17 DICEMBRE
III DOMENICA DI AVVENTO Anno B
Domenica «Gaudete»
COMMENTO
Alcuni avevano pensato che Giovanni Battista fosse il Messia. Questa interpretazione della sua figura permane anche dopo la risurrezione di Gesù. Per questo l’evangelista Giovanni ci tiene molto, nella prima parte del suo vangelo, a riconoscere l’importanza del Battista, a dargli la giusta dimensione e a definire il suo ruolo rispetto al vero Messia.
Già nel prologo gli assegna il ruolo di testimone della luce, cioè del Verbo eterno di Dio, diventato carne nel tempo, per illuminare il mondo.
Dopo il prologo, subito, introduce la testimonianza diretta di Giovanni in risposta a una delegazione di Giudei: egli dichiara apertamente di non essere il Messia. E di fronte alla loro insistenza per sapere chi pensasse di essere e con quale autorità battezzasse, egli si definisce «voce» che invita il popolo di Israele a preparare la via del Signore. Con questa citazione del profeta Isaia, Giovanni dice tre cose: la prima, il suo compito è breve come quello della voce, che, una volta proclamata la Parola, si perde; la Parola rimane per sempre, la voce solo per poco; la seconda, il Messia sta arrivando e bisogna preparargli la strada, come quella che i deportati di Babilonia hanno preparato per il ritorno di Dio in mezzo al suo popolo e di loro stessi a Gerusalemme; la terza, io sto già realizzando ciò che i profeti hanno annunciato, preparando la venuta del Messia.
Il Battista aggiunge un’espressione, «slegare il laccio del sandalo», che a noi risulta misteriosa. Un primo senso potrebbe essere la dichiarazione della propria piccolezza rispetto al Messia, verso il quale egli non si sente degno di svolgere il compito degli schiavi. Un altro senso fa riferimento al diritto matrimoniale in uso presso Israele: scioglieva il laccio del sandalo al promesso sposo chi pretendeva di sposarne la «fidanzata»; così il Battista afferma che lo sposo della nuova alleanza è Gesù e lui non ha nessuna pretesa di prenderne il posto.
Può così affermare che il Messia c’è già, che egli stesso non lo conosceva (Gv 1,31), ma quando lo ha visto lo ha riconosciuto e ha iniziato a rendergli testimonianza. Ammonisce quindi coloro che lo stanno esaminando a fare lo stesso suo percorso: ora non conoscono il Messia, ma quando lo vedranno, anch’essi dovranno credere in lui. Cosa che si verificherà non per i capi, ma per il popolo.
La conclusione di questo brano serve all’evangelista per sottolineare la consapevolezza del Battista della propria piccolezza e debolezza di fronte alla grandezza e potenza di Dio che si manifesterà pienamente in Gesù.
SPUNTI PER L’ATTUALIZZAZIONE E LA PREGHIERA
- Giovanni è testimone della luce. Il Verbo, incarnato, morto e risorto, è la luce del mondo. Anche noi, come il Battista, siamo chiamati a essere testimoni della luce in questo mondo minacciato dalle tenebre della falsità. Sappiamo che vivere nella verità e dire la verità, sempre, anche quando costa, è un modo concreto di testimoniare la luce di Cristo.
- Il Battista aveva chiara la propria identità e lo dice anche a chi non vuole capire. Oggi tanti dicono di essere cristiani senza sapere cosa voglia dire. Noi, che pensiamo di sapere, a volte dimentichiamo o mettiamo da parte Gesù Cristo. Il Vangelo, il crocifisso, l’Eucaristia, Maria e i poveri sono specchi davanti ai quali possiamo riscoprire cosa vuol dire essere cristiani senza maschere.
- Il testimone della luce diventa luminoso perché accoglie e riflette la luce del Verbo di Dio. Gli altri se ne accorgono, senza che il testimone abbia bisogno di ostentare nulla di sé.
- Forse pretendiamo di vedere i risultati della nostra testimonianza e, quando questo non succede, ci scoraggiamo. Giovanni Battista non ha visto gli effetti della sua missione e ha accettato di scomparire, come la voce. Tutti i cristiani hanno il compito di essere voce, che proclama la salvezza, portata dalla Parola eterna, con l’unica pretesa di restare fedeli fino alla morte e di ereditare un posto nella casa del Padre.
PROPOSTA DI IMPEGNO DELLA SETTIMANA
Cercare qualche occasione per parlare di Gesù in famiglia o altrove.