16 LUGLIO
XV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO
IL SIGNORE SEMINA LA SUA PAROLA
COMMENTO
La parabola del seminatore con la spiegazione di Gesù, o più verosimilmente di Matteo, è abbastanza semplice e ricca per la meditazione personale e per la predicazione. Ma i versetti 10-17 sono un tormento.
Iniziano i discepoli chiedendo a Gesù perché parli in parabole e non chiaramente. E, in effetti, la parabola è un genere letterario molto usato nella Bibbia ed ha alcune caratteristiche: è semplice, parte dalle cose di cui gli ascoltatori hanno esperienza, ma lascia un certo margine all’interpretazione e anche a qualche dubbio.
La risposta di Gesù ci crea qualche difficoltà, perché sembra dire che parla in parabole perché non capiscano, realizzando così un passo del profeta Isaia. E aggiunge che «a colui che ha, verrà dato e sarà nell’abbondanza; ma a colui che non ha, sarà tolto anche quello che ha», che a prima vista ha un sapore di ingiustizia. Chiariamo subito questo: il contesto è quello dei cuori induriti, perciò il Signore dice semplicemente che chi non apre il cuore alla sua parola e non crede in lui perderà tutto quello che ha e si tiene stretto, mentre chi crede in lui riceverà altri doni fino alla vita eterna.
Ma per capire la risposta di Gesù dobbiamo fare un salto al tempo della composizione del vangelo, 70-80 circa, e interpretare il motivo per cui Matteo scrive in questi termini.
I cristiani avevano fatto, dolorosamente, l’esperienza che tanti Ebrei avevano rifiutato il Vangelo e li perseguitavano. Non solo, anche tanti, che erano stati battezzati, a un certo punto si erano allontanati dalla fede. Allora essi si sono chiesti: come mai?
Le risposte in tutto il Nuovo Testamento sono diverse. Matteo in questo brano praticamente ne dà due.
La prima: la parola di Dio è seminata per tutti, la risposta dipende da come la persona l’accoglie: può lasciarla fuori di sé, può accoglierla solo per un po’, può farla soffocare da altri interessi o preoccupazioni, può portare molto frutto. Per quanto riguarda noi, è importante dare una lettura spirituale di questi quattro terreni. Non indicano categorie di persone, ma atteggiamenti di fondo verso la parola. Ciascuno di noi si ritrova in tutti e quattro i terreni, lungo il corso della propria vita.
La seconda risposta va presa con le pinze, perché è un po’ settaria e consolatoria. Matteo si serve di una citazione del profeta Isaia, secondo la quale è Dio che per un certo tempo non vuole che gli Ebrei si convertano (nel Primo Testamento questa interpretazione è abbastanza normale). Ma questa risposta serve a tranquillizzare i credenti della comunità di Matteo (il fatto che gli «altri» non credano rimane misteriosamente nelle mani di Dio), ma corre il rischio di farli credere privilegiati rispetto ai non credenti. In realtà non è così. Tutto il Nuovo Testamento dice chiaramente che Dio vuole salvare tutti e che Gesù ha dato la vita per tutti. La risposta dipende solo dalla volontà libera delle persone che ascoltano il vangelo e la parabola del seminatore dice proprio questo.
Questo brano ci serve molto per capire un principio importante per interpretare correttamente il vangelo: le singole frasi e i singoli brani devono essere collegati a tutti gli altri per capire l’autentico messaggio di Gesù. In più, così vediamo anche che il vangelo stesso testimonia che la Chiesa primitiva ha avuto anche lei le sue difficoltà nell’interpretare l’insegnamento di Gesù.
SPUNTI PER L’ATTUALIZZAZIONE E LA PREGHIERA
- Strada impermeabile alla parola. Quante volte abbiamo fatto l’esperienza di partecipare all’Eucaristia e, usciti dalla chiesa, di non ricordare né il vangelo né l’omelia? Che cosa aveva reso impermeabile la nostra mente e il nostro cuore?
- Terreno sassoso. Alcuni passi della Bibbia ci sono sempre piaciuti e, quando li ascoltiamo, generano emozioni piacevoli o anche forti. Ma, se la nostra vita rimane la stessa, vuol dire che abbiamo fermato la parola di Dio alla superficie, impedendole di scendere nelle profondità di noi stessi.
- Terreno con i rovi. Abbiamo dato spazio alla parola di Dio, abbiamo deciso di metterla in pratica e di cambiare vita, ma non abbiamo voluto rinunciare a ciò che ostacola la crescita della parola. Abbiamo pensato che potessero convivere Vangelo, piaceri e successo mondano. E non ce ne siamo neanche accorti, quando la parola non ha più portato frutti di vita nuova.
- Terreno buono. Una verifica autentica su di noi possiamo farla su alcuni aspetti: appartenenza alla comunità, vita fraterna, preghiera personale, aiuto ai poveri, capacità di perdonare, costanza nel vivere la fede…
PROPOSTA DI IMPEGNO DELLA SETTIMANA
Il Signore mi ha chiesto una cosa che non sto realizzando. Questa settimana la faccio.