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4. Parola da Vivere – 20 settembre 2020

20 settembre
25ª DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

«… TU SEI INVIDIOSO PERCHÉ IO SONO BUONO?»

COMMENTO

Questa parabola si muove in un campo  molto caldo oggi, quello  del lavoro.  Il tema  però non  è l’equità del salario, piuttosto ci invita a capire come funziona il regno di Dio.
La comunità di Matteo era composta in gran parte di cristiani provenienti dall’ebraismo. In essa si era creata qualche  tensione dottrinale e pratica  con quelli  provenienti  dal paganesimo. Per questo  Matteo sente il bisogno di sottolineare l’uguaglianza realizzata dalla misericordia di Dio tra tutti i credenti.
Il padrone che esce a chiamare  operai a tutte le ore è Dio stesso che in ogni tempo chiama  popoli e singole persone  a lavorare  nel mondo per portare  frutti di salvezza. Assicura un salario a tutti.  La fine della giornata rappresenta la fine dei tempi,  quando tutti  quelli  che hanno lavorato,  poco o molto, saranno ricompensati. I lavoratori della prima ora sono gli Ebrei, appartenenti al popolo eletto del Primo Testamento, ma convertiti a Gesù, che ritengono di aver diritto  a una considerazione e a una ricompensa maggiore nella comunità e nel regno e si lamentano che gli ex pagani  siano considerati e valorizzati sullo stesso piano loro, arrivando a considerare Dio ingiusto.
La reazione  del padrone è durissima: «prendi il tuo e vattene!». Siccome siamo  nel regno e il denaro  rappresenta il dono  della vita eterna  (per questo  è uguale per tutti, non se ne può dare solo un pezzo),  la parabola assicura il giusto compenso a chi ha lavorato,  ma dice con forza che chi ritiene di essere davanti  agli altri nel regno si ritroverà ultimo. Il «vattene» è uno schiaffo del vangelo a chi si ritiene superiore  o migliore e quindi più «meritevole», affinché rientri in se stesso e si converta con più verità e umiltà,  imparando a condividere la gioia del Padre che vuole tutti salvi ed è giusto con tutti e misericordioso con i più deboli e con chi lo ha conosciuto più tardi degli altri. Nel regno e nella comunità non  hanno posto invidia e pretese orgogliose,  ma comunione e condivisione fraterna  dei doni  dell’amore del Signore. Chi è entrato prima,  deve essere contento per aver goduto  dell’amore del Signore, fin dalla giovinezza, e, avendo imparato a somigliare al Padre, sarà felice, se l’amore gratuito del Padre raggiunge e salva anche i più lontani e distratti.

SPUNTI PER L’ATTUALIZZAZIONE E LA PREGHIERA

1. Questa parabola contesta la religione  del merito, tipica dei farisei, e promuove quella dell’amore gratuito di È una bella notizia  per tutti, non  solo per i peccatori. Chi di noi può presentare a Dio il conto dei propri meriti?

2. Il Padre non si arrende,  scende  sulla  piazza  del mondo a qualunque ora per invitarci a lavorare nella sua vigna, che è la Chiesa. Il lavoro consiste nel vivere da fratelli e portare la bella notizia della salvezza a Beato chi accetta da subito.

3. Dio Padre corre il rischio di essere contestato, ma privilegia i più deboli, i più poveri, gli emarginati, i peccatori. Come mai quelli che hanno scelto di servirlo non condividono questo suo modo di pensare e di agire? Anzi sono invidiosi?  Si sentono defraudati, perché non  si sono «divertiti» abbastanza in questa vita?

4. Il salario consiste nel condividere la stessa vita di Dio in Paradiso.  Il Signore non  dà di più e neanche di meno.  Non c’è ingiustizia, c’è solo amore, incomprensibile per chi non ama.

Chiedere perdono a un fratello che abbiamo offeso, oppure offrire a Dio il perdono dato a chi ci ha fatto un torto..


Tratto da: Messale delle domeniche e delle feste – Elledici – 2017