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5. Anche Noi Vogliamo Capire – Tutti i Santi, 1° nov ’19

Per aiutare i nostri piccoli a vivere meglio la Liturgia della Parola

PRIMA LETTURA (Ap 7,2-4.9-14)
I cristiani sono perseguitati, qualcuno si è già scoraggiato. L’Apocalisse legge tutta la storia in chiave di salvezza e questo brano incoraggia i cristiani che sono ancora sulla terra (i centoquarantaquattromila), assicurando loro che saranno salvati dal Signore e mostrando il premio riservato in cielo a coloro che restano fedeli (la moltitudine immensa).

* Capire le parole
– Sigillo: timbro di cera che si pone sui documenti importanti per chiuderli; in questo caso è il marchio di Dio la sua firma
Tribù dei figli di Israele: la Bibbia dice che il popolo d’Israele era formato da dodici tribù.
L’Agnello: è un modo per parlare di Gesù risorto, che per aver offerto la sua vita, è stato sacrificato come un agnello; ora vive per sempre.

* Di più
Giovanni toglie il velo > Strani questa folla e questo agnello… In questo libro San Giovanni ci parla come i profeti dell’Antico Testamento che si rivolgevano con visioni e segni al popolo ebraico perseguitato. Giovanni scrive verso il 90, quando i romani perseguitavano i cristiani. Le sue immagini sono a volte terrificanti, per indicare la sventura che colpisce. Invece a volte sono scintillanti, grandiose, come in questo testo, per annunciare la vittoria di Cristo sul male alla fine dei tempi. Giovanni ci “svela” questo trionfo. “Svelamento” in greco si dice “apocalisse”… È il nome di questo libro!


SECONDA LETTURA (1 Giovanni 3,1-3)
L’apostolo Giovanni ricorda a tutti i cristiani che hanno ricevuto in dono di essere per davvero figli di Dio. Quindi chiede un impegno «normale»: come figli devono somigliare al Padre in questo mondo e nell’altro.


VANGELO (Matteo 5,1-12a)
Matteo pone il discorso delle beatitudini sul monte (in molte religioni è considerato un luogo più vicino a Dio) per annunciare un modo di valutare la vita e le vicende delle persone e dei popoli completamente diverso da quello comunemente utilizzato dagli uomini. Chi appartiene a Dio le vive, a volte anche senza saperlo.

* Capire le parole
– Beati: tutti vogliono essere felici! Ma dov’è la ricetta della felicità? Occorre vincere alla lotteria? Gesù ci parla di una felicità ben più grande, che dura sempre. Ogni volta che noi amiamo, che perdoniamo, Dio ci offre perle di gioia.
Poveri in spirito: persone che sanno quanto sono piccole davanti a Dio e che non schiacciano gli altri.
Misericordiosi: sono persone che aiutano chi soffre, che perdonano a chi fa loro del male.

* Di più
Garantito fatto a mano > Per gli zoccoli occorre un calzolaio. Per la raccolta rifiuti ci vuole un “operatore” ecologico. Gli operatori sanno “fare” quello che occorre. Quando Gesù dice “operatori di pace”, allude un po’ a questo: parla di chi fabbrica la pace su misura. Perché la pace si coltiva, si attua in ogni istante. Essa può costare caro: infatti alcuni famosi capi di governo sono stati assassinati per averla difesa. Ma possederla è il segno che si è cercatori di Dio, che si è santi. La festa di Tutti i Santi è la festa di tutti gli operatori di pace. Anche la nostra, se lo vogliamo.


PER RIASSUMERE… La santità è anzitutto un dono di Dio e tutti i cristiani lo hanno ricevuto nel battesimo. Non dobbiamo sforzarci per diventare santi, tutti i figli di Dio lo sono già. Però come tutti i doni va accolto, difeso e sviluppato. È questo che dipende da noi.


Le parole da capire sono curate dall’autore del sito liturgico; le parti in corsivo sono un libero adattamento da “Messale delle Domeniche e feste 2019 – LDC”

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1. Letture – XXXI C, 3 nov ’19

PRIMA LETTURA
Hai compassione di tutti,
perché ami tutte le cose che esistono.

Dal libro della Sapienza 11,22 – 12,2

Signore, tutto il mondo davanti a te è come polvere sulla bilancia, come una stilla di rugiada mattutina caduta sulla terra.
Hai compassione di tutti, perché tutto puoi, chiudi gli occhi sui peccati degli uomini, aspettando il loro pentimento.
Tu infatti ami tutte le cose che esistono e non provi disgusto per nessuna delle cose che hai creato; se avessi odiato qualcosa, non l’avresti neppure formata.
Come potrebbe sussistere una cosa, se tu non l’avessi voluta? Potrebbe conservarsi ciò che da te non fu chiamato all’esistenza?
Tu sei indulgente con tutte le cose, perché sono tue, Signore, amante della vita. Poiché il tuo spirito incorruttibile è in tutte le cose.
Per questo tu correggi a poco a poco quelli che sbagliano e li ammonisci ricordando loro in che cosa hanno peccato, perché, messa da parte ogni malizia, credano in te, Signore.
Parola di Dio.


SALMO RESPONSORIALE
Dal Salmo 144 (145)

R. Benedirò il tuo nome per sempre, Signore.

O Dio, mio re, voglio esaltarti
e benedire il tuo nome in eterno e per sempre.
Ti voglio benedire ogni giorno,
lodare il tuo nome in eterno e per sempre.

Misericordioso e pietoso è il Signore,
lento all’ira e grande nell’amore.
Buono è il Signore verso tutti,
la sua tenerezza si espande su tutte le creature.

Ti lodino, Signore, tutte le tue opere
e ti benedicano i tuoi fedeli.
Dicano la gloria del tuo regno
e parlino della tua potenza.

Fedele è il Signore in tutte le sue parole
e buono in tutte le sue opere.
Il Signore sostiene quelli che vacillano
e rialza chiunque è caduto.


SECONDA LETTURA
Sia glorificato il nome di Cristo in voi, e voi in lui.

Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo ai Tessalonicési 1,11 – 2,2

Fratelli, preghiamo continuamente per voi, perché il nostro Dio vi renda degni della sua chiamata e, con la sua potenza, porti a compimento ogni proposito di bene e l’opera della vostra fede, perché sia glorificato il nome del Signore nostro Gesù in voi, e voi in lui, secondo la grazia del nostro Dio e del Signore Gesù Cristo.
Riguardo alla venuta del Signore nostro Gesù Cristo e al nostro radunarci con lui, vi preghiamo, fratelli, di non lasciarvi troppo presto confondere la mente e allarmare né da ispirazioni né da discorsi, né da qualche lettera fatta passare come nostra, quasi che il giorno del Signore sia già presente.
Parola di Dio.


CANTO AL VANGELO (Gv 3, 16)

Alleluia, alleluia.
Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito;
chiunque crede in lui ha la vita eterna.
Alleluia.


VANGELO
Il Figlio dell’uomo era venuto a cercare e a salvare
ciò che era perduto.

Dal Vangelo secondo Luca 19,1-10

In quel tempo, Gesù entrò nella città di Gèrico e la stava attraversando, quand’ecco un uomo, di nome Zacchèo, capo dei pubblicani e ricco, cercava di vedere chi era Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, perché era piccolo di statura. Allora corse avanti e, per riuscire a vederlo, salì su un sicomòro, perché doveva passare di là.
Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: «Zacchèo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua». Scese in fretta e lo accolse pieno di gioia. Vedendo ciò, tutti mormoravano: «È entrato in casa di un peccatore!».
Ma Zacchèo, alzatosi, disse al Signore: «Ecco, Signore, io do la metà di ciò che possiedo ai poveri e, se ho rubato a qualcuno, restituisco quattro volte tanto».
Gesù gli rispose: «Oggi per questa casa è venuta la salvezza, perché anch’egli è figlio di Abramo. Il Figlio dell’uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto».
Parola del Signore.


(tratto da: Nuovo Messale della comunità, Domeniche e feste – Elledici 2008)

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2. Esegesi – XXXI C, 3 nov ’19

PER QUESTA CASA È VENUTA LA SALVEZZA

Sapienza 11,22–12,2 – Hai compassione di tutti
2 Tessalonicesi 1,11–2,2 – Il nostro Dio vi renda degni della sua chiamata
Luca 19,1-10 – Do la metà di ciò che possiedo ai poveri

Potenti impauriti
La liturgia di questa domenica ci offre un intreccio di straordinario interesse tra potenza e misericordia: istintivamente pensiamo ai potenti come a persone temibili. Di fatto, però, i cosiddetti potenti sono quasi sempre persone impaurite perché consapevoli della fragilità di quel potere o potenza che sanno di poter perdere in un istante, e che in ogni caso è realtà molto insidiata e assediata. La potenza di Dio, invece, è assolutamente benigna: «Nulla disprezzi di quanto hai creato» ci dice il libro della Sapienza (v. 24). Se per qualcosa Dio non nutrisse buoni sentimenti, non l’avrebbe neppure creato, e risparmia tutte le cose perché sono sue. Ma il bello di questi testi domenicali è che tale amore potente e prepotente non è appannaggio di Dio, ma, come si capisce bene da quello che Paolo scrive, diventa patrimonio di tutti. Egli si appella alla potenza di Dio, perché ci dia una mano a portare a compimento ogni progetto di bene. E questa, insiste l’Apostolo, è la vera «fine del mondo» (2Ts 2,1) per la quale conviene occuparsi e impegnarsi. Tutte le altre sono cose marginali dalle quali non bisogna lasciarsi «confondere e turbare».

Dio cerca chi è lontano
L’Evangelo ci fa vedere che è veramente strano per noi l’amore di Dio. Ciò che per noi dovrebbe essere motivo di rifiuto e di castigo, può essere accolto da Dio con un amore più profondo. Quello che è lontano, è maggiormente cercato da Dio. Il Signore passa per le strade della storia, della nostra e di quella del mondo. Quando in noi nasce il desiderio di incontrarlo, è già salvezza. A Zaccheo basta vederlo, Cristo Gesù vuole stare con lui, perché è nello stare che ogni relazione prende forma, ogni sguardo diventa intesa, ogni parola perla d’amore e di misericordia. Stare perché le ferite siano guarite, le durezze trasformate in tenerezza, l’avarizia in generosità. Tutti siamo rappresentati nella figura di Zaccheo o di coloro che mormoravano del Maestro. Accanto a noi quanta gente abbandonata, quante persone lasciate sole. Ebbene a queste persone Gesù dice: «Oggi devo fermarmi a casa tua» (v. 5). Dio sta con le persone sole e abbandonate.

Dio sta dalla parte di chi perde
Dio non è proprietà di nessuno, se non diviene proprietà di tutti. Se qualcuno pretende di avere Dio per sé, lo perde. Dio passa dalla parte di colui che perde, perché non vuole che nessuno si senta abbandonato. L’accoglienza degli esclusi non è tanto una consolazione, ma un impegno a vivere più profondamente la vita. Gesù è entrato nella casa di Zaccheo, perché anche lui conoscesse l’amore e si sentisse l’amato. Abbandonare qualcuno significa metterlo nella disperazione e quindi decretare la sua morte. Ogni volta che abbandoniamo qualcuno, rischiamo di diventare assassini dei nostri fratelli. Gesù non solo entra nella casa di Zaccheo, ma vuole cenare con lui, e per la Bibbia cenare con qualcuno significa entrare in intimità con lui, far parte della sua vita. Da quel momento la vita di Zaccheo diventa la vita di Gesù, qualunque cosa detta contro di lui, è detta contro Gesù.

Dio entra in casa
Nessun uomo «perbene» avrebbe mai portato i suoi discepoli in casa di Zaccheo, oppure li avrebbe messi in guardia dando un giudizio netto sul suo operato. Gesù non ha fatto così, ma è andato in casa di un peccatore per portare sulle sue spalle il peso del suo peccato e offrire gratuitamente la sua amicizia all’uomo che era andato su un albero per cercarlo, o almeno per vederlo. Peccato è mettersi in contrasto con questo disegno di Dio: è rifiutare la vita di qualcuno, per mettere in risalto le proprie doti e le proprie virtù. Zaccheo comprende che quella relazione non può fondarsi sull’ambiguità, solo dopo che il Signore lo ha chiamato per nome, e si è fermato a casa sua, fa la professione del suo pentimento, che si trasforma in un’azione che è per lui l’inizio di una vita nuova. Di fronte al peccato, anche noi come Zaccheo, ci sentiamo in dovere di gridare e di denunciare, Gesù non condanna ma entra nella fortezza dell’uomo e chiede di cenare insieme. Quando avremo cenato con Dio non ci sarà difficile dare metà dei beni ai poveri (v. 8). Se resiste l’ostentazione della nostra ricchezza materiale o spirituale significa che non abbiamo ancora ospitato Dio in casa nostra.


PER IL CONFRONTO NEL GRUPPO
– Ci piace di più stare tra la gente, o avere un nostro posto in alto?
– Come ci comportiamo con chi sentiamo nell’errore?


IN FAMIGLIA
Accogliamo il Signore nella nostra casa: ogni membro della famiglia prepara una breve preghiera.
Possiamo esprimere la nostra gratitudine per il bene che ci è stato dato, il nostro desiderio di essere nuovi e migliori, la nostra richiesta per una realtà particolare.


(tratto da: R. Paganelli – Vivere la domenica aprendoci alla Parola, anno C – Elledici 2015)

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3. Annunciare la Parola – XXXI C, 3 nov ’19

• Sap 11,22–12,2 – Hai compassione di tutti, poiché tu ami tutte le cose esistenti.
• Dal Salmo 144 – Rit.: La gloria di Dio è l’uomo vivente.
• 2 Ts 1,11–2,2 – Sia glorificato il nome del Signore nostro Gesù in voi, e voi in lui.
• Canto al Vangelo – Alleluia, alleluia. Lo Spirito del Signore è su di me, mi ha mandato a portare il lieto annunzio ai poveri. Oppure: Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito; chi crede in Lui ha la vita eterna. Alleluia.
• Lc 19,1-10 – Il Figlio dell’uomo è venuto a cercare e salvare ciò che era perduto.


PER COMPRENDERE LA PAROLA

Si può leggere l’episodio di Zaccheo attraverso il discorso della Sapienza.

PRIMA LETTURA
– A partire dal cap. 10 l’autore presenta una lettura consolante della storia: Dio salva coloro che sono suoi e castiga i colpevoli moderatamente. È il caso della liberazione dall’Egitto e delle piaghe mandate agli Egiziani.
– In questo brano è indicata la ragione. La compassione e l’indulgenza di Dio si fondano sul suo attaccamento alla creatura. “Signore, amante della vita”: questa formula ottimista si collega a quella della Genesi: “Dio vide che era cosa buona” (Gn 1). “Tu castighi poco alla volta i colpevoli” annuncia “il Figlio dell’uomo è venuto a cercare e salvare”.

SALMO
Inno al Signore, invito a lodarlo per la sua bontà.

SECONDA LETTURA
Tessalonica (Salonicco), comunità fervente, ma con le idee poco chiare, e turbata da seminatori di disordine: il Signore tornerà, non c’è più bisogno di lavorare, di partecipare alla vita quotidiana. Paolo nega di aver mai annunciato cose simili. Ci sono dei mistificatori o degli esaltati: “Non lasciatevi così facilmente confondere”.

VANGELO
La conversione di Zaccheo. Racconto proprio di Luca.
Questo racconto, conformemente alle preoccupazioni di Luca, si inserisce fra due serie di insegnamenti: sui ricchi e sulle persone disprezzate, specialmente i pubblicani.
I ricchi. Vedi 18,18-23; 18,24-27; 18,28-30
Si mettano a confronto i due ricchi: il giovane ricco osservante della legge e il ricco pubblicano. Uno è onesto e di buona volontà, ma non entra nel Regno a causa del denaro. L’altro, meno onesto ma scontento nella sua coscienza, vede Gesù venire in casa sua e, colpito da questo segno di bontà, cambia atteggiamento proprio nei riguardi del denaro.
I meno degni
Farisei e pubblicani (18,9-14); i fanciulli (18,15-17); il cieco importuno (18,35-43), e adesso Zaccheo, il pubblicano arricchitosi in modi sospetti.
Egli riesce a entrare nel Regno:
– a causa dell’iniziativa gratuita di Gesù: che non chiede nulla, non critica nulla, viene semplicemente;
– a causa del suo profondo senso di indegnità che lo prepara ad essere giustificato (come il pubblicano della parabola).
“Oggi (frequente in Luca) la salvezza è entrata in questa casa” nella persona di Cristo, l’unico che può ridare la salvezza. Ciò è evidente nella conversione di Zaccheo: questi decide da solo ciò che farà, non sta a lesinare, ma fa ben di più di ciò che esige la giustizia: misura larga, scossa, traboccante!


PER ANNUNCIARE LA PAROLA (piste di omelia)

“Cercare e salvare ciò che era perduto”
Non è certo questa la nostra linea di condotta.
Credenti o increduli, si rimane sulle proprie posizioni classificando gli altri senza volerli trasformare né lasciarsi influenzare.
Ci si accetta come si è: temperamento, ereditarietà, circostanze servono da scusanti.
Si catalogano gli altri, si applicano etichette e la classificazione rimane definitiva.
Il modo di pensare non è cambiato dai tempi di Zaccheo.
Questa invece è la vocazione del Figlio dell’uomo.
Una vocazione ricordata spesso in Luca: viene dichiarata esplicitamente in tutto il cap. 15, attraverso le varie parabole della misericordia (15,6.9.24.32); viene illustrata dalla parabola del buon Samaritano (10,25-37); Gesù la realizza ogni volta che incontra un peccatore, fino al buon ladrone sulla croce (23,39-43). Coloro che ricevono la salvezza in Gesù Cristo devono continuare l’opera del loro Salvatore.
Per il Signore, il peccatore che viene giudicato severamente dagli altri ha diritto alla precedenza: “Non guardi ai peccati degli uomini, in vista del pentimento” (1ª lettura).
Forse non riflettiamo abbastanza sul modo di influire gli uni sugli altri.
La grazia del Signore è un amore universale, paziente e gratuito: “Paziente e misericordioso è il Signore, lento all’ira e ricco di grazia” (salmo); “Hai compassione di tutti, perché tutto tu puoi… Tu castighi poco alla volta i colpevoli” (1ª lettura).
Il Signore ha l’iniziativa, pur lasciando all’uomo di camminare secondo la sua libertà.
Gesù si ferma davanti a Zaccheo il quale “cercava di vedere quale fosse Gesù”. Nella casa di Zaccheo, il Signore, con la sua sola presenza, provoca il cambiamento del cuore, lasciando che Zaccheo “si rialzi” (Salmo) per poter alla fine riconoscerne la conversione: “Oggi la salvezza è entrata in questa casa”.

Zaccheo, modello di conversione
La conversione (e tutti dobbiamo farla) non è possibile senza rendersi liberi e senza accettare di mettersi in cammino. Zaccheo s’è convertito perché il Signore l’ha incontrato, ma egli s’è messo sul suo cammino e l’ha accolto.
“Cercava di vederlo”: per soddisfare tale desiderio non esita, lui capo dei pubblicani, a “salire su un sicomoro”.
Immediatamente e con gioia risponde al desiderio del Signore che vuol essere ricevuto in casa sua, pur sapendo di andare incontro al giudizio della gente.
Una volta in casa, Zaccheo accetta l’incontro a tu per tu col Signore, quella prova di verità che fa spesso paura. Luca ce ne presenta alcuni esempi: la peccatrice perdonata (8,44-50); il ritorno del figlio prodigo (15,17-21); la preghiera del pubblicano (18,14).
Zaccheo riconosce le proprie colpe: “Se ho frodato qualcuno…”. Decide di restituire alle sue vittime in una forma larghissima: quattro volte tanto. E si dichiara pronto a condividere coi poveri la metà dei suoi beni.
Prototipo di ogni conversione. Il Figlio dell’uomo viene sempre “a cercare e a salvare ciò che era perduto”.

Gesù nella casa degli uomini
Entrando da Zaccheo, Gesù viene a trovarsi nella casa di un notabile. Il Vangelo sottolinea che è la casa d’un peccatore, ma in essa “è entrata la salvezza”, una salvezza che dovette coinvolgere tutti coloro che ci vivevano.
Gesù accetta volentieri di essere accolto nelle case. Luca ce lo mostra spesso così vicino agli uomini proprio perché va in casa loro. Niente è di ostacolo per lui: né la povertà materiale, né quell’altra povertà che è la ricchezza; né il fatto che sia la casa di un notabile, o di un emarginato.
In casa manifesta ancor più la sua amicizia: in casa di Pietro dopo la guarigione della suocera (4,38-39); in una famiglia amica, da Marta e Maria (10,38-42). Spesse volte si trova a tavola in casa di farisei, e ciò che in tali circostanze dice loro sembra avere un’importanza speciale (7,36-50; 11,27-52; 14,1-24).
I discepoli vengono mandati nelle case degli uomini (9,4; 10,7). È il luogo dove si incontrano gli uomini, dove si condividono il cibo, la vita e i pensieri.
Per il cristiano, la casa rimane il luogo dell’incontro, della condivisione, della comunione. È il movimento molto realista, molto familiare del Verbo che era presso Dio e che è venuto “ad abitare in mezzo a noi” (Gv 1).


(tratto da: M. Gobbin, Omelie per un anno – vol. 2, anno C, tempo ordinario – Elledici 2003)

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4. Parola da Vivere – XXXI C, 3 nov ’19

PER QUESTA CASA È VENUTA LA SALVEZZA

La sincerità della ricerca di Zaccheo attira lo sguardo di Gesù che tocca e trasforma tutta la sua vita. Per accogliere il Signore occorre però saper scendere con prontezza dalle alture della sapienza umana, dalle proprie sicurezze e dai propri progetti. Zaccheo riceve così il dono gratuito della salvezza, preparata per lui da sempre e che riempie di una gioia tutta nuova il vuoto del suo cuore. Proviamo anche noi a scendere dalle nostre sicurezze.


(tratto da R. Paganelli – Vivere la domenica aprendoci alla Parola, anno C, Elledici 2015)

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5. Preghiere dei Fedeli – XXXI C, 3 nov ’19

Gesù si ferma in casa di Zaccheo

Celebrante. Sull’esempio di Zaccheo, anche noi abbiamo bisogno di vedere da vicino il Signore Gesù, e di accoglierlo in casa nostra. Nella Preghiera dei fedeli gli chiediamo il dono della conversione interiore.

Lettore. Preghiamo insieme: Dio, nostro Padre, convertici al tuo amore.

1. Preghiamo per la santa Chiesa di Dio. Essa ha il compito di rendere il Salvatore Gesù ben visibile e avvicinabile da tutti gli uomini.
Perché le tante istituzioni ecclesiali operanti nel mondo siano percepite come lieti annunci dell’amore di Dio per noi, capaci di suscitare rinnovamento, desiderio di collaborazione e comunione fraterna, preghiamo.

2. Per i cristiani sparsi nel mondo. Essi sono chiamati dal Signore:
– a uscire dagli orizzonti limitati delle loro idee, per vivere nella fede,
– a oltrepassare le aspirazioni del loro cuore, per realizzare la speranza,
– a superare i desideri dell’egoismo, per costruire nella carità.
Perché tutti noi credenti troviamo la forza di vivere così, preghiamo.

3. Per la giustizia e la pace tra le nazioni. Ancora troppi paesi che si dicono cristiani vivono tranquilli nell’opulenza, e si disinteressano dei tanti popoli ancora privi di condizioni dignitose di vita.
Perché gli egoismi, le chiusure e gli interessi di parte cedano il posto alla vera fraternità tra i popoli, preghiamo.

4. Per gli uomini indaffarati e distratti. Molti non avvertono il bisogno di condurre un’esistenza positiva. Ma il Signore è venuto in terra per salvare ciò che era perduto.
Perché sull’esempio di Zaccheo tutti sappiano uscire dal disimpegno morale della coscienza, e trovare l’orientamento concreto in Cristo, preghiamo.

5. Per la nostra comunità (parrocchiale). Alla domenica dovremmo venire qui in chiesa con la stessa intensa curiosità di conoscere il Signore, che spinse Zaccheo ad arrampicarsi tra i rami del sicomoro.
Perché la Parola di Dio sia accolta da noi con fede, ci guidi a riconoscere i valori dello spirito, e a incarnarli nella nostra vita di ogni giorno, preghiamo.

Celebrante. O Padre, tu ci chiami alla fede e a una missione nel mondo. Donaci la forza della tua grazia, che ci sostenga nei momenti difficili, e ci renda capaci di amarti nei nostri fratelli. Per Cristo nostro Signore.


(tratto da: E. Bianco, Preghiera dei fedeli, proposte per le domeniche e feste degli anni A-B-C – Elledici 2002)

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7. Aforismi – XXXI C, 3 nov ’19

Raccolta di aforismi, aneddoti o testi utili per la riflessione o l’approfondimento

UOMINI IN CERCA DI CRISTO
Chassid Nachman di Breslav: Dio si nasconde perché l’uomo lo cerchi.
Michel Quoist: Cristo si nasconde molto meno di quanto pensiamo: sono i nostri occhi che non sono abituati a vederlo.
Eugenio Montale: Si tratta di arrampicarsi sul sicomoro / per vedere il Signore / se mai passi. / Ahimé, io non sono un rampicante, / ed anche stando in punta di piedi, / io non l’ho visto.
Novalis: Chi vuol cercare Dio, lo trova dappertutto.
Farid Ed-Din Attar (poeta mistico persiano): Per anni sono andato in cerca di Dio, e quando al termine del mio cammino ho aperto gli occhi, ho scoperto che era là ad aspettarmi.
Tonino Bello: Se vuoi rinnovare la tua giovinezza, considera Gesù Cristo tuo contemporaneo.
Louis De Funés (attore cinematografico): Cristo è stato il radioso compagno della mia infanzia e adolescenza, e ora e sempre è il radioso compagno della mia vita familiare e professionale.
Blaise Pascal: Gesù Cristo è un Dio a cui ci si avvicina senza orgoglio, e sotto il quale ci si abbassa senza disperazione.
Léon Bloy: Gesù è al centro di tutto, assume tutto su di sé, porta e sopporta tutto. Non è possibile colpire un essere senza colpirlo, umiliare senza umiliarlo, maledire o uccidere senza maledire o uccidere Gesù.
Ibn Arabi (mistico musulmano): «Chi si ammala di Gesù, non può guarire».
Thomas Carlyle: Se Gesù Cristo venisse tra noi oggi, gli uomini non lo crocifiggerebbero: lo inviterebbero a cena, lo ascolterebbero, e riderebbero di lui.
Blaise Pascal: «Consòlati: non mi cercheresti, se non mi avessi già trovato».
Paul Claudel: A me basta questo Dio appeso a quattro chiodi.


(tratto da: E. Bianco, All’altare di Dio – Anno C – Elledici 2009)

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8. Canto Liturgico – XXXI C, 3 nov ’19

Ecco a voi questa settimana un canto di COMUNIONE

TU PERCORRI CON NOI – Berthier-Burzoni
(Nella Casa del Padre, n. 744 – Elledici)

1. Tu percorri con noi i sentieri del mondo:
da sempre nel tempo, ovunque ci segui.
Ti nascondi nel mondo,
nell’universo, in noi
e nei fratelli.

2. Tu ci segui e attendi paziente che ognuno
riscopra con gioia la tua parola,
da te sparsa abbondante
nei cuori e nelle menti
di tutti noi.

3. La tua voce udimmo ripetere dolce:
“Perché così triste tu corri lontano?
Sto bussando alla porta,
vorrei con te cenare,
se vuoi aprirmi”.

4. Ti preghiamo: rimani con noi, o Signore!
Già cade la sera sul nostro cammino!
Solo tu, vera luce,
diradi questo buio
che copre il mondo.

5. E spezzando ogni giorno con noi questo pane
rivela il tuo volto agli occhi di tutti:
ti sapremo scoprire
ovunque ti nascondi,
in ogni istante.

6. Correremo incontro ai nostri fratelli,
diremo a tutti che sei risorto.
Tu attendi con ansia
che ognuno ti accolga
nella sua vita.

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9. Narrazione – XXXI C, 3 nov ’19

Quando l’uomo inizia a guardarsi con gli occhi di Dio, cambia tutto!

IL VALORE

Era una signora che aveva comprato un copriletto orribile.
L’aveva comprato per disperazione, pagandolo cinque euro, a una vendita di articoli di seconda mano.
Ogni volta che rifaceva il letto, distendeva il copriletto con una smorfia di disgusto.
Poi, un giorno, sfogliando un catalogo di vendita per corrispondenza trovato per caso, vide lo stesso copriletto firmato da un notissimo stilista.
Costava trecento euro!
Non appena scoprì il prezzo del copriletto, esso acquistò tutta un’altra bellezza ai suoi occhi.
Qualunque cosa pensi di te stesso, agli occhi di Dio tu hai un prezzo altissimo.

Alcuni uomini non sanno
quant’è importante che essi ci siano.
Alcuni uomini non sanno
quanto faccia bene, anche solo vederli.
Alcuni uomini non sanno
quanto sia di conforto il loro benevolo sorriso.
Alcuni uomini non sanno
quanto sia benefica la loro vicinanza.
Alcuni uomini non sanno
quanto saremmo più poveri senza di loro.
Alcuni uomini non sanno di essere un dono del cielo.
Lo saprebbero se noi glielo dicessimo.


(tratto da: B. Ferrero, 365 Piccole Storie per l’anima, Vol. 1, pag. 51 – Elledici 2016)