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2. Letture e introduzioni – 24 ottobre 2021

24 ottobre

30ª DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

Il grido di Bartimeo, che ritrova la luce

GIORNATA MISSIONARIA MONDIALE

adre Clemente Vismara è stato beatificato a Milano il 26 giugno 2011 in piazza Duomo a Milano. Dal 1923 al 1988 ha passato 65 anni della sua vita nella foresta birmana, tra villaggi sperduti. Diceva a se stesso: «La vita è fatta per esplodere, per andare più lontano. Se essa rimane costretta entro i suoi limiti non può fiorire, se la conserviamo solo per noi stessi la si soffoca. La vita è radiosa dal momento in cui si comincia a donarla».
Un grande missionario padre Vismara, che ha vissuto gran parte dei suoi 91 anni donandoli a una popolazione in attesa della fede. Ma in forza del battesimo tutti siamo missionari, ci ha detto il Concilio Vaticano II. Perché la predicazione e la testimonianza cristiana è propria di ogni cristiano.
ùNon mancano anche oggi preti e ragazzi e ragazze volontari che scelgono di lasciare la propria patria per raggiungere quelle nazioni in cui i cristiani sono ancora minoranza, ma oggi sta aumentano il numero di coloro che dall’estero vengono in Europa per amministrare parrocchie e comunità che rischiano di non avere più nessuno che celebri l’Eucaristia domenicale e si occupi dalle crescita nella fede della comunità cristiana. Si tratta di indiani, africani, asiatici che ci raggiungono per annunciare nelle nostre città il Vangelo di Gesù.
Ogni parrocchia oggi raccoglie fondi per sostenere qualche iniziativa missionaria. Quante scuole, chiese e pozzi sono stati costruiti grazie a questo tipo di solidarietà che si rinnova ogni anno! Una donna, che godeva di una solida posizione economica, uscendo da messa ha detto al suo parroco: «Mi aiuti a fare un po’ di bene!». E le fu consigliata un’adozione a distanza. Un’altra donna, di 92 anni, rimasta vedova, ha scritto a una congregazione missionaria per offrire un oggetto per lei di particolare valore simbolico e sentimentale: offriva le fedi nuziali, la sua e quella del marito defunto: un dono, diceva nella lettera, destinato a quei missionari che avevano scelto i più poveri.

Preghiamo

«O Dio, che hai chiamato i tuoi missionari a seguirti per le vie del mondo, le più difficili, dove ci son guerre, fame, freddo, sole bruciante, epidemie, sette, persecuzioni, abbi pietà di loro. Manda la Vergine santissima a custodirli, a difenderli, a ritemprarli nelle forze, a incoraggiarli, a stringerli al suo materno seno. Noi Ti preghiamo, Signore, ascoltaci. Ascoltaci per l’Europa, ascoltaci per l’Asia, ascoltaci per l’Africa, ascoltaci per l’America, ascoltaci per l’Oceania. Anch’io per essi ti offro la mia giornata con tutti i suoi pesi perché tu accetti il mio sacrificio come umile offerta e la porti in quella terra dove maggiore è il bisogno. Manda sorgenti di acqua viva affinché i tuoi missionari si dissetino; manda pane e vino perché celebrino la santa Messa e si nutrano al fine di poter intraprendere con più forza i lunghi cammini apostolici, affinché tutti ti chiamino Padre del Cielo e della terra, in trinitaria unione. Così sia» (Madre Provvidenza).

La guarigione del cieco Bartimeo si collega alla profezia di Geremia, alle sue parole di salvezza e di speranza. Geremia vede ciechi, zoppi e donne incinte in un viaggio di liberazione verso la terra promessa e grida: «Innalzate canti di gioia per Giacobbe, esultate per la prima delle nazioni…». È inimmaginabile che una comitiva come questa possa farcela senza l’intervento di Jahvè. Ma è questa la logica di Dio in ogni tempo. Predilige e riempie di speranza e di attenzioni proprio chi è inadeguato, emarginato, piccolo.

 

PRIMA LETTURA
Riporterò tra le consolazioni il cieco e lo zoppo.
Il ritorno degli Ebrei dall’esilio di Babilonia. È un popolo di salvati, anche se si tratta di un misero «resto», composto di ciechi, zoppi, donne incinte. Ma si sente un canto di gioia e di speranza: Dio interviene e mostra al suo popolo una via di salvezza. 

 Dal libro del profeta Geremia.                          Ger 31,7-9

Così dice il Signore: «Innalzate canti di gioia per Giacobbe, esultate per la prima delle nazioni, fate udire la vostra lode e dite: “Il Signore ha salvato il suo popolo, il resto d’Israele”.
Ecco, li riconduco dalla terra del settentrione e li raduno dalle estremità della terra; fra loro sono il cieco e lo zoppo, la donna incinta e la partoriente: ritorneranno qui in gran folla.
Erano partiti nel pianto, io li riporterò tra le consolazioni; li ricondurrò a fiumi ricchi d’acqua per una strada dritta in cui non inciamperanno, perché io sono un padre per Israele, Èfraim è il mio primogenito».
Parola di Dio.

SALMO RESPONSORIALE                Dal Salmo 125 (126)
Canto di gioia degli Ebrei usciti dall’esilio, quando furono liberati dalla schiavitù. Nella vita alla fatica della semina, segue la gioia del raccolto.

Rit. Grandi cose ha fatto il Signore per noi.

Quando il Signore ristabilì la sorte di Sion,
ci sembrava di sognare.
Allora la nostra bocca si riempì di sorriso,
la nostra lingua di gioia.

Allora si diceva tra le genti:
«Il Signore ha fatto grandi cose per loro».
Grandi cose ha fatto il Signore per noi:
eravamo pieni di gioia.

Ristabilisci, Signore, la nostra sorte,
come i torrenti del Negheb.
Chi semina nelle lacrime
mieterà nella gioia.

Nell’andare, se ne va piangendo,
portando la semente da gettare,
ma nel tornare, viene con gioia,
portando i suoi covoni.

 SECONDA LETTURA
Tu sei sacerdote per sempre, secondo l’ordine di Melchìsedek.  
Gesù, Figlio di Dio, sommo sacerdote per volere del Padre, nella sua umanità prova compassione per le nostre infermità, ed è in grado di venirci in soccorso nella tentazione, essendo stato anche lui come noi provato in ogni cosa, pur senza condividere il nostro peccato. 

Dalla lettera agli Ebrei.                                                                                                       Eb 5,1-6

Ogni sommo sacerdote è scelto fra gli uomini e per gli uomini viene costituito tale nelle cose che riguardano Dio, per offrire doni e sacrifici per i peccati.
Egli è in grado di sentire giusta compassione per quelli che sono nell’ignoranza e nell’errore, essendo anche lui rivestito di debolezza. A causa di questa egli deve offrire sacrifici per i peccati anche per se stesso, come fa per il popolo.
Nessuno attribuisce a se stesso questo onore, se non chi è chiamato da Dio, come Aronne.
Nello stesso modo Cristo non attribuì a se stesso la gloria di sommo sacerdote, ma colui che gli disse: «Tu sei mio figlio, oggi ti ho generato», gliela conferì come è detto in un altro passo: «Tu sei sacerdote per sempre, secondo l’ordine di Melchìsedek».
Parola di Dio.

CANTO AL VANGELO                              Cf 2 Tm 1,10

Alleluia, alleluia.

Il salvatore nostro Cristo Gesù ha vinto la morte
e ha fatto risplendere la vita per mezzo del Vangelo.

Alleluia.

VANGELO
Rabbunì, che io veda di nuovo!  
Insieme ai suoi discepoli e a molta folla, Gesù, partendo da Gerico, è diretto verso Gerusalemme. Lungo la strada c’è un cieco che invoca per pietà la guarigione e lo riconosce «figlio di Davide». C’è chi lo zittisce, ma lui grida più forte. Gesù lo fa chiamare e gli restituisce la luce della vista, riconoscendo la sua fede.

Dal vangelo secondo Marco.                                     Mc 10,46.52

In quel tempo, mentre Gesù partiva da Gèrico insieme ai suoi discepoli e a molta folla, il figlio di Timèo, Bartimèo, che era cieco, sedeva lungo la strada a mendicare. Sentendo che era Gesù Nazareno, cominciò a gridare e a dire: «Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!».
Molti lo rimproveravano perché tacesse, ma egli gridava ancora più forte: «Figlio di Davide, abbi pietà di me!».
Gesù si fermò e disse: «Chiamatelo!». Chiamarono il cieco, dicendogli: «Coraggio! Àlzati, ti chiama!». Egli, gettato via il suo mantello, balzò in piedi e venne da Gesù.
Allora Gesù gli disse: «Che cosa vuoi che io faccia per te?». E il cieco gli rispose: «Rabbunì, che io veda di nuovo!». E Gesù gli disse: «Va’, la tua fede ti ha salvato». E subito vide di nuovo e lo seguiva lungo la strada.
Parola del Signore.