Pubblicato il

4. Parola da Vivere – 9 agosto 2020

9 agosto
19ª DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO
Gesù ci prende per mano

COMMENTO

L’esperienza della moltiplicazione dei pani e dei pesci è stata troppo forte, sembra che gli apostoli vogliano gustarsi il successo, così Gesù deve imporsi  perché partano  ed è lui che si incarica  di congedare  la folla, togliendo loro un’altra «scusa» per fermarsi. È una costante in Gesù: quando sperimenta il «successo», si allontana e allontana i suoi. È un paradosso per i cristiani:  il successo è pericoloso, il fallimento (la croce) porta  la salvezza. Questo  perché  il successo facilmente  dà alla testa e alimenta l’orgoglio e la vanità.  Mentre  chi sale sulla croce parte dall’amore e produce  amore,  fino alla risurrezione.

Egli si ferma per pregare, da solo, cioè a diretto  contatto  con il Padre,  per fare il punto della situazione e «programmare» il seguito.  Perciò arriva il momento di mostrare ai discepoli un’altra azione da Dio: camminare sulle acque del mare, che secondo  il Primo  Testamento è proprio un’azione che solo Dio può compiere.

A questo  punto Matteo presenta  i discepoli  di «poca fede». Infatti,  restano  sconvolti  e dicono  di vedere un fantasma. Gesù deve incoraggiarli e invitarli a non avere paura,  perché lui è il Figlio di Dio. Nel testo greco Gesù dice: «Io sono». Nell’intenzione dell’evangelista questa è una rivelazione  di identità divina, che si poggia su una prova:  camminare sul mare.  Per questo  egli conclude l’episodio con la prostrazione dei discepoli e con la loro professione di fede: «Davvero tu sei Figlio di Dio!».

Matteo ha una scena che non si trova negli altri van- geli. Pietro chiede  di camminare sul mare come Gesù. Non può sfuggire il significato teologico  e simbolico di questa scena. Pietro nel vangelo di Matteo è il portavoce degli altri discepoli.  La sua richiesta  è quella  di tutti  e della Chiesa intera: fare le stesse cose di Gesù. Gesù non è geloso delle proprie  prerogative  e dei propri  poteri, vuole condividerli e lo fa. I primi passi di Pietro sono la dimostrazione che Gesù veramente comunica i suoi poteri agli apostoli. Poi viene fuori la poca fede. Continuare a credere nella presenza salvifica di Cristo, dopo l’Ascensione, quando infuria il vento della persecuzione, richiede una fede forte e grande, quella che Pietro ancora non ha. L’esperienza dell’affondare, sia per chi crede che per chi non  crede, facilmente  spinge a una  preghiera  vera, anche  se interessata:  «Signore, salvami!». La mano tesa del Signore, anche se precede un rimprovero, tuttavia af- ferra e salva sempre colui che prega.

Anche le comunità ecclesiali, piccole o grandi, sono come Pietro. Hanno in mano il tesoro del potere salvifico di Cristo e a volte si perdono nell’autosufficienza, nell’orgoglio o nella vanità dell’autoesaltazione. A loro è richiesto di riconoscere la propria  debolezza e gridare. In- vece nella storia della Chiesa e anche oggi ci sono movimenti e gruppi che si sentono e si dicono «migliori» degli altri, più «ortodossi», più «fedeli», più papalini del papa. Forse nemmeno se ne accorgono,  quando stanno per affondare.

SPUNTI PER L’ATTUALIZZAZIONE E LA PREGHIERA

Cercare il successo nell’evangelizzazione è lo stesso desiderio  di Gesù. Lui, però, sapeva che il vero successo passa attraverso  la croce. Noi corriamo il rischio di cercare il successo per noi stessi, per godercelo.  Ringrazia- mo il Signore, quando ci «costringe» ad allontanarci da esso.

2. Il Signore ci viene incontro sempre, quando siamo in difficoltà. Noi vogliamo che si presenti  a modo nostro; invece lui, risorto, ci sembra un fantasma e noi possiamo non riconoscerlo, per come si comporta. Pare che lui sia abituato ad intervenire a modo suo. Sta alla nostra fede riconoscerlo e accoglierlo sulla barca del nostro viaggio.

3. «Signore, se sei tu, comandami di venire verso di te sulle acque». È una sfida al Signore, ma Pietro non si accorge di sfidare se stesso e la propria fede, per questo inizia ad affondare. Non c’è bisogno di sfidare il Signore, ci ha già dato tutto.

4. «Signore, salvami!». «Uomo di poca fede, perché hai dubitato?». Un grido, una mano che ci afferra e un rimprovero. C’è tutta la storia della nostra  piccola e fragile fede. Ma il Signore non  viene meno,  mai. Lui è fedele.

PROPOSTA DI IMPEGNO DELLA SETTIMANA

Nelle difficoltà che incontriamo, rinnoviamo la nostra fiducia nell’intervento del Signore, a modo suo.


Tratto da: Messale delle domeniche e delle feste – Elledici – 2017