31 gennaio
4ª DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO
Gesù, Parola di Dio che sorprende e libera
Scarica le orazioni del Nuovo Messale romano
31 gennaio 2021
Scarica le orazioni del Nuovo Messale romano
31 gennaio 2021
Tutto l’Antico Testamento è preparazione e attesa di Gesù. Mosè inviterà gli ebrei ad attendere un nuovo liberatore, un altro come lui, perché Dio non abbandona il suo popolo. Sin dall’inizio della sua predicazione, Gesù si rivela come il profeta atteso. La sua parola colpisce chi lo ascolta: Gesù parla con autorità e trasmette insegnamenti nuovi. Lo fa attraverso le parole, ma anche e di più con la sua vita e i miracoli.
PRIMA LETTURA
Susciterò un profeta e gli porrò in bocca le mie parole.
È Dio che sceglie i suoi profeti, e Mosè preannuncia per Israele un grande profeta, simile a lui. Egli parlerà a nome di Dio, che metterà sulla sua bocca le sue parole. In realtà Gesù è ben più grande di Mosè.
Dal libro del Deuteronomio. Dt 18,15-20
Mosè parlò al popolo dicendo: «Il Signore, tuo Dio, susciterà per te, in mezzo a te, tra i tuoi fratelli, un profeta pari a me. A lui darete ascolto. Avrai così quanto hai chiesto al Signore, tuo Dio, sull’Oreb, il giorno dell’assemblea, dicendo: “Che io non oda più la voce del Signore, mio Dio, e non veda più questo grande fuoco, perché non muoia”.
Il Signore mi rispose: “Quello che hanno detto, va bene. Io susciterò loro un profeta in mezzo ai loro fratelli e gli porrò in bocca le mie parole ed egli dirà loro quanto io gli comanderò. Se qualcuno non ascolterà le parole che egli dirà in mio nome, io gliene domanderò conto. Ma il profeta che avrà la presunzione di dire in mio nome una cosa che io non gli ho comandato di dire, o che parlerà in nome di altri dèi, quel profeta dovrà morire”».
Parola di Dio.
SALMO RESPONSORIALE Dal Salmo 94 (95)
Il salmista invita a riconoscere e ad adorare la bontà di Dio. Ed esorta ad ascoltarlo e a seguirlo, richiamandosi all’infedeltà del popolo durante la traversata del deserto.
R. Ascoltate oggi la voce del Signore.
Venite, cantiamo al Signore,
acclamiamo la roccia della nostra salvezza.
Accostiamoci a lui per rendergli grazie,
a lui acclamiamo con canti di gioia.
Entrate: prostràti, adoriamo,
in ginocchio davanti al Signore che ci ha fatti.
È lui il nostro Dio e noi il popolo del suo pascolo,
il gregge che egli conduce.
Se ascoltaste oggi la sua voce!
«Non indurite il cuore come a Merìba,
come nel giorno di Massa nel deserto,
dove mi tentarono i vostri padri:
mi misero alla prova pur avendo visto le mie opere».
SECONDA LETTURA
La vergine si preoccupa delle cose del Signore, per essere santa.
Continua la lettera di Paolo ai Corinzi. A quella città moderna ed evoluta Paolo propone come valore non solo il matrimonio, ma anche la verginità per il regno dei cieli. Chi si sposa, dice Gesù, si preoccupa di piacere alla moglie o al marito, mentre chi rimane vergine si preoccupa prima di tutto delle cose del Signore.
Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi. 1Cor ,32-35
Fratelli, io vorrei che foste senza preoccupazioni: chi non è sposato si preoccupa delle cose del Signore, come possa piacere al Signore; chi è sposato invece si preoccupa delle cose del mondo, come possa piacere alla moglie, e si trova diviso!
Così la donna non sposata, come la vergine, si preoccupa delle cose del Signore, per essere santa nel corpo e nello spirito; la donna sposata invece si preoccupa delle cose del mondo, come possa piacere al marito.
Questo lo dico per il vostro bene: non per gettarvi un laccio, ma perché vi comportiate degnamente e restiate fedeli al Signore, senza deviazioni.
Parola di Dio.
CANTO AL VANGELO Mt 4,16
Alleluia, alleluia.
Il popolo che abitava nelle tenebre vide una grande luce,
per quelli che abitavano in regione e ombra di morte una luce è sorta.
Alleluia.
VANGELO
Insegnava loro come uno che ha autorità.
Ancora un brano dal primo capitolo del Vangelo di Marco. Gesù parla nella sinagoga di Cafarnao e la gente prova per lui grande ammirazione. Gesù prende la parola come un semplice ebreo, ma lo fa con autorità e a titolo personale, non come i maestri della legge. E conferma ciò che dice con i miracoli.
Dal vangelo secondo Marco Mc 1,21-28
In quel tempo, Gesù, entrato di sabato nella sinagoga, [a Cafàrnao,] insegnava. Ed erano stupiti del suo insegnamento: egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità, e non come gli scribi.
Ed ecco, nella loro sinagoga vi era un uomo posseduto da uno spirito impuro e cominciò a gridare, dicendo: «Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio!». E Gesù gli ordinò severamente: «Taci! Esci da lui!». E lo spirito impuro, straziandolo e gridando forte, uscì da lui. Tutti furono presi da timore, tanto che si chiedevano a vicenda: «Che è mai questo? Un insegnamento nuovo, dato con autorità. Comanda persino agli spiriti impuri e gli obbediscono!».
La sua fama si diffuse subito dovunque, in tutta la regione della Galilea.
Parola del Signore.
Siamo agli inizi del Vangelo di Marco, Gesù si trova a Cafarnao. Sarà questa la sua città negli anni della vita pubblica. Più evoluta di Nazaret, posta presso il lago di Tiberiade, è a Cafarnao che si dà alla predicazione e compie molti dei suoi miracoli. È sabato ed entra nella sinagoga con gli apostoli. Forse Gesù questa volta è solo di passaggio, ma la sua presenza non passa inosservata.
Una parola che affascina
I primi otto capitoli di questo Vangelo, cioè metà del testo di Marco, sono un susseguirsi di interrogativi su Gesù: quest’uomo sorprende, stupisce e suscita domande su quello che dice, per quello che fa e per quello che è. In quella sinagoga Gesù non ha titoli particolari per predicare, non è un sacerdote, non è uno scriba. È un laico, un uomo adulto. Può parlare solo a questo titolo. Ma lo invitano a leggere un passo della Bibbia e a commentarlo e lui lo fa a modo suo, con autorità. La gente è colpita dal suo modo di insegnare e di parlare. Non conosciamo le parole che ha pronunciato, ma colpisce soprattutto il suo modo di insegnare, così diverso da quello degli scribi e dei farisei. Gesù parla a titolo personale, con l’autorità stessa di Dio e in questo caso conferma le sue parole con un miracolo straordinario, liberando un uomo dallo spirito impuro.
Il fascino della sua parola e la concretezza di ciò che dice nascono anche dal fatto che Gesù conosce molto bene le condizioni di vita di quella gente, di chi va ad ascoltarlo e lo segue. Le sue parole partono dalla vita e giungono al cuore. Sono messaggi accessibili, facili da capire.
Gesù non è solo un oratore brillante: interpreta la legge (la torah) in modo innovativo e provocatorio. Le sue parole sono piene di bontà e di comprensione nei confronti di un popolo che si aspetta finalmente una parola di speranza. Gesù rivela soprattutto un nuovo volto di Dio. Non di un Dio di cui si deve avere paura. Le sue sono parole di salvezza, di misericordia, di perdono incondizionato.
Una parola che libera
Come dicevamo, le parole di Gesù sono rafforzate da un gesto di liberazione. Infatti, non si sa come mai, in quella sinagoga vi è un uomo posseduto da uno spirito impuro. Egli non avrebbe dovuto trovarsi lì, perché gli immondi non venivano ammessi al culto, ma Gesù intesse con lui un dialogo incalzante e per più versi drammatico. Il testo di Marco ha la freschezza di un racconto, di un testo teatrale. Da una parte quell’ammalato rivela l’identità di Gesù («Io so chi tu sei: il santo di Dio»), dall’altra gli chiede di stare lontano da lui, di non rovinarlo. Anche in altre occasioni chi è impossessato dal demonio reagisce con isteria e paura di fronte a Gesù.
A quel tempo non era facile distinguere tra «possessione diabolica» e una grave malattia (epilessia, parkinson). Forse nemmeno oggi. Ma allora era più facile trovare persone schiacciate dalla paura dei demoni e da gravi malattie inguaribili.
Gesù restituisce a quell’uomo la piena dignità e lo libera. È un giorno di sabato, ma Gesù anche in questo modo insegna “con autorità”. Perché lui è signore anche del sabato.
Una parola alternativa
La parola di Gesù che libera quell’impuro ci coinvolge, ci riguarda. Anche noi, come quell’uomo, di fronte al nostro bisogno di liberarci e convertirci, come chiede Gesù sin dall’inizio della sua predicazione, ci difendiamo e vorremmo dirgli, come quel posseduto di Cafarnao: «Sei venuto a rovinarci?». Incredibilmente lo facciamo proprio per non consegnarci e arrenderci a lui, per paura che compia anche in noi il miracolo di renderci nuovi.
Oggi più che mai la parola autorevole di Gesù dovrebbe diventare per noi il punto fermo di riferimento. Di fronte ai numerosi pseudo maestri e ai tanti condizionamenti del nostro tempo, dovremmo ancorarci al “Santo di Dio”, a colui che dice “parole di vita eterna”, che danno un senso pieno alla nostra vita.
Se Cristo non ci affascina, non ci afferra, vuol dire che siamo cristiani semplicemente per motivi anagrafici, perché siamo stati battezzati. Ricordiamo ciò che diceva papa Benedetto XVI: «Dobbiamo parlare di Cristo non per fare proselitismo, ma perché abbiamo trovato Colui che cercavamo. Perché il nostro cuore ha trovato l’Amato. Perché la gioia che abbiamo nel cuore, che portiamo nel cuore, la vogliamo condividere con gli altri».
UN FATTO – UNA TESTIMONIANZA
Racconta un ragazzo coinvolto in una forte esperienza di fede: «Non so come sia accaduto. Non l’ho voluto io e non ho fatto nulla perché accadesse… Mi è accaduto qualcosa che mi ha reso diverso, l’unica cosa davvero grande da quando sono vivo. Mi sono incontrato con Gesù a tu per tu. Non avevo mai preso sul serio la sua presenza. Mi sento così bene davanti a Lui…».
COMMENTO
Israele si chiedeva come distinguere i veri profeti dai falsi. Anche noi ce lo chiediamo. Pur sapendo che con il Battesimo tutti noi siamo stati resi profeti, prima con la vita e poi con la parola, andiamo alla ricerca di chi ci parli a nome di Dio e ci indichi la strada della vita piena e della salvezza. Il nostro criterio è Gesù con il suo Vangelo. Se chi ci parla somiglia a Gesù, traduce correttamente nel nostro tempo il Vangelo e ha il dono di adattarlo alla nostra vita, allora possiamo fidarci.
Leggendo Paolo, riscopriamo che resistono dei pregiudizi duri a morire. Uno è quello che fa pensare, che i preti e i religiosi siano più vicini a Dio, per una sorta di superiorità spirituale, frutto della loro scelta di vita. In realtà, la santità non dipende dalla condizione e dal ruolo assunti nella Chiesa, ma dalla corrispondenza delle scelte e della vita quotidiana al Vangelo di Gesù. E su questo i cristiani, davanti a Dio, partono tutti alla pari. In qualunque stato di vita, single, consacrati, sposati…, ciascuno è chiamato a vivere il Vangelo e a crescere nella fede, nella speranza e nella carità, per conformarsi a Cristo e arrivare in Paradiso. Per questo Gesù è venuto e ha proclamato il Vangelo.
L’evangelista Marco finora, a parte le due affermazioni e i due imperativi di domenica scorsa, non ci ha detto cosa Gesù insegnasse, però ci tiene a dire subito che il suo insegnamento era autorevole ed essenzialmente nuovo e diverso da quello degli scribi. In cosa consiste questa autorità che emana da Gesù?
Anzitutto, tenendo conto di ciò che leggiamo in seguito nel vangelo, possiamo pensare che fin dall’inizio nell’insegnamento di Gesù non ci fossero ipotesi soggette a interpretazioni soggettive, né idee prese da altri, ma semplice comunicazione di qualcosa che nasceva dal suo interno e portava impresso il sigillo della verità conosciuta e sperimentata solo da lui. Inoltre si presenta come una novità rispetto a ciò che gli scribi ripetevano ormai da troppo tempo (Gesù rispetta la Legge, ma la completa e la supera, libero dalle pastoie dei precetti e delle interpretazioni dei rabbini).
Perché la gente è disponibile ad accogliere ciò che Gesù insegna? E qui possiamo collocare una caratteristica dell’insegnamento di Gesù, collegata alla sua potenza: quello che lui dice si verifica. È il criterio che il Primo Testamento dava per distinguere il vero profeta dal falso.
E l’evangelista ci tiene a dimostrare subito l’autorità e la potenza del Figlio di Dio incarnato. Il demonio che va allo scontro con Gesù è chiamato spirito “impuro”, non in riferimento alla dimensione sessuale, ma in opposizione alla santità: ciò che viene da Dio è santo, quindi puro, luminoso; ciò che si allontana o si oppone a lui è impuro, quindi sporco e tenebroso. Gli indemoniati non erano ammessi nella sinagoga, perciò possiamo pensare che il demonio si sia tenuto nascosto, ma di fronte alla parola di Gesù si sia sentito costretto a uscire allo scoperto e a sfidarlo con le sue grida. Quello che dice è significativo per l’identità e la missione di Gesù. Marco ha fatto dire qualcosa dal Battista ma la proclamazione di Gesù come Figlio di Dio l’ha già fatta direttamente il Padre nel battesimo. Ora è l’avversario, Satana, che per bocca di un suo complice, prima dice di conoscere la missione di Gesù, distruggere il potere del maligno, e poi di trovarsi di fronte all’inviato di Dio, e quindi invincibile. Gesù però non vuole assolutamente una propaganda demoniaca, per questo gli ordina di tacere e di lasciare libera quella persona.
Questa liberazione, mentre dà inizio alla sconfitta del maligno, è per la gente il segno che Gesù davvero viene da Dio e insegna la verità: sono queste le fonti della sua autorità e della novità che porta nel mondo.
E oggi? I predicatori insegnano con autorità? È Gesù la fonte dell’autorità di chi annuncia il Vangelo. Gli spiriti maligni che abitano gli uomini del nostro tempo non sopportano il Vangelo, ma una predicazione che mostra la forza della Parola di Dio è capace di liberare i cuori dagli influssi dell’avversario, che rendono anche i cristiani prigionieri del male in tutte le sue forme.
SPUNTI PER L’ATTUALIZZAZIONE E LA PREGHIERA
PROPOSTA DI IMPEGNO DELLA SETTIMANA
Ricordiamo un insegnamento di Gesù, particolarmente significativo per noi in questo momento della nostra vita, e impegniamoci a viverlo nella settimana.
Tratto da: Messale delle domeniche e delle feste – Elledici – 2018
PREGHIERA UNIVERSALE
Celebrante. Fratelli e sorelle carissimi, eleviamo con piena fiducia la nostra preghiera a Dio, Padre onnipotente, nel nome di Gesù, certi di essere esauditi. Preghiamo dicendo insieme:
Ascolta, Padre, la nostra preghiera.
Celebrante. Ascolta, Padre, le nostre invocazioni e fa’ scendere su tutti noi la tua benedizione, nella certezza che tu non abbandoni mai chi si mette con fiducia nelle tue mani. Per Cristo nostro Signore.
per scaricare sul tuo pc l’immagine in formato grande e colorabile,
cliccaci sopra col tasto destro del mouse e scegli “Salva immagine con nome“.
Pubblicazioni di Roberto Benotti (RobyHood) presso Elledici:
Laudato sii
Ancilla Domini
Un anno straordinario
Sorrisi divini
I Love Francesco
È LA DOMENICA DELLA PAROLA DI DIO
Dice papa Francesco nel Motu proprio Aperuit illis: «Stabilisco che la III Domenica del Tempo Ordinario sia dedicata alla celebrazione, riflessione e divulgazione della Parola di Dio. Questa Domenica della Parola di Dio verrà così a collocarsi in un momento opportuno di quel periodo dell’anno, quando siamo invitati a rafforzare i legami con gli ebrei e a pregare per l’unità dei cristiani. Non si tratta di una mera coincidenza temporale: celebrare la Domenica della Parola di Dio esprime una valenza ecumenica, perché la Sacra Scrittura indica a quanti si pongono in ascolto il cammino da perseguire per giungere a un’unità autentica e solida.
Afferma inoltre papa Francesco che «le comunità troveranno il modo per vivere questa Domenica come un giorno solenne. Sarà importante, comunque, che nella celebrazione eucaristica si possa intronizzare il testo sacro, così da rendere evidente all’assemblea il valore normativo che la Parola di Dio possiede. In questa domenica, in modo particolare, sarà utile evidenziare la sua proclamazione e adattare l’omelia per mettere in risalto il servizio che si rende alla Parola del Signore. I Vescovi potranno in questa Domenica celebrare il rito del Lettorato o affidare un ministero simile, per richiamare l’importanza della proclamazione della Parola di Dio nella liturgia. È fondamentale, infatti, che non venga meno ogni sforzo perché si preparino alcuni fedeli ad essere veri annunciatori della Parola con una preparazione adeguata, così come avviene in maniera ormai usuale per gli accoliti o i ministri straordinari della Comunione. Alla stessa stregua, i parroci potranno trovare le forme per la consegna della Bibbia, o di un suo libro, a tutta l’assemblea in modo da far emergere l’importanza di continuare nella vita quotidiana la lettura, l’approfondimento e la preghiera con la Sacra Scrittura, con un particolare riferimento alla lectio divina».
Scarica le orazioni del Nuovo Messale romano
24 gennaio 2021
«Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo»: è il messaggio che esce dalla bocca di Gesù all’inizio della sua vita pubblica. Un messaggio urgente, una proposta di rinnovamento personale aperto alla costruzione del regno di Dio. Sin dall’inizio Gesù condivide la sua proposta di vita con i suoi primi apostoli, che chiama a mettersi al suo seguito.
PRIMA LETTURA
I Niniviti si convertirono dalla loro condotta malvagia.
Alla predicazione di Giona l’intera città di Ninive si converte e cambia vita, dal più importante al più piccolo. Lo stesso re abbandona il trono, si toglie il mantello, si veste di sacco e anche lui fa penitenza. Dio cambia atteggiamento nei loro confronti e ottengono il perdono.
Dal libro di Giona. Gio 3,1-5.10
Fu rivolta a Giona questa parola del Signore: «Àlzati, va’ a Nìnive, la grande città, e annuncia loro quanto ti dico». Giona si alzò e andò a Nìnive secondo la parola del Signore.
Nìnive era una città molto grande, larga tre giornate di cammino. Giona cominciò a percorrere la città per un giorno di cammino e predicava: «Ancora quaranta giorni e Nìnive sarà distrutta».
I cittadini di Nìnive credettero a Dio e bandirono un digiuno, vestirono il sacco, grandi e piccoli.
Dio vide le loro opere, che cioè si erano convertiti dalla loro condotta malvagia, e Dio si ravvide riguardo al male che aveva minacciato di fare loro e non lo fece.
Parola di Dio.
SALMO RESPONSORIALE Dal Salmo 24 (25)
Il salmista supplica Dio, il solo che può indicargli la via della vita, di ricordarsi di lui, di fargli conoscere la strada della salvezza. Dio è la speranza degli umili.
Rit. Fammi conoscere, Signore, le tue vie.
Fammi conoscere, Signore, le tue vie,
insegnami i tuoi sentieri.
Guidami nella tua fedeltà e istruiscimi,
perché sei tu il Dio della mia salvezza.
Ricòrdati, Signore, della tua misericordia
e del tuo amore, che è da sempre.
Ricòrdati di me nella tua misericordia,
per la tua bontà, Signore.
Buono e retto è il Signore,
indica ai peccatori la via giusta;
guida i poveri secondo giustizia,
insegna ai poveri la sua via.
SECONDA LETTURA
Passa la figura di questo mondo.
Il tempo è breve, dice Paolo agli abitanti di Corinto: passa la scena di questo mondo e dobbiamo vedere le cose in modo profondamente nuovo, dare importanza a ciò che è davvero importante.
Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi. 1Cor 7,29-31
Questo vi dico, fratelli: il tempo si è fatto breve; d’ora innanzi, quelli che hanno moglie, vivano come se non l’avessero; quelli che piangono, come se non piangessero; quelli che gioiscono, come se non gioissero; quelli che comprano, come se non possedessero; quelli che usano i beni del mondo, come se non li usassero pienamente: passa infatti la figura di questo mondo!
Parola di Dio.
ALLELUIA
Alleluia, alleluia.
Il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo.
Alleluia.
VANGELO
Convertitevi e credete al Vangelo.
Inizia la lettura continua del Vangelo di Marco, il Vangelo più breve, quello che raccoglie i ricordi di Pietro, prigioniero a Roma. Gesù invita alla conversione, perché i tempi sono maturi e annuncia la venuta del regno di Dio. Poi chiama i primi apostoli a lasciare tutto, a seguirlo e a condividere la sua missione.
Dal vangelo secondo Marco. Mc 1,14-20
Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù andò nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio, e diceva: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo».
Passando lungo il mare di Galilea, vide Simone e Andrea, fratello di Simone, mentre gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. Gesù disse loro: «Venite dietro a me, vi farò diventare pescatori di uomini». E subito lasciarono le reti e lo seguirono.
Andando un poco oltre, vide Giacomo, figlio di Zebedèo, e Giovanni suo fratello, mentre anch’essi nella barca riparavano le reti. E subito li chiamò. Ed essi lasciarono il loro padre Zebedèo nella barca con i garzoni e andarono dietro a lui.
Parola del Signore.
Prosegue, dopo la pausa natalizia, la lettura continua del Vangelo di Marco. È l’anno liturgico secondo, chiamato per semplicità anno b. Quindici giorni fa abbiamo celebrato il battesimo di Gesù, che Marco racconta in modo sintetico. È in quel momento che Gesù cambia vita e comincia la sua predicazione itinerante. Predicazione che comincia nel momento più drammatico. Infatti il Battista è stato arrestato, e verrà incarcerato e ucciso. Gesù ne è certamente turbato, ma non cede alla paura e dà inizio alla sua predicazione.
I primi invitati a seguirlo
La predicazione di Gesù sin dall’inizio presenta il cuore del Vangelo: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo».
A questo annuncio è legato strettamente il gesto della chiamata dei primi quattro apostoli. Gesù non è un predicatore astratto, ma porta con sé un progetto che prevede delle esperienze di vita nuove e gli apostoli saranno i primi a ricevere la proposta di realizzarle. Gesù sceglie il modo più difficile per presentare il Vangelo: non lo fa proclamando una dottrina, ma attraverso la sua vita e quella della piccola comunità degli apostoli.
All’invito di Gesù, gli apostoli rispondono subito positivamente e si mettono immediatamente al suo seguito. L’avverbio «subito» è caratteristico in Marco, che lo usa una quarantina di volte.
Nel racconto di Marco la risposta positiva degli apostoli non nasce dalla pesca miracolosa, come leggiamo nel Vangelo di Luca, ma perché è Gesù che chiama, e proprio perché si tratta di Gesù, la risposta non può che essere positiva e pronta.
Gesù sceglie i suoi apostoli tra la gente comune, non tra gli scribi e i farisei o i dottori della legge. Sono lavoratori, semplici pescatori. Alcuni di loro si erano fatti discepoli del Battista.
Non sono loro a scegliere Gesù, ma è lui che chiama e sceglie. Sarà sempre così nella vita della Chiesa: chiunque chiamerà qualcuno per metterlo al servizio del Vangelo, potrà farlo soltanto in forza della parola e autorità di Gesù.
Il regno di Dio è vicino
Gesù dà inizio alla predicazione e, come dicevamo, sin dalle prime battute traccia il suo programma, inaugurare il regno di Dio. «Regno di Dio è un’espressione giudaica per dire che Dio è il signore della storia e si è fatto storia; e cammina con l’uomo sino alla caduta definitiva dei veli del tempo» (Enrico Masseroni). La storia prende un inizio nuovo con la comparsa sulla scena di Gesù, nuovo Adamo. Si tratta di costruire insieme un mondo così come lo sogna Dio, il nostro Creatore.
Una costruzione che ci coinvolge tutti, arruola tutti, è rivolta a ogni categoria di persone, chiamate a dare un senso nuovo alla propria esistenza e a cambiare il volto della nostra umanità.
Il tempo è compito, convertitevi
Sia il testo di Giona, sia le parole di Gesù, fanno riferimento all’urgenza del messaggio che viene annunciato. «Ancora 40 giorni e Ninive sarà distrutta», dice Giona. «Il tempo è compiuto», dice Gesù, dando al presente, a ogni giorno, un’importanza senza misura. La salvezza passa dall’oggi, da un impegno di conversione che non può essere rimandato.
Gli abitanti di Ninive si convertono. Sono pagani, sono Assiri e nemici storici degli Ebrei, ma il libro didascalico di Giona li propone come esempio di ascolto immediato e radicale della Parola di Dio. Lo stesso Giona si dirà deluso per la loro rapida conversione e si lamenterà con Dio, quasi per essere stato smentito come profeta avendo annunciato castighi che poi non si sono realizzati.
Quella della conversione è una proposta che la Chiesa oggi fa a noi, e che passa attraverso una parola più autorevole di quella di Giona, che invita a prendere sul serio la vita, dal momento che con la venuta del Figlio di Dio che si fa parola, i tempi sono giunti alla loro pienezza e tutto deve assume un colore nuovo, una finalità nuova, un’urgenza nuova.
Convertirsi non vuol dire recitare un atto di dolore o fare una confessione. A meno che non esprimano la volontà di collocarsi davvero dalla parte di Dio. Convertirsi vuol dire cambiare mente e cuore, sentire l’urgenza del momento presente (la seconda lettura), fare spazio a Gesù, accoglierlo, perché è lui il Vangelo e la vita nuova.
Ci si può convertire in un solo istante, come è capitato a Paolo, ma in generale questo avviene più lentamente. Per sant’Agostino è stato un cammino faticoso, anche se poi conserverà per tutta la vita la nostalgia del tempo perso.
Convertirsi vuol dire abbandonare qualcosa, com’è capitato in modo radicale per gli apostoli, che abbandonano tutto − le reti e la famiglia − affascinati dalla parola di Gesù. Ma vuol dire soprattutto trovare qualcosa che ti conquista e ti rende più consapevole: ti fa aprire gli occhi, e ti porta alla resa gioiosa, e a giocarti tutta la vita.
UN FATTO – UNA TESTIMONIANZA
Uno dei protagonisti del romanzo La croce e il pugnale di David Wilkerson, racconta. «Qualche tempo fa incontrai un serpente gigantesco. Era grasso otto centimetri e lungo più di un metro e venti, e se ne stava lì al sole, incutendo terrore. Ebbi paura e non osai muovermi per molto tempo, e poi d’un tratto, mentre lo osservavo, assistetti a un miracolo. Vidi una nuova nascita. Vidi quel vecchio serpente mutare la sua pelle e lasciarla lì al sole, trasformandosi in un nuovo essere, veramente bello».
È LA DOMENICA DELLA PAROLA DI DIO
Dice papa Francesco nel Motu proprio Aperuit illis: «Stabilisco che la III Domenica del Tempo Ordinario sia dedicata alla celebrazione, riflessione e divulgazione della Parola di Dio. Questa Domenica della Parola di Dio verrà così a collocarsi in un momento opportuno di quel periodo dell’anno, quando siamo invitati a rafforzare i legami con gli ebrei e a pregare per l’unità dei cristiani. Non si tratta di una mera coincidenza temporale: celebrare la Domenica della Parola di Dio esprime una valenza ecumenica, perché la Sacra Scrittura indica a quanti si pongono in ascolto il cammino da perseguire per giungere a un’unità autentica e solida.
Afferma inoltre papa Francesco che «le comunità troveranno il modo per vivere questa Domenica come un giorno solenne. Sarà importante, comunque, che nella celebrazione eucaristica si possa intronizzare il testo sacro, così da rendere evidente all’assemblea il valore normativo che la Parola di Dio possiede. In questa domenica, in modo particolare, sarà utile evidenziare la sua proclamazione e adattare l’omelia per mettere in risalto il servizio che si rende alla Parola del Signore. I Vescovi potranno in questa Domenica celebrare il rito del Lettorato o affidare un ministero simile, per richiamare l’importanza della proclamazione della Parola di Dio nella liturgia. È fondamentale, infatti, che non venga meno ogni sforzo perché si preparino alcuni fedeli ad essere veri annunciatori della Parola con una preparazione adeguata, così come avviene in maniera ormai usuale per gli accoliti o i ministri straordinari della Comunione. Alla stessa stregua, i parroci potranno trovare le forme per la consegna della Bibbia, o di un suo libro, a tutta l’assemblea in modo da far emergere l’importanza di continuare nella vita quotidiana la lettura, l’approfondimento e la preghiera con la Sacra Scrittura, con un particolare riferimento alla lectio divina».
COMMENTO
La storia conosce tante guerre tra i popoli, originate o giustificate dalla religione. Anche il Primo Testamento le conosce e anche noi cristiani non ne siamo rimasti immuni. Il profeta Giona viene progressivamente educato dal Signore, perché arrivi a comprendere che il Dio d’Israele è misericordioso e vuole salvare tutti i popoli. Gesù ci ha fatto conoscere che Dio è Padre misericordioso per tutti. Lui è salito sulla croce per ottenere la salvezza per tutti. L’umanità sta soffrendo la strumentalizzazione del nome di Dio per uccidere. I cristiani, proprio in questo tempo, sono chiamati a mostrare al mondo che il Signore ama tutti, rispetta la libertà di tutti e vuole salvare tutti.
L’attaccamento ai beni di questo mondo è la radice di tutti i contrasti e le guerre. San Paolo indica una strada di pace interiore e di armonia tra le persone e i popoli: riconoscere che i beni terreni passano e che tutti siamo chiamati alla vita eterna può aiutare persone, gruppi e popoli a trovare le strade della pace e della solidarietà.
Il vangelo porta la bella notizia della salvezza. L’arresto di Giovanni, per Marco, non è cronaca ma teologia: è il segno che è finita la sua missione e inizia quella di Gesù. Il modo con cui il Battista esce di scena è pure una chiara indicazione di come terminerà anche la missione di Gesù.
La predicazione di Gesù, dopo il battesimo al Giordano e le tentazioni nel deserto, inizia in Galilea. Con questo Marco sottolinea che il Vangelo è per tutti, anche per i pagani, presenti in Galilea e nei territori vicini. Infatti, le folle che seguono Gesù attorno al lago sono composte di ebrei e pagani.
Se il tempo è compiuto, vuol dire che l’attesa è finita, che colui che si attendeva è arrivato e così Dio ha mantenuto la sua promessa. Se il tempo è compiuto, vuol dire anche che non c’è tempo da perdere e bisogna decidere se credere e seguire Gesù o no, subito.
Il Regno di Dio si è fatto vicino, cioè è già presente, anche se non ancora compiuto; ma non è un territorio; invece, è un modo nuovo di esercitare la regalità, il modo proprio di Dio, che è molto diverso dal modo degli uomini; Gesù rappresenta proprio la regalità divina in azione: viene non per sottomettere gli uomini, ma per dare la propria vita per loro e salvarli.
«Convertitevi» è l’imperativo che dice l’assoluta necessità di cambiare modo di pensare e, di conseguenza, modo di agire e di vivere. È chiara la continuità con la predicazione del Battista, ma qui non è annunciato nessun castigo: la motivazione della conversione è positiva, è nella “vicinanza” del Regno, cioè di Gesù.
Inoltre, l’ultima frase, «credete nel Vangelo», offre la motivazione più forte per una vera conversione: ci è annunciata la bella notizia della vita nuova, quella che Gesù porta per tutti, è la salvezza. Il garante di questa bella notizia è Gesù stesso, anzi è proprio lui la bella novità che è entrata nel mondo, perché gli uomini diventino nuovi anch’essi.
La chiamata dei primi quattro discepoli avviene lontano da Gerusalemme, dal centro della vita religiosa degli Ebrei; i Galilei sono Ebrei di serie B. I quattro sono gente comune, pescatori, senza nessun titolo, culturalmente e religiosamente significativo, non ricchi, ma neanche in miseria. Marco attribuisce loro un solo titolo di merito: immediatamente lasciano tutto e seguono Gesù che li chiama. La promessa che Gesù fa è certamente legata alla loro professione e già annuncia la missione: «vi farò diventare pescatori di uomini». Ma la metafora è paradossale: infatti chi pesca i pesci li fa morire, gli apostoli invece pescheranno gli uomini per salvarli. È chiaro pure che per seguire Gesù bisogna lasciare qualcosa: i primi quattro apostoli lasciano lavoro e famiglia; Pietro in seguito dirà: «abbiamo lasciato tutto…».
SPUNTI PER L’ATTUALIZZAZIONE E LA PREGHIERA
PROPOSTA DI IMPEGNO DELLA SETTIMANA
Quando ci rendiamo conto che il Signore ci chiede di fare qualcosa di buono, facciamolo subito.
Tratto da: Messale delle domeniche e delle feste – Elledici – 2018
Editrice Elledici | Mappa del sito | Servizi | Il mio profilo |
|
Home Libreria OnLine Catechesi Liturgia Riviste Scuola News Don Bosco Contatti |
Sconti e promozioni Spedizioni e pagamenti Ritiro in sede Distribuzione Termini e condizioni Privacy policies |
Accedi I miei ordini Carrello Cassa |
Istituto Bernardi Semeria Editrice Elledici - P.I./C.F. 00070920053 - Tutti i diritti riservati - © 2018 – 2024 |