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3. Annunciare la Parola – XXXIII C, 17 nov ’19

• Ml 3,19-20a – Sorgerà per voi il sole di giustizia.
• Dal Salmo 97 – Rit.: Vieni, Signore, a giudicare il mondo.
• 2 Ts 3,7-12 – Chi non vuol lavorare, neppure mangi.
• Canto al Vangelo – Alleluia, alleluia. Vegliate e state pronti, perché non sapete in quale giorno verrà il Signore. Alleluia.
• Lc 21,5-19 – Con la vostra perseveranza salverete le vostre anime.


PER COMPRENDERE LA PAROLA

Il giudizio del mondo; non il suo carattere di sconvolgimento (indicato soltanto in Lc 21,11), ma una certezza: in questo giudizio i giusti saranno salvati.

PRIMA LETTURA
Testo profetico probabilmente anonimo (Malachia = messaggero) del secolo successivo al ritorno dall’esilio.
Dopo tre serie di rimproveri rivolti ai sacerdoti e al popolo per il rilassamento della loro fedeltà, l’autore annuncia il giudizio del Signore.
“Sta per venire il giorno del Signore”. Questa espressione indica sempre un giudizio accompagnato da fenomeni cosmici straordinari.
“Il sole di giustizia” è un’espressione rarissima nella Bibbia (cf Lc 1,78). “Sorgerà” fa già pensare al “Sol oriens”, al “Sol invictus” di Natale: nuova venuta del Signore.

SALMO
È più di acclamazione che di giudizio. Annuncia che il Signore viene e invita la creazione tutta a salutare, insieme coi giusti, Dio nostro giudice.

SECONDA LETTURA
Nella Chiesa primitiva molti ritenevano imminente il ritorno di Cristo. Talvolta anche Paolo sembra parlare in questo senso. Certi credenti perciò aspettavano vivendo oziosamente. Paolo reagisce con forza contro tale disordine: il suo insegnamento e il suo esempio si muovono in senso ben diverso; chiede quindi che tutti accettino gli obblighi della vita quotidiana e lavorino.

VANGELO
È il discorso nel quale Cristo annuncia lo sconvolgimento finale. Soltanto Luca, dei tre sinottici, pone questo insegnamento nel tempio e lo presenta come rivolto alla folla (v. 5).
Prendendo congedo dai Giudei, Gesù annuncia che il tempo è compiuto. Per l’ultima volta si reca al tempio. Ivi il Vangelo di Luca comincia, e ivi termina (24,53). La rovina del Tempio sarà il segno dell’inizio d’un mondo nuovo.
L’annuncio dato da Gesù si pone a tre diversi livelli di tempo:
– la rovina del tempio (vv. 5-6);
– i falsi messianismi e i conflitti di ogni tempo (vv. 9-10) e – per ciò che interessa i discepoli – le persecuzioni (vv. 12-19);
– i cataclismi della fine (v. 11). Vedere anche vv. 25-33.
Nell’epoca in cui scrive Luca, il tempio è già in rovina e le persecuzioni sono cominciate. Alcuni credono che il ritorno di Cristo sia imminente. Questo passo del Vangelo è un richiamo a preparare la venuta del Signore “con perseveranza”, attraverso tutti i difficili avvenimenti dell’esistenza.


PER ANNUNCIARE LA PAROLA (piste di omelia)

Gesù Cristo prova, come col fuoco, la qualità della nostra vita
* L’immagine del fuoco
In noi e nel mondo tutto è mescolato, il bene e il male. Chi può separare l’uno dall’altro? Cresce il grano, ma con esso anche la zizzania (Mt 13,24-30).
Spesso il fuoco è presentato come il simbolo della purificazione che permette di separare il bene dal male.
Esso distrugge l’albero che non porta frutti (Lc 3,9) come pure la zizzania al momento del raccolto (Mt 13,40-42), come anche i rami secchi (Gv 15,6). Il grano è conservato nel granaio, mentre la paglia è gettata nel fuoco (Lc 4,17).
Soprattutto purifica: come l’oro viene provato col fuoco… (1 Pt 1,7), “come oro nel crogiuolo…” (Sap 3,6), “il fuoco proverà la qualità dell’opera di ciascuno” (1 Cor 3,13). Convertirsi significa già passare attraverso il fuoco.
In tal modo vengono ad essere chiarite certe espressioni di Malachia: “Il giorno rovente come un forno… Tutti i superbi e tutti coloro che commettono ingiustizia saranno come paglia”, “quel giorno venendo li incendierà” (1ª lettura).

La purificazione attuata da Gesù Cristo
* Nella storia del mondo
Gesù Cristo è venuto: ha purificato la religione giudaica. La distruzione del tempio – la seconda, sotto Tito, come la prima, al momento dell’esilio – è segno d’un cambiamento. Attualmente c’è l’alleanza eterna in Gesù Cristo, il tempio spirituale.
Gesù Cristo tornerà alla fine dei tempi, nel “giorno del Signore”, quando “sorgerà con raggi benefici il sole di giustizia” (1ª lettura). Certe persone con la sola loro presenza ci spingono ad avanzare; Cristo, quando apparirà nella sua luce, sarà più efficace di qualunque persona.
Gesù Cristo viene per essere presente nella vita degli uomini. Mentre “si solleva popolo contro popolo” (Vangelo) egli opera per costruire il mondo nuovo nel quale permanga ciò che ha valore eterno e scompaia ciò che è caduco. Perciò, presente e operante, Cristo chiede ad ognuno di essere vigilante per saper distinguere ciò che passa e ciò che è eterno.
* Nella vita di ogni credente
Il Signore coinvolge il credente nella lotta: “Metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno…” (Vangelo).
Non è possibile evitare questo combattimento della fede; dev’essere affrontato “a causa del nome del Signore”, che è la nostra unica forza.
Ciò invita a un realismo lucido e fiducioso: il Signore purifica ogni credente nella prova della verità.
Allo scopo, saper riconoscere il Signore presente: “Non lasciatevi ingannare” (Vangelo). Vigilanza e preghiera (Alleluia). Dimostrare anche coraggio perseverante: “Con la vostra perseveranza salverete le vostre anime” (Vangelo).
Noi siamo sicuri della vittoria finale. In questa prospettiva, come possiamo oggi essere vigilanti in presenza del Figlio dell’uomo?

Come aspettare il giorno del Signore?
* Essere realisti
La speranza che distoglie dalla vita reale è falsa. Dopo l’Ascensione non possiamo “stare a guardare il cielo” (At 1,11), e nemmeno “cercare il buon Dio nelle nuvole”. Rimane sempre la tentazione dell’evasione: cercar rifugio in una falsa pietà, chiudersi nei sogni, in un’ideologia.
Paolo denuncia le deviazioni della comunità di Salonicco: si crede ormai immediato il ritorno del Signore e lo si aspetta senza far niente (cf 2ª lettura della 31ª domenica). Oggi l’apostolo disapprova con forza “coloro che vivono disordinatamente, senza far niente e in continua agitazione” (2ª lettura).
* Essere attivi
Il Signore ha chiamato gli apostoli mentre stavano lavorando (Lc 5,1-8.27-28). Non sopporta gli oziosi: gli operai della vigna (Mt 20,1-16). È come un padrone che vuole giornate piene (Lc 17,7-8). Paolo ha dato di persona l’esempio del lavoro, “notte e giorno, per non essere di peso ad alcuno”; perciò può “ordinare, esortando nel Signore Gesù Cristo, di mangiare il proprio pane lavorando in pace” (2ª lettura).
A causa di Gesù Cristo, il cristiano conosce la persecuzione, il giudizio, la condanna. Tutto ciò gli verrà anche da chi gli sta vicino: famiglia, amici. “Metteranno le mani su di voi… e vi perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni”. Luca può riferire queste parole del Signore, perché le vede già attuarsi nelle prime comunità cristiane. Il suo richiamo è anche un messaggio di speranza. Il Signore veglia sui suoi: “Io vi darò lingua e sapienza… Nemmeno un capello del vostro capo perirà”.
“Andiamo a Gerusalemme” (Lc 18,31; 19,28)
“Il discepolo non è da più del maestro” (Lc 6,40). Fare lo stesso cammino di Gesù Cristo significa identificarsi con lui. Se siamo con lui, vivi “a causa del suo nome”, siamo sicuri che sarà sempre con noi: “Io vi darò lingua e sapienza…” (Vangelo).
Il cammino di Gesù conduce alla Pasqua, compimento della sua opera di Salvatore; il cammino di ogni credente conduce al Giorno del Signore, Pasqua eterna. Le ultime domeniche dell’anno liturgico ce lo ricordano in modo particolare.
Qual è oggi il nostro impegno di cristiani? Quali sono le lotte che spingono gli uomini a camminare dietro a Gesù? Quali strade prendono oggi gli uomini? E per arrivare dove?


(tratto da: M. Gobbin, Omelie per un anno – vol. 2, anno C, tempo ordinario – Elledici 2003)