SE NE ANDARONO
Isaia 43,16-21 – Ecco io faccio una cosa nuova
Filippesi 3,8-14 – Corro verso la meta
Giovanni 8,1-11 – Chi di voi è senza peccato getti per primo la pietra
Il nuovo che si impone
La liturgia ci mette davanti alla «cosa nuova» (v. 19), come dice Isaia; una cosa troppo nuova perché possa essere raggiunta da qualche generazione di credenti. È Il Signore che interviene nel corso della vita di ogni uomo per preparare sentieri sempre nuovi che lo conducano alla salvezza. In tutto l’Antico Testamento, a partire dalla creazione, l’opera di salvezza del Signore passa per la storia semplice e piccola dell’uomo: è lì che Egli fa germogliare cose nuove e compie azioni potenti. Le cose nuove sono dentro le azioni di Cristo Gesù. L’incontro con l’adultera avviene nel tempio, lì dove gli scribi e i farisei, quelli considerati grandi e santi, trascinano nell’umiliazione più grande una donna trovata in «flagrante adulterio». Per compire un adulterio bisogna essere in due: un uomo e una donna, ma l’uomo non compare, neanche viene menzionato. Questa donna derisa, umiliata in tutta la sua dignità di persona, di figlia amata, incontra Gesù, anch’Egli preda della falsità degli scribi e dei farisei, che lo cercano non per essere aiutati a capire, ma per «metterlo alla prova».
La legge vinta dalla speranza
Gli uomini religiosi e pii non avevano alcun dubbio: doveva essere uccisa, così tutto sarebbe tornato nella regola, e tutti avrebbero avuto un fatto preciso con cui confrontarsi. Ma Cristo Gesù non risponde a queste chiarezze, non vuole essere coinvolto in queste condanne a conferma di una legge. A Lui non interessa l’affermazione dell’accusa sulla vita di una persona, desidera creare la speranza in un Regno di Dio già presente, una fiducia che sostiene la speranza umana. La speranza del Regno è il rifiuto che l’angoscia possa avere il sopravvento. Questa speranza è la lacerazione di chi rimane in mezzo tra il bene e il male, tra il giusto e l’ingiusto. Al «Tu che ne dici» (Gv 8,5), Gesù non risponde, come non risponde alla domanda di Pilato «Cos’è la verità?» (Gv 18,38), l’amore non può mettere in mano al potere un’arma per uccidere qualcuno. Cristo Gesù si china, si inginocchia dinanzi alla debolezza e al dolore dei figli; non trascina nessuno in mezzo, si pone nel mezzo anche Lui per essere vicino. L’unico che avrebbe potuto giudicare mette in difficoltà non la donna, ma gli accusatori, con una domanda che è un invito, in qualche modo, a rientrare in se stessi. «Chi di voi è senza peccato…» (v. 7), cioè: guarda la tua vita, rientra in te stesso, sii onesto con te stesso, se riconosci di essere così puro, così perfetto, se non hai mai obbligato una donna a vendersi a te… allora, solo allora scaglia la prima pietra… «e se ne andarono uno per uno…» (v. 9).
L’orizzonte si apre
L’avvenire del Regno di Dio è più grande di quanto noi pensiamo, a volte finiamo per restringere gli orizzonti entro i limiti del nostro sguardo. Chiunque condanna un fratello o una sorella, troverà sempre sulla propria strada Gesù che interrompe il cammino verso il supplizio, libera e perdona il peccatore e rimanda gli accusatori. Non ci si deve solo preoccupare di distruggere il male, ma di costruire il bene. Gesù rimane nel mezzo con la donna, le ridona libertà, dignità, si alza e la guarda, sguardo di perdono e di tenerezza, di compassione e di vita. Il Signore risuscita, riapre strade nel deserto, riempie le steppe di fiumi di acqua viva. Restituisce alla creatura più umiliata e mortificata la sua piena dignità chiamandola «donna», come ha chiamato la madre sua sotto la croce.
La divisione superata
Da un esagerato desiderio di chiarezza è nata la necessità di dividere il mondo tra buoni e cattivi, tra credenti e non credenti, tra adulteri e persone perbene. Quella proposta da Cristo Gesù non è una giustizia che l’uomo possa vantare come una sua conquista personale, ma un dono di Dio. La comunione con Lui, come ci ricorda Paolo, porta alla liberazione. La donna non può morire, perché al suo posto muore Cristo Gesù. Si tratta di operazioni che si ricevono per grazia, perché si è conquistati da Cristo Gesù (Fil 3,12).
PER IL CONFRONTO NEL GRUPPO
– Che cosa ti fa paura del nuovo?
– Sei capace di accogliere o ti è più normale dividere?
IN FAMIGLIA
Ogni famiglia per funzionare ha norme interne.
Normalmente non sono scritte ma circolano spontaneamente nei rapporti familiari.
Per non ritrovarci ai ferri corti nel decidere che cosa fare di fronte a decisioni importanti da prendere,
ritagliamoci un po’ di tempo per rivedere i rapporti e cercare che cosa può essere rinnovato.
(tratto da: R. Paganelli – Vivere la domenica aprendoci alla Parola, anno C – Elledici 2015)