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3. Annunciare la Parola – XXIII C, 8 set ’19

• Sap 9,13-18 – Chi può immaginare che cosa vuole il Signore?
• Dal Salmo 89 – Rit.: Donaci, o Dio, la sapienza del cuore.
• Fm 9b-10.12-17 – Accoglilo non più come schiavo, ma come un fratello carissimo.
• Canto al Vangelo – Alleluia, alleluia. Chi non porta la propria croce e non viene dietro a me, dice il Signore, non può essere mio discepolo. Alleluia.
• Lc 14,25-33 – Chi non rinunzia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo.

PER COMPRENDERE LA PAROLA

Conoscere e fare la volontà di Dio. Facciamo fatica a capirla. Bisogna poi misurarne le conseguenze. La 2ª lettura ne è una esemplificazione: Paolo insegna a Filemone a trarre le conseguenze dalla sua conversione.

PRIMA LETTURA
È una meditazione sull’incapacità dell’uomo a capire il volere di Dio. L’uomo da solo non ha i mezzi adeguati. Il libro della Sapienza, composto da un Giudeo ellenizzato, esprime questo dato di fatto con categorie platoniche (corpo e anima; il corpo è una tenda d’argilla che appesantisce l’anima). Il libro della Sapienza difende l’opera di Dio. Penetrare quest’opera è dono di Dio, una sapienza che è concessa dallo Spirito. Grazie ad essa gli uomini “furono raddrizzati”, conoscono Dio e sono salvati.
Questo testo può essere messo in relazione con la preghiera di Salomone (1 Re 3,6-9), oppure con Gb 38 e Is 40,12-17, altrettanti inviti di Dio rivolti agli uomini perché si “misurino” con lui. Cercare la sapienza di Dio vuol già dire rinunciare alla propria indipendenza di giudizio.

SALMO
Corrisponde alla 1ª lettura. Esso invoca il Signore con una punta di impazienza, richiamandosi alla nostra debolezza.

SECONDA LETTURA
Paolo, attualmente prigioniero a causa di Cristo, propone a Filemone un atto di rinuncia totale. Una rinuncia a se stesso, un perdono, che non è rottura ma conversione interiore a nuovi rapporti: lo schiavo diventa fratello.

VANGELO
Alla folla che lo segue Gesù rivolge l’invito a fare spiritualmente il suo stesso cammino: non lasciarsi fermare dall’amore di sé, né di altri; per amore di lui (“preferire me”, “dietro di me”, “mio discepolo”).
Le due parabole che seguono invitano a misurare il prezzo della fedeltà, per evitare che l’impegno sia debole e incostante.
“Non può essere mio discepolo” è quasi un ritornello che conferisce unità al testo.


PER ANNUNCIARE LA PAROLA (piste di omelia)

L’uomo trova veramente se stesso nello spirito di Cristo
Cristo dona a ognuno la propria dignità. Grazie a lui l’uomo non è più un oggetto, “conosce il volere di Dio”. Cristo concede la sapienza e manda il suo Santo Spirito. “Io vi darò lingua e sapienza, a cui tutti i vostri avversari non potranno resistere né controbattere” (Lc 21,15).
Cristo crea i veri legami fraterni fra di noi. Più si entrerà nello spirito di Cristo, e più la comunità umana farà progressi. Tra Filemone e Onesimo sono possibili nuovi legami. “Non c’è più schiavo né libero… poiché tutti voi siete uno in Gesù Cristo” (Gal 3,28).
È questo il fondamento di ogni umanesimo, l’autentica ispirazione politica.

La priorità del disegno di Dio su di noi
Riconoscere tale priorità è già sapienza. Noi esistiamo unicamente nel mondo di Dio, viviamo unicamente in una storia guidata da lui.
Noi siamo esseri effimeri (1ª lettura e Sal 89). Eppure l’uomo è sempre più consapevole del proprio potere, vuol essere padrone di se stesso. Difficilmente riconosce le proprie incapacità e i propri limiti.
L’intervento di Cristo – la sua salita a Gerusalemme – ha dato all’umanità un orientamento e una struttura nuovi. È necessario entrare nel mistero di Cristo, compiere tutte le proprie scelte secondo Cristo, cercare la volontà di Cristo: cioè rinunciare a se stessi. Questa priorità conferisce un senso nuovo a tutti gli altri rapporti (legame di famiglia: Vangelo).
Seguire Cristo è un dono totale, una rinuncia a guidare personalmente la propria vita. “Un discepolo ben preparato sarà come il suo maestro” (Lc 6,40).

La difficoltà di conoscere le idee, lo spirito di Cristo
Tutti noi abbiamo la nostra storia personale. I nostri sogni, le nostre angosce… Vogliamo raggiungere un dato successo, senza il quale tutto ci sembra perduto, o almeno povero di interesse. È saggio? Prima decidiamo ciò che per noi è bene, e soltanto dopo ci pensiamo su… “Costui ha iniziato a costruire, ma non è stato capace di finire il lavoro” (Vangelo).
Noi siamo prigionieri della mentalità del nostro tempo, del nostro ambiente. Non è facile né comodo individuare il giudizio di Dio in mezzo alle mille idee che si formano. Sedersi. Far silenzio… Riflettere, da soli e con altri… Rivolgersi alla Sapienza (Bibbia, Chiesa, comunità, ecc.)… Dev’essere un comportamento costante della vita cristiana. Dio non si impone. Il saggio chiede (1ª lettura). Paolo suggerisce rispettosamente a Filemone di liberare Onesimo: lo fa con molto tatto (2ª lettura). Il discepolo si siede per pensarci su. Non si impegna alla leggera nella costruzione della sua casa o nella lotta.
Le esigenze del Regno sono impegnative. Soltanto a questo prezzo uno diventerà discepolo. Le parole di Cristo si rivolgono alla folla e non solo ai discepoli (Vangelo).


(tratto da: M. Gobbin, Omelie per un anno – vol. 2, anno C, tempo ordinario – Elledici 2003)