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3. Commento alle Letture – 1 5    G I U G N O – SANTISSIMA TRINITÀ

15 GIUGNO 2025

SANTISSIMA TRINITÀ

TRE PERSONE, UNA SALVEZZA

COMMENTO

Il capitolo 16 di Giovanni, da cui sono presi i versetti proposti alla nostra meditazione in occasione della solennità delle Trinità , è uno dei più belli, difficili e drammatici tra tutti i quattro Vangeli. Gesù percepisce vicina la sua morte. Si rende conto della paura , della delusione e dei dubbi che agitano gli apostoli. Decide di parlare chiaro: «Queste cose vi dico, perché non troviate inciampo. Vi escluderanno dalle sinagoghe. Anzi, viene l’ora in cui vi uccideranno pensando di piacere a Dio» (Gv 16, 1-2). Parole agghiaccianti per gli apostoli che conoscevano bene il libro del Deuteronomio in cui è testualmente prescritto: «Qualora il tuo fratello, figlio di tuo padre o figlio di tua madre, o il figlio o la figlia o la moglie che riposa sul tuo petto o l’amico che è come te stesso t’istighi in segreto, dicendo: “Andiamo, serviamo altri dei”, dei che né tu né i tuoi padri avete conosciuto…, non ascoltarlo…, non risparmiarlo…. Tu devi ucciderlo…. Lapidalo e muoia, perché  ha cercato di trascinarti lontano da Yahvè’ , tuo Dio» (Dt 13,7-11).

Gli apostoli erano informati che i capi del popolo, dopo la guarigione del cieco nato, avevano stabilito che «chiunque avesse riconosciuto Gesù come il Cristo, venisse espulso dalla sinagoga» (Gv 9,22). Chi veniva allontanato dalla sinagoga era trattato come un appestato . Con gli espulsi  non si poteva né mangiare né bere e bisognava tenere una distanza di sicurezza di almeno quattro cubiti (due metri).  Erano dei condannati alla morte civile.
In questo  marasma psicologico si innestano le parole evangeliche di oggi : «Molte cose ho ancora da dirvi, ma ora non potete sostenerle . Ma quando verrà lui, lo spirito della verità’, lui vi guiderà’ alla verità’ tutta intera… Lui mi darà gloria, prenderà infatti del mio, e ve lo annuncerà » (Gv 16, 12.-14).
La Trinità è la sinergia del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, per farci capire che la  verità portata i da Gesù ha nulla a che fare con le verità partorite dalle svariate ideologie umane. Essa di può sintetizzare, quasi fosse uno slogan moderno, nel: «Se mi amate, osserverete i miei comandi. E io pregherò il Padre e vi darà un altro Paraclito a confortarvi, perché resti per sempre insieme a voi». (Gv 14, 15-16).

Quali sono le manifestazioni concrete nel vivere la nostra fede e nell’!orientare la nostra condotta che derivano dalla nostra certezza di avere sempre il Consolatore al nostro fianco? L’amore che caratterizza la Trinità divina è lo stesso che impregna le nostre relazioni?
Il nostro vivere la fede è simile a quello dei discepoli prima o dopo la venuta dello Spirito Santo?

MEDITAZIONE

Di fronte al mistero della Trinità, la parola si trova in condizione d’indigenza, perché non riesce a dire l’indicibile. Tuttavia non si può rinunciare ad addentrarci un poco, seppure con umiltà e rispetto, nell’ineffabile.
Difficilmente, quando parliamo di Dio con il linguaggio abituale, lo facciamo in termini trinitari. Normalmente ne scomponiamo le persone parlando, volta per volta, del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Eppure la rivelazione che Gesù ha fatto di Dio, è la rivelazione delle relazioni fra le tre persone della Trinità. Pertanto una via che si può percorrere per approssimare l’ineffabile è quella della relazionalità.

L’opera dello Spirito

Come dice l’orazione di colletta (la prima) di questa liturgia, il Padre è la fonte della rivelazione. Essa avviene per opera del Figlio e dello Spirito. Il contenuto di tale rivelazione è il mistero della vita divina e la fede è in un Dio uno nella trinità delle persone, in relazione fra loro, che ovviamente vuol dire nell’amore reciproco. Questa è la vita divina.
Il vangelo pare aprire la porta a un dubbio: Gesù ha rivelato tutto? La sua rivelazione è incompleta? Sembra quasi che, a causa della debolezza dei discepoli, ci sia qualcosa di non detto (cf Gv 16,12). È lo stesso Giovanni che ci mette sulla via della corretta interpretazione di questo passo. Non manca qualcosa al tutto della rivelazione, manca la capacità di comprenderla del tutto (cf Gv 16,12.13).
Ciò sarà possibile solo dopo la risurrezione e dopo l’effusione dello Spirito Santo, perché per mezzo suo (cf Gv 16,13) il credente accederà a un ampliamento qualitativo (non quantitativo) della rivelazione di Gesù. Grazie allo Spirito i discepoli, dopo la risurrezione, potranno progressivamente penetrare l’insegnamento di Gesù.

Unità, consustanzialità, relazioni

Lo Spirito, per compiere la sua funzione, «dirà tutto ciò che avrà udito» (Gv 16,13). Da chi? Gesù rivela quello che ha udito dal Padre (cf Gv 15,15). Lo Spirito «prenderà da quel che è mio [di Gesù] e ve lo annuncerà» (Gv 16,14). Questo però non fa differenza perché «tutto quello che il Padre possiede è mio» (Gv 16,15), infatti, dice Gesù, «io e il Padre siamo una cosa sola» (Gv 10,30). Ciò dice l’unità e la «consustanzialità» delle tre Persone.
Il tratto del vangelo di questa solennità aggiunge la dimensione relazionale. Gesù afferma che «egli [lo Spirito] mi glorificherà» (Gv 16,14). Infatti, ne continua la rivelazione. Ma è qui che s’instaura la circolarità della glorificazione: lo Spirito glorifica il Figlio, il Figlio è glorificato dal Padre, e il Padre, a sua volta, è glorificato dal Figlio (cf Gv 17,1.4).

Effetti in noi

Le letture di oggi ci indicano anche la direzione del nostro coinvolgimento con il Dio Trinità.
San Paolo, nei primi capitoli della lettera ai Romani, afferma la condizione di peccatori di tutti gli uomini, fino ad esultare per la salvezza realizzata da Cristo, «il quale è stato consegnato alla morte a causa delle nostre colpe ed è stato risuscitato per la nostra giustificazione» (Rm 4,25). All’inizio del capitolo 5 della lettera, l’apostolo afferma che la giustificazione, cioè il dono di essere resi giusti di fronte a Dio, è donata gratuitamente e per la fede. Inoltre, essa produce degli effetti negli uomini. Innanzi tutto la «pace con Dio per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo». Inizia una nuova condizione negli uomini. È la fede che fa accedere al dono della grazia che raggiunge gli uomini nel presente («ci troviamo e ci vantiamo»). Tutto ciò è la base della speranza, anche nella tribolazione. «La speranza poi non delude, perché l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato» (Rm 5,5).
Seguendo il corso del discorso paolino, che è un discorso sull’uomo e sugli effetti in esso dell’opera della redenzione, vengono nominate tutte e tre le Persone della Trinità. Il Padre è all’origine, il Figlio opera la redenzione, lo Spirito abita i nostri cuori. La Trinità, relazione fra tre Persone, abita il cuore umano e per la sua opera di salvezza ci immette in questa stessa relazione. Da qui ne viene una nuova vita. A essa corrispondiamo?