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2. introduzioni – II DOMENICA DI QUARESIMA

25 FEBBRAIO

II DOMENICA DI QUARESIMA

Domenica della trasfigurazione

IL PADRE OFFRE IL FIGLIO AMATO PER I FIGLI PECCATORI

Il sacrificio di Isacco è la prova generale del sacrificio del Figlio unigenito. Dio Padre che ha risparmiato il figlio di Abramo, ha accettato di sacrificare il suo Figlio primogenito per salvare tutti gli altri. Il cammino quaresimale ci invita a spostare lo sguardo dalle tentazioni allo splendore della figliolanza divina: la luce del Tabor ci rivela che siamo, sì, peccatori, ma prima ancora siamo figli nel Figlio.

PRIMA LETTURA

Il sacrificio del nostro padre Abramo.
Questo racconto è stato scritto per spiegare che il Dio d’Israele non approva i sacrifici umani, tanto meno quelli dei bambini, cosa in uso presso i popoli vicini. L’attribuzione a Dio dell’ordine di sacrificare Isacco rientra nella mentalità diffusa a quel tempo, secondo la quale tutto proveniva da Dio. Si avvicina di più alla verità che Abramo abbia pensato che Dio gli chiedesse di fidarsi totalmente di lui, rinunciando a tutto, anche al figlio. L’autore qui sottolinea due verità di fede: Abramo si è fidato di Dio in maniera assoluta; il Signore non vuole sacrifici umani.

Dal libro della Genesi       Gn 22,1-2.9a.10-13.15-18

In quei giorni, Dio mise alla prova Abramo e gli disse: «Abramo!». Rispose: «Eccomi!». Riprese: «Prendi tuo figlio, il tuo unigenito che ami, Isacco, va’ nel territorio di Mòria e offrilo in olocausto su di un monte che io ti indicherò».
Così arrivarono al luogo che Dio gli aveva indicato; qui Abramo costruì l’altare, collocò la legna. Poi Abramo stese la mano e prese il coltello per immolare suo figlio. Ma l’angelo del Signore lo chiamò dal cielo e gli disse: «Abramo, Abramo!». Rispose: «Eccomi!». L’angelo disse: «Non stendere la mano contro il ragazzo e non fargli niente! Ora so che tu temi Dio e non mi hai rifiutato tuo figlio, il tuo unigenito».
Allora Abramo alzò gli occhi e vide un ariete, impigliato con le corna in un cespuglio. Abramo andò a prendere l’ariete e lo offrì in olocausto invece del figlio.
L’angelo del Signore chiamò dal cielo Abramo per la seconda volta e disse: «Giuro per me stesso, oracolo del Signore: perché tu hai fatto questo e non hai risparmiato tuo figlio, il tuo unigenito, io ti colmerò di benedizioni e renderò molto numerosa la tua discendenza, come le stelle del cielo e come la sabbia che è sul lido del mare; la tua discendenza si impadronirà delle città dei nemici. Si diranno benedette nella tua discendenza tutte le nazioni della terra, perché tu hai obbedito alla mia voce».

Parola di Dio.

SALMO RESPONSORIALE   

Dal Salmo 115 (116)

Chi continua a fidarsi di Dio, anche quando le cose non vanno bene, è il vero fedele e sperimenterà l’intervento del Dio che salva.

Camminerò alla presenza del Signore nella terra dei viventi.

Ho creduto anche quando dicevo:
«Sono troppo infelice».
Agli occhi del Signore è preziosa
la morte dei suoi fedeli.

Ti prego, Signore, perché sono tuo servo;
io sono tuo servo, figlio della tua schiava:
tu hai spezzato le mie catene.
A te offrirò un sacrificio di ringraziamento
e invocherò il nome del Signore.

Adempirò i miei voti al Signore
davanti a tutto il suo popolo,
negli atri della casa del Signore,
in mezzo a te, Gerusalemme.

SECONDA LETTURA

Dio non ha risparmiato il proprio Figlio.
A conclusione del capitolo sul dono dello Spirito, Paolo esplode in un inno di fede, di gioia e di speranza: siamo stati riscattati dal sangue di Gesù e niente e nessuno può renderci di nuovo schiavi. L’amore del Padre in Gesù è irrevocabile e ci salverà.

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani       Rm 8,31b-34

Fratelli, se Dio è per noi, chi sarà contro di noi? Egli, che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha consegnato per tutti noi, non ci donerà forse ogni cosa insieme a lui?
Chi muoverà accuse contro coloro che Dio ha scelto? Dio è colui che giustifica! Chi condannerà? Cristo Gesù è morto, anzi è risorto, sta alla destra di Dio e intercede per noi!

Parola di Dio.

VANGELO

Questi è il Figlio mio, l’amato.
Pietro ha riconosciuto in Gesù il Messia, ma di fronte all’annuncio della passione, morte e risurrezione è rimasto frastornato, e con lui tutti gli altri apostoli. Gesù offre a lui e ai figli di Zebedeo un’esperienza straordinaria della sua identità e della sua missione: diventa luminoso, Mosè ed Elia lo presentano come nuovo legislatore e Messia, il Padre lo accredita come Figlio e rivelatore.

Dal vangelo secondo Marco       Mc 9,2-10

In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li condusse su un alto monte, in disparte, loro soli.
Fu trasfigurato davanti a loro e le sue vesti divennero splendenti, bianchissime: nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche. E apparve loro Elia con Mosè e conversavano con Gesù. Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù:
«Rabbì, è bello per noi essere qui; facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Non sapeva infatti che cosa dire, perché erano spaventati. Venne una nube che li coprì con la sua ombra e dalla nube uscì una voce: «Questi è il Figlio mio, l’amato: ascoltatelo!». E improvvisamente, guardandosi attorno, non videro più nessuno, se non Gesù solo, con loro. Mentre scendevano dal monte, ordinò loro di non raccontare ad alcuno ciò che avevano visto, se non dopo che il Figlio dell’uomo fosse risorto dai morti. Ed essi tennero fra loro la cosa, chiedendosi che cosa volesse dire risorgere dai morti.

Parola del Signore.