Pubblicato il

3. Annunciare la Parola – XVIII C, 4 ago ’19

• Qo 1,2; 2,21-23 – Che profitto c’è per l’uomo in tutta la sua fatica?
• Dal Salmo 94 – Rit.: Fa’ che ascoltiamo, Signore, la tua voce.
• Col 3,1-5.9-11 – Cercate le cose di lassù, dove si trova Cristo.
• Canto al Vangelo – Alleluia, alleluia. Il regno dei cieli è vicino; convertitevi e credete al vangelo. Oppure: Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli. Alleluia.
• Lc 12,13-21 – Quello che hai preparato, di chi sarà?


PER COMPRENDERE LA PAROLA

Il denaro è un’insidia: ci distoglie da Dio e dalla vita reale.

PRIMA LETTURA
Qoelet, un saggio credente, riflette sull’inutilità degli sforzi umani.
In questo brano parla della fatica e degli affanni che si affrontano per accumulare una fortuna.
Uno muore e deve lasciare i beni a un altro, che non ha per nulla faticato: uno scandalo!
L’altro vive, ma che uso fa delle sue ricchezze? Forse è vecchio e malato. In ogni caso, si tormenta a non finire e, anche di notte, le preoccupazioni gli impediscono di dormire. Una stupidità!

SALMO
La Chiesa lo usa come “invitatorio” all’inizio della liturgia delle ore.
È un invito ad avvicinarsi a Dio e ad ascoltarlo. È colmo di ricordi dell’Esodo: il Signore è chiamato “roccia”, in ricordo della roccia dalla quale sgorgò l’acqua nel deserto (altri ritengono sia la roccia sulla quale è costruito il Tempio). Noi siamo “il popolo che egli conduce”, quel popolo che così spesso nel deserto ha indurito il proprio cuore e mormorato contro Dio.

SECONDA LETTURA
Questo brano della lettera ai Colossesi è un’esortazione morale, ma tutta impregnata di convinzioni dottrinali. La nuova vita deriva totalmente dalla risurrezione di Cristo.
“Voi siete risorti con Cristo”: è questa la fede, tutto il resto ne è la conseguenza.
“Le cose di lassù”. Come dimostra il seguito, la terra e il cielo non indicano questo mondo e l’aldilà. Nel brano la terra è la dissolutezza, ecc., cioè la vita umana corrotta, non ancora redenta da Cristo. Le cose di lassù sono “la vita nuova”, cominciata già da ora.
“Voi siete morti con Cristo”. L’unione mistica con Cristo è partecipazione alla sua morte e insieme alla sua risurrezione. Paolo riconosce la partecipazione alla morte in due aspetti della nostra vita:
a) rottura con “quella parte di voi che appartiene alla terra”, che è senz’altro una morte;
b) la nostra vera vita rimane nascosta e come sepolta: la gloria apparirà soltanto al ritorno di Cristo. Si tratta dell’aspetto oscuro della fede, dell’incompiutezza della nostra vita morale.
“L’uomo nuovo” e “l’uomo vecchio”. Queste espressioni paoline contraddistinguono le solidarietà profonde della natura umana. Quando pecchiamo, agiamo solidali con l’umanità peccatrice. La nuova vita consiste nell’accettare la nuova umanità ri-creata dal Creatore “a sua immagine” nel Cristo.
Possiamo vedere il parallelo tra questa seconda creazione e la prima, compresa la perfezione della vera “conoscenza”, mentre il primo uomo aveva fallito nella conquista della conoscenza del bene e del male (Gn 2,17 e 3,5).
Infine, in questa prospettiva, l’apostolo riafferma il superamento delle differenze fra le categorie di uomini: non c’è più Greco o Giudeo, ecc. Nella fede Paolo osa affermare che “Cristo è tutto in tutti”.

VANGELO
Luca tratta molte volte della ricchezza. È una delle caratteristiche del suo Vangelo. La sequenza del cap. 12 comporta varie cose: l’incontro con un uomo preoccupato per un’eredità; la parabola del ricco stolto; l’esortazione: “Non preoccupatevi della vostra vita”; l’invito a procurarsi un tesoro indistruttibile in cielo.
“Uno della folla disse a Gesù…”. Gesù insegna partendo da un fatto. Rifiuta di intervenire nell’affare di eredità, ma aiuta l’uomo a riflettere e a cambiare atteggiamento.
La parabola permette un facile accostamento alle riflessioni del Qoelet: il ricco pensa di godersi i suoi beni. Invece morirà senza averne approfittato.
Il Vangelo supera questa constatazione disillusa del saggio e presenta una soluzione: il ricco ha accumulato per se stesso “invece di arricchirsi davanti a Dio”. La parabola dell’amministratore infedele suggerirà che c’è un buon uso delle ricchezze: il servizio degli altri.
L’invito a cambiare il cuore è urgente. Oggi il Signore può richiederci la vita (Vangelo): una morte improvvisa, un incidente stradale. In quel momento si manifesterà ciò che siamo. Allora apparirà la gloria? “Oggi non induriamo il nostro cuore” (Salmo).


PER ANNUNCIARE LA PAROLA (piste di omelia)

Che vita stupida!
La ricchezza e la morte. Le riflessioni di Qoelet e del Vangelo su questo tema sono sempre attuali.
Quando si tratta degli altri, siamo abbastanza lucidi: tutto ciò che ha guadagnato non se l’è portato nella bara, il lenzuolo non ha tasche…
Ma quando si tratta di sé? Ci si crede distaccati dal denaro. Eppure, come abbiamo reagito quando c’è stata l’ultima spartizione di eredità in famiglia? Come ci vediamo in confronto agli altri?
“Quello sì, è fortunato”, ecc.
Per guadagnare di più non ci imponiamo fatiche che ci compromettono la salute, l’equilibrio, l’unità familiare, l’educazione dei figli?
Quale soluzione? Ci vuol pur del denaro per vivere. Gesù non dice il contrario. Ma: “Anche se uno è nell’abbondanza, la sua vita non dipende dai suoi beni”. Da che cosa dipende, allora? Dalle sue qualità umane, dal coraggio, dal cuore, dalla fede, dal servizio che svolge.
Non accumulare “per se stesso”; far morire in sé “quella avarizia insaziabile che è idolatria” (2ª lettura).
È difficile non “indurire il cuore” (Salmo) quando si parla di denaro.

Indicateci la soluzione!
La nostra vita è intessuta di decisioni concrete. Soltanto noi ne conosciamo le difficoltà. Le critiche e le buone esortazioni non fanno che stancarci, per cui finiamo col dire ai predicatori, ai sacerdoti: “Ma in concreto, che cosa dobbiamo fare?”.
Così pure quando andiamo a trovare gli educatori: “Dite a mio figlio di fare questo o quello”.
Proprio come nel Vangelo: “Di’ a mio fratello di spartire con me l’eredità”. Gesù rifiuta questo tipo di interventi: “Non sono qui per fare da giudice”.
La risposta di Dio, della Chiesa, del sacerdote si pone a un altro livello: è un invito alla responsabilità e alla libertà.
È anche un invito alla riflessione sul senso della vita (cf 1ª lettura e Vangelo). È soprattutto un invito a vivere in conformità a una realtà ancora nascosta, ma viva: l’uomo ricreato a immagine di Dio con Gesù risorto (cf 2ª lettura):
– una realtà che Dio ha già attuato,
– una realtà che noi non abbiamo ancora compiuto.
Quando ci capita di assistere al battesimo di un adulto, misuriamo l’importanza dell’impegno cristiano. Se dovessimo rifarlo, saremmo disposti?
Alcuni genitori cristiani esitano a far battezzare il loro figliolo: non è meglio aspettare quando sarà in grado di capire? Ma quando ne sarà in grado?
Paolo presenta le cose in modo ben diverso: “Voi siete risorti con Cristo”; “Voi siete morti con lui”. Ciò è vero per i battezzati, che lo siano stati alla nascita o in seguito. Ma è vero anche per tutti gli uomini, chiamati a formare l’“uomo nuovo”.
Per tutti rimane l’impegno a vivere questo invito: “Rivestite l’uomo nuovo”.


(tratto da: M. Gobbin, Omelie per un anno – vol. 2, anno C, tempo ordinario – Elledici 2003)