29 novembre 2020
1ª DOMENICA DI AVVENTO B
Il Signore viene, non ci trovi addormentati
PER RIFLETTERE E MEDITARE
In questo nuovo anno liturgico leggiamo il Vangelo di Marco, il più breve, che secondo la tradizione si rifarebbe alla testimonianza di Pietro. Vangelo che si interroga ripetutamente sull’identità di Gesù, e tuttavia si apre dicendo che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio. E si chiude con la stessa affermazione da parte di un centurione romano, che rimane profondamente colpito da come vede morire Gesù in croce.
Quella di Marco è un Vangelo per i romani, cristiani che vivono in un contesto pagano, un racconto senza fronzoli, quasi un reportage cronachistico.
Siate svegli, vegliate
Due sono gli atteggiamenti che ci chiede Dio, «il padrone della parabola»: fare attenzione e vegliare. Fare attenzione per dare importanza a ciò che viviamo, a come lo viviamo. Per aprire gli occhi e non essere superficiali. Stiamo costruendo ogni giorno una storia sacra, camminiamo su terreni benedetti da Dio, ma non sempre ci pensiamo.
E dobbiamo vegliare per attendere la sua venuta. Gesù viene, Gesù verrà e ci deve trovare svegli e impegnati. Il profeta Isaia usa parole piene di immagini suggestive per invitarci a un profondo rinnovamento. Parole piene di tenerezza verso Dio: «Noi siamo argilla, opera delle tue mani… non lasciarci vagare lontano dalle tue vie».
Purtroppo per molti cristiani l’Avvento è diventato una semplice preparazione al giorno di Natale, a una festa diventata buonista e caramellosa, nell’unica prospettiva del rivivere una bella storia che ha incantato l’umanità.
Gesù si fida di noi
Siamo colpiti dal modo di comportarsi del padrone di tante parabole, che è poi il comportamento di Dio, che affida a noi la sua casa, il suo mondo, dà a ciascuno il proprio incarico, e poi parte. Ma ci dice di fare attenzione e di vegliare. Perché può tornare all’improvviso: a sera, a mezzanotte, all’alba o al mattino. E vuole che prendiamo sul serio il tempo, le giornate della nostra vita.
Tutto l’Avvento sarà attesa di Qualcuno, ricerca di Dio. Una ricerca faticosa nel contesto della nostra società. Ricerca di un Dio che sembra nascondersi nelle pieghe dei nostri problemi.
Gesù è venuto al mondo atteso da un popolo, predicato dai profeti, desiderato da tanti giusti. Anche noi siamo chiamati ad attenderlo, a preparare la sua venuta, a disporci ad incontrarlo. L’attesa dà importanza ai nostri giorni, si fa progetto, programma di vita.
È lui che ci viene a cercare
In questo Avvento, come dice la parabola, dobbiamo disporci ad attendere il Signore. In realtà è lui che ci corre incontro e ci viene a cercare. Dio in Gesù si fa vicino, assume fino in fondo la nostra condizione umana, nasce in una famiglia, da una donna, tra un popolo.
Attendere. Non ne siamo più capaci. Siamo impazienti: se desideriamo qualcosa la vogliamo subito. Ma c’è chi non è più capace di attendere perché ha tutto ciò che può desiderare, ha le mani piene ed è sazio. E c’è chi ha perso ogni speranza ed è nella delusione, e si adatta a una vita senza slanci, spenta, e vive come coloro che non attendono nulla. Per questo ogni anno ritorna l’Avvento, per rinnovare la nostra speranza.
Vigilia di Natale: quasi quasi nemmeno le luminarie ci stupiscono più, tanto arrivano in anticipo e tanto sono sempre uguali. Eppure un altro anno è passato e noi siamo diversi. Siamo cambiati nel fisico e nell’anima. Possiamo – dobbiamo – preparaci a vivere un Natale diverso, per accogliere colui che ha squarciato i cieli ed è sceso tra noi, per vivere i giorni che ci conducono al suo arrivo definitivo con animo sveglio e vigile.
UN FATTO – UNA TESTIMONIANZA
«Natale per noi è diventato semplicissima cosa. Mentre tocca note complicate e tutte insieme: umiltà, gioia, mistica paura, drammatica perfino l’Attesa! Non è soltanto la più grande delle parole (“pace”, “festa”, “amore”). Natale: è una sfida che fa rimbombare bruscamente campane a mezzanotte, come cannoni» (Gilbert Keith Chesterton).