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2. Esegesi – XXI C, 25 ago ’19

PASSATE PER LA PORTA STRETTA

Isaia 66,18b-21 – Verrò a radunare tutte le genti
Ebrei 12,5-7.11-13 – Non disprezzare la correzione del Signore
Luca 13,22-30 – Voi, non so di dove siete

Missionarietà della Chiesa
Dio sta per riunire tutte le nazioni perché possano contemplare la sua gloria. Questo avverrà con l’invio di messi a tutti i popoli, i quali faranno tornare gli ebrei a Gerusalemme con tutti i mezzi di trasporto. Dio ha posto un segno, il Cristo che manda i suoi apostoli, ma anche tutta la chiesa missionaria, fino ai confini del mondo per far conoscere il Signore a tutte le nazioni. Sono prospettive universalistiche che mettono in evidenza un doppio incarico affidato alla Chiesa, da una parte l’impegno missionario: tocca ad ogni cristiano far conoscere a tutti i popoli la gloria e la misericordia del Signore. Dall’altra parte vi è un preciso impegno della Chiesa nei confronti di Israele, fare in modo che ritorni alla sua terra, non solo in senso geografico, ma mediante conversione.

Accolti e corretti da Cristo Gesù
L’epistola contiene un’esortazione indirizzata ai cristiani, a quelli che nella prima lettura erano gli inviati. Essi sono chiamati figli, e lo sono diventati in Cristo perché hanno riconosciuto nell’opera di Cristo Gesù la loro salvezza e sono stati incorporati in Lui mediante il Battesimo. E in quanto figli, essi vengono corretti dal Signore, e questa correzione dopo un primo tempo di tristezza, arreca un frutto di pace e di giustizia (v. 11). Il Signore purifica la nostra fede e ci conforma alla sua volontà perché possiamo effettivamente diventare i suoi annunciatori nel mondo e non avventurieri della proposta cristiana. La questione del numero dei Salvati (Lc 13,23) ci assilla costantemente, soprattutto quando si legge la Scrittura, in cui questa domanda riceve risposte contrastanti. Da una parte sembra che la salvezza sia universale, dall’altra non mancano testi che lasciano presupporre che pochi saranno i salvati: «Molti sono i chiamati, ma pochi gli eletti» (Mt 22,14). Gesù non risponde mai a tale domanda che appartiene al segreto di Dio. Dio riconoscerà come suoi solo quelli che vengono da Lui. Spetta dunque a Dio decidere chi sono i suoi figli. L’origine non basta, tanto l’essere ebrei che l’essere battezzati implicano un’obbedienza.

Accoglienti verso chi fatica
Si tratta di praticare la giustizia, di vivere conformemente la volontà di Dio che è per eccellenza la giustizia. L’immagine della porta stretta (Lc 13,24) ci aiuta a capire quale sia la volontà di Dio. La salvezza è offerta a tutta l’umanità purché essa accetti di entrare per quella porta che ha nome Gesù. L’importante non è chi passa, ma il dove passare. Importante è Cristo Gesù che è l’autore della nostra salvezza. Passare attraverso questa porta significa abbandonare totalmente a Lui la questione della mia salvezza. È una porta stretta, perché siamo sempre più pronti ad ascoltare noi stessi che un altro, tanto più se quell’altro finisce per coinvolgere tutta la nostra esistenza nel suo piano. Il Vangelo, nei suoi passaggi ci riporta in qualche modo al giudizio finale. Mentre in quel brano si parla esplicitamente di opere fatte in nome della carità, qui non si parla di «buone azioni», ma di porta stretta. La porta stretta è si il sacrificio, la rinuncia, ma forse e con maggior forza, è la vita sofferente di tanti fratelli. In questi versi della Scrittura, l’invito non è quello di aiutare chi è prigioniero, nudo, affamato, ma di assumere la loro fatica, la loro difficoltà e di attraversarla con loro.

Salvati da Lui
C’è la fatica della malattia, della separazione, della solitudine, della morte… entriamo in queste porte anguste che sembrano aprirsi solo su meandri bui e lì rimaniamo con i nostri fratelli e sorelle. Quando il padrone di casa chiuderà la porta (v. 25), quando non ci sarà più pianto né dolore, saremo dinanzi a Lui con tutti quei figli con cui avremo attraversato i sentieri della vita. La porta è Cristo stesso, quel Regno di Dio che in Lui si manifesta e si compie, quella strada verso Gerusalemme che porta alla pienezza del mistero cristiano, la morte e la risurrezione di Cristo Gesù. Questo mistero dell’elezione è oggi molto delicato, perché si afferma, anche nello spazio della comunità ecclesiale, l’idea di molteplici vie di salvezza di cui quella cristiana è una tra le altre. Ma questo contrasta radicalmente con tutta la struttura portante della fede cristiana, per la quale nessuno si salva per vie sue, ma tutti siamo salvati dall’unico Signore e Salvatore.


PER IL CONFRONTO NEL GRUPPO
– Che cosa facciamo per far venire e accogliere il Regno di Dio?
– Che cosa ci dice la fatica di tanti?


IN FAMIGLIA
Non c’è in famiglia la preoccupazione di raggiungere posti di privilegio,
ma da parte di tutti c’è la responsabilità di non lasciare indietro nessuno.
Essere accoglienti vuol dire sviluppare la passione per il bene verso ognuno.
Quali sono le strettoie che ci sono tra i membri della tua famiglia,
quali gli impedimenti per un percorso libero e sereno,
quali le parole o gli atteggiamenti che a volte mortificano?


(tratto da: R. Paganelli – Vivere la domenica aprendoci alla Parola, anno C – Elledici 2015)