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5. Preghiere di perdono e dei fedeli – XXV DOMENICA TEMPO ORDINARIO

24 SETTEMBRE
XXV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO
«… TU SEI INVIDIOSO PERCHÉ IO SONO BUONO?»

PERDONO

  • Signore, sovente ti abbiamo attribuito il nostro modo di pensare e di agire. Kyrie eleison
  • Cristo, molte volte ti abbiamo criticato perché non punisci i peccatori. Christe eleison.
  • Signore, non siamo stati capaci di amare i fratelli in modo gratuito. Kyrie eleison.

PREGHIERA UNIVERSALE

Il Signore ci propone di rinunciare a misurare i suoi pensieri con il nostro metro e a metterci umilmente alla ricerca del suo vero volto.
Diciamo insieme: Ascoltaci, o Signore.

  • Affinché i vescovi, i presbiteri, i diaconi e i laici accolgano ogni giorno con gioia l’invito a lavorare nella tua vigna. Preghiamo.
  • Affinché nessuno si senta incapace o indegno di lavorare nella Chiesa per servire i fratelli. Preghiamo.
  • Affinché impariamo a condividere con te l’ansia e il desiderio di coinvolgere tutti gli uomini nell’opera di salvezza del mondo. Preghiamo.
  • Affinché il tuo amore misericordioso e gratuito ci educhi a vincere ogni invidia. Preghiamo.

O Padre, tu ci hai proposto di cooperare liberamente con te all’edificazione del tuo Regno. Donaci il tuo Spirito, che ci aiuti a diffondere il tuo amore tra coloro che ancora non ti conoscono. Per Cristo nostro Signore.

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6. Vignetta di RobiHood – XXV domenica tempo ordinario

24 SETTEMBRE

XXV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO 

«…TU SEI INVIDIOSO PERCHÉ IO SONO BUONO?»

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Pubblicazioni di Roberto Benotti (RobyHood) presso Elledici:

Laudato sii

Ancilla Domini

Un anno straordinario

Sorrisi divini

I Love Francesco

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3. Commento alle Letture – XXIV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

17 SETTEMBRE
XXIV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO
«… SE NON PERDONERETE DI CUORE»

COMMENTO

Come sempre Pietro si fa portavoce degli altri apostoli, Matteo lo considera anche portavoce della sua comunità che si interrogava sul perdono. Anche noi facciamo nostra la domanda, perché il comando del perdono dei fratelli ci tocca nel profondo e ci crea non poche difficoltà.
Pietro nella sua domanda-proposta, dicendo «sette volte», ritiene di esagerare, dal momento che nella teologia ebraica Dio perdona lo stesso peccato tre volte e il giudeo osservante è tenuto a imitarlo, alla quarta offesa poteva rivolgersi alla legge. Gesù corregge questa immagine di Dio, e rivela che egli perdona sempre. Per questo impegna i suoi discepoli a sintonizzarsi sulla stessa lunghezza d’onda.
Nella legge ebraica, al tempo di Gesù, non era consentito vendere i familiari del debitore né torturare. Perciò il re di cui parla il Signore è un pagano, che qui assume il ruolo di immagine del Padre di Gesù e nostro: è eccessivamente misericordioso, ma lo fa perché lui è buono e perché spera così di offrire un esempio e una motivazione forte, affinché i suoi figli imparino da lui a perdonare tutto e sempre.
L’attenzione poi si sposta proprio sul servo: dopo aver sperimentato l’infinita misericordia del re, solo per averlo supplicato, e uscito libero dalla sua condizione di debitore insolvente, non sente il bisogno della riconoscenza né verso il re né verso Dio, anzi non perde tempo a togliere il respiro e a far gettare in prigione chi gli doveva una somma irrisoria rispetto al condono ricevuto. La sproporzione tra diecimila talenti e cento denari è un pallido esempio della diversità che c’è tra il dono che riceviamo da Dio e quello che possiamo e dobbiamo fare ai fratelli.
Il suo comportamento scandaloso indigna gli altri e lo trascina di nuovo di fronte al re e alle sue responsabilità. Questa volta non ha neanche il coraggio di ripetere la preghiera, dimostrando così che il dono ricevuto non gli ha cambiato il cuore verso il Signore e verso i fratelli.
E qui conviene fare una distinzione tra il re pagano della parabola e Dio Padre. Non è Dio che non perdona più, è il cuore dell’uomo che è incapace di accogliere il dono della salvezza. Così le parole «… finché non avesse restituito tutto il dovuto», possono indicare che il Signore aspetta e spera sempre che il «servo malvagio» converta il proprio cuore e la propria vita.
La conclusione di Gesù è un capolavoro di arte pedagogica: dopo averci portato a condividere l’indignazione dei «compagni», repentinamente ci costringe a guardarci dentro e a chiederci se anche noi siamo stati «servi malvagi». Non ci sono sconti, c’è solo una strada per la salvezza di ciascuno di noi e delle comunità: imitare la misericordia di Dio.

SPUNTI PER L’ATTUALIZZAZIONE E LA PREGHIERA

  1. Se è vero che nella nostra cultura si è perso il senso del peccato, è anche vero che è cresciuto il senso dei torti che riceviamo dagli altri; esso produce chiusura del cuore, desiderio di rivalsa e di vendetta. L’esperienza e la consapevolezza della misericordia di Dio verso di noi ci rende capaci di perdonare il fratello.
  2. Il perdono è ritenuto difficile da tutti. Ma perdonare non significa fare violenza ai sentimenti feriti, che pure hanno bisogno di tempo per guarire; invece è, in verità, un atto di fede, una scelta spirituale che nasce dalla misericordia del Padre ricevuta. Il perdono del fratello, offerto a Dio, progressivamente guarisce il cuore e rende possibile la riconciliazione.
  3. È bene stare molto attenti quando preghiamo il Padre nostro. Per essere veri, possiamo dirlo solo se abbiamo perdonato tutti i nostri fratelli, anche quelli che ancora non ci hanno chiesto perdono.
  4. Per qualcuno può essere più difficile chiedere perdono che perdonare. Chi ha l’umiltà di chiedere sinceramente perdono a Dio e ai fratelli, certamente è capace di perdonare le offese ricevute.

PROPOSTA DI IMPEGNO DELLA SETTIMANA

Chiedere perdono a un fratello che abbiamo offeso, oppure offrire a Dio il perdono dato a chi ci ha fatto un torto.

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2. introduzioni – XXIV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

17 SETTEMBRE
XXIV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO
«… SE NON PERDONERETE DI CUORE»

PRIMA LETTURA

Perdona l’offesa al tuo prossimo e per la tua preghiera ti saranno rimessi i peccati.
La reazione a un’offesa o a una violenza è un fatto istintivo, ma non risolve i contrasti, anzi li acuisce. La Bibbia, già nel Primo Testamento, educa il popolo di Israele prima a misurare le reazioni, poi a non vendicarsi, infine a essere misericordiosi, per ottenere la misericordia di Dio.

SALMO RESPONSORIALE    

Dal Salmo 102 (103)

Il salmista eleva questo inno di lode alla misericordia del Signore. Egli si fa voce di tutto il popolo per lodare Dio che perdona e lui per primo lo ringrazia perché ha sperimentato l’amore misericordioso di Dio.

SECONDA LETTURA

Sia che viviamo, sia che moriamo, siamo del Signore.
Nelle comunità ci possono essere diversi modi di intendere la vita alla sequela di Gesù. Così era a Roma, così è in molti luoghi anche oggi. San Paolo offre un principio a cui tutti debbono attenersi: fare tutto per il Signore e non per se stessi. Se si vive così, le diversità non porteranno a divisioni, ma arricchiranno la comunità.

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani                Rm 14,7-9

VANGELO

Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette.
Il capitolo sulla vita comunitaria si chiude con l’insegnamento sul perdono. C’è un abisso tra i debiti che l’uomo ha con Dio e i debiti tra i fratelli. Dio condona tutto, così insegna (e dà l’esempio) che anche noi dobbiamo perdonare sempre, senza calcoli.

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4. Letture – XXI:V DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

17 SETTEMBRE
XXIV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO
«… SE NON PERDONERETE DI CUORE»

PRIMA LETTURA

Perdona l’offesa al tuo prossimo e per la tua preghiera ti saranno rimessi i peccati.
La reazione a un’offesa o a una violenza è un fatto istintivo, ma non risolve i contrasti, anzi li acuisce. La Bibbia, già nel Primo Testamento, educa il popolo di Israele prima a misurare le reazioni, poi a non vendicarsi, infine a essere misericordiosi, per ottenere la misericordia di Dio.

Dal libro del Siracide                     Sir 27,33−28,9 (NV) [gr. 27,30−28,7]

Rancore e ira sono cose orribili, e il peccatore le porta dentro.
Chi si vendica subirà la vendetta del Signore, il quale tiene sempre presenti i suoi peccati. Perdona l’offesa al tuo prossimo
e per la tua preghiera ti saranno rimessi i peccati. Un uomo che resta in collera verso un altro uomo, come può chiedere la guarigione al Signore?
Lui che non ha misericordia per l’uomo suo simile, come può supplicare per i propri peccati?
Se lui, che è soltanto carne, conserva rancore, come può ottenere il perdono di Dio?
Chi espierà per i suoi peccati? Ricòrdati della fine e smetti di odiare, della dissoluzione e della morte e resta fedele ai comandamenti.
Ricorda i precetti e non odiare il prossimo, l’alleanza dell’Altissimo e dimentica gli errori altrui.

Parola di Dio.

SALMO RESPONSORIALE    

Dal Salmo 102 (103)

Il salmista eleva questo inno di lode alla misericordia del Signore. Egli si fa voce di tutto il popolo per lodare Dio che perdona e lui per primo lo ringrazia perché ha sperimentato l’amore misericordioso di Dio.

Il Signore è buono e grande nell’amore.

Benedici il Signore, anima mia,
quanto è in me benedica il suo santo nome.
Benedici il Signore, anima mia,
non dimenticare tutti i suoi benefici.

Egli perdona tutte le tue colpe,
guarisce tutte le tue infermità,
salva dalla fossa la tua vita,
ti circonda di bontà e misericordia.

Non è in lite per sempre,
non rimane adirato in eterno.
Non ci tratta secondo i nostri peccati
e non ci ripaga secondo le nostre colpe.

Perché quanto il cielo è alto sulla terra,
così la sua misericordia
è potente su quelli che lo temono;
quanto dista l’oriente dall’occidente,
così egli allontana da noi le nostre colpe.

SECONDA LETTURA

Sia che viviamo, sia che moriamo, siamo del Signore.
Nelle comunità ci possono essere diversi modi di intendere la vita alla sequela di Gesù. Così era a Roma, così è in molti luoghi anche oggi. San Paolo offre un principio a cui tutti debbono attenersi: fare tutto per il Signore e non per se stessi. Se si vive così, le diversità non porteranno a divisioni, ma arricchiranno la comunità.

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani                Rm 14,7-9

Fratelli, nessuno di noi vive per se stesso e nessuno muore per se stesso, perché se noi viviamo, viviamo per il Signore, se noi moriamo, moriamo per il Signore. Sia che viviamo, sia che moriamo, siamo del Signore. Per questo infatti Cristo è morto ed è ritornato alla vita: per essere il Signore dei morti e dei vivi.

Parola di Dio.

CANTO AL VANGELO     

Gv 13,34

Alleluia, alleluia.

Vi do un comandamento nuovo, dice il Signore:
come io ho amato voi,
così amatevi anche voi gli uni gli altri.

Alleluia.

VANGELO

Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette.
Il capitolo sulla vita comunitaria si chiude con l’insegnamento sul perdono. C’è un abisso tra i debiti che l’uomo ha con Dio e i debiti tra i fratelli. Dio condona tutto, così insegna (e dà l’esempio) che anche noi dobbiamo perdonare sempre, senza calcoli.

Dal vangelo secondo Matteo            Mt 18,21-35

In quel tempo, Pietro si avvicinò a Gesù e gli disse:
«Signore, se il mio fratello commette colpe contro di me, quante volte dovrò perdonargli? Fino a sette volte?». E Gesù gli rispose: «Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette. Per questo, il regno dei cieli è simile a un re che volle regolare i conti con i suoi servi. Aveva cominciato a regolare i conti, quando gli fu presentato un tale che gli doveva diecimila talenti. Poiché costui non era in grado di restituire, il padrone ordinò che fosse venduto lui con la moglie, i figli e quanto possedeva, e così saldasse il debito. Allora il servo, prostrato a terra, lo supplicava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti restituirò ogni cosa”. Il padrone ebbe compassione di quel servo, lo lasciò andare e gli condonò il debito.
Appena uscito, quel servo trovò uno dei suoi compagni, che gli doveva cento denari. Lo prese per il collo e lo soffocava, dicendo: “Restituisci quello che devi!”. Il suo compagno, prostrato a terra, lo pregava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti restituirò”. Ma egli non volle, andò e lo fece gettare in prigione, fino a che non avesse pagato il debito.
Visto quello che accadeva, i suoi compagni furono molto dispiaciuti e andarono a riferire al loro padrone tutto l’accaduto. Allora il padrone fece chiamare quell’uomo e gli disse: “Servo malvagio, io ti ho condonato tutto quel debito perché tu mi hai pregato. Non dovevi anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te?”. Sdegnato, il padrone lo diede in mano agli aguzzini, finché non avesse restituito tutto il dovuto. Così anche il Padre mio celeste farà con voi se non perdonerete di cuore, ciascuno al proprio fratello».

Parola del Signore.

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5. Preghiere di perdono e dei fedeli – XXIV DOMENICA TEMPO ORDINARIO

17 SETTEMBRE
XXIV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO
«… SE NON PERDONERETE DI CUORE»

PERDONO

  • Signore, perché non abbiamo creduto nella tua misericordia. Kyrie eleison
  • Cristo, perché non siamo stati costruttori di pace nel nostro mondo. Christe eleison.
  • Signore, perché abbiamo avuto difficoltà a perdonare i fratelli. Kyrie eleison.

PREGHIERA UNIVERSALE

Coscienti di essere stati liberati dal nostro debito, rivolgiamoci al Signore Gesù, implorando la sua misericordia per tutti gli uomini, nostri fratelli.

Diciamo insieme: Gesù, ricordati del tuo amore!

  • Abbi misericordia della tua Chiesa ancora divisa: il tuo Spirito la conduca sul cammino dell’unità. Ti preghiamo.
  • Abbi misericordia dei popoli che conoscono la guerra: fa’ che gli operatori di pace trionfino sulle forze del male. Ti preghiamo.
  • Abbi misericordia dei poveri, delle famiglie rovinate dai debiti: fa’ che i più ricchi condividano i loro beni con chi è nel bisogno. Ti preghiamo.
  • Abbi misericordia della nostra comunità: fa’ che testimoni il tuo amore e sia capace di perdono. Ti preghiamo.

Signore Gesù, donaci di saper perdonare senza misura, come testimonianza del tuo perdono accolto e condiviso. Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli.

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6. Vignetta di RobiHood – XXIV domenica tempo ordinario

17 SETTEMBRE

XXIV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO 

«… SE
NON PERDONERETE DI CUORE»

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Pubblicazioni di Roberto Benotti (RobyHood) presso Elledici:

Laudato sii

Ancilla Domini

Un anno straordinario

Sorrisi divini

I Love Francesco

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3. Commento alle Letture – XXIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

10 SETTEMBRE
XXIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO
GUADAGNARE IL FRATELLO

COMMENTO

Luca negli Atti degli Apostoli all’inizio presenta una comunità cristiana idilliaca; però poi ci racconta non solo le persecuzioni, ma anche il litigio tra Paolo e Barnaba, che prendono due strade diverse.
Paolo, nelle sue lettere, interviene anche in maniera durissima nei confronti di battezzati che non vivono con coerenza.
Quando Matteo scrive, nelle comunità si sono manifestati diversi casi di mancanze anche gravi nelle relazioni tra i fratelli della stessa comunità. Così sente il bisogno di raccogliere, nel capitolo 18 del suo vangelo, le indicazioni per una vita fraterna coerente con l’insegnamento di Gesù. Affronta diversi temi «caldi», non solo allora, ma anche oggi: chi è più grande nella Chiesa, la gravità terribile dello scandalo dei «piccoli», che non sono solo i bambini, ma tutti i più deboli nella comunità, l’impegno dei pastori nella ricerca di chi si smarrisce, la correzione fraterna, l’unità nella preghiera, la necessità del perdono.
Non è una cosa strana che avvengano screzi, litigi e offese tra fratelli, sembra anzi che sia inevitabile. Succede anche tra cristiani, tra consacrati, tra preti o vescovi. La domanda è: come comportarsi da credenti in queste situazioni? Il Signore ha qualcosa da dirci e Matteo se ne fa portavoce.
Il Signore ama tutti e vuole salvare tutti; anche la Chiesa e i singoli cristiani devono coltivare questo desiderio divino e tradurlo in pratica.
«Se il tuo fratello commetterà una colpa contro di te…». La situazione è chiara, si tratta di un’offesa personale, che può crescere fino ad arrivare a interessare la comunità intera. Ci sono tre passi da fare. Non parla di una cosa da evitare, ma penso sia sottintesa: non parlarne con altri. I confessori sanno bene che questo è uno dei peccati più confessati, ma anche più sminuiti, perché qualcuno ne parla come se fosse una cosa quasi inevitabile: si sa che è sbagliata, ma si continua a farla. E invece è dannosissima, come ha detto più volte papa Francesco, si diffonde il male senza affrontarlo e vincerlo.
Il primo passo: parlare personalmente con il fratello. È il passo più difficile da compiere, di fronte al quale adottiamo diverse strategie dilazionatorie con varie scuse: «non ce la faccio… è troppo difficile… è meglio lasciar perdere… tanto non cambia niente… chissà come la prende… lascio passare un po’ di tempo…» e simili. Ci vuole vero amore e coraggio per presentarsi al fratello e chiarire ciò che ha creato sofferenza e divisione. Ma è la strada giusta. Il fratello ha così la possibilità di spiegare meglio le proprie ragioni o di chiedere perdono. Così si ricostruisce la fraternità ferita. Ma può anche rifiutare.
Il secondo passo: coinvolgere alcuni amici comuni. A volte questo può risolvere il problema. Chi ha sbagliato può essere più propenso ad ascoltare gli amici non coinvolti direttamente nella questione. Matteo sa che alcuni non hanno voluto accettare neanche la mediazione degli amici.
Il terzo passo: dirlo alla comunità. È l’ultimo tentativo, da fare sempre con amore, non solo da parte dell’offeso, ma di tutta la comunità di fratelli, con la speranza di ricucire lo strappo.
Se la comunità non è ascoltata, la conseguenza è l’esclusione. È terribile, ma è l’estremo gesto da fare con amore e non con collera. La Chiesa ha avuto da Cristo il potere di legare e sciogliere, per questo in qualche situazione può sentirsi costretta a escludere dalla comunione qualcuno, ma sempre con la speranza che questa scelta produca un ravvedimento e il ripristino della comunione.
Comunque mai la comunità deve smettere di cercare le pecorelle smarrite e pregare per loro.
E proprio la preghiera è il luogo in cui anche solo 2 o 3 fratelli possono sperimentare la presenza di Gesù in mezzo a loro e l’accoglienza delle loro preghiere da parte del Padre. «… Dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro». È questo un versetto molto caro alle persone che vogliono vivere veramente e autenticamente la vita comunitaria proposta dal Vangelo.

SPUNTI PER L’ATTUALIZZAZIONE E LA PREGHIERA

  1. La spiritualità la chiama «mormorazione» la legge invece «diffamazione». Qualcuno pensa di autoassolversi, dicendo che è la verità. Ma l’amore è superiore alla verità di un fatto. E non è giusto dire una cosa vera per produrre o diffondere il male. Non dobbiamo mai separare la verità dalla carità.
  2. È certamente difficile correggere un fratello, ma forse è ancora più difficile accettare una correzione fraterna. Se chiediamo sinceramente agli altri di essere corretti, quando sbagliamo, in tutta la comunità cresce la capacità di correggere e lasciarci correggere.
  3. Facilmente ci accorgiamo degli sbagli dei fratelli e qualche volta siamo stati addirittura contenti di informare altri di ciò che essi non avevano visto o sentito. Tutti i maestri di spiritualità e i fondatori di comunità hanno denunciato la potenza distruttrice della maldicenza.
  4. Pregare insieme è un’esperienza spirituale che fa crescere nell’amore e nella fede. Forse non sono molti gli sposi cristiani che utilizzano questo tesoro che si può acquistare con poca fatica.

PROPOSTA DI IMPEGNO DELLA SETTIMANA

Avvicinare con benevolenza un fratello con cui abbiamo avuto qualche screzio.