L’ELEMOSINA
Un giorno di molto tempo fa, in Inghilterra, una donnetta infagottata in un vestito lacero percorreva le stradine di un villaggio, bussando alle porte delle case e chiedendo l’elemosina.
Non aveva gran fortuna.
Molti le rivolgevano parole offensive, altri incitavano il cane a farla scappare.
Qualcuno le versò in grembo tozzi di pane ammuffito e patate marce.
Solo due vecchietti, che abitavano in una piccola casa ai confini del villaggio, fecero entrare in casa la povera donna.
«Siediti un po’ e scaldati», disse il vecchietto, mentre la moglie preparava una scodella di latte caldo e una grossa fetta di pane.
Mentre la donna mangiava, i due vecchietti le regalarono qualche parola e un po’ di conforto.
Il giorno dopo, in quel villaggio, si verificò un evento straordinario.
Un messo reale portò in tutte le case un cartoncino che invitava tutte le famiglie al castello del re.
L’invito inaspettato e improvviso provocò un gran trambusto nel villaggio, e nel pomeriggio tutte le famiglie, agghindate con gli abiti della festa, arrivarono al castello.
Furono introdotti in una imponente sala da pranzo e ad ognuno fu assegnato un posto.
Quando tutti furono seduti, i camerieri in livrea cominciarono a servire le portate.
Immediatamente si alzarono dei borbottii di disappunto e di collera mal dissimulata.
I solerti camerieri infatti rovesciavano nei piatti bucce di patata, pietre, tozzi di pane ammuffito.
Solo nei piatti dei due vecchietti, seduti in un angolino, venivano deposti con garbo cibi raffinati e pietanze squisite.
Improvvisamente entrò nella sala la donnetta dai vestiti stracciati.
Tutti ammutolirono.
«Oggi» disse la donna «avete trovato esattamente ciò che mi avete offerto ieri».
Si tolse gli abiti malandati che la coprivano.
Sotto gli stracci, indossava un vestito dorato, tempestato di pietre luccicanti.
Era la Regina.
È facile evitare gli sbagli: tratta tutti quelli che incontri come fossero re.
(tratto da “365 Piccole Storie per l’anima”, Vol. 1, pag. 210 – Bruno Ferrero, Elledici)