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3. Commento alle Letture – 4ª DOMENICA DI AVVENTO

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3ª DOMENICA DI AVVENTO
IL TEMPO DELL’ACCOGLIENZA

Isaia parla ad Acaz, e lo invita a chiedere un segno a Dio. Acaz rifiuta, e Isaia annuncia la nascita di un bambino che sarà segno della fedeltà di Dio alla promessa d’una discendenza fatta a Davide e pegno di salvezza per il Regno.

Bibbia e storia
Matteo comprende la profezia di Isaia attraverso Gesù. L’opera del credente è questa: faticosa ricostruzione del rapporto fra Scrittura e storia, sapendo leggere l’una con l’altra, l’una attraverso l’altra, l’una nell’altra. Così si rivela il mistero di un Dio fedele alla sua promessa, ma sempre più creativo delle ristrette previsioni umane; un Dio fedele all’uomo poiché lo incontra nella sua situazione di uomo. Se Dio è l’Emmanuele, il Dio con noi, con il carico di solidarietà di Dio verso l’uomo che questo nome comporta, ciò richiede che l’uomo sia con Dio, con il carico di fede responsabile che questo comporta.

I modelli dell’Avvento: Giuseppe
Il problema di Matteo, giunto a questo punto della sua narrazione, è di spiegare come Gesù sia concepito da una vergine, dunque di natura divina, e contemporaneamente sia della discendenza di Davide. Narra, dunque, il sogno di Giuseppe.
Il sogno è un motivo biblico. È il contesto di una relazione fra un uomo e Dio. Matteo, narrandolo, sostiene una tesi. Il bambino è di natura divina perché ciò che «è generato in lei viene dallo Spirito Santo» (Mt 1,20); ma dice anche: «Tu lo chiamerai Gesù» (Mt 1,21), lasciando dunque a Giuseppe il compito di esercitare le prerogative della paternità. Ed essendo Giuseppe discendente di Davide, è lui l’anello di congiunzione. Con Gesù si realizza la profezia di Isaia.
Non si deve sottovalutare il dramma umano di Giuseppe. È un giovane in procinto di sposarsi, con tutti i sogni che può avere un giovane alle soglie di questo passo. Qui si trova di fronte ad un altro sogno, che infrange i suoi. Abbiamo così tutta l’intensità del dubbio di Giuseppe: che fare? Ripudiare Maria? Come comprendere quanto avviene? Qual è il mio posto? Giuseppe si interroga, con fatica. La fatica del credente.
Questo è l’atteggiamento di Giuseppe, il quarto modello in questo percorso d’Avvento. Giuseppe è «giusto» (Mt 1,19). Non della giustizia legalistica che applica la norma, bensì di quella che s’interroga cercando quale sia l’appello di Dio. Disponibilità del vero uomo di fede, perciò disponibilità non facile, non a buon mercato.
Giuseppe ascolta la parola che gli viene rivolta. Infrange i suoi sogni di giovane sposo. Applica la parola alla situazione imprevista e imprevedibile, e così muta indirizzo della sua vita assumendosi tutte le responsabilità dell’uomo adulto nella fede che collabora con Dio.

Il compito della duttilità spirituale
Mirabile questa duttilità spirituale di Giuseppe, virtù sulla quale sembra invitarci a riflettere la sua vicenda. Ciò che è duttile è plasmabile in modo che assuma forme convenienti alle circostanze.
Siamo diffidenti nei confronti della duttilità, confondendola con l’incostanza. La seconda muta rotta senza mai mantenersi fedele al proprio orientamento originario; è instabile e inaffidabile. La duttilità spirituale, invece, mantiene l’atteggiamento di fondo, l’orientamento delle scelte, la fedeltà all’appello che emerge. La duttilità è frutto di discernimento.
Siamo diffidenti nei confronti della duttilità, preferendole la rigidezza perché sembra essere più virile e resistente. La rigidezza, però, non è capace di coniugare creativamente Parola e realtà. O forza la prima con interpretazioni precostituite, o forza la seconda non ascoltandone gli appelli.
La duttilità consente di rimanere fedeli nella sostanza, ed essenziali e liberi nelle forme. La duttilità non confonde sostanziale ed accidentale, e preferisce il primo, trovando vie diverse e nuove per viverlo.

L’atteggiamento della creatività
Altro esempio di questa duttilità è san Paolo. L’apostolo è sempre stato creativo nel vivere la propria vocazione (cf Rm 1,1). Pur trovando molti modi diversi per dirlo, e cercando molte occasioni per farlo, si è sempre prodigato per far conoscere il messaggio del Vangelo (cf Rm 1,3-4).
Fedele al contenuto essenziale della fede che ha compreso e indagato, collaboratore di Dio con la sua azione, creativo nel farlo, inventando sempre nuovi modi in relazione ai cambiamenti che avvenivano intorno a lui.
Tutto il cammino dell’Avvento conduce alla duttilità spirituale. Attraverso di essa s’individua una via, nel concreto della vita, per essere credenti nella storia. Non è questo l’impegno che comporta celebrare il Natale?