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3. Annunciare la Parola – 31 maggio 2020


31 maggio

DOMENICA DI PENTECOSTE

Vieni, Spirito Santo!

 


PER RIFLETTERE E MEDITARE

La Pentecoste, che si celebrava sette settimane dopo la Pasqua, era una festa ebraica molto sentita, ed era una delle tre solennità che prevedevano il pellegrinaggio al tempio di Gerusalemme. Nata come festa della mietitura e del raccolto, con il tempo venne ad assumere sempre più il carattere di festa religiosa: si ricordava in modo speciale l’alleanza di Dio con il suo popolo attraverso Mosè, quando sul Sinai aveva ricevuto la Torah dalle mani di Jahvè.

Nel giorno di Pentecoste

La prima lettura racconta il momento in cui, «mentre stava compiendosi il giorno della Pentecoste» gli apostoli, con Maria e i discepoli, vengono coinvolti in un’esperienza che li trasforma profondamente. Discende su di loro lo Spirito Santo sotto forma di vento e fuoco: le porte si spalancano e gli apostoli si trasformano da paurosi e traditori, in uomini coraggiosi e in testimoni entusiasti della risurrezione di Gesù. Pietro ora esce allo scoperto e spiega ciò che sta avvenendo per l’effusione dello Spirito Santo. C’è una moltitudine di pellegrini provenienti da altre nazioni, che parlano lingue diverse, ma che ascoltano e comprendono le sue parole. È esattamente il fenomeno opposto a quello della torre di Babele: là, come una maledizione, ci fu la prima confusione delle lingue e la divisione tra le genti. Qui nasce invece una nuova comunione tra una massa di genti diverse.

I fatti e i fenomeni così come vengono raccontati sono ricchi di simboli e fanno sicuramente riferimento alla prima alleanza sul Sinai, caratterizzata da «tuoni e lampi, fumo e vento, tutto il monte tremava forte» (cf Es 19,16-18).

«Lo Spirito scese sopra i discepoli in lingue di fuoco affinché dicessero parole di fuoco in tutte le lingue e annunciassero una legge infuocata con lingue infuocate», dice efficacemente san Bernardo. E nel racconto di Luca tutto è immagine e spettacolarità: qualcuno ha parlato dello “spot di Dio”, della sua agenzia di pubblicità.

Molti accolgono la parola di Pietro e vengono battezzati. In quel giorno si aggregano a loro «circa tremila persone» (At 2,41). È il primo nucleo della comunità della nuova alleanza, la Chiesa.

 Quando discende lo Spirito

Lo Spirito Santo appare protagonista sin dalla creazione del mondo, quando «lo spirito di Dio aleggiava sulle acque» (Gn 1,2). Spirito che è creativo, l’imprevedibilità di Dio per ogni vicenda umana e per ogni uomo: è il dono della vicinanza di Dio, che abita nell’uomo proprio per mezzo dello Spirito. Gesù a Nicodemo parla di rinascita nello Spirito. Ed è Spirito di perdono e di riconciliazione: «Ricevete lo Spirito Santo: a chi rimetterete i peccati, saranno rimessi…».

Secondo il comando di Gesù, gli apostoli non si chiudono nel cenacolo per custodire nel cuore i ricordi di ciò che hanno vissuto, ma si sentono spinti alla missione, e si aprono ben presto addirittura ai pagani. E affrontano ogni fatica e tanti rischi per predicare il Vangelo della nuova alleanza.

E sin dagli inizi con la discesa dello Spirito Santo nasce una nuova comunità unita, la Chiesa, su radici diverse, culture diverse. È l’opposto di ciò che è capitato ai costruttori della Torre di Babele: là c’è stata la confusione delle lingue e l’impossibilità di comunicare, con la discesa dello Spirito Santo tutti possono capirsi e vivere in comunione,

La Chiesa e i carismi

Oggi è il giorno del compleanno della Chiesa, nata da una nuova alleanza stipulata dal sangue di Gesù e dalla discesa dello Spirito Santo.

Lo Spirito è per i credenti l’anima della Chiesa, ed è al centro di ogni cammino personale. La Chiesa lo rende presente nella parola, nel magistero, nei sacramenti. Una Chiesa che senza lo Spirito non sarebbe che un’istituzione benefica tra le tante, mentre al soffio dello Spirito diventa il prolungamento dell’incarnazione di Gesù.

È lo Spirito che suscita nella Chiesa i vari carismi personali perché siano vissuti in spirito di unità e per l’utilità comune.

È ciò che dice Paolo nella seconda lettura, quando ricorda che lo Spirito Santo consacra la nostra originalità – i nostri “carismi” – e li mette a servizio della Chiesa. «Dio ha bisogno degli uomini, Dio ha bisogno di te», dice un bel canto, e ognuno di noi opera per il bene di tutti, così come le diverse membra di un corpo, pur avendo ciascuna la sua specifica funzione, sono tutte a servizio della persona. Ogni cristiano viene invitato a unire la sua piccola fiamma a quella dello Spirito Santo, diventando protagonista nella Chiesa, elemento di novità nel mondo. «Come è avvenuto per Pietro, che è stato giudicato ubriaco di buon mattino, io penso che un cristiano vero dovrebbe essere segnato a dito, gli dovrebbe essere dato del pazzo o del rivoluzionario», dice una ragazza. E un’altra: «Voglio fare qualcosa che non sia banale nella mia vita». Aprendo le braccia allo Spirito, diventa possibile.

UN FATTO – UNA TESTIMONIANZA

«Lo Spirito con i suoi doni dà a ogni cristiano una genialità che gli è propria. E abbiamo bisogno estremo di discepoli geniali. Abbiamo bisogno cioè che ciascuno creda al proprio dono, alla propria unicità e che metta a servizio della vita la propria creatività e il proprio coraggio… Dopo aver creato ogni uomo, Dio ne spezza la forma e la butta via. Lo Spirito ti fa unico nel tuo modo di amare, nel tuo modo di dare speranza» (Ermes Ronchi).