Gesù, in totale comunione con il Padre. E poi si deve annunciare in povertà senza nulla, ricchi e forti solo della Parola. Come agnelli in mezzo ai lupi…: la non violenza assoluta, custodendo nel cuore la pace di Dio con il creato, con i fratelli. La povertà personale è importante per chi deve testimoniare la povertà del Figlio di Dio. Questa caratteristica non va considerata un incidente ma la fisionomia «cristiana» dell’annunciatore cristiano. L’essere piccolo e debole, e dunque povero di mezzi e di protezioni, non è un consiglio morale, è la prima «epifania» del Cristo e della sua povertà fino alla Croce.

Compiendo gesti concreti
Tutti siamo annunciatori di pace andando di casa in casa, di città in città. L’annuncio fatto insieme, nella povertà, nella non violenza non verrà sciupato e la pace ritornerà in ogni casa. La destinazione prima dell’annuncio sembra essere la casa, dunque la dimensione domestica; e la prima parola è la pace: essa significa e porta il dono essenziale di Dio, cioè la pacificazione tra il cielo e la terra. Tale annuncio non è in se stesso il dono di Dio, ma una strada, un orizzonte, un’apertura di attesa e di accoglienza nei confronti del Signore. La fede, propriamente, non si trasmette. Se ne trasmettono i contenuti, con l’annuncio e la testimonianza. Ma la fede è sempre e solo dono di Dio. Questo non toglie niente alla necessità di tale opera. I discepoli ritornano pieni di gioia perché hanno riscosso molti successi. I potenti e i demoni della terra si sono sottomessi. Gesù li riporta alla sua logica: non è il successo dell’apostolato che conta, ma l’essere nel cuore di Dio. Solo vivendo nella profonda certezza di essere in questo cuore amato e amante il nostro annuncio sarà il suo e non il nostro, costellato di parole che «ci piacciono» sentire perché ricche del nostro autocompiacimento.


PER IL CONFRONTO NEL GRUPPO
– Che cosa annunci a chi incontri o conosci?
– La forza del tuo annuncio su cosa si fonda?


IN FAMIGLIA
Ritagliamo casualmente titoli di giornali, quando ne abbiamo un numero discreto formiamo due gruppi, da una parte collochiamo titoli con notizie positive, e dall’altra tutto quello che ha elementi di negatività. Componiamo per ciò che è bello una preghiera di ringraziamento, e per tutte le criticità facciamo una preghiera di richiesta.


(tratto da: R. Paganelli – Vivere la domenica aprendoci alla Parola, anno C – Elledici 2015)