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4. Letture – XXV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

24 SETTEMBRE
XXV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO
«… TU SEI INVIDIOSO PERCHÉ IO SONO BUONO?»

PRIMA LETTURA

I miei pensieri non sono i vostri pensieri.
Il profeta Isaia parla al popolo di Dio in esilio a Babilonia e lo invita a convertirsi. Deve cambiare l’immagine di Dio che Israele si raffigura secondo il proprio modo di vedere e di pensare. Dio è diverso dagli uomini e non ragiona come loro, i suoi sono pensieri di misericordia e di pace, non di rivalsa e di vendetta contro gli altri popoli.

Dal libro del profeta Isaia             Is 55,6-9

Cercate il Signore, mentre si fa trovare, invocatelo, mentre è vicino.
L’empio abbandoni la sua via
e l’uomo iniquo i suoi pensieri;
ritorni al Signore che avrà misericordia di lui e al nostro Dio che largamente perdona.
Perché i miei pensieri non sono i vostri pensieri, le vostre vie non sono le mie vie.
Oracolo del Signore.
Quanto il cielo sovrasta la terra,
tanto le mie vie sovrastano le vostre vie,
i miei pensieri sovrastano i vostri pensieri.

Parola di Dio.

SALMO RESPONSORIALE

Dal Salmo 144 (145)

Il salmista loda e benedice il Signore per la sua bontà e tenerezza verso tutte le creature. Egli non guarda le apparenze, ma apprezza la sincerità del cuore in chiunque si rivolge a lui per chiedere aiuto.

Il Signore è vicino a chi lo invoca.

Ti voglio benedire ogni giorno,
lodare il tuo nome in eterno e per sempre.
Grande è il Signore e degno di ogni lode;
senza fine è la sua grandezza.

Misericordioso e pietoso è il Signore,
lento all’ira e grande nell’amore.
Buono è il Signore verso tutti,
la sua tenerezza si espande su tutte le creature.

Giusto è il Signore in tutte le sue vie
e buono in tutte le sue opere.
Il Signore è vicino a chiunque lo invoca,
a quanti lo invocano con sincerità.

SECONDA LETTURA

Per me il vivere è Cristo.
I Filippesi si erano prodigati per aiutare Paolo, che si trovava in prigione a Efeso. La sua lettera è espressione del profondo affetto che lo lega alla comunità di Filippi. Comincia a sentire la stanchezza e vorrebbe raggiungere Cristo, ma è disposto a restare in questo mondo per continuare la sua missione a vantaggio delle chiese da lui fondate.

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Filippesi            Fil 1,20c-24.27a

Fratelli, Cristo sarà glorificato nel mio corpo, sia che io viva sia che io muoia.
Per me infatti il vivere è Cristo e il morire un guadagno.
Ma se il vivere nel corpo significa lavorare con frutto, non so davvero che cosa scegliere.
Sono stretto infatti fra queste due cose: ho il desiderio di lasciare questa vita per essere con Cristo, il che sarebbe assai meglio; ma per voi è più necessario che io rimanga nel corpo.
Comportatevi dunque in modo degno del vangelo di Cristo.

Parola di Dio.

CANTO AL VANGELO             

At 16,14b

Alleluia, alleluia.

Apri, Signore, il nostro cuore
e accoglieremo le parole del Figlio tuo.

Alleluia.

VANGELO

Sei invidioso perché io sono buono?
Questa parabola e quella del Padre misericordioso si illuminano a vicenda: da una parte l’amore misericordioso di Dio che si dona gratuitamente a tutti, privilegiando gli ultimi e i peccatori, dall’altra l’invidia di coloro che, considerando Dio un padrone, pretendono che vengano riconosciuti i loro meriti, sentendosi migliori degli altri.

Dal vangelo secondo Matteo      Mt 20,1-16

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: «Il regno dei cieli è simile a un padrone di casa che uscì all’alba per prendere a giornata lavoratori per la sua vigna. Si accordò con loro per un denaro al giorno e li mandò nella sua vigna. Uscito poi verso le nove del mattino, ne vide altri che stavano in piazza, disoccupati, e disse loro: “Andate anche voi nella vigna; quello che è giusto ve lo darò”. Ed essi andarono. Uscì di nuovo verso mezzogiorno e verso le tre, e fece altrettanto. Uscito ancora verso le cinque, ne vide altri che se ne stavano lì e disse loro: “Perché ve ne state qui tutto il giorno senza far niente?”. Gli risposero: “Perché nessuno ci ha presi a giornata”. Ed egli disse loro: “Andate anche voi nella vigna”. Quando fu sera, il padrone della vigna disse al suo fattore: “Chiama i lavoratori e dai loro la paga, incominciando dagli ultimi fino ai primi”. Venuti quelli delle cinque del pomeriggio, ricevettero ciascuno un denaro. Quando arrivarono i primi, pensarono che avrebbero ricevuto di più. Ma anch’essi ricevettero ciascuno un denaro. Nel ritirarlo, però, mormoravano contro il padrone dicendo: “Questi ultimi hanno lavorato un’ora soltanto e li hai trattati come noi, che abbiamo sopportato il peso della giornata e il caldo”.
Ma il padrone, rispondendo a uno di loro, disse: “Amico, io non ti faccio torto. Non hai forse concordato con me per un denaro? Prendi il tuo e vattene. Ma io voglio dare anche a quest’ultimo quanto a te: non posso fare delle mie cose quello che voglio? Oppure tu sei invidioso perché io sono buono?”. Così gli ultimi saranno primi e i primi, ultimi».

Parola del Signore.