Pubblicato il

3. Annunciare la Parola – 20 dicembre 2020


20 dicembre

4ª DOMENICA DI AVVENTO

Concepirai e darai alla luce un Figlio

PER RIFLETTERE E MEDITARE

In questa ultima domenica che precede il Natale ricordiamo ormai in modo mirato ciò che è avvenuto duemila anni fa a Nazaret, in Galilea, a 140 km nord della capitale Gerusalemme: Gesù si fa carne in Maria.

A Nazaret e Betlemme

Nazaret è una cittadina che oggi ha 40 mila abitanti, più della metà musulmani. Qui Gesù passerà la sua giovinezza in famiglia. Ma nasce a Betlemme, dove non trova ospitalità e viene alla luce in un capanno per gli animali, accolto da umili pastori. Il Natale di Gesù avviene nella semplicità e nel silenzio.
Tuttavia si realizzano così le promesse di Dio, è così che il Figlio di Dio assume la nostra natura umana. Gesù si fa uomo in una ragazzina di Nazaret, nella Vergine Maria, promessa sposa a Giuseppe.
Dio Padre non ha scelto per la nascita del Figlio il tempio di Gerusalemme, «ma un polveroso villaggio mai nominato prima nella Bibbia. Alle liturgie solenni dei sacerdoti preferisce il quotidiano di una ragazzina adolescente. Il primo annuncio di grazia del Vangelo è consegnato nella normalità di una casa» (Ermes Ronchi). Dio entra nel nostro mondo per la strada dei piccoli, dei poveri, degli sconosciuti.

Dio si consegna in Maria

Ma è un annuncio di gioia. «Gioisci, Maria, il Signore è con te»: sarà sempre con te. Sarai la Madre di Dio, la piena di grazia: Dio ha scelto proprio te per venire tra noi.
Dio si consegna all’umanità prendendo vita nel seno di una giovane donna. Anche Maria si consegna a Dio e si fa strumento nelle sue mani: è grazie a lei che la salvezza giunge sulla terra.
All’annuncio dell’angelo non mancano paure, bisogno di chiarimenti, esultanza del cuore, piena disponibilità, proprio come avviene in ogni impegno d’amore. È nel ventre di Maria che si realizza l’unione sponsale tra Dio e l’umanità. In lei l’impossibile diventa possibile, si realizza l’incarnazione, la venuta di Dio fra noi: «Lo Spirito Santo scenderà su di te, e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra».
«Ecco la serva del Signore», dice Maria. Più che a Betlemme, è questo l’istante dell’incarnazione, perché è ora che Dio si consegna a lei facendosi uomo nel suo grembo. Da quel sì di Maria il cuore di Dio ha assunto i palpiti di un vero uomo: Dio si fa nostro fratello, assume la nostra umanità, si fa carne. «Vero Dio e vero uomo».

Da Davide a Maria

In questa ultima domenica di Avvento si conclude il cammino della storia della salvezza. Le scelte di Dio si realizzano nel tempo. Dio si sceglie un popolo, il più piccolo dei popoli dell’antichità, un popolo di nomadi, e ne fa il suo interlocutore privilegiato, il portatore della sua parola nel mondo.
Dio sceglie poi un re e una dinastia, quella di Davide. Davide è un re carico dei suoi peccati, un uomo furbo e violento, che dovrà più volte invocare la misericordia di Dio. Ma è anche un uomo che, a suo modo, risponde alle scelte di Dio e le accoglie. Dalla sua dinastia nascerà il messia, attraverso la persona di Giuseppe, che è della stirpe di Davide.
Infine Dio sceglie una ragazza. Maria è la serva di Jahvè, il nuovo tempio di Gerusalemme, la nuova Eva. È la risposta dell’uomo a Dio, è la nostra offerta al Dio che ci cerca e si fa uomo.
La nascita di Gesù coinvolge oltre che Maria anche Giuseppe e i progetti di Dio s’intrecciano con i loro. Giuseppe, appena comprende le intenzioni di Dio sulla sua promessa sposa, decide di farsi da parte. Ma l’angelo si fa vivo anche con lui: «Non temere di prendere con te Maria: il bambino che lei aspetta è opera dello Spirito Santo. Maria partorirà un figlio e tu lo chiamerai Gesù» (Mt 1,20).

Un Natale cristiano

È inevitabile alla vigilia di questo Natale confrontare le scelte di Dio che viene a noi con la nostra consuetudine di attendere il Natale. Dio vuole rivelarsi anche oggi, ma lui si serve di mezzi poveri per farlo. Mentre le tante, troppe luci di questi giorni offuscano la luminosità del mistero dell’incarnazione.
Per vivere un Natale cristiano ogni famiglia dovrebbe specchiarsi in Betlemme. Natale assume sempre uno stretto legame con gli affetti famigliari e chi si trova lontano sente forte la nostalgia di casa. In tutti c’è un grande bisogno di tenerezza e di vicinanza.
Per questo è anche tempo di tristezza per gli affetti persi, per i legami spezzati. È la stessa atmosfera del Natale, così ricca di suggestione, che ci porta a sentimenti di riconciliazione.
Ma non è solo questo il Natale cristiano, quello dell’incontro con Gesù. Come Maria e Giuseppe, anche noi dovremmo in questi giorni lasciarci sorprendere anzitutto dal mistero dell’incarnazione, dalla fantasia del nostro Dio che scende tra noi, sulla terra. E sentire come i pastori di Betlemme il canto degli angeli che annunciano l’amore di Dio, e il Figlio suo Gesù che si fa uomo per sempre.

UN FATTO – UNA TESTIMONIANZA

Dalla lettera al parroco don Claudio per Natale. «Caro don…, sono disoccupata, però per Natale ho ricevuto qualche soldino che non mi aspettavo. Questi che le lascio non sono molti, ma spero davvero che le vengano utili per rendere questo periodo di feste un po’ più sereno anche per qualcun altro. In una predica di qualche tempo fa, lei disse che la fede è un dono, il mio buon Natale è il grazie di cuore per avermelo insegnato» (seguiva la firma).