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10. Anche Noi Vogliamo Capire – 3 Pasqua C, 5/5/19

Per aiutare i nostri piccoli a vivere meglio la Liturgia della Parola

PRIMA LETTURA (At 5,27b-32.40b-41)
Dopo la morte di Gesù gli apostoli si sono nascosti e i capi pensavano di aver risolto il «problema» Gesù. Ma dopo la Pentecoste essi predicano con coraggio e miracoli la risurrezione del Signore. Per il Sinedrio il «problema» si ripresenta. E le sue minacce non fanno altro che confermare gli apostoli nella loro missione e addirittura farli gioire per la persecuzione subita.

* Capire le parole
Sommo Sacerdote. Era il capo della classe sacerdotale, dalla nascita della nazione israelita fino alla distruzione del Secondo Tempio di Gerusalemme.
Obbedire. Mettere in pratica, eseguire un comando ricevuto.
Destra di Dio. Stare con Gesù “alla destra del Padre” significa vivere con Lui nella pienezza della felicità, nella beatitudine.
Conversione. È lo scopo primario del pentimento e del perdono dei peccati: il cambiamento della condotta di vita. Quando una persona si converte non ha reso vana la benevolenza di Dio in lui.
Sinedrio. È il supremo consiglio ebraico che in epoca romana e fino alla distruzione di Gerusalemme nel 70 d.C. continuò a svolgere in Palestina, oltre alla funzione religiosa, importanti compiti nella direzione degli affari pubblici e nell’amministrazione della giustizia. Di fatto, ha decretato la condanna a morte di Gesù.

SECONDA LETTURA (Ap 5,11-14)
All’inizio del capitolo l’agnello immolato, che è Cristo, ha aperto il libro sigillato, in cui è rivelata la storia della salvezza fino alla fine dei tempi. Per questo si innalza il canto di lode di tutti coloro che sono attorno al trono di Dio.

* Capire le parole
L’Agnello. Si riferisce a Gesù Cristo nel suo ruolo di vittima del sacrificio per la redenzione dei peccati dell’umanità.
I quattro esseri viventi. Si tratta di un uomo alato, un leone, un toro (o bue) e un’aquila, accostati ai quattro simboli degli evangelisti.
Amen. Formula liturgica, ripresa dall’ebraico «amìn» (= sì, è proprio così, ci credo fermamente!), con la quale si chiude una preghiera.

VANGELO (Gv 21,1-19)
Il capitolo 21, dopo la prima conclusione del vangelo, aggiunge degli elementi simbolici per presentare la vita della Chiesa, dopo la risurrezione di Gesù, tra il lavoro apostolico, che porta frutto solo quando è fatto secondo le indicazioni del Signore, e il ritorno nella comunità dove il Risorto offre il banchetto eucaristico.

* Capire le parole
Didimo. È il soprannome dell’apostolo Tommaso, e significa «gemello». Secondo una bella interpretazione spirituale del pensiero dell’evangelista Giovanni, indica il suo essere “gemello” di ciascun fedele, di ciascuno di noi, nel suo essere dapprima sconvolto per la perdita del Maestro (e per questo arrabbiato con Dio stesso), poi pienamente arreso alla fede nella sua risurrezione.
Io vado a pescare. Nell’attesa di ulteriori disposizioni da parte di Gesù risorto, Pietro e gli altri apostoli di dedicano a quello che fu il loro mestiere.
Gettate la rete. Si ripete qui il miracolo degli inizi, quando Gesù chiamo a sè i primi apostoli con la promessa di farli “pescatori di uomini”.
Centocinquantatrè grossi pesci. Per alcuni vi sarebbero diverse simbologie di numeri, per altri quel numero è semplicemente il desiderio dell’evangelista di mostrare che la sua è una testimonianza oculare, diretta e concreta.

PER RIASSUMERE… Gli apostoli fanno la pesca straordinaria, ma è Gesù che prepara il «banchetto» di pane e pesce. Il suo invito, «Venite a mangiare», risuona per tutti i cristiani ogni domenica, giorno e luogo del banchetto eucaristico, fatto di Parola e Pane. La fatica, fruttuosa o no, di tutta la settimana, trova ristoro ed energia nuova nella comunità raccolta attorno al Signore Gesù, risorto e fatto pane di vita eterna e vino di salvezza.


Le parole da capire sono curate dall’autore del sito liturgico; le parti in corsivo sono un libero adattamento da “Messale delle Domeniche e feste 2019 – LDC”

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1. Letture – 2 Pasqua C, 28 apr ’19

PRIMA LETTURA
Venivano aggiunti credenti al Signore,
una moltitudine di uomini e di donne.

Dagli Atti degli Apostoli 5,12-16

Molti segni e prodigi avvenivano fra il popolo per opera degli apostoli. Tutti erano soliti stare insieme nel portico di Salomone; nessuno degli altri osava associarsi a loro, ma il popolo li esaltava.
Sempre più, però, venivano aggiunti credenti al Signore, una moltitudine di uomini e di donne, tanto che portavano gli ammalati persino nelle piazze, ponendoli su lettucci e barelle, perché, quando Pietro passava, almeno la sua ombra coprisse qualcuno di loro.
Anche la folla delle città vicine a Gerusalemme accorreva, portando malati e persone tormentate da spiriti impuri, e tutti venivano guariti.
Parola di Dio.


SALMO RESPONSORIALE
Dal Salmo 117(118)

R. Rendete grazie al Signore perché è buono:
il suo amore è per sempre.

Oppure:

R. Alleluia, alleluia, alleluia.

Dica Israele:
«Il suo amore è per sempre».
Dica la casa di Aronne:
«Il suo amore è per sempre».
Dicano quelli che temono il Signore:
«Il suo amore è per sempre».

La pietra scartata dai costruttori
è divenuta la pietra d’angolo.
Questo è stato fatto dal Signore:
una meraviglia ai nostri occhi.
Questo è il giorno che ha fatto il Signore:
rallegriamoci in esso ed esultiamo!

Ti preghiamo, Signore: Dona la salvezza!
Ti preghiamo, Signore: Dona la vittoria!
Benedetto colui che viene nel nome del Signore.
Vi benediciamo dalla casa del Signore.
Il Signore è Dio, egli ci illumina.


SECONDA LETTURA
Ero morto, ma ora vivo per sempre.

Dalla libro dell’Apocalisse di san Giovanni apostolo 1,9-11a.12-13.17-19

Io, Giovanni, vostro fratello e compagno nella tribolazione, nel regno e nella perseveranza in Gesù, mi trovavo nell’isola chiamata Patmos a causa della parola di Dio e della testimonianza di Gesù.
Fui preso dallo Spirito nel giorno del Signore e udii dietro di me una voce potente, come di tromba, che diceva: «Quello che vedi, scrivilo in un libro e mandalo alle sette Chiese».
Mi voltai per vedere la voce che parlava con me, e appena voltato vidi sette candelabri d’oro e, in mezzo ai candelabri, uno simile a un Figlio d’uomo, con un abito lungo fino ai piedi e cinto al petto con una fascia d’oro.
Appena lo vidi, caddi ai suoi piedi come morto. Ma egli, posando su di me la sua destra, disse: «Non temere! Io sono il Primo e l’Ultimo, e il Vivente. Ero morto, ma ora vivo per sempre e ho le chiavi della morte e degli inferi. Scrivi dunque le cose che hai visto, quelle presenti e quelle che devono accadere in seguito».
Parola di Dio.


SEQUENZA (facoltativa)

Víctimae pascháli laudes
ímmolent christiáni.
Agnus redémit oves:
Christus ínnocens
Patri reconciliávit peccatóres.

Mors et vita
duéllo conflixére mirándo:
dux vitae mórtuus regnat vivus.

Dic nobis, María,
quid vidísti in via?
Sepúlcrum Christi vivéntis:
et glóriam vidi resurgéntis.
Angélicos testes,
sudárium et vestes.
Surréxit Christus spes mea:
praecédet suos in Galilaéam.

Scimus Christum
surrexísse a mórtuis vere:
tu nobis, victor Rex,
miserére.

> Alla vittima pasquale,
s’innalzi oggi il sacrificio di lode.
L’Agnello ha redento il suo gregge,
l’Innocente ha riconciliato
noi peccatori col Padre.

Morte e Vita si sono affrontate
in un prodigioso duello.
Il Signore della vita era morto;
ma ora, vivo, trionfa.

«Raccontaci, Maria:
che hai visto sulla via?».
«La tomba del Cristo vivente,
la gloria del Cristo risorto,
e gli angeli suoi testimoni,
il sudario e le sue vesti.

Cristo, mia speranza, è risorto:
precede i suoi in Galilea».
Sì, ne siamo certi:
Cristo è davvero risorto.
Tu, Re vittorioso,
abbi pietà di noi.


CANTO AL VANGELO Gv 20,29

Alleluia, alleluia.
Perché mi hai veduto, Tommaso, tu hai creduto;
beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!
Alleluia.


VANGELO
Otto giorni dopo venne Gesù.

Dal Vangelo secondo Giovanni 20,19-31

La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore.
Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati».
Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo».
Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!». Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!».
Gesù, in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro. Ma questi sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome.
Parola del Signore.


(tratto da: Nuovo Messale della comunità, Domeniche e feste – Elledici 2008)

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2. Esegesi – 2 Pasqua C, 28 apr ’19

PACE A VOI

Atti 5,12-16 – Venivano aggiunti credenti al Signore
Apocalisse – 1,9-11a.12-13.17-19 Quello che vedi, scrivilo in un libro
Giovanni – 20,19-31 I discepoli gioirono al vedere il Signore

Dare una mano
La mano di Dio opera attraverso le mani degli apostoli. Le mani del Signore sono presenti in tutte e tre le letture di questa domenica (cfr. Ap 1,17 e Gv 20,20.25.27). La salvezza all’umanità giunge attraverso l’annuncio del Vangelo che gli apostoli trasmettono attraverso la loro persona, perfino mediante la loro ombra (At v. 15). I miracoli e i segni avvengono tra il popolo, e nella comunità si opera una specie di contagio e cresce il rispetto per la serenità della vita dei discepoli. La comunità diventa efficace ed espressione della risurrezione del Cristo là dove libera l’uomo. L’Apocalisse mostra come per tutti i discepoli di Gesù l’incontro con il Signore risorto, che avviene in modo eminente nel suo giorno, è conversione dalla solitudine all’unione sponsale con Lui. La creatura può sussistere di fronte al Creatore solo per un atto della sua misericordia (cfr. Es 33,18-23). Non a caso nella sera che segue la grande alba della risurrezione, nel primo saluto di pace i discepoli riconoscono Cristo come vivo dietro i segni della sua morte, è l’inizio della gioia messianica.

Una nuova creazione
Nel secondo saluto essi percepiscono soprattutto il senso della missione, e il dono dello Spirito li abilita a questo compito. Un dono che si esprime come una nuova creazione: Gesù «alitò su di loro» (Gv 20,22) come fece YHWH col primo uomo (Gn 1,2). Con questo secondo soffio dello Spirito, è portata a compimento la nuova creazione, in cui il peccato è vinto dal perdono: «nel suo nome saranno predicati a tutte le genti la conversione e il perdono dei peccati» (Lc 24,47). L’annuncio della risurrezione che ognuno di noi è chiamato a fare, può essere vero ed efficace solo quando facciamo l’esperienza personale e comunitaria con il Risorto che si manifesta a noi quando il cuore ha paura, quando siamo fragili. Il Signore non si presenta ai discepoli timorosi come un re glorioso, ma come il Signore che manifesta i segni della passione e della crocifissione. Egli che ha vinto la morte per sempre, dona la pace attraverso i segni del sangue versato per amore. È così che i discepoli lo riconoscono e gioiscono per la sua presenza.

La fede in crescita
Questa maturazione progressiva nella fede è presentata in forma emblematica nella figura di Tommaso, che non essendo con gli altri non riceve con loro la visita del Risorto. Non accogliendo prontamente l’annuncio evangelico della risurrezione che gli viene dato, ma ricercando altre conferme, si preclude la gioia della comunione che viene dallo Spirito Santo ed è donata ai «piccoli» (cfr. Mt 11,25 e 1Cor 1,21). Tommaso è simbolo di ognuno di noi che crede, ma nel cui cuore abita sempre la necessità di vedere, di toccare, riconosce Cristo Gesù per un incontro ancora più singolare. Tocca il suo corpo glorioso che sempre ha i segni dei chiodi e le piaghe nel costato. In questa pagina del Vangelo la fede e l’incredulità si sovrappongono e, camminano insieme. I credenti dei primi tempi della Chiesa devono continuare l’esperienza del Cristo su altri parametri, ma Tommaso diventa il simbolo di coloro che crederanno senza aver visto.

L’esperienza dell’incontro
Le parole di Gesù: «Guarda le mie mani, stendi la mano, e mettila nel mio costato» (Gv 20,27), oggi risuonano con la voce di ogni uomo sofferente. L’esperienza di fede che si manifesta nell’incontro con il Signore, diventa garanzia per l’invisibile, lo Spirito che i discepoli ricevono è eredità per il cammino futuro, i segni della passione, la strada per accogliere la pace. Per tutti, attraverso il percorso di Tommaso, vengono indicati alcuni punti sulla possibilità di fare esperienza del Risorto. Un primo punto è dato dalla testimonianza della comunità: «Abbiamo visto il Signore» (v. 25). Il fedele deve percepire il venire del Signore attraverso la vita della comunità. Un secondo punto di verifica dell’esperienza è il vedere e il toccare il Risorto. Ora, questa esperienza va fatta nella carne sanguinante della comunità e dell’umanità intera.


PER IL CONFRONTO NEL GRUPPO
– Come vivi quando dai una mano a qualcuno?
– La pace di Cristo Gesù che spazio ha nella tua vita?

IN FAMIGLIA
Ogni membro della famiglia traccia il profilo della propria mano, su ogni dito scrive un possibile servizio da offrire.
Si leggono tutte le indicazioni di servizio, si accostano quelle simili e ci si confronta su quelle più diverse per trovare un impegno che faccia risaltare il profumo e la forza della risurrezione.


(tratto da: R. Paganelli – Vivere la domenica aprendoci alla Parola, anno C – Elledici 2015)

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3. Annunciare la Parola – 2 Pasqua C, 28 apr ’19

• At 5,12-16 – Aumentava il numero di coloro che credevano nel Signore.
• Dal Salmo 117 – Rit.: Abbiamo contemplato, o Dio, le meraviglie del tuo amore.
• Ap 1,9-11ª.12-13.17-19 – Io ero morto, ma ora vivo per sempre.
• Canto al Vangelo – Alleluia, alleluia. Perché mi hai veduto, Tommaso, tu hai creduto: beati quelli che pur non avendo visto, crederanno. Alleluia.
• Gv 20,19-31 – Otto giorni dopo, venne Gesù.

PER COMPRENDERE LA PAROLA

Tutte queste letture sottolineano la presenza e il potere del Cristo risorto: agli apostoli, in un contesto più intimo (Vangelo); ai contemporanei, in un contesto più ampio (1ª lettura); a tutte le Chiese, in un modo più universale e permanente (2ª lettura). Tutti ricevono questi segni e questi messaggi “dopo aver creduto” che Gesù è il Messia, il Figlio di Dio, e dopo che, credendo, hanno la vita nel suo nome (conclusione del Vangelo).

PRIMA LETTURA
È la terza descrizione sintetica della comunità apostolica (cf At 2,42-47 e At 4,32-35). In questa domenica ci viene presentata una sintesi idealizzata della Chiesa delle origini, che sottolinea in modo particolare l’attività degli apostoli all’esterno. Essi trasmettono la salvezza del Cristo risorto. “Per opera degli apostoli” operava la mano di Dio.
Non sembra che sia già avvenuta una separazione netta fra i cristiani e la sinagoga. “Tutti erano soliti stare insieme nel portico di Salomone”. La comunità cristiana è già formata: “Nessuno osava associarsi a loro” (ai credenti). Si aderisce al Signore soltanto mediante la fede (al Signore, cioè alla comunità, perché i due non fanno che uno, v. 15). Nella fede nella Risurrezione importante è il numero crescente di coloro che aderiscono al Signore.
Le guarigioni dei malati continuano le guarigioni del Vangelo; gli “atti” degli apostoli continuano gli “atti” di Cristo. Lo Spirito del Signore è sugli apostoli.
Luca sottolinea anche il ruolo di Gerusalemme, come punto di partenza della Chiesa universale (cf Lc 24,47). E l’unico apostolo qui espressamente nominato è Pietro.

SALMO
È stato cantato nella liturgia della notte di Pasqua e del giorno di Pasqua. È il canto di Cristo nella sua Parola, che viene ripetuto anche oggi. Vi risuonano parole dalla forte carica pasquale: la pietra scartata, il giorno che ha fatto il Signore, benedetto colui che viene…

SECONDA LETTURA
La 2ª lettura delle domeniche del tempo pasquale è presa dall’Apocalisse. Gli ultimi tempi sono cominciati, ma non sono ancora compiuti per gli uomini e per la storia. L’intera storia del mondo dovrà essere penetrata da Cristo, il Primo e l’Ultimo, l’Alfa e l’Omega.
v. 9: Nel momento in cui il fervore diminuisce (2,4-5), Giovanni ricorda la sua condizione di apostolo e di testimone. Vive in esilio “a causa della parola di Dio e della testimonianza resa a Gesù”. Il suo rapporto con Cristo passa attraverso la prova della tribolazione (Passione), la sicurezza del Regno (Risurrezione), la fedeltà e la costanza (ritorno di Cristo). In tutto ciò vuol essere “fratello e compagno” di tutte le comunità.
v. 10: La missione e il messaggio di Giovanni vengono come autenticati: proprio nel Giorno del Signore, egli viene afferrato dallo Spirito.
v. 11: Le sette Chiese (cf v. 11b) sono attorno ad Efeso: sono le prime destinatarie dell’Apocalisse. Il valore simbolico del numero 7, tuttavia, conferisce alle visioni dell’apostolo una risonanza universale e permanente.
v. 12: I sette candelieri d’oro rappresentano queste Chiese; inoltre immergono il messaggio in un contesto liturgico. In mezzo alle Chiese c’è Cristo, esse sono l’irraggiamento.
v. 13: La visione di Daniele del Figlio dell’Uomo (Dn 7,13-14) ha segnato fortemente il linguaggio apocalittico del Nuovo Testamento. Gli ornamenti del Figlio dell’Uomo ricordano gli ornamenti sacerdotali dell’Antico Testamento (Es 28,4 e Sap 18,24), un contesto di gloria e di giudizio: la manifestazione di Cristo, ormai vicino a Dio. La lettura di questa domenica ha notevolmente ridotto il testo biblico, perché oggi certi dettagli non hanno più la stessa risonanza.
v. 17: La rivelazione di Dio provoca sempre una situazione estrema e del tutto speciale per il profeta (cf Is 6). Egli cade come morto e Dio lo fa rinascere posando la sua mano su di lui e rivolgendogli la parola.
v. 17b-18: Un inno pasquale e liturgico dell’epoca, in un linguaggio solenne.
v. 19: Le cose che sono e quelle che accadranno dopo. La risurrezione è cominciata, ma deve continuare attraverso tutti i tempi. È questo il senso del messaggio dell’Apocalisse.

VANGELO
È quello della doppia manifestazione di Gesù risorto: la sera di Pasqua e otto giorni più tardi, agli apostoli riuniti.
– La prima manifestazione: La precisazione del momento: “Il primo giorno dopo il sabato” può essere un’allusione liturgica al giorno di riunione delle comunità cristiane.
La manifestazione del Risorto la sera di Pasqua interessa soltanto il gruppo dei discepoli ed è l’occasione per conferire loro un potere spirituale.
La venuta del Risorto – che è proprio colui che ha sofferto la passione – suscita la gioia dei discepoli.
Il Risorto porta “la pace”, la pienezza dei beni attesi dal Messia.
Affida la Missione, analoga a quella di Gesù stesso.
E con un gesto che evoca quello del Creatore che soffia sull’uomo per dargli la vita (Gn 2,7) e che lascia intravedere la Pentecoste, dona lo Spirito. Conferisce anche il potere di rimettere o di non rimettere i peccati, attuando la promessa fatta un giorno agli apostoli (Mt 18,18).
– Il secondo incontro è una provocazione alla fede in risposta all’incredulità di Tommaso.
Ormai la comunità cristiana crederà in forza della testimonianza e non di un incontro sensibile con il Risorto. Le parole di Gesù a Tommaso: “Non essere più incredulo, ma credente” ora sono rivolte ad ogni uomo al quale arriverà la testimonianza degli apostoli.
“Mio Signore e mio Dio!” sono praticamente le ultime parole del Vangelo. Giovanni sottolinea che è stato scritto a questo scopo: professare la fede in Gesù Figlio di Dio.
– Nella sua struttura, questo Vangelo mira anche a rivelare una triplice manifestazione della pace di Cristo, della grazia pasquale per eccellenza. Il Cristo risorto si manifesta come il Messia, Signore e Dio, che reca la pace (cf Gv 16). Tre volte Cristo si rivolge agli apostoli dando loro la pace: “Pace a voi”. Questa pace si manifesta ogni volta con un segno, una prova, una missione, un dono, e ogni volta gli apostoli la ricevono e la riconoscono con fede e con gioia.


PER ANNUNCIARE LA PAROLA (piste di omelia)

Presenza del Cristo risorto
Per i credenti è difficile vivere con la convinzione che Cristo è dovunque e sempre presente. Eppure è il nodo della fede.
Il Vangelo non ammette equivoci. È la morte che separa, e Cristo ha vinto la morte. Se n’è liberato. Gli ostacoli materiali, le distanze, ci nascondono gli uni agli altri. Cristo è presente – dopo esser stato altrove – anche se le porte sono chiuse. Dopo la sua visita, Tommaso rifiuta di credere. Ma Gesù è presente anche nel suo dubbio.
La comunità primitiva (Atti) si riunisce attorno a lui. Egli è presente “alle sette Chiese” dell’Asia Minore. Egli è “il Vivente”, possiede più di noi la vita: “il Primo e l’Ultimo”, e il salmo ci ricorda che colui che è stato rifiutato e fatto morire è la pietra angolare della città.
Tutti noi credenti abbiamo sperimentato, in qualche momento, la sicura presenza di Cristo. Dobbiamo rifarci alla nostra conoscenza personale del Signore, trarre arricchimento dalla conoscenza che ne hanno gli altri. Senza questo continuo richiamo al Cristo presente fra di noi, nessuna comunione di fede, nessuna vita cristiana è possibile.

I doni di Cristo
Sono indicati in gran numero. Così ci è permesso sapere che cosa possiamo chiedere alla Chiesa e a che cosa serve essere cristiani.
– La pace (quella di Cristo, non quella del mondo) e l’unità: un fortissimo legame del cuore, in forza della fede condivisa (Atti).
– L’eliminazione della paura, in forza della sua presenza (Ap 5,17-19).
– Lo Spirito Santo, forza spirituale della comunità; e per gli apostoli, ispirazioni e poteri corrispondenti alla loro missione.
I doni di Cristo sono numerosi. Ma sono sempre dati per la Chiesa e per mezzo della Chiesa. È uno degli aspetti del mistero dell’Incarnazione e della presenza del Cristo risorto in mezzo a noi: solamente cercando gli altri troviamo la verità di Cristo.

Vedere, toccare, riconoscere
– L’assenza, il dubbio e l’atto di fede di Tommaso costituiscono un insegnamento importante per l’evangelista. Il cristiano è condotto a fare lo stesso cammino.
– A lui non è stato concesso di vedere. Il dubbio gli si insinua nell’anima. Vorrebbe delle prove. La Risurrezione di Cristo non fa parte delle evidenze. Essa fa problema e bisogna accettare di porsi delle domande. Le prove: ce ne sono? No, perché la Risurrezione è un avvenimento che non si coglie né con la scienza, né con la logica.
– Ci sono però delle ragioni di credere. C’è la parola dei testimoni. Tommaso è un testimone importante, perché ha cominciato col dubitare; vi sono poi tutti i testimoni del Cristo risorto. Non è indispensabile provocare Dio ed esigere nuove prove tangibili per credere. “Beati quelli che pur non avendo visto crederanno”. Nella storia secolare della Chiesa, e anche oggi, sono molti coloro che hanno creduto senza aver visto. Essi sono per noi dei testimoni.
– Tommaso ha voluto vedere e toccare. Ha avuto bisogno di segni. Anche noi ne abbiamo bisogno continuamente. Senza l’Eucaristia, senza i sacramenti, dove avremmo le occasioni di trovare la presenza del Cristo risorto? Invece, grazie a questi segni che ci vengono donati e che ci ridestano la fede, tutto diventa segno della presenza di Cristo: il prossimo, gli avvenimenti… Ogni momento avviene un incontro dove possiamo dire: “Mio Signore e mio Dio”. Allora nella nostra esperienza personale risuona la testimonianza della Chiesa.


(tratto da: M. Gobbin, Omelie per un anno – vol. 1, anno C, tempi forti – Elledici 2003)

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4. Parola da Vivere – 2 Pasqua C, 28 apr ’19

PACE A VOI
La tentazione della garanzia, della prova, del miracolo perdura e accompagna inevitabilmente tutte le generazioni credenti, ma la vera forza della fede sta in quello che Tommaso si sente dire: «…beati quelli che pur non avendo visto crederanno» (v. 29). La fede è dono prima di essere prodigio. L’umanità che scaturisce da Gesù di Nazaret è quella che vive per trasmettere la riconciliazione e la rappacificazione (Col 1,19-20). Il dono di sé, espresso in un’esistenza tutta data, è la fonte della vera pace. Le ferite di una vita che si è totalmente spesa sollecitano i discepoli ad andare e diventare salvezza per tutti.


(tratto da R. Paganelli – Vivere la domenica aprendoci alla Parola, anno C, Elledici 2015)

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5. Preghiere dei Fedeli – 2 Pasqua C, 28 apr ’19

Tommaso, l’apostolo incredulo

Celebrante. Il Padre ci ha convocati perché riviviamo insieme la risurrezione del Signore Gesù. Nella Preghiera dei fedeli gli chiediamo che ci aiuti a comprendere l’esperienza sconcertante vissuta dall’apostolo Tommaso.

Lettore. Preghiamo insieme dicendo: Accresci, Padre, la nostra fede nel Risorto.

1. Preghiamo per la santa Chiesa di Dio. Essa trova il suo momento di vita più intenso nelle assemblee domenicali celebrate in ogni angolo della terra.
Perché in questi incontri di fede tutti i cristiani ritrovino il senso della gioia e della festa attorno a Cristo, riscoprano il bisogno di fare pace, e si impegnino a eliminare le discriminazioni tra gli uomini, preghiamo.

2. Per i cristiani perseguitati per la fedeltà al Risorto. La loro coerenza è resa oggi più difficile dalle varie forme dell’intolleranza e dell’integrismo religioso.
Perché essi trovino franchezza e coraggio nel testimoniare la loro fede speranza e carità, e siano strumenti di pace e amicizia nel mondo, preghiamo.

3. Per le nostre sorelle e fratelli defunti. Per lunghi anni forse hanno condiviso con noi la Parola del Signore, e il banchetto dell’Eucaristia.
Perché fin da ora siano commensali al banchetto eterno, nell’attesa della risurrezione dei corpi alla fine dei tempi, e i loro cari trovino conforto nel Cristo morto e risorto, preghiamo.

4. Per i lontani, i dubbiosi, gli increduli. Tante persone per credere hanno bisogno di imbattersi nel Signore come san Tommaso, di toccare con la mano, di mettere il dito nelle sue piaghe.
Perché la nostra coerenza quotidiana col Vangelo li aiuti a riconoscere in Gesù Cristo il Figlio di Dio, e a fare di lui il centro dell’esistenza, preghiamo.

5. Per la nostra comunità (parrocchiale). Il Signore ci considera «beati», perché noi senza aver visto crediamo. Ma corriamo sempre il rischio che il nostro essere cristiani si riduca solo a fatto anagrafico, a pratica esteriore.
Perché passati attraverso il mistero della Pasqua, sentiamo come l’apostolo Tommaso una fede piena nel Risorto, e rinnoviamo la volontà di costruire con i nostri amici una comunità di veri credenti, preghiamo.

Celebrante. O Padre, il tuo figlio Gesù ci raccoglie come figli e fratelli nel tuo regno. Rendici capaci di testimoniare la sua risurrezione: nella famiglia, nella parrocchia, nella società. Te lo chiediamo per lo stesso Cristo nostro Signore.


(tratto da: E. Bianco, Preghiera dei fedeli, proposte per le domeniche e feste degli anni A-B-C – Elledici 2002)

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7. Aforismi – 2 Pasqua C, 28 apr ’19

Raccolta di aforismi o testi utili per la riflessione o l’approfondimento

VARIAZIONI SUL TEMA «OTTIMISMO»
(Spunti per un’omelia sull’ottimismo cristiano, fondato sulla Risurrezione).

1. C’è un ottimismo ingenuo
– Tutto va nel migliore dei modi, nel migliore dei mondi possibili. Se questo non fosse il migliore dei mondi possibili, Dio non lo avrebbe prodotto. Gottfried Wilhelm Leibniz (nota tesi del filosofo)
– Tutto è buono, tutto va bene, tutto va nel miglior modo possibile. Voltaire (in tono ironico, in «Candido ovvero l’ottimismo»)

2. C’è un pessimismo corrosivo
– Se qualcosa può andar male, lo farà. Arthur Bloch [Legge di Murphy]
– Le cose vanno male prima di andare malissimo. Lily Tomlin
– Sorridi… Domani sarà peggio. Arthur Bloch
– Non chiedetevi dove andremo a finire. Perché ci siamo già. Ennio Flaiano
– Ci sono dei momenti in cui tutto va a gonfie vele, ma non bisogna impressionarsi. Passa presto. Jules Renard
– Pessimista è chi potendo scegliere tra due mali, li prende tutti e due. John Garland Pollard
– Il pessimista è un uomo che porta le bretelle e la cinghia nello stesso tempo. Mariangela Melato
– L’ottimista vede una luce, che forse non c’è. Ma perché il pessimista corre subito a spegnerla? Michel Saint-Pierre

3. Differenze fra ottimista e pessimista
– L’ottimista dice: «Domani è domenica»; il pessimista dice: «Dopo domani è lunedì». Gustave Flaubert
– L’ottimista guarda un’ostrica e si aspetta di trovare una perla. Il pessimista guarda un’ostrica e si aspetta un’epatite virale. Barbara Johnson
– I pessimisti vedono difficoltà in tutte le occasioni; gli ottimisti vedono occasioni in tutte le difficoltà. Eugéne Tisserant
– Ottimisti e pessimisti sono ambedue utili alla società: i primi inventano l’aeroplano, e i secondi il paracadute. Anonimo
– L’ottimista ha spesso torto quanto il pessimista, ma è più felice. Anonimo
– Il mondo è degli ottimisti: i pessimisti non sono che degli spettatori. François-Pierre Guizot

4. C’è un ottimismo costruttivo
– Nessun pessimista ha mai scoperto i segreti delle stelle, o raggiunto terre inesplorate, o aperto nuovi orizzonti alla mente umana. Helen Keller
– Occorre violentemente attirare l’attenzione sul presente così com’è, se si vuole trasformarlo. Pessimismo dell’intelligenza, ottimismo della volontà. Antonio Gramsci
– Non possiamo evitare che gli uccelli del malaugurio volino sul nostro capo, ma possiamo ben evitare che facciano il nido tra i nostri capelli. Anonimo

5. E c’è l’ottimismo cristiano
– Covate la vita, perché essa loda Dio. Patrice de La Tour du Pin
– Dio ha scelto l’intimo del mio cuore per abitarvi personalmente, e per fare di me il suo tempio. John H. Newman
– La vita ci è data per cercare Dio, la morte per trovarlo; l’eternità per possederlo. Jacques Nouet
– Camminate coi piedi sulla terra, e col cuore abitate in cielo. Giovanni Bosco
– Non temo il giudizio di Dio, perché il giudice è mio amico. Teresa d’Avila
– Grazie Signore, per avermi invitato alla festa di questo mondo. Pino Pellegrino


(tratto da: E. Bianco, All’altare di Dio – Anno C – Elledici 2009)

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8. Canto Liturgico – 2 Pasqua C, 28 apr ’19

Ecco a voi questa settimana un canto di INIZIO

CRISTO VIVE NON PIANGETE – Sosa-Piatti-Costa

1. Cristo vive! Non piangete: la sua gioia sia con voi!

Il Signore dalla tomba vittorioso si rialzò!
Non cerchiamolo tra i morti: è risorto, è qui tra noi!
Cristo vive: lieto annuncio! Pace a tutti gli uomini!

2. Non ha senso questa fede se la Pasqua è vanità.
Con Adamo entrò la morte, Cristo vita ci donò.
È fedele alla promessa: «Voi vivrete uniti a me».
Rifiorisce la speranza e la terra rivivrà.

3. Quando il male ci ferisce, una luce muore in noi,
ma il Signore della luce ci riporta a libertà.
Diamo gloria al Padre santo: il cammino ci segnò;
se tu credi in Gesù Cristo, vivi per l’eternità.


(Nella Casa del Padre, n. 549 – Elledici)

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9. Narrazione – 2 Pasqua C, 28 apr ’19

LA PROPAGANDA
Al tempo della propaganda antireligiosa, in Russia, un commissario del popolo aveva presentato brillantemente le ragioni del successo definitivo della scienza.
Si celebrava il primo viaggio spaziale.
Era il momento di gloria del primo cosmonauta, Gagarin.
Ritornato sulla terra, aveva affermato che aveva avuto un bel cercare in cielo: Dio proprio non l’aveva visto.
Il commissario tirò la conclusione proclamando la sconfitta definitiva della religione.
Il salone era gremito di gente.
La riunione era ormai alla fine.
«Ci sono delle domande?».
Dal fondo della sala un vecchietto che aveva seguito il discorso con molta attenzione disse sommessamente: «Christòs ànesti», «Cristo è risorto».
Il suo vicino ripeté, un po’ più forte: «Christòs ànesti».
Un altro si alzò e lo gridò; poi un altro e un altro ancora.
Infine tutti si alzarono gridando: «Christòs ànesti», «Cristo è risorto».
Il commissario si ritirò confuso e sconfitto.

Al di là di tutte le dottrine e di tutte le discussioni, c’è un fatto.
Per la sua descrizione basterà sempre un francobollo: Christòs ànesti.
Tutto il cristianesimo vi è condensato.
Un fatto: non si può niente contro di esso.
I filosofi possono disinteressarsi del fatto.
Ma non esistono altre parole capaci di dar slancio all’umanità: Gesù è risorto.


(tratto da “365 Piccole Storie per l’anima”, Vol. 1, pag. 358 – Bruno Ferrero, Elledici)