22 SETTEMBRE
XXV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO
IL CRISTIANO, SERVITORE DI TUTTI
COMMENTO
Per la seconda volta Gesù annuncia la sua passione, morte e risurrezione. E, come dopo il primo annuncio, Marco fa seguire degli insegnamenti particolari, questa volta solo ai discepoli.
A Cesarea di Filippo i discepoli erano rimasti scandalizzati e Pietro si era sentito in dovere di rimproverare Gesù. La risposta a lui e agli altri era stata aspra e tagliente.
In questo caso Marco sottolinea l’incapacità dei discepoli di comprendere, unita alla paura di fare domande, che potessero suscitare una nuova violenta reazione da parte di Gesù.
Emergono qui le difficoltà interiori dei discepoli a ragionare secondo la mentalità di Gesù. Fanno fatica ad arrivarci, come d’altronde capita anche ai cristiani del XXI secolo, chiamati a seguire Gesù portando ciascuno la propria croce.
La stessa paura chiude la bocca dei discepoli quando Gesù in casa chiede della discussione che essi avevano avuto lungo la strada. Marco ci informa sul tema: chi era il più «grande» tra loro.
Qui ammiriamo la pazienza e la calma di Gesù: si siede, per far capire che assume il ruolo del maestro che insegna una verità che essi ancora non conoscono; convoca i dodici, staccandoli dagli altri, per un insegnamento che essi per primi devono comprendere e mettere in pratica; non rimprovera, ma fa un’affermazione di principio. Non è cosa da poco: sovverte mentalità, atteggiamenti e comportamenti ritenuti normali dagli uomini e anche nelle scuole rabbiniche. Nel nostro mondo il più grande è al di sopra degli altri, comanda e si fa servire; invece tra i seguaci di Gesù il più grande è l’ultimo e il servo di tutti. Ci vorrà tempo perché gli apostoli interiorizzino questa verità. Infatti, poco dopo Giacomo e Giovanni chiederanno i primi posti. Solo la passione e la risurrezione li convinceranno che Gesù dice la verità di Dio, che umanizza e divinizza i suoi figli.
Altro sovvertimento. I bambini per gli ebrei non contavano niente, Gesù ne fa i rappresentanti suoi e del Padre; anche se non parlano, rendono presente Dio stesso e richiedono che i “grandi” si mettano al loro servizio. Non accogliere i bambini e i piccoli, cioè i deboli e i bisognosi in ogni senso, significa mettere Dio fuori della propria vita e, quindi, mettersi fuori dal suo Regno.
SPUNTI PER L’ATTUALIZZAZIONE E LA PREGHIERA
- È difficile stabilire se noi davvero non capiamo oppure non vogliamo capire le parole di Gesù. Forse più spesso non vogliamo, perché sono troppo scomode. Eppure sono sempre parole che ci conducono alla pienezza di vita umana e divina. “Piccola” difficoltà: bisogna passare attraverso la croce…
- «Se uno vuole essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servitore di tutti». La storia della Chiesa, senza andare lontano nel tempo, dice che questo insegnamento di Gesù è tra i più disattesi. Carriera, denaro e potere sono tentazioni permanenti anche tra i cristiani, specialmente tra i preti. Esaminando noi stessi, possiamo renderci conto che non siamo immuni da questa tentazione.
- C’è un modo sottile di esercitare il potere. Mettersi volontariamente ai margini e non servire nessuno. Così, ci si può nascondere dietro una falsa giustificazione e sentirsi legittimati a servire solo se stessi, i propri interessi e i propri comodi e persino a criticare gli altri.
- «Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me…». Gesù non fa sentimentalismi, ma rivelazione di quello che pensa Dio stesso. Ci conviene farci i conti al più presto, alzando lo sguardo oltre i confini della nostra casa e della nostra parrocchia.
PROPOSTA DI IMPEGNO DELLA SETTIMANA
Prenderci cura di un parente o di un vicino bisognoso.