Pubblicato il

3. Annunciare la Parola – 7 novembre 2021

7 novembre
32ª DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO
La generosità di due vedove

PER RIFLETTERE E MEDITARE

La domenica ci propone quasi in parallelo due gesti di particolare generosità di due donne vedove. La prima soccorre Elia in fuga verso il nord perché braccato da Gezabele, moglie straniera del re Acab, che ha introdotto nel paese il culto a Baal. Elia ha mandato sul paese carestia e siccità, ma ne rimane lui stesso vittima. In terra straniera chiede aiuto a una povera vedova, che gli mette a disposizione tutto ciò che ha, un po’ d’acqua e una manciata di farina. La seconda vedova getta nel tesoro del tempio solo due monetine, ma Gesù la vede e ne fa l’elogio. E contrappone la sua generosità alla vanità degli scribi.

L’offerta di una povera vedova
Gesù entra nel tempio di Gerusalemme e si mette di fronte al “tesoro”, che era una sala del cortile interno, dove anche le donne potevano entrare. Qui vi erano tredici recipienti a forma di imbuto rovesciato per raccogliere le offerte dei fedeli. Vede che i ricchi depositano vistosamente molte monete. E nota anche una vedova che posa solo pochi spiccioli. Questa vedova compie il suo gesto quasi di nascosto, forse con vergogna. Ma Gesù dice che nella sua miseria ha dato tutto, tutto quanto aveva per vivere. Vede nel suo gesto un cuore grande e lo dice forte a tutti, e ne fa l’elogio pubblico.
Di questa vedova non si sa altro, ma il suo è un comportamento squisitamente evangelico che piace a Gesù. Ricordiamo le sue parole: «State attenti a non praticare la vostra giustizia davanti agli uomini per essere ammirati da loro… quando tu fai l’elemosina, non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra, perché la tua elemosina resti nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà» (Mt 6,1-4).

Guardatevi dagli scribi
Gesù disapprova invece apertamente il modo di comportarsi degli scribi. Sanno di essere persone autorevoli, trattate con riguardo dalla gente. Sono ricchi e se ne vantano. Pensano che avere molti beni sia uno dei segni della benedizione di Dio. «Dio fa riposare la sua gloria soltanto su chi è forte, ricco, saggio e umile», diceva uno di loro, il rabbi Jochanan. Per questo sono ambiziosi e non nascondono la loro situazione privilegiata. «Pregano a lungo per farsi vedere», dice Gesù, che smaschera questa loro commedia.
Il Gesù delle beatitudini prova un vero fastidio per questi atteggiamenti, e vi contrappone il comportamento di quest’umile vedova che si fa avanti e getta nel tesoro del tempio due monetine, tutto ciò che possiede, mentre i ricchi in gran pompa ne gettano molte. Gesù li accusa – ed è probabilmente l’accusa più pesante – di «divorare le case delle vedove», approfittando della loro semplicità, sapendo che non sono in grado di difendersi. Gesù assicura a questi scribi che «riceveranno una condanna più severa».

La vita come spettacolo
È inevitabile oggi riflettere sulla condizione di queste vedove, che a quel tempo rimanendo sole spesso non avevano punti di riferimento, neanche economici. Nell’Antico Testamento era Dio stesso a farsi garante e difensore delle vedove, degli orfani e degli stranieri. E i cristiani della prima ora hanno avuto sin dagli inizi molta attenzione per questa categoria di persone.
Oggi è lo stesso Gesù a posare lo sguardo su una di loro. La vita oggi è spettacolo. Ma anche al tempo di Gesù le scene spettacolari non mancavano e il fatto avvenuto al tempio ha tutte le caratteristiche di una ripresa cinematografica. Ma luci e microfoni sono soltanto per i ricchi. Gesù e la grande folla presente vedono gettare molte monete nel “tesoro”, ma lui non si compiace delle loro vistose offerte che non li toccano più di tanto e che sono viziate dall’ambizione. Lui rende invece protagonista questa vedova, un personaggio che è meno di una comparsa e che sarebbe certamente passata inosservata. Gesù dice: «Ha dato più degli altri». Gli altri hanno dato il superfluo, questa donna nella sua generosità ha dato in qualche modo se stessa.
Gesù mette in prima pagina quelli che gli altri non vedono. Si immedesima in queste persone che non compaiono alla televisione e di cui i giornali non si occupano. Si è circondato di persone comuni, di semplici lavoratori e di gente dall’animo preparato ad accogliere il messia.
Sarà così anche in seguito, a dispetto dei grandi della storia. Il cammino della Chiesa da sempre è segnato dai gesti di generosità dei “piccoli”, da san Francesco d’Assisi a papa Giovanni, da don Bosco a madre Teresa… santi che nella Chiesa sono diventati grandi per le cose incredibili che hanno fatto, pur partendo da una situazione sfavorevole, spesso mancando di mezzi e di risorse di ogni tipo.
Anche oggi nella nostra società ci sono coloro che, come gli scribi, si compiacciono dei loro privilegi, dei loro titoli altisonanti e amano le sceneggiate, la presenza nei salotti buoni, i riconoscimenti, le onorificenze. Ma non mancano molte persone generose e umili, che si mettono a servizio dell’umanità e della Chiesa senza chiedere nulla in cambio, senza secondi fini, senza voler apparire. Tra questi anche vedovi e vedove che non vivono la loro situazione con amarezza, ma mettono se stessi a servizio della Chiesa, delle comunità parrocchiali, delle stesse missioni.

UN FATTO – UNA TESTIMONIANZA
A meno di trent’anni, mamma Margherita, la mamma di san Giovanni Bosco rimase vedova. Ricorda don Bosco: «Fu fatta a mia madre la proposta di risposarsi in una maniera convenientissima, ma ella rispose costantemente: “Dio mi ha dato un marito e me lo ha tolto; morendo egli mi affidò tre figli che ora hanno bisogno di me”». Da quel momento mamma Margherita si occupò dei figli e visse disponibile e generosa per amor di Dio, perché il Signore era di casa nella sua famiglia. Vi entrava con la faccia del mendicante che chiedeva una minestra calda, del renitente alla leva che sfuggiva ai carabinieri, della ragazza che correva il rischio di perdersi, del vecchietto che aveva vergogna a chiedere l’elemosina e veniva a ritirare il pentolino che lei metteva sulla finestra quando tutto era buio.