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2. introduzioni – XXVI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

PRIMO OTTOBRE
XXVI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

«IL MIO CIBO È FARE LA VOLONTÀ DEL PADRE» (Cf Gv 4,34)

L’evangelista Matteo ci fa capire in tutto il suo vangelo che la persona giusta è quella che realizza la volontà di Dio. La liturgia di questa domenica ci indica il primo passo da compiere: la conversione della mente e del cuore. Il Signore Gesù non solo ci ha indicato i comandamenti del Padre suo e nostro, ma, donandoci lo Spirito Santo, ci rende capaci di viverli.

PRIMA LETTURA

A Babilonia i primi deportati erano morti, e i figli erano in esilio per colpe commesse dai padri.
Ci si chiedeva perché Dio facesse scontare ai figli le colpe dei padri. Il profeta Ezechiele interviene con forza più volte per affermare che, anche se le conseguenze del male compiuto toccano anche degli innocenti, la strada della salvezza è nella personale conversione del cuore e nel ritorno al Signore.

SALMO RESPONSORIALE      

Dal Salmo 24 (25)
Il salmista fa la sua professione di fede nella bontà e nella giustizia del Signore, invoca la sua misericordia e chiede umilmente di essere guidato sulla via della giustizia e della salvezza.

SECONDA LETTURA

Abbiate in voi gli stessi sentimenti di Cristo Gesù.
Paolo è molto affezionato alla comunità di Filippi e sente il bisogno paterno di farla crescere nella fede e nella vita fraterna. Per questo, o per prevenire o per correggere comportamenti non evangelici, presenta Cristo come modello. L’inno stupendo traccia la parabola storica della missione di Gesù: lascia i privilegi della condizione divina, si fa uomo, con la sua obbedienza crocifissa salva l’umanità e viene esaltato da Dio Padre, diventando re dell’universo.

VANGELO

Pentitosi andò. I pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio.
L’evangelista Matteo nei due figli vede Ebrei e pagani. Per fare la volontà del Padre non bastano i buoni propositi, è necessaria la conversione e il lavoro evangelico nella comunità e nel mondo. Così i peccatori che cambiano vita passano davanti a coloro che si credono giusti solo con le parole.