15 OTTOBRE
XXVIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO
LA SALA DELLE NOZZE SI RIEMPÌ
PRIMA LETTURA
Il Signore preparerà un banchetto, e asciugherà le lacrime su ogni volto.
Per Israele, che a più riprese ha sofferto la fame, questa profezia di Isaia ha il sapore del meraviglioso e dell’incredibile insieme. Ma si farà, perché è un’opera di Dio, il quale con il cibo donerà al suo popolo ogni bene e la vittoria sulla morte. Il popolo risponde con la gioia e la riconoscenza.
Dal libro del profeta Isaia Is 25,6-10a
Preparerà il Signore degli eserciti per tutti i popoli, su questo monte,
un banchetto di grasse vivande,
un banchetto di vini eccellenti,
di cibi succulenti, di vini raffinati.
Egli strapperà su questo monte
il velo che copriva la faccia di tutti i popoli
e la coltre distesa su tutte le nazioni.
Eliminerà la morte per sempre.
Il Signore Dio asciugherà le lacrime su ogni volto,
l’ignominia del suo popolo
farà scomparire da tutta la terra,
poiché il Signore ha parlato.
E si dirà in quel giorno: «Ecco il nostro Dio; in lui abbiamo sperato perché ci salvasse. Questi è il Signore in cui abbiamo sperato; rallegriamoci, esultiamo per la sua salvezza, poiché la mano del Signore
si poserà su questo monte».
Parola di Dio.
SALMO RESPONSORIALE
Dal Salmo 22 (23)
Il salmista esprime la sua totale e assoluta fiducia nel Signore. Nulla potrà mancargli e niente potrà minacciarlo. Lasciarsi guidare da Dio è garanzia di ogni aiuto e di ogni cura.
Abiterò per sempre nella casa del Signore.
Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla.
Su pascoli erbosi mi fa riposare,
ad acque tranquille mi conduce.
Rinfranca l’anima mia.
Mi guida per il giusto cammino
a motivo del suo nome.
Anche se vado per una valle oscura,
non temo alcun male,
perché tu sei con me.
Il tuo bastone e il tuo vincastro
mi danno sicurezza.
Davanti a me tu prepari una mensa
sotto gli occhi dei miei nemici.
Ungi di olio il mio capo;
il mio calice trabocca.
Sì, bontà e fedeltà mi saranno compagne
tutti i giorni della mia vita,
abiterò ancora nella casa del Signore
per lunghi giorni.
SECONDA LETTURA
Tutto posso in colui che mi dà forza.
Siamo alla conclusione della lettera e Paolo continua ad aprire il cuore ai suoi amici di Filippi. È felice per l’affetto e l’aiuto concreto che i Filippesi gli hanno mostrato. È vero che lui ripone tutta la sua fiducia nel Signore, che gli dà la forza per affrontare qualunque situazione, anche il carcere, ma è un uomo e pure lui ha piacere di essere stimato e amato, e non lo nasconde.
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Filippesi Fil 4,12-14.19-20
Fratelli, so vivere nella povertà come so vivere nell’abbondanza; sono allenato a tutto e per tutto, alla sazietà e alla fame, all’abbondanza e all’indigenza. Tutto posso in colui che mi dà la forza. Avete fatto bene tuttavia a prendere parte alle mie tribolazioni.
Il mio Dio, a sua volta, colmerà ogni vostro bisogno secondo la sua ricchezza con magnificenza, in Cristo Gesù.
Al Dio e Padre nostro sia gloria nei secoli dei secoli. Amen.
Parola di Dio.
CANTO AL VANGELO
Cf Ef 1,17-18
Alleluia, alleluia.
Il Padre del Signore nostro Gesù Cristo
illumini gli occhi del nostro cuore
per farci comprendere
a quale speranza ci ha chiamati.
Alleluia.
VANGELO
Tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze.
La storia della salvezza è fatta di inviti di Dio, ai quali gli uomini a volte rispondono a volte no. Ma il Signore non rinuncia al suo progetto di salvezza. Il rifiuto dei primi invitati, che rappresentano i capi di Israele, darà a Dio la spinta per invitare al banchetto della salvezza tutti i popoli.
Dal vangelo secondo Matteo Mt 22,1-14
In quel tempo, Gesù, riprese a parlare con parabole ai capi dei sacerdoti e ai farisei e disse:
«Il regno dei cieli è simile a un re, che fece una festa di nozze per suo figlio. Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non volevano venire. Mandò di nuovo altri servi con quest’ordine: Dite agli invitati: “Ecco, ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e gli animali ingrassati sono già uccisi e tutto è pronto; venite alle nozze!”. Ma quelli non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari; altri poi presero i suoi servi, li insultarono e li uccisero. Allora il re si indignò: mandò le sue truppe, fece uccidere quegli assassini e diede alle fiamme la loro città. Poi disse ai suoi servi: “La festa di nozze è pronta, ma gli invitati non erano degni; andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze”. Usciti per le strade, quei servi radunarono tutti quelli che trovarono, cattivi e buoni, e la sala delle nozze si riempì di commensali. Il re entrò per vedere i commensali e lì scorse un uomo che non indossava l’abito nuziale. Gli disse: “Amico, come mai sei entrato qui senza l’abito nuziale?”. Quello ammutolì. Allora il re ordinò ai servi: “Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti”. Perché molti sono chiamati, ma pochi eletti».
Parola del Signore.