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2. Esegesi – XXII C, 1 set ’19

METTITI ALL’ULTIMO POSTO

Siracide 3,19-21.30-31 (NV) [gr. 3.17-20.28-29] – Quanto più sei grande, tanto più fatti umile
Ebrei 12,18-19.22-24a – Vi siete accostati alla città del Dio vivente
Luca 14,1.7-14 – Amico, vieni più avanti

Umile, piegato al Signore
Il testo della prima lettura è un invito all’umiltà. L’umile è chi si curva sotto il giogo della legge di Dio, chi si piega all’ascolto del Signore e risponde conformemente alla sua volontà. È colui che vive della parola e dell’insegnamento del Signore e corrisponde in tutto al volere di Dio. Il brano mette fortemente in evidenza che non si tratta di cercare l’umiltà per l’umiltà, ma di lasciare agire e rivelarsi la potenza e la grandezza del Signore stesso. Dall’umile sgorga amore, grazia e gloria di Dio perché lascia trasparire dal suo essere chi è il Signore, chi è Colui davanti al quale si piega, e ciò avviene quando è tutto orecchio rivolto alla Parola di Dio. L’epistola ci presenta Colui al quale ci siamo accostati mediante il Battesimo: Dio e suo Figlio. Se ai piedi del Sinai, Israele si era accostato a qualcosa di tangibile: fuoco, oscurità, tenebra, squillo di tromba, a noi invece è dato in Cristo di accostarci alla realtà più vera del mistero di Dio. Questa seconda lettura trasforma il pranzo di cui ci parla il Vangelo in un episodio in cui l’uomo è confrontato con il suo Dio.

Tentati dal primo posto
Le parabole che oggi Gesù ci regala vengono mosse in Lui dall’osservazione di come, alla mensa del suo ospite fariseo, gli ospitati «sceglievano i primi posti». Siamo stati invitati, abbiamo accolto l’invito e stiamo prendendo posto attorno al tavolo. Nel fare questo non si tratta di misurarci gli uni gli altri. Uno solo è Colui sul quale ci dobbiamo misurare, Colui che ci ha invitati, il Signore davanti al quale non siamo che poveri peccatori. Quando l’uomo si presenta davanti a Dio deve sapere che uno solo è il suo posto, fra tutti quelli che si trovano attorno al tavolo: l’ultimo. I miti che operano nella storia sono amati più dei generosi. Ai miti Dio svela i suoi segreti. La mitezza, dono del Padre al cuore dei figli, non s’improvvisa; si costruisce nella pazienza, si cesella nell’ascolto della Parola, si manifesta quando il cuore è libero. Il mite non sceglie i primi posti, non combatte con le armi dell’orgoglio, ma in virtù della rivelazione dei segreti di Dio, vive nella gratitudine e diventa operatore di pace. Questo mettersi all’ «ultimo posto» non è una regola che peraltro potrebbe risultare piuttosto «perdente», né si può confinarlo tra i consigli pii per una vita umile. Di fatto si tratta dell’insegnamento su come nella nostra vita possiamo celebrare quell’ «ultimo posto» che il Figlio di Dio ha preso in mezzo a noi, fino alla sua Croce, e dal quale il Padre lo ha innalzato risuscitandolo dai morti.

Invitati dal Signore
La seconda parabola evangelica prima di essere un’indicazione sul modo di scegliere i nostri inviti è una rivelazione su Dio che invita. Gli uomini sono soltanto degli storpi, dei poveri e dei ciechi, assolutamente inadatti al servizio del Signore. Eppure in Cristo proprio essi sono invitati dal Signore per appartenere al suo popolo. Dio non aspetta nulla da quelli che invita, se non che riconoscano la loro reale condizione di invitati senza nessun diritto e di salvati per la sola opera di Cristo Gesù. Se uno si sa invitato dal Signore, nonostante la sua miseria, a maggior ragione anch’egli inviterà alla sua tavola chi non è in grado di ricambiargli l’invito. Allora farà l’esperienza più meravigliosa dell’umiltà: non solo avrà invitato dei ciechi, degli storpi e degli zoppi a casa sua, ma scoprirà in essi il Signore stesso che viene alla sua tavola, perché si è identificato con coloro che erano nel bisogno. Il suo pranzo e la sua cena diventeranno l’anticipazione del banchetto messianico in cui la gloria di Dio si rifletterà sul volto di ogni invitato.

Sorpresi del primo posto
I miti erediteranno la terra non per dominarla, ma per custodirla. Non si ribellano, non perché sono vigliacchi, ma perché accolgono il presente come opportunità per manifestare quella Parola che salva, quella ricompensa promessa in abbondanza. Il nostro modo di partecipare al pranzo indica tutto il modo di intendere e vivere la nostra presenza nel grande banchetto della vita. Possiamo o meno occupare il prezioso posto di Cristo, perché ormai, con Lui, il ritmo dell’esistenza si è capovolto e non si va più dal tentativo di prendere i posti alti al precipizio del posto che è la morte, ma si va dalla morte alla vita, dal basso verso l’alto, ed è il Padre stesso che a questo ci invita.


PER IL CONFRONTO NEL GRUPPO
– Perché preferisci il primo posto all’ultimo?
– Quando non sei stato considerato per quello che pensavi di valere, che cosa hai fatto, che cosa hai detto?


IN FAMIGLIA
Anche in famiglia capita di pensare che qualcuno sia primo e qualcun altro meno capace e relegato in second’ordine.
Dedichiamo un po’ di tempo per mettere in luce tutto il bello che si manifesta quando si è capaci di mettersi in atteggiamento di servizio.
Esaltiamo il bello che viene da simili comportamenti per gareggiare nello stimare le piccole cose quotidiane.


(tratto da: R. Paganelli – Vivere la domenica aprendoci alla Parola, anno C – Elledici 2015)