2 FEBBRAIO 2025
4ª DOMENICA T.O.
PRESENTAZIONE DEL SIGNORE
COMMENTO
Il brano evangelico di questa domenica ci invita a meditare l’avvenimento conosciuto come la “Presentazione al Tempio” del figlio primogenito da parte di due osservanti della Tradizione ebraica quali erano Giuseppe e Maria.
La Legge imponeva ai genitori, dopo 33 giorni dalla sua circoncisione,, di recarsi a Gerusalemme per compiere gli atti prescritti per ogni figlio primogenito. Nel Tempio la madre doveva farsi purificare per il parto avuto, considerato, allora, un atto che rendeva impura la puerpera Inoltre il primogenito, che apparteneva per diritto a Dio, doveva essere riscattato da un sacrificio di un agnello, se la famiglia era abbiente, o di due colombe se era povera come la famiglia di Nazareth. Non mancava l’obbligo di versare nel tesoro del Tempio una offerta in denaro sonante di 5 sicli che corrispondevano al salario di 20 giornate lavorative. Da questo modo di comportarsi possiamo dedurre che la fede di Maria e Giuseppe era strettamente legata alla tradizione religiosa ebraica del tempo tutta ancorata alle tre colonne portanti della fede di allora: Tempio, Legge, osservanza meticolosa delle leggi che regolavano la giornata del Sabato.
L’incontro casuale con Simeone, nome che in ebraico significa “Dio ha ascoltato”, viene a turbare la tranquillità della fede dei genitori del Messia. Ancora prima che essi compiano tutti le azioni di purificazione prescritte, Simeone, uomo “retto e pieno di fiducia in Dio”, prende il bambino fra le sue braccia e proferisce parole che sgomentano gli esterrefatti genitori: “Ora posso morire in pace perché i miei occhi hanno visto il Salvatore che hai messo davanti a tutti i popoli come luce per illuminare le nazioni e come gloria di Israele”.
Turbamento, perché a Nazareth nella sinagoga gli scribi avevano sempre sostenuto che il Messia era esclusiva proprietà di Israele. Inoltre il bambino sarà per molti la pietra angolare su cui costruire la loro fede, ma anche, per chi lo rifiuterà, pietra di inciampo che li farà precipitare nell’abisso.
Leggendo la sorpresa sui visi di Giuseppe e Maria, Simeone le profetizza che anche per lei il bambino sarà una spada che le trapasserà l’anima. Niente di truculento o violento. Nel linguaggio biblico la spada simboleggia la Parola che rinnova e salva,. È una Parola che costringe ad interventi anche dolorosi coloro che L’ascoltano e vivono. È la medesima Parola che anche noi dobbiamo ascoltare, meditare, vivere e realizzare. In Maria fece prodigi di conversione.
Ed in noi? Interroghiamoci in silenzio al riguardo,