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4. Letture – XXXI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

5 NOVEMBRE

XXXI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO 

«VOI SIETE TUTTI FRATELLI»

PRIMA LETTURA

Avete deviato dalla retta via e siete stati d’inciampo a molti con il vostro insegnamento.
Il popolo, tornato da Babilonia, si è scoraggiato e ha iniziato a tradire la Legge. Il profeta Malachia individua i più colpevoli di questa situazione nei sacerdoti del Tempio. Li accusa di essersi allontanati dalla retta via, di non aver insegnato correttamente la Legge, di aver tradito la missione sacerdotale. Per questo Dio stesso li punirà.

Dal libro del profeta Malachia    Ml 1,14b−2,2b.8-10

Io sono un re grande – dice il Signore degli eserciti – e il mio nome è terribile fra le nazioni.
Ora a voi questo monito, o sacerdoti. Se non mi ascolterete e non vi darete premura di dare gloria al mio nome, dice il Signore degli eserciti, manderò su voi la maledizione.
Voi invece avete deviato dalla retta via e siete stati d’inciampo a molti con il vostro insegnamento; avete distrutto l’alleanza di Levi, dice il Signore degli eserciti. Perciò anche io vi ho reso spregevoli e abietti davanti a tutto il popolo, perché non avete seguito le mie vie e avete usato parzialità nel vostro insegnamento.
Non abbiamo forse tutti noi un solo padre? Forse non ci ha creati un unico Dio? Perché dunque agire con perfidia l’uno contro l’altro, profanando l’alleanza dei nostri padri?

Parola di Dio

SALMO RESPONSORIALE        

Dal Salmo 130 (131)

Ogni uomo che mette la sua fiducia in Dio fa l’esperienza di sentirsi al sicuro, come un bambino in braccio a sua madre. Il salmista esorta Israele − e ogni uomo − a riporre la propria speranza solo nel Signore.

Custodiscimi, Signore, nella pace.

Signore, non si esalta il mio cuore
né i miei occhi guardano in alto;
non vado cercando cose grandi
né meraviglie più alte di me.

Io invece resto quieto e sereno:
come un bimbo svezzato in braccio a sua madre,
come un bimbo svezzato è in me l’anima mia.
Israele attenda il Signore,
da ora e per sempre.

SECONDA LETTURA

Avremmo desiderato trasmettervi non solo il vangelo di Dio, ma la nostra stessa vita.
Paolo invita i Tessalonicesi a ricordare come si è comportato: si è preso cura di loro come una madre, per nutrirli con la parola di Dio e con la sua stessa vita; con verità può dire di non essere stato di peso ad alcuno. E ora è contento di poter raccogliere il frutto del suo amore e della sua fatica, che consiste nella fede che risplende nella comunità di Tessalonica.

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Tessalonicesi                             1 Ts 2,7b-9.13

Fratelli, siamo stati amorevoli in mezzo a voi, come una madre che ha cura dei propri figli. Così, affezionati a voi, avremmo desiderato trasmettervi non solo il vangelo di Dio, ma la nostra stessa vita, perché ci siete diventati cari.
Voi ricordate infatti, fratelli, il nostro duro lavoro e la nostra fatica: lavorando notte e giorno per non essere di peso ad alcuno di voi, vi abbiamo annunciato il vangelo di Dio.
Proprio per questo anche noi rendiamo continuamente grazie a Dio perché, ricevendo la parola di Dio che noi vi abbiamo fatto udire, l’avete accolta non come parola di uomini ma, qual è veramente, come parola di Dio, che opera in voi credenti.

Parola di Dio.

CANTO AL VANGELO     

Mt 23,9b.10b

Alleluia, alleluia.

Uno solo è il Padre vostro, quello celeste e uno solo è la vostra Guida, il Cristo.

Alleluia.

 VANGELO

Dicono e non fanno.
Matteo, nel raccogliere i rimproveri di Gesù agli scribi e ai farisei, mette in guardia i cristiani del suo e del nostro tempo dal pericolo di cadere nell’ipocrisia. L’antidoto a disposizione dei credenti è riconosciuto in tre rimedi: la sequela di Cristo, l’umiltà e la vita fraterna.

Dal vangelo secondo Matteo                         Mt 23,1-12

In quel tempo, Gesù si rivolse alla folla e ai suoi discepoli dicendo: «Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei. Praticate e osservate tutto ciò che vi dicono, ma non agite secondo le loro opere, perché essi dicono e non fanno. Legano infatti fardelli pesanti e difficili da portare e li pongono sulle spalle della gente, ma essi non vogliono muoverli neppure con un dito. Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dalla gente: allargano i loro filattèri e allungano le frange; si compiacciono dei posti d’onore nei banchetti, dei primi seggi nelle sinagoghe, dei saluti nelle piazze, come anche di essere chiamati «rabbì» dalla gente.
Ma voi non fatevi chiamare “rabbì”, perché uno solo è il vostro Maestro e voi siete tutti fratelli. E non chiamate “padre” nessuno di voi sulla terra, perché uno solo è il Padre vostro, quello celeste. E non fatevi chiamare “guide”, perché uno solo è la vostra Guida, il Cristo.
Chi tra voi è più grande, sarà vostro servo; chi invece si esalterà, sarà umiliato e chi si umilierà sarà esaltato».

Parola del Signore.