2 gennaio 2022
Seconda Domenica dopo Natale
CRISTO LUCE DELLA STORIA E BENEDIZIONE DI DIO
PER RIFLETTERE E MEDITARE
Celebriamo il Natale del Signore il 25 dicembre. Tuttavia, non è per nulla certo che sia proprio il giorno del «compleanno» di Gesù, anzi è quasi del tutto certo che Gesù non è nato il 25 dicembre. Le tradizioni cristiane antiche e quelle orientali, per esempio, celebrano ancora oggi in date diverse il Natale.
In occidente si è imposta questa data. Vi sono varie ipotesi sul perché, una delle quali afferma che il giorno della nascita del Signore sia celebrato il 25 dicembre per sostituire, o meglio cristianizzare, una festa pagana: il Natalis Solis Invicti.
Dietro quest’efficace strategia culturale vi è un’intuizione teologica. È Cristo il sole che sorge; è lui la luce del mondo. Dice così anche il cantico di Zaccaria: «ci visiterà un sole che sorge dall’alto» (Lc 1,78); oppure il cantico di Simeone: «luce per rivelarti alle genti e gloria del tuo popolo, Israele» (Lc 2,32). Ribadisce la medesima idea l’orazione di Colletta: «Dio onnipotente ed eterno, luce dei credenti».
Cristo luce
Già dalle citazioni sopra riportate è evidente un’ambiguità. È luce Cristo; è luce Dio. La luce è un significativo simbolo del tra- scendente in quasi tutte le religioni umane. C’è, dunque, una diffusa base antropologica, che l’evangelista Giovanni riprende e sviluppa in modo proprio.
Negli scritti giovannei è luce Dio: «Dio è luce e in lui non c’è tenebra alcuna» (1 Gv 1,5), per dire la sua santità. Anche Gesù, però, è luce: «Io sono la luce del mondo; chi segue me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita» (Gv 8,12). Di questo sviluppo cristologico è data anticipazione nel Prologo.
Contemplando l’origine eterna di Gesù (cf Gv 1,1) Giovanni af- ferma che «in lui era la vita e la vita era la luce degli uomini» (Gv 1,4). La vita di cui parla Giovanni non è quella biologica, ma quella pienezza di vita che possiamo intendere con l’espressione «vita eterna». È in Gesù che si trova la pienezza della vita che ci è donata per mezzo di lui.
Questa vita è luce, poiché Cristo, nella sua opera d’illuminazione, rivela il volto di Dio agli uomini (cf Gv 1,18). La conoscenza dell’identità di Dio è rivelata da Gesù e in ciò consiste uno dei motivi dell’incarnazione. Da questa conoscenza viene per gli uomini la salvezza, la vita eterna.
Luce e tenebre
Già nel prologo è annunciato il destino di Gesù (cf Gv 1,9-11). Nei primi versetti cioè, che contemplano non tanto l’evento quanto il significato salvifico dell’incarnazione, si prefigura il tema dell’in- credulità per il quale gli uomini possono, liberamente, rifiutare il dono e non accogliere il rivelatore e la sua rivelazione. Il fatto, però, non è senza conseguenze perché l’accoglienza comporta la partecipazione alla vita eterna, la non accoglienza l’esclusione (cf Gv 1,12-13).
Accoglienza e sequela
Accogliere la luce significa credere in Gesù e mettersi alla sua sequela. Diventare suoi discepoli significa entrare in relazione con lui e farne il centro della propria vita. Per questa relazione, in virtù del- la grazia del battesimo, diventiamo figli di Dio (cf Gv 1,12).
Sotto diverso profilo la figliolanza divina è oggetto di medita- zione e di lode anche della lettera di Paolo, sia nella sua origine nel- l’eternità (cf Ef 1,3-6), sia nelle conseguenze nella storia di ciascuno: dona speranza e dignità al credente (cf Ef 1,18).
Seguire Cristo luce, essere suoi discepoli, è essere nella luce (cf Gv 1,9); rifiutare Cristo luce è essere nelle tenebre (cf 1 Gv 1,5). In Giovanni non c’è distinzione, come avviene per noi moderni, fra linguaggio dogmatico e linguaggio morale. Perché le due dimensioni, quello della fede e quello della vita, sono saldamente legate.
La meditazione del tema della luce comporta questo spunto per noi oggi: recuperare e ricercare la necessaria ricomposizione fra fede e vita, al fine di non cadere in un moralismo senza fondamento nella fede o in un intellettualismo senza ricadute nella prassi.