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3. Commento alle Letture – 8 SETTEMBRE XXIII – DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

8 SETTEMBRE

XXIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

«HA FATTO BENE OGNI COSA»

COMMENTO

Marco racconta questo miracolo in maniera molto strana, tanto che Matteo e Luca (che spesso copiano Marco) non lo riportano. Ci vuole un po’ di attenzione in più per capire cosa abbia voluto dire l’evangelista ai suoi lettori.
Anzitutto prendiamo atto che Gesù si trova in terra pagana e la descrizione geografica, non molto chiara, vuole solo dire che Gesù abbraccia tutta la regione e, dunque, che anche i pagani hanno diritto alla sua predicazione e alla salvezza.
La cultura medico-religiosa pagana possedeva diversi racconti su vari guaritori e sui gesti loro tipici. Qui Marco attribuisce a Gesù alcuni gesti che lo avvicinano ai guaritori pagani, ma nello stesso tempo afferma con forza la sua superiorità su di loro.
I gesti somiglianti: toccare la parte malata, usare la saliva (nell’antichità si pensava che la saliva avesse un potere curativo e sintetizzasse il respiro del guaritore, che veniva trasmesso all’infermo), mettere le dita negli orecchi (il dito dice la potenza di Dio che passa all’uomo e lo guarisce), emettere sospiri, usare parole che i presenti non capiscono.
La superiorità: portare il malato in disparte (non agisce per farsi vedere), pregare, dare un ordine perentorio, ottenere una guarigione immediata e completa.
I pagani, che già conoscevano la fama di Gesù (infatti lo cercano e gli portano il sordomuto), restano molto ammirati e sentono il bisogno di «proclamare» la grandezza del Signore, cosa che per Marco equivale a una diffusione della bella notizia. Anzi, mettendo in bocca a loro l’espressione «ha fatto bene ogni cosa: fa udire i sordi e fa parlare i muti!», ottiene due risultati: annuncia, da una parte, la realizzazione delle promesse fatte dal Signore attraverso il profeta Isaia e, dall’altra, segna l’inizio della nuova creazione, dato che Gesù, come Dio, fa bene ogni cosa (nel primo capitolo della Genesi sei volte si dice che Dio vede che la creazione è fatta bene).
I gesti e le parole di questo miracolo fanno parte del rito del Battesimo. La valenza comunitaria è molto forte: il catecumeno viene accompagnato da alcuni, anche se può camminare da solo (sono i catechisti e i padrini), il Battesimo lo rende capace di ascoltare la Parola e di diffonderla con voce chiara nel mondo; la lode è anche una professione di fede e di gioia nel Signore che salva, elevata dalla comunità cristiana, che si arricchisce di nuovi membri.
Molti pastori di oggi hanno perso la speranza che il Vangelo possa attecchire in alcune persone e in alcuni ambienti. Parecchi pensano, per esempio, che i giovani non vogliano saperne di Vangelo e quindi non prendono iniziative nei loro confronti. Gesù si muove e va incontro ai pagani, non ha paura di adattarsi alla loro cultura, guarisce una persona che non può ascoltare la Parola e non può proclamarla e testimoniarla. Il risultato è che i pagani, che lo hanno ascoltato e visto in azione, «proclamano» la bella notizia.
La cultura capitalistica ha reso molti uomini e donne sordi, muti e ciechi nei confronti della parola di salvezza di Gesù. La Chiesa ha il compito di gridare Effatà non solo sui bambini che battezza, ma su tutti gli adulti che, battezzati, si sono allontanati. Per fare questo, in modo tale che il Vangelo sprigioni la sua forza di salvezza, deve avvicinarsi tanto, fino a poter toccare con le mani la vita e i bisogni di ogni persona.
Per concludere, solo un accenno al segreto messianico. Il comando di non divulgare il miracolo è disatteso. Gesù vuole evitare equivoci sulla sua messianicità, ma è un tentativo che non ottiene obbedienza, così, a poco a poco, la delusione di alcuni, per la debolezza di questo Messia, e la rabbia dei capi lo condurranno sulla croce, che sarà la rivelazione inequivocabile del modo inatteso, ma tutto suo, di essere Messia e Figlio di Dio.

SPUNTI PER L’ATTUALIZZAZIONE E LA PREGHIERA

  1. Noi non siamo sordi rispetto alla parola di Dio, anzi l’ascoltiamo spesso. Ci tocca allora interrogarci se i nostri orecchi sono sempre collegati con la mente e il cuore.
  2. Bocca chiusa. La timidezza dei cristiani nel “dire” la propria fede e il proprio amore, anche di fronte a chi non crede e non ama i fratelli, forse a volte ha contagiato anche noi.
  3. Bocca sempre aperta, per parlare a vanvera, di cose futili e per giudicare tutto e tutti. Chiediamo al Signore che metta un freno alla nostra lingua e che la usiamo, come san Domenico, soprattutto per «parlare con Lui o di Lui».
  4. La bella notizia per noi: dal Battesimo in poi, il Signore ci ha fatto tutti i doni di cui abbiamo bisogno per ascoltarlo, comprenderlo, seguirlo e testimoniarlo. Ricominciamo da oggi.

PROPOSTA DI IMPEGNO DELLA SETTIMANA

Se ci accorgiamo che un parente, un collega o un conoscente ha bisogno di sentire una parola di Gesù, proviamo a dirgliela.