6 settembre
23ª DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO
Guadagnare il fratello
COMMENTO
Luca negli Atti degli Apostoli all’inizio presenta una comunità cristiana idilliaca; però poi ci racconta non so- lo le persecuzioni, ma anche il litigio tra Paolo e Barnaba, che prendono due strade diverse.
Paolo, nelle sue lettere, interviene anche in maniera durissima nei confronti di battezzati che non vivono con coerenza.
Quando Matteo scrive, nelle comunità si sono manifestati diversi casi di mancanze anche gravi nelle relazioni tra i fratelli della stessa comunità. Così sente il bisogno di raccogliere, nel capitolo 18 del suo vangelo, le indicazioni per una vita fraterna coerente con l’insegna- mento di Gesù. Affronta diversi temi «caldi», non solo allora, ma anche oggi: chi è più grande nella Chiesa, la gravità terribile dello scandalo dei «piccoli», che non sono solo i bambini, ma tutti i più deboli nella comunità, l’impegno dei pastori nella ricerca di chi si smarrisce, la correzione fraterna, l’unità nella preghiera, la necessità del perdono.
Non è una cosa strana che avvengano screzi, litigi e offese tra fratelli, sembra anzi che sia inevitabile. Succede anche tra cristiani, tra consacrati, tra preti o vescovi. La domanda è: come comportarsi da credenti in queste situazioni? Il Signore ha qualcosa da dirci e Matteo se ne fa portavoce.
Il Signore ama tutti e vuole salvare tutti; anche la Chiesa e i singoli cristiani devono coltivare questo desiderio divino e tradurlo in pratica.
«Se il tuo fratello commetterà una colpa contro di te…». La situazione è chiara, si tratta di un’offesa personale, che può crescere fino ad arrivare a interessare la comunità intera. Ci sono tre passi da fare. Non parla di una cosa da evitare, ma penso sia sottintesa: non parlarne con altri. I confessori sanno bene che questo è uno dei peccati più confessati, ma anche più sminuiti, perché qualcuno ne parla come se fosse una cosa quasi inevitabile: si sa che è sbagliata, ma si continua a farla. E invece è dannosissima, come ha detto più volte papa Francesco, si diffonde il male senza affrontarlo e vincerlo.
Il primo passo: parlare personalmente con il fratello. È il passo più difficile da compiere, di fronte al quale adottiamo diverse strategie dilazionatorie con varie scuse: «non ce la faccio… è troppo difficile… è meglio lasciar perdere… tanto non cambia niente… chissà come la prende… lascio passare un po’ di tempo…» e simili. Ci vuole vero amore e coraggio per presentarsi al fratello e chiarire ciò che ha creato sofferenza e divisione. Ma è la strada giusta. Il fratello ha così la possibilità di spiegare meglio le proprie ragioni o di chiedere perdono. Così si ricostruisce la fraternità ferita. Ma può anche rifiutare.
Il secondo passo: coinvolgere alcuni amici comuni. A volte questo può risolvere il problema. Chi ha sbagliato può essere più propenso ad ascoltare gli amici non coinvolti direttamente nella questione. Matteo sa che alcuni non hanno voluto accettare neanche la mediazione degli amici.
Il terzo passo: dirlo alla comunità. È l’ultimo tentativo, da fare sempre con amore, non solo da parte dell’offeso, ma di tutta la comunità di fratelli, con la speranza di ricucire lo strappo.
Se la comunità non è ascoltata, la conseguenza è l’esclusione. È terribile, ma è l’estremo gesto da fare con amore e non con collera. La Chiesa ha avuto da Cristo il potere di legare e sciogliere, per questo in qualche situazione può sentirsi costretta a escludere dalla comunione qualcuno, ma sempre con la speranza che questa scelta produca un ravvedimento e il ripristino della comunione.
Comunque mai la comunità deve smettere di cercare le pecorelle smarrite e pregare per loro.
E proprio la preghiera è il luogo in cui anche solo 2 o 3 fratelli possono sperimentare la presenza di Gesù in mezzo a loro e l’accoglienza delle loro preghiere da parte del Padre. «… Dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro». È questo un versetto molto caro alle persone che vogliono vivere veramente e autenticamente la vita comunitaria pro- posta dal Vangelo.
SPUNTI PER L’ATTUALIZZAZIONE E LA PREGHIERA
1. La spiritualità la chiama «mormorazione» la legge invece «diffamazione». Qualcuno pensa di autoassolversi, dicendo che è la verità. Ma l’amore è superiore alla verità di un fatto. E non è giusto dire una cosa vera per produrre o diffondere il male. Non dobbiamo mai separare la verità dalla carità.
2. È certamente difficile correggere un fratello, ma forse è ancora più difficile accettare una correzione fra- Se chiediamo sinceramente agli altri di essere corretti, quando sbagliamo, in tutta la comunità cresce la capacità di correggere e lasciarci correggere.
3. Facilmente ci accorgiamo degli sbagli dei fratelli e qualche volta siamo stati addirittura contenti di informare altri di ciò che essi non avevano visto o sentito. Tutti i maestri di spiritualità e i fondatori di comunità han- no denunciato la potenza distruttrice della maldicenza.
4. Pregare insieme è un’esperienza spirituale che fa crescere nell’amore e nella fede. Forse non sono molti gli sposi cristiani che utilizzano questo tesoro che si può acquistare con poca fatica.
PROPOSTA DI IMPEGNO DELLA SETTIMANA
Avvicinare con benevolenza un fratello con cui ab- biamo avuto qualche screzio.
Tratto da: Messale delle domeniche e delle feste – Elledici – 2017