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2. Esegesi – Madre di Dio A, 1° gen ’20

BENEDIRE

Numeri 6,22-27 Ti benedica il Signore
Galati 4,4-7 Dio mandò suo Figlio
Luca 2,16-21 Maria custodiva tutte queste cose

La pace benedetta
Ancora una volta cominciamo l’anno nuovo nel nome della pace. In effetti, tra i molti auguri che in questi giorni fioriscono sulle nostre labbra, quello della pace appare il più necessario e il più urgente. La pace è anelito davvero diffuso in questo tempo inquieto, è aspirazione universalmente condivisa da parte di
un’umanità oggi insidiata da mille ricatti e violenze, ferita e terrorizzata dagli eccessi di un fanatismo inaudito, sconvolta da nuove e sempre rinascenti divisioni. Dove c’è Dio, c’è sempre novità.
L’evangelo di oggi propone l’annuncio e la maturazione di un mondo nuovo, anche se a tempi lunghi. Il mondo di Dio è sempre profezia, dice quello che c’è già, ma ancora non si vede. Noi siamo abituati a una lunga serie di tensioni, di sopraffazioni, assistiamo spesso al trionfo della violenza. Abbiamo scandito le epoche della storia all’insegna dei grandi conflitti armati, che hanno imposto l’assetto dei popoli. Senza rendercene conto, abbiamo assimilato una cultura e una sensibilità di violenza. I potenti che affermano di volere la pace, mentono, perché di fatto si stanno preparando a distruggerla.

Figlie e figli della pace
La pace del cuore che ci rende benedizione viene dall’incontro con il volto di Dio. In quest’anno il Signore si volgerà, si chinerà su di noi, ci benedirà e ci custodirà. Essere custoditi nel cuore di Dio come un gioiello, incontrare il suo sguardo come i pastori incontrarono gli occhi di Gesù Bambino nella mangiatoia, ci rende come Maria custodi dei segreti di Dio, ci rende come i pastori capaci di «dire» ciò che abbiamo visto e udito. E cosa mai possiamo «vedere» e «udire» nella pace del cuore? Che siamo figlie, figli, perché nell’incontro il cuore si inonda di luce, perché quell’incontro ci rende capaci di alzarci e di risplendere, di rivestirci dei gioielli della figlia di Sion. Quell’incontro in cui diventiamo icona del volto di Dio ci ricolma di forza, di speranza e ci fa gridare senza sosta «Abbà Padre». Chi sono allora gli operatori di pace? Dio, alla nascita del messia Gesù, non annuncia la pace né a Erode né a Pilato, neppure a Caifa e ad Anna, perché essendo uomini potenti non riuscirebbero a capire la pace di Gesù. Dio annuncia la pace ai pastori, uomini perduti, non considerati, senza importanza, questi capiscono il messaggio di Gesù e sanno accogliere la pace.

Una pace cercata
Un’altra domanda può essere d’aiuto in questo giorno: con chi fare la pace? Innanzitutto ognuno deve fare la pace con se stesso. È la mancanza di pace con se stessi l’origine di ogni guerra e di ogni violenza. Ci vorremmo diversi da quello che siamo. Forse non abbiamo fatto ancora pace con la nostra vita passata, con la nostra vita sbagliata, e per questo abbiamo paura della nostra vita futura. Le persone più difficili da amare siamo noi stessi. Non amiamo il nostro corpo, che sfruttiamo all’inverosimile quando è in salute, e che curiamo come un robot quando siamo ammalati. Non amiamo la nostra sensibilità, il nostro carattere, i nostri gusti. Forse qualche volta abbiamo pensato che Dio si sia sbagliato a farci in questo modo, e che se fossimo noi Dio, saremmo riusciti a farci meglio di come Lui ci ha fatto.

La pace dono di cristo Gesù
La pace, già annunziata dal cielo alla terra al momento della nascita di Gesù Cristo a Betlemme, è la sua eredità. Lui la offre«Non come la dà il mondo» (Gv 14,27). Il Signore non introduce a caso questa precisazione nel suo dire. Quella mondana non va confusa con la pace di Cristo, anche se la proposta di pace del mondo non è sempre deplorevole e non è tutta da rifiutare. Esige però da parte del cristiano un libero discernimento e una valutazione non condizionata dalle ideologie né intimidita dal chiasso delle mode culturali. Cristo è la nostra pace. La pace nasce da un cuore che partecipa alla risurrezione di Cristo. La pace non è il silenzio delle cose non dette, è il faticoso dialogo del pluralismo e del confronto, dove si è conservato intatto il rispetto per l’uomo e l’accoglienza anche nelle tensioni e nella diversità delle scelte. La pace non ha vita facile in una realtà troppo spesso alterata dall’egoismo, dalla menzogna e dal desiderio di dominare. Ma il discepolo di Gesù resta sereno e non perde mai la speranza. «Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore» (Gv 14,27). La pace è un dono che non sostituisce ma raccoglie e sublima tutti i semi di distinzione, di amore, di superamento di dialogo che ognuno ha seminato nei giorni della speranza. Il trionfo della pace è in questo mondo, ma non appartiene all’esperienza personale di questo mondo.


PER IL CONFRONTO NEL GRUPPO
– Perché c’è sempre tanto bisogno di pace?
– Come favoriamo il cammino di pace e verso dove ci conduce?


IN FAMIGLIA
Provate a darvi tempo perché in famiglia ci si possa donare la pace.
Ognuno esprime una preghiera e offre una benedizione perché ogni membro della famiglia possa iniziare il nuovo anno sentendosi chiamato a fare un cammino nuovo e a mantenerlo vivo.


(tratto da R. Paganelli – Entrare nella domenica dalla porta della Parola, anno A, Elledici 2015)