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3. Annunciare la Parola – 17 maggio 2020


17 maggio

6ª DOMENICA DI PASQUA

Il Padre vi darà un altro Consolatore

 


PER RIFLETTERE E MEDITARE

«Non vi lascerò orfani», promette Gesù, «tornerò da voi». Gesù pronuncia queste parole alla vigilia della sua passione e morte. Proprio nel momento più tragico della sua esistenza appare più preoccupato per loro che per sé, li invita a non avere paura, a non essere turbati, a non sentirsi soli nel momento in cui saranno chiamati alla prova più dura della loro vita e dovranno accorgersi della loro debolezza.

Tenerezza di Gesù

Sono le ultime raccomandazioni di Gesù prima della sua Pasqua. Gesù sa che «la sua ora» sta per compiersi, un’ora difficile e tragica. «Se mi amate», dice Gesù agli apostoli. E imbastisce un discorso pieno di tenerezza, quasi per far capire la fatica che fa a doversi separare da loro.

Gesù conosce lucidamente la fede ancora debole dei suoi apostoli e la prova che stanno per subire: lo dice a Pietro, lo dice a Giuda. Sa che lo tradiranno e lo abbandoneranno, che fingeranno di non conoscerlo, che perderanno fiducia nelle sue parole e si disperderanno. Ma Gesù non li libera da quella prova.

Li invita ad accogliere lo Spirito. Assicura che rimarrà ancora tra loro e per sempre. Lo Spirito abiterà in loro, dice: «Io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Consolatore». Parole che gli apostoli comprenderanno solo dopo la sua risurrezione.

Pietro e Giovanni donano lo Spirito

Siamo ormai in attesa dello Spirito Santo, tra 15 giorni sarà Pentecoste. La prima lettura riferisce fatti avvenuti già dopo la prima discesa dello Spirito Santo. Il diacono Filippo in una città della Samaria rinnova l’esperienza di Cristo, predica e fa miracoli. E le folle lo seguono, c’è grande gioia in quella città. Filippo li battezza, e quando lo vengono a sapere gli apostoli, mandano Pietro e Giovanni, che pregano, invocano lo Spirito e si rinnova il prodigio della Pentecoste su quella folla di nuovi credenti. Da allora sarà sempre così. Sarà compito degli apostoli e dei loro successori invocare lo Spirito Santo sui nuovi battezzati.

Lo Spirito Santo sarà in ogni tempo novità di vita, fantasia divina. Indicherà le strade giuste per fare della nostra umanità una grande famiglia che si ama. Diceva mons. Antonio Riboldi: «Tutti sentiamo un grande, immenso bisogno che qualcuno ci ami, e il nostro egoismo preferisce quella sufficienza che è la dannata solitudine, l’inferno del cuore». È lo Spirito Santo, l’ultimo estremo dono di Gesù agli apostoli, che ci apre agli altri e ci rende comunità vive, consapevoli del filo rosso che lega mirabilmente gli avvenimenti del nostro tempo alla vita di Gesù.

Rendere ragione della nostra speranza

Il mondo non conosce lo Spirito, dice Gesù, ma si renderà presente ogni volta che saremo pronti a rispondere a chi domanderà ragione della speranza che ci anima. È ciò che dice Pietro alla sua prima comunità: tocca ai cristiani rendere ragione della loro speranza a un mondo che fa fatica ad averla. Cristiani che siano i primi a impegnarsi, gli ultimi a non arrendersi di fronte a un problema della società, nel mondo della professione e del lavoro, nel proprio ambiente di vita. Perché ovunque c’è lo Spirito di Dio, lì c’è amore, c’è spirito di iniziativa.

«Se mi amate», dice Gesù, verrà su di voi lo Spirito. È questa la sostanza del nostro cristianesimo, che non è prima di tutto una dottrina o un insieme di verità. Né si risolve soltanto in pratiche di pietà e di devozioni. Ma è un incontro di amore con la persona viva di Gesù di Nazaret. E attraverso di lui, è un incontro con il Padre e lo Spirito Santo che, come dice Gesù, addirittura abitano nell’animo di ogni credente.

Non viviamo quindi in un mondo orfano di Dio, ma da figli ne condividiamo fino in fondo i «sogni», che Cristo ci ha rivelati. Allora viene lo Spirito «consolatore», che ti fa capire che stai camminando per la strada giusta e che continua a illuminarti il cammino.

Gesù sale al cielo e abbandona visibilmente i suoi discepoli, ma dice che si renderà presente in ogni persona che un cristiano serve e ama. È in questo modo che si vive l’amore verso Gesù e si osservano i comandamenti, che si riassumono nell’«amare Dio e nell’amare i fratelli».

Prepariamoci dunque a celebrare la Pentecoste, che la Chiesa ci ha permesso di goderne un anticipo in questa domenica in cui lo Spirito viene promesso e atteso.

Attesa di novità, riassunta bene in questa espressione di un testimone speciale, il vietnamita card. F. X. Nguyen van Thuan, che dice: «Sogno una Chiesa che porta nel suo cuore il fuoco dello Spirito Santo, e dov’è lo Spirito c’è la libertà, c’è il dialogo sincero con il mondo e specialmente con i giovani, con i poveri e con gli emarginati, c’è il discernimento dei segni dei nostri tempi».

UN FATTO – UNA TESTIMONIANZA

«Lo Spirito Santo ci trasforma veramente e vuole trasformare, anche attraverso di noi, il mondo in cui viviamo. Apriamogli la porta, facciamoci guidare da Lui, lasciamo che l’azione continua di Dio ci renda uomini e donne nuovi animati dall’amore di Dio, che lo Spirito Santo ci dona! Rimanete saldi nel cammino della fede con la ferma speranza nel Signore. Qui sta il segreto del nostro cammino! Lui ci dà il coraggio di andare controcorrente. Scommettete sui grandi ideali. Noi cristiani non siamo scelti per le cose piccole, ma per le cose grandi. Giocate la vita per i grandi ideali!» (Papa Francesco ai ragazzi della Cresima).