Pubblicato il

2. Letture e introduzioni – 27 giugno 2021

27 giugno

13ª DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

Gesù guarisce e ridona la vita

Gesù richiama dalla morte una bambina, la figlia di un capo della sinagoga ebraica, e guarisce da una lunga malattia una donna che gli si avvicina e gli tocca il mantello. Sono due miracoli destinati a rivelarci l’amore senza misura del Padre, e ci confermano che il nostro Dio non ama né la malattia, né la morte, ma è sempre sin dal principio dalla parte dell’uomo e della vita.

RICHIESTA DI PERDONO

  • Padre misericordioso, che ci liberi da ogni peccato, abbi pietà di noi.
  • Cristo Gesù, misericordia infinita del Padre, abbi pietà di noi.
  • Spirito Santo, che ci comunichi ogni giorno l’amore che perdona, abbi pietà di noi.

 PRIMA LETTURA

Per invidia del diavolo la morte è entrata nel mondo.                  

Dio ha fatto bene ogni cosa e la creazione è sana. È stata l’invidia del diavolo a rovinare il progetto originale di Dio e a portare la morte tra gli uomini. Così dice il libro della Sapienza, attribuito alla saggezza di Salomone.

 Dal libro della Sapienza.                                                                              Sap 1,13-15;2,23-24

Dio non ha creato la morte e non gode per la rovina dei viventi.
Egli infatti ha creato tutte le cose perché esistano; le creature del mondo sono portatrici di salvezza, in esse non c’è veleno di morte, né il regno dei morti è sulla terra. La giustizia infatti è immortale.
Sì, Dio ha creato l’uomo per l’incorruttibilità, lo ha fatto immagine della propria natura.
Ma per l’invidia del diavolo la morte è entrata nel mondo e ne fanno esperienza coloro che le appartengono. Parola di Dio.

 SALMO RESPONSORIALE                                                                     Dal Salmo 29 (30)

Salmo di ringraziamento. La morte non viene da Dio e il nostro creatore non abbandona alla morte chi lo ama.

Rit. Ti esalterò, Signore, perché mi hai risollevato.

Ti esalterò, Signore, perché mi hai risollevato,
non hai permesso ai miei nemici di gioire su di me.
Signore, hai fatto risalire la mia vita dagli inferi,
mi hai fatto rivivere perché non scendessi nella fossa.

Cantate inni al Signore, o suoi fedeli,
della sua santità celebrate il ricordo,
perché la sua collera dura un istante,
la sua bontà per tutta la vita.

Alla sera ospite è il pianto e al mattino la gioia.
Ascolta, Signore, abbi pietà di me,
Signore, vieni in mio aiuto!
Hai mutato il mio lamento in danza,
Signore, mio Dio, ti renderò grazie per sempre.

SECONDA LETTURA

La vostra abbondanza supplisca all’indigenza dei fratelli poveri.                  

Paolo esorta i Corinzi a essere generosi nella colletta a favore dei cristiani di Gerusalemme che si trovano in difficoltà. Li invita a guardare a Gesù, che da ricco si è fatto povero; e tra le motivazioni cita il senso di giustizia: chi sta meglio si accorga di chi sta male, in modo che ci siano uguaglianza e fraternità.

 Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo.                                    2Cor 8,7.9.13-15

Fratelli, come siete ricchi in ogni cosa, nella fede, nella parola, nella conoscenza, in ogni zelo e nella carità che vi abbiamo insegnato, così siate larghi anche in quest’opera generosa. Conoscete infatti la grazia del Signore nostro Gesù Cristo: da ricco che era, si è fatto povero per voi, perché voi diventaste ricchi per mezzo della sua povertà.
Non si tratta di mettere in difficoltà voi per sollevare gli altri, ma che vi sia uguaglianza. Per il momento la vostra abbondanza supplisca alla loro indigenza, perché anche la loro abbondanza supplisca alla vostra indigenza, e vi sia uguaglianza, come sta scritto: «Colui che raccolse molto non abbondò e colui che raccolse poco non ebbe di meno».
Parola di Dio.

CANTO AL VANGELO                               Cf 2 Tm 1,10

Alleluia, alleluia.

Il salvatore nostro Cristo Gesù ha vinto la morte
e ha fatto risplendere la vita per mezzo del Vangelo.

Alleluia.

 VANGELO

«Fanciulla, io ti dico: Àlzati!»                                                                

Gesù, attraversato il lago di Genesaret, riprende la predicazione. Ma viene avvicinato da Giairo, uno dei capi della sinagoga locale, a cui Gesù restituisce la figliola che nel frattempo era morta. Mentre si reca a casa di Giairo, guarisce una poveretta che da molti anni soffriva a causa di perdita di sangue.

Dal vangelo secondo Marco.                                                                                      Mc 5,21-43

* TRA PARENTESI [ ] LA FORMA BREVE.

[In quel tempo, essendo Gesù passato di nuovo in barca all’altra riva, gli si radunò attorno molta folla ed egli stava lungo il mare. E venne uno dei capi della sinagoga, di nome Giàiro, il quale, come lo vide, gli si gettò ai piedi e lo supplicò con insistenza: «La mia figlioletta sta morendo: vieni a imporle le mani, perché sia salvata e viva». Andò con lui. Molta folla lo seguiva e gli si stringeva intorno.]
Ora una donna, che aveva perdite di sangue da dodici anni e aveva molto sofferto per opera di molti medici, spendendo tutti i suoi averi senza alcun vantaggio, anzi piuttosto peggiorando, udito parlare di Gesù, venne tra la folla e da dietro toccò il suo mantello. Diceva infatti: «Se riuscirò anche solo a toccare le sue vesti, sarò salvata». E subito le si fermò il flusso di sangue e sentì nel suo corpo che era guarita dal male.
E subito Gesù, essendosi reso conto della forza che era uscita da lui, si voltò alla folla dicendo: «Chi ha toccato le mie vesti?». I suoi discepoli gli dissero: «Tu vedi la folla che si stringe intorno a te e dici: “Chi mi ha toccato?”». Egli guardava attorno, per vedere colei che aveva fatto questo. E la donna, impaurita e tremante, sapendo ciò che le era accaduto, venne, gli si gettò davanti e gli disse tutta la verità. Ed egli le disse: «Figlia, la tua fede ti ha salvata. Va’ in pace e sii guarita dal tuo male».
[Stava ancora parlando, quando [dalla casa del capo della sinagoga vennero a dire: «Tua figlia è morta. Perché disturbi ancora il Maestro?». Ma Gesù, udito quanto dicevano, disse al capo della sinagoga: «Non temere, soltanto abbi fede!». E non permise a nessuno di seguirlo, fuorché a Pietro, Giacomo e Giovanni, fratello di Giacomo.
Giunsero alla casa del capo della sinagoga ed egli vide trambusto e gente che piangeva e urlava forte. Entrato, disse loro: «Perché vi agitate e piangete? La bambina non è morta, ma dorme». E lo deridevano. Ma egli, cacciati tutti fuori, prese con sé il padre e la madre della bambina e quelli che erano con lui ed entrò dove era la bambina. Prese la mano della bambina e le disse: «Talità kum», che significa: «Fanciulla, io ti dico: àlzati!». E subito la fanciulla si alzò e camminava; aveva infatti dodici anni. Essi furono presi da grande stupore. E raccomandò loro con insistenza che nessuno venisse a saperlo e disse di darle da mangiare.]
Parola del Signore.