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4. Per comprendere la Parola – 20 marzo 2022

20 marzo 2022

3ª DOMENICA DI QUARESIMA

UN TEMPO PER LA CONVERSIONE

PER COMPRENDERE LA PAROLA

La prima parte della lettura evangelica menziona due eventi di cronaca del tempo di Gesù che a ben guardare sono incongrui. Il primo riguarda un odioso assassinio. Odioso in sé, poiché si tratta di omicidio, e odioso perché strage che profanava la sacralità dei sacrifici. Il secondo episodio invece, quello menzionato da Gesù, si potrebbe attribuire alla casualità degli eventi sfortunati.
In entrambi i casi si va a cercare una causa (il presupposto dell’intervento di Gesù). E la ricerca porta alla soluzione più rassicurante: il meccanismo colpa/punizione. Se c’è un evento raccapricciante è causa di una colpa dei periti, evidente o nascosta. Una buona attribuzione di colpe è sempre la miglior strada per sentirsi a posto.

L’esortazione di Gesù
Il discorso di Gesù è più complesso. Innanzi tutto spezza il nesso semplicistico fra male e castigo. In secondo luogo riconduce tutti alla medesima condizione di peccato. In terzo luogo coglie l’occasione per fare un appello alla conversione di cui tutti hanno bisogno.
Le affermazioni di Gesù sono incomprensibili se non collocate nel contesto. Nel capitolo dodicesimo del suo vangelo Luca aveva sviluppato due temi. La necessità della vigilanza come atteggiamento preparatorio all’incontro con il Signore, e la necessità del discernimento come capacità di riconoscere il tempo della presenza di Gesù, come kairòs. Qui allora il punto. Tutti gli uomini sono peccatori. Tutti gli uomini hanno bisogno di vivere il tempo loro dato per la conversione. A quest’appello all’urgenza della conversione giunge Gesù, cogliendo nella storia non episodi per affermare un’idea magica e punitiva di Dio ma eventi su cui riflettere in modo più complesso per indirizzare il cammino dell’uomo verso Dio.

La vera conversione cristiana
La conversione è un cambiamento radicale nella propria vita. Essa nasce dal percepirsi di fronte a Dio, dal vivere nella fedeltà a Dio. Per far ciò, è necessario estirpare ogni tendenza idolatrica dal nostro cuore. Non dunque un dio qualsiasi, anche se gratificante dei bisogni degli uomini, ma il Dio che si rivela.
In questo senso è fondamentale la vicenda di Mosè. Nel dialogo che Dio instaura con lui, il Signore si rivela come il «Dio di tuo padre, il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe» (Es 3,6) cioè un Dio che intreccia la sua storia con la storia degli uomini. Nel proseguire del dialogo Dio si rivela anche come un Dio appassionato, che si commuove per l’uomo. Dice infatti che ha «osservato» e «udito» la prostrazione del suo popolo. Dice che «conosce» la sua situazione. E infine dice che è «sceso» per operare la sua salvezza. Il Dio che si rivela a Mosè è un Dio che offre una relazione all’umanità.

La parabola del fico sterile
Che tipo di relazione cerchi Dio con l’uomo è detto nella seconda parte del vangelo. Il padrone del fico cerca i frutti che esso dovrebbe dare e non dà. Giunto alla decisione estrema cede all’accorata richiesta dell’agricoltore.
Il tempo umano è il tempo dilazionato per la conversione. E questa considerazione assume significato in relazione a quanto Luca aveva precedentemente detto riguardo il tempo come kairòs, tempo per riconoscere e accogliere l’opportunità data (cf Lc 12,1ss)
Se questo dice qualcosa sull’uomo e sulla sua vita, la parabola dice anche qualcosa riguardo a Dio. In essa è l’affermazione della pazienza e della misericordia di Dio che sa sperare nell’uomo anche contro ogni evidenza. Dio spera nell’uomo! Il volto umano della misericordia che porta a sperare nell’uomo è Gesù stesso. È lui che annuncia e opera la salvezza a favore dell’uomo.
Tutto questo conduce ad aggiungere un tassello al mosaico che si sta delineando sulla nostra Quaresima. Nelle prime due domeniche era emerso il significato della Quaresima come tempo in cui riscoprire la nostra dignità di figli di Dio.
Oggi è tempo per riflettere sulla condizione di possibilità perché la propria dignità di figlio sia conseguita e restaurata, anche quando offuscata dal peccato. È la misericordia di Dio, che invita a conversione e offre il perdono.
L’apertura a tale misericordia è il fondamento della nostra relazione con Dio. Una relazione che è sempre fonte di gratitudine e di gioia, anche e soprattutto quando passa per il riconoscimento del nostro peccato.