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3. Annunciare la Parola – 21 marzo 2021


21 marzo

5ª DOMENICA DI QUARESIMA

Vogliamo vedere Gesù

PER RIFLETTERE E MEDITARE

Ormai sono vicini i giorni drammatici della Pasqua di Gesù e si incomincia a parlare apertamente di croce. Domenica prossima sarà la Domenica delle Palme, che aprirà la Settimana Santa. In questa domenica prima del Concilio Vaticano II e della riforma liturgica si velavano la croce e le statue dei santi, per esprimere anche visivamente la drammaticità di questi quindici giorni che ci faranno rivivere la passione e la morte di Gesù.

Se il chicco di frumento non muore
Gesù è appena entrato trionfalmente in Gerusalemme per celebrare la Pasqua. La città è gremita di fedeli provenienti da ogni dove. Alcuni greci arrivati a Gerusalemme per la Pasqua vogliono incontrare Gesù e si rivolgono all’apostolo Filippo. «Vogliamo vedere Gesù», dicono. Sono proseliti, ebrei a tutti gli effetti, anche loro in attesa del messia e ora incuriositi da ciò che hanno visto attorno a Gesù.
Ma proprio da questo interesse sulla sua persona, Gesù comprende che i tempi sono maturi, che la sua «ora» sta per realizzarsi. Non si sa se Gesù abbia accettato di incontrare questi greci, Giovanni non lo dice, ma l’episodio apre al discorso sulla glorificazione di Gesù, che si realizzerà attraverso la sua passione.
Gesù ne è turbato. Giovanni che non racconta l’episodio del Getsemani, in qualche modo lo fa adesso, mettendo in bocca a Gesù queste parole: «Adesso l’anima mia è turbata; che cosa dirò: Padre, salvami da quest’ora? Proprio per questo sono giunto a quest’ora! Padre, glorifica il tuo nome!». Non un angelo, ma il Padre stesso interviene a dargli forza e dice: «L’ho glorificato, e lo glorificherò ancora». Come il chicco di grano per dare frutto deve cadere in terra e marcire per germinare, così la glorificazione di Gesù passerà attraverso il suo sacrifico.

La legge scolpita nel cuore
Il motivo di fondo per cui Gesù verrà condannato al patibolo è l’aver mostrato un nuovo modo di praticare la legge e di vivere l’alleanza con Dio. Gesù si aggancia alla genuina tradizione dei profeti che costantemente hanno invitato gli ebrei ad andare al cuore della legge. È ciò che dice Geremia nella prima lettura, che con espressioni che sono tra le più alte di tutto l’Antico Testamento, parla di un’alleanza nuova, sancita non più da una legge esterna all’uomo, ma di un’alleanza scritta nel cuore dei credenti. Si tratta di un nuovo modo di rapportarsi con Dio, che non stabilisce con lui una specie di accordo di dare e avere determinato da gesti, riti, sacrifici, osservanze minuziose e maniacali per osservare con scrupolo una legge, ma di una conversione del cuore, di un’apertura radicale ai progetti di Dio.
Ma se alla prima alleanza il popolo non si è rivelato fedele, a questa alleanza nuova e definitiva la fedeltà non verrà meno, perché sarà firmata dal sangue di Gesù, il Figlio di Dio.

L’«ora di Gesù»
Al centro della Parola di Dio di quest’oggi c’è l’«ora» di Gesù, che è il momento centrale della sua vita, a cui il Vangelo di Giovanni fa riferimento più volte. La sua «ora» è il momento della decisione estrema: «Proprio per questo sono giunto», dice Gesù e sa che la sua missione non potrà avere che questo epilogo. Ma ne ha anche paura e la sua anima ne è turbata: si tratta ormai di affrontare a viso aperto l’esperienza del sacrificio della croce.
Ma per Gesù la croce non vuol dire mettersi nella prospettiva della mor­te: Gesù non si suicida per protesta o per disprezzo della vita, ma è espressione della sua volontà di rimanere fedele anche a costo di rimetterci ogni cosa, compresa la vita. È quindi segno di un amore senza misura, di una vita non persa ma realizzata.
Allo stesso modo, imitando Gesù, Oscar Romero, vescovo di San Salvador, quando sentì che la sua vita era in grave pericolo, disse: «Se mi uccideranno, risorgerò nel popolo salvadoregno!». E venne ucciso da un sicario mentre celebrava la messa. La sua colpa, l’essersi schierato contro gli squadristi per difendere i poveri, aver sfidato con la forza della fede i poteri forti. La via della croce, che era vista come una maledi­zione per l’uomo, un supplizio infamante, è motivo di onore e di gloria per i cristiani.

«Vogliamo vedere Gesù»
«Vogliamo vedere Gesù!»: vogliamo dirlo anche noi oggi, come quei proseliti rimasti affascinati dalla sua persona. Lo diciamo insieme ai milioni e milioni di uomini e donne che dall’inizio della storia cristiana hanno cercato di conoscerlo più da vicino e ne sono stati affascinati.
«Vogliamo vedere Gesù»: sarebbe bello che in questi giorni di Quaresima fosse anche il desiderio di pensa di aver perso la fede, di chi si è allontanato dalla Chiesa o non ci è mai entrato e ne ha inconsciamente nostalgia.

UN FATTO – UNA TESTIMONIANZA

«Il Cristo dà fastidio agli uomini del suo tempo. È un rivoluzionario. Cambia tutto… anche la religione. Allora lo si spia. Lo si perseguita, si cerca un’occasione per arrestarlo. E una sera lo si fa prigioniero. Un amico l’ha tradito. Dopo una parodia di processo, lo si condanna. Lo si tortura, e non per avere da lui delle informazioni, unicamente per odio. Poi lo si uccide. Ma di questa morte egli resta il padrone» (Michel Quoist).