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3. Annunciare la Parola – 15 agosto 2021

15 agosto

ASSUNZIONE DELLA BEATA VERGINE MARIA

Maria assunta nella gloria

PER RIFLETTERE E MEDITARE

A metà agosto, nel pieno delle ferie estive, celebriamo l’Assunzione al cielo della Madre di Dio. Maria ci precede e condivide con il figlio Gesù la piena glorificazione nel mondo di Dio. Scrive san Giovanni Damasceno, dottore della Chiesa del VII secolo, venerato in occidente e in oriente: «Era conveniente che colei che nel parto aveva conservato integra la sua verginità conservasse integro da corruzione il suo corpo dopo la morte. Era conveniente che colei che aveva portato nel seno il creatore fatto bambino, abitasse nella dimora divina». L’Assunzione al cielo di Maria è l’ultimo dogma proclamato dalla Chiesa.

 La proclamazione del dogma
Gli ultimi dogmi solenni della Chiesa riguardano Maria, la Madre di Gesù. Nel 1854 Pio IX proclama l’Immacolata Concezione di Maria e dichiara che «La beatissima Vergine Maria fu preservata, per particolare grazia e privilegio di Dio onnipotente, immune da ogni macchia di peccato originale fin dal primo istante del suo concepimento». L’ultimo dogma mariano è invece quello del 1° novembre 1950. Dice Pio XII con grande solennità: «Dichiariamo e definiamo che l’immacolata Madre di Dio sempre Vergine Maria, terminato il corso della vita terrena, fu assunta alla gloria celeste in anima e corpo». Paolo VI avrebbe forse voluto che il Vaticano II proclamasse la Vergine Maria anche «Madre della Chiesa», ma si limitò a dichiararla tale nel discorso finale, mettendo i lavori del concilio sotto la sua protezione.
Ma mentre il dogma dell’Immacolata riguarda solo Maria nella sua speciale maternità divina, invece il dogma dell’Assunzione riguarda tutti i cristiani, essendo destinati tutti come Maria alla salvezza finale in anima e corpo. Maria è segno e anticipo del destino che attende ogni cristiano che crede «nell’adempimento di ciò che il Signore ha detto» (Lc 1,45).

La Parola di Dio
La prima lettura di quest’oggi presenta una grandiosa manifestazione celeste. Lo scontro drammatico tra una donna e un enorme drago. La donna partorisce un figlio, che quel drago cerca immediatamente di divorare. Michele i suoi angeli salvano la donna e il bambino affrontando vittoriosamente il drago in un’epica battaglia.
La figura della donna e del bambino inevitabilmente sono state collegate alla Vergine Maria e al bambino Gesù. L’iconografia tradizionale amerà presentare Maria come «vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e, sul capo, una corona di dodici stelle». Del resto la Chiesa ci propone proprio il passo dell’Apocalisse in questa solennità. Ma l’autore dell’Apocalisse pensava sicuramente alla tragica situazione in cui la Chiesa viveva nei primi secoli. La clamorosa vittoria sul drago doveva infondere speranza ai primi cristiani, che un po’ ovunque subivano persecuzione.
La seconda lettura collega la solennità dell’Assunta alla Pasqua. Gesù non è soltanto il risorto, dice Paolo, ma è «primizia» di coloro che sono destinati come lui alla risurrezione. Come infatti tutti muoiono in Adamo, così tutti riceveranno la vita in Cristo.
Il Vangelo racconta di Maria che dopo l’annunciazione parte verso il sud della Palestina per raggiungere Ain Karem, una località presso Gerusalemme, a circa 150 km da Nazaret, almeno due-tre giorni di cammino. Un lungo e faticoso viaggio intrapreso per stare vicina alla propria parente che in età avanzata si preparava a diventare madre. E ci rimarrà tutto il tempo necessario. Dice sant’Ambrogio: «Maria si avviò in fretta verso la montagna, non perché fosse incredula della profezia o incerta dell’annuncio o dubitasse della prova, ma perché era lieta della promessa e desiderosa di compiere devotamente un servizio, con lo slancio che le veniva dall’intima gioia… La grazia dello Spirito Santo non comporta lentezze».
Maria non è solo la destinataria privilegiata di un grande progetto di Dio che la coinvolge, ma è anche una giovane ragazza che vi aderisce e lo accoglie. E lo esprime nello splendido cantico del Magnificat.

Maria, la prima cristiana
Maria, nostra sorella, ci precede e ci mostra il sentiero che dobbiamo percorrere, le scelte che dobbiamo fare. L’Assunzione è semplicemente la conseguenza di ciò che lei ha vissuto, di ciò che è stata nella sua vita. La sua dignità Maria l’ha vissuta nella fede. Ha concepito il Figlio prima nell’anima e poi nel corpo.
Rileggiamo ancora il bellissimo dialogo tra Maria ed Elisabetta, che ci propone il Vangelo di oggi. La sintonia tra le due donne è perfetta. Elisabetta riconosce in Maria la donna scelta da Dio («Benedetta tu fra le donne»), la sua disponibilità («Beata colei che ha creduto»), la dignità di Maria e il servizio che è venuta a prestarle («A che devo che la madre del mio Signore venga a me?»).
Maria risponde con il Magnificat, lo splendido cantico che i cristiani recitano ogni sera all’ora del vespro. Esso esprime insieme le grandi cose fatte dal Signore in lei, e la nuova umanità che il Signore sta per realizzare. Il Magnificat è già in linea con le beatitudini, è puro Vangelo, quello che annuncerà tra qualche tempo il figlio Gesù.
Maria non ha concluso la sua missione nei limiti della sua vita terrena, ma, come dice la Lumen gentium: «Assunta in cielo, la Vergine Maria con la sua molteplice intercessione continua a ottenerci i doni della salvezza eterna. Nella sua materna carità si prende cura dei fratelli del Figlio suo ancora pellegrinanti e posti in mezzo a pericoli e affanni, fino a che non siano condotti nella patria beata» (62).

UN FATTO – UNA TESTIMONIANZA

Nessuno si sarebbe stupito, dice Vittorio Messori, se il corpo di Maria, la «piena di grazia», avesse dovuto attendere, incorrotto, la risurrezione finale adagiata in qualche tomba. Precisa: «Quella tomba invece non c’è». A Gerusalemme ce n’è una, presunta, ma è vuota. E non lontano da lì, vi è quella, vuota, del sepolcro del Figlio. «Malgrado ogni ricerca, nessuno è mai riuscito a rinvenire qualche traccia di un culto cristiano attorno a una tomba “piena” di Maria. Conoscendo la venerazione dei cristiani, soprattutto dei primi secoli, per il corpo degli apostoli e dei martiri, è impensabile una mancanza di culto proprio per la salma della Madre del loro Signore». E continua ricordando che i devoti di Maria, pur di essere in qualche modo vicini a lei, si accontentarono di «fiale di latte, ciocche di capelli, brandelli di abiti e altre innumerevoli – e tutte sospette – reliquie mariane». Credettero agli angeli che avrebbero trasportato la “santa casa” a Loreto: «Avrebbero dimenticato proprio il luogo dove era stato deposto il suo cadavere, se fosse rimasto quaggiù?».